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Autore: Raymox    30/10/2020    1 recensioni
SPOILER DI HUNGER GAMES: LA BALLATA DELL'USIGNOLO E DEL SERPENTE
Ho scritto questa storia subito dopo aver finito di leggere il libro, cercando di creare un finale che potesse davvero chiudere la storia, spostando l'attenzione da Coriolanus a Lucy Gray e provando a descrivere il suo punto di vista. Spero vi piaccia!
"Arrivò finalmente alla casa. La pioggia si era ridotta a uno sgocciolio. Coriolanus doveva essere ancora dentro perché non lo vide fuori. Forse la stava aspettando per mangiare. Si fermò davanti alla porta senza avere il coraggio di aprirla. Aveva paura. Ora dubitava di lui."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ehi, cos’hai trovato lì?- Lucy Gray lo raggiunse e si abbassò, togliendo le armi dal sacco di iuta. -Oh. Sono quelle che avevano nel capanno?-
-Direi proprio di sì - rispose lui. - Portiamo i fucili con noi? -
Lucy Gray si tirò indietro, si alzò e rimase a valutarle per un lungo istante. -Preferisco di no. Non mi fido dei fucili. Questo invece potrà tornarci utile.- Estrasse un lungo coltello, rigirandosi la lama nella mano. -Credo che andrò a cercare un po’ di katniss, visto che ormai il fuoco ha preso. C’è una zona buona vicino al lago.-
-Pensavo che non fosse ancora pronta- disse lui.
-Due settimane possono fare parecchia differenza- replicò lei.
-Piove ancora- obiettò. -Ti inzupperai.-
Lei rise. -Be’ non sono mica fatta di zucchero.-
 
Uscì dalla casa chiudendosi la porta alle spalle. Parve accorgersi solo in quel momento di quanto la pioggia fosse forte, ma un po’ d’acqua non la preoccupava e bagnarsi non era certo un problema. Si addentrò nel fitto della vegetazione andando alla ricerca di quelle buonissime patate di palude un centinaio di metri più in là dove sapeva di trovarle. Gli alberi garantivano una relativa sicurezza dalla pioggia, che sembrava sarebbe cessata di lì a poco.
Trovò la piccola radura dove crescevano le patate e si mise a scavare per radunarne quante più possibili usando il coltello come paletta. Tuttavia un pensiero non riusciva ad abbandonarla; quando Coriolanus aveva ritrovato i fucili nel suo sguardo aveva notato stupore, ma anche sollievo, anche se ormai non avrebbe dovuto più significare nulla per lui. Sarebbero fuggiti nei boschi e avrebbero vissuto contando solo su se stessi; ogni problema del passato sarebbe stato cancellato e avrebbero iniziato una nuova vita. Allora perché era rimasto così tanto sollevato nel ritrovare quelle armi? Forse era rincuorato dal pensiero che nessuno avrebbe mai saputo che aveva ucciso qualcuno? Eppure aveva già ucciso Bobbin e Mayfair e questo non era un mistero, almeno non per lei o Seianus. Ripose le patate che aveva raccolto nella sua gonna e si avviò verso la casa.
Si ricordò dell’esecuzione del ragazzo avvenuta solo poco tempo prima. Lei aveva assistito all’impiccagione quasi in prima fila e nonostante non conoscesse bene Seianus si era ritrovata a versare lacrime per la sua morte. Quel dolce ragazzo le sembrava così generoso e così gentile che vederlo sulla forca l’aveva resa malinconica, e inoltre anche Maude Ivory si era affezionata a lui e apprendere della sua scomparsa l’aveva fatta piangere per molto prima che lei riuscisse a calmarla. E poi c’era Coriolanus. Seianus era l’unico amico che avesse lì e...
Un’immagine balenò nella mente di Lucy. Quel giorno Coriolanus era rimasto lì, sull’attenti, impassibile. Non si era minimamente scomposto durante l’esecuzione, aveva solo chiuso gli occhi per non guardare il ragazzo morire. Eppure durante l’impiccagione di Arlo era chiaramente a disagio e il ripetersi delle ultime parole dell’uomo lo aveva visibilmente scosso. Lui non sapeva che anche lei era presente e nel mezzo della folle probabilmente non l’aveva notata, ma lei se lo ricordava bene. Possibile che l’impiccagione di uno sconosciuto fosse più traumatica di quella del suo amico? Qualcosa non tornava. Che le nascondesse qualcosa? Ma cosa avrebbe potuto essere?
Si fermò di colpo e sgranò gli occhi. All’improvviso di ricordò della loro conversazione di qualche momento prima. “Mi sembra che tre morti bastino e avanzino per una vita intera” aveva detto lui. Tre morti. Escludendo Bobbin e Mayfair ne rimaneva uno. “Me stesso” aveva risposto quando gli aveva chiesto spiegazioni, ma non era stato per niente convincente. E se avesse ucciso qualcun altro o ne fosse stato responsabile? Se avesse fatto impiccare lui Seianus? Infondo chi oltre a lui poteva sapere che collaborasse con i ribelli? No. Cercò di scacciare quel pensiero. Conosceva Coriolanus e sapeva che non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Lui proteggeva le persone. Aveva salvato lei durante i giochi e le aveva portato il cibo e il veleno per uccidere i suoi avversari e per aiutarla a vincere. Meritava la sua fiducia.
Arrivò finalmente alla casa. La pioggia si era ridotta a uno sgocciolio. Coriolanus doveva essere ancora dentro perché non lo vide fuori. Forse la stava aspettando per mangiare. Si fermò davanti alla porta senza avere il coraggio di aprirla. Aveva paura. Ora dubitava di lui.
Magari la stava aspettando dietro la porta con il fucile carico, pronto per uccidere anche lei così da insabbiare definitivamente la storia della morte di Mayfair e Billy Taupe. Oltre a lei, nessun altro poteva accusarlo dell’omicidio, escluso il fucile con il suo dna sopra, che si trovava dentro la casa insieme a lui. Ecco perché era così sollevato nel ritrovare l’arma: avrebbe potuto ucciderla e tornare alla sua vita.
Sentì il battito accelerare e il sudore colarle sulla schiena. Era disorientata e non aveva idea di quale sarebbe stata la prossima mossa del ragazzo. L’istinto le disse di voltarsi e correre a nascondersi nella foresta, celata dai cespugli e gettò le patate per terra. Aveva una buona visuale sulla casa e se Coriolanus fosse uscito lo avrebbe visto. Fu l’amore che provava per lui a trattenerla lì; voleva verificare se quel sensibile e premuroso ragazzo che lei amava avrebbe davvero potuto ucciderla. Se fosse venuto a cercarla avrebbe dimostrato che teneva a lei e che era pronto a venire in suo soccorso sempre... giusto?
Attese per qualche minuto. Vide la porta aprirsi, ma la sua momentanea gioia si tramutò in sbigottimento, quando notò che nelle sue mani Coriolanus stringeva il fucile. Si accorse che stava osservando l’arma, come se stesse prendendo la decisione se usarla o meno. Allora tutto ciò che aveva ipotizzato d’un tratto si fece certezza. Poggiò la testa sulla corteggia di un albero, il respiro si fece affannoso, pieno di terrore, e le lacrime cominciarono a riempirle gli occhi. La persona che amava, l’unico al mondo di cui si fidasse davvero aveva deciso di ucciderla per il suo interesse. Il petto gli faceva male e lo stomaco si era ribaltato sottosopra e vedeva sfocato. Era incredula, voleva urlare, andare lì e ucciderlo, ma aveva solo un coltello e lui un mitra.
-Lucy Gray!- lo sentì gridare proprio verso la sua direzione. -Stai bene? Mi stai spaventando! Dove sei?- urlò. Quella voce che tanto aveva sognato nell’arena, che fino a qualche minuto prima le sembrava così dolce ora suonava tagliente e perfida. -Lucy Gray, per favore, voglio solamente parlarti!- continuò lui e la ragazza notò che cominciò a seguire le orme sul suolo.
Lei si costrinse a tornare lucida, si asciugò le lacrime e cominciò a correre nel bosco quanto più in fretta poteva. Aveva la sensazione di essere tornata nell’arena, a fuggire dai suoi assalitori, solo che al posto dei tunnel di cemento c’erano alberi e foglie.
Si ritrovò in una piccola radura coperta di foglie e notò una tana e dei serpenti. Probabilmente Coriolanus non l’avrebbe vista essendo cresciuto nelle strade di Capitol City, lontano dalla vegetazione. Si tolse il foulard arancione che le aveva donato lui dalla testa e lo gettò quasi con disprezzo sui rovi accanto alla tana e ricominciò a correre. Avrebbe lasciato una traccia del suo percorso, ma sarebbe riuscito a fermarlo se fosse stato morso. Quei serpenti non erano particolarmente velenosi, ma forse avrebbe avuto paura e sarebbe tornato indietro.
Capì che il suo piano aveva funzionato quando sentì Coriolanus gridare poco distante da lei, ma era troppo vicino. Lo sentì chiamarla a qualche decina di metri e riprendere l’inseguimento con più foga; doveva averla sentita. Si guardò attorno in cerca di un possibile nascondiglio, ma i suoi occhi si posarono su una ghiandaia imitatrice. Allora capì come sfuggire al ragazzo e cominciò a cantare la prima cosa che le venne in mente.
 
Verrai, verrai,
all’albero verrai,
di corda una collana, insieme a dondolare?
Strani eventi qui si son verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all’albero degli impiccati.
 
Non era poi così strano che avesse cantato proprio quel pezzo della canzone. La sua mente aveva pensato a Seianus.
La canzone ebbe gli effetti sperati. In un attimo decine di ghiandaie imitatrici ripeterono la melodia, nascondendo il rumore dei suoi passi. Aveva fatto solo qualche metro quando una pioggia di proiettili si abbatté su di lei. Immediatamente si gettò dietro un albero e sentì i colpi saettarle vicino nelle orecchie. Uno stormo di uccelli si alzò in volo.
Lei tremante si coprì le orecchie e chiuse gli occhi cercando di trovare rifugio in se stessa da quella situazione così terrificante. Avrebbe voluto risvegliarsi da qualche altra parte convincendosi che quello era solo un incubo molto realistico.
Appena i colpi cessarono si voltò per vedere quanto fosse lontana dal suo aggressore e capì che i proiettili erano stati esplosi alla cieca poiché non lo vide. Riprese a correre e lo sentì gridare pieno di rabbia e frustrazione il suo nome, più e più volte. Una seconda raffica investì la foresta assieme alle urla demoniache di Coriolanus e stavolta Lucy non fece in tempo a ripararsi. Sentì una forte fitta partire dal fianco sinistro e diffondersi in tutto il corpo, che la fece accasciare con la faccia a terra nel fango. Capì di essere stata ferita da uno dei proiettili e tentò di tenere una mano sul fianco, ma il dolore unito alla stanchezza per l’inseguimento erano troppo forti.
Non aveva più la forza per rialzarsi e correre, non l’aveva per cercare di fermare il sangue e non l’aveva per scappare ancora dal suo amore.
Si lasciò trasportare da tutto questo, si abbandonò all’erba e alle foglie estive, assaporando la freschezza della leggera brezza, ascoltando i suoni di quella natura che tanto aveva amato, che era sempre stata il suo rifugio da tutte le preoccupazioni. Chiuse gli occhi e si lasciò naufragare.
 
 
-Non le credo.-
Snow scosse la testa, simulando disappunto. -Ah, mia cara signorina Everdeen. Pensavo che fossimo d’accordo di non mentirci l’un l’altro-.
Il Presidente percepì che la ragazza stava soppesando le sue parole, cercando di capire quanto ci fosse di vero in ciò che le aveva detto. Naturalmente non era una persona degna di fiducia, ma voleva che capisse che era la verità. La Presidente Coin aveva bombardato i bambini di Capitol City e aveva scaricato su di lui la colpa. Una mossa davvero eccezionale.
Katniss distolse lo sguardo e fece per andarsene, ma lui la fermò.
-Sa, signorina Everdeen, - esclamò lui a voce sostenuta per attirare la sua attenzione -nella mia carriera presidenziale mi è capitato spesso di dover uccidere delle persone per i miei interessi, e sicuramente la cosa non la stupirà-. Katniss tornò a guardarlo negli occhi, incuriosito da quella che le sembrava l’inizio di una confessione. Lui invece aveva lo sguardo perso nel vuoto, ricordando gli eventi della sua vita passata. Sul suo volto c’era un sorriso, ma si notava anche una nota di malinconia.
-Uccidere è stata sempre la cosa che mi veniva meglio, sia indirettamente, con gli Hunger Games, ad esempio, sia direttamente, tramite veleni magari. Quelli di alcuni serpenti sono molto potenti. Sinceramente non mi sono mai pentito delle mie azioni. - all’improvviso il ghigno sulla sua faccia scomparve e lasciò il posto a un’espressione cupa, quasi triste secondo Katniss.
-Solo di una cosa mi sono sempre pentito in vita mia. C’è stata solo una persona che io abbia mai amato e che, nonostante i miei sentimenti, le circostanze mi hanno portato a uccidere. O almeno così pensavo.-
Snow ora aveva lo sguardo sul pavimento, e provava un’emozione che da molto tempo aveva dimenticato. Una pura e sincera felicità. Alzò lo sguardo verso la ragazza davanti a sé, il sorriso era tornato sul suo volto. Le osservava i capelli, gli occhi, mentre ricordava il suono della sua voce, che tanto le somigliava. Katniss ne fu stupita, poiché quella che considerava una persona subdola e perfida le stava sorridendo genuinamente, senza nemmeno l’ombra di malignità.
-Così pensava?- ripeté lei.
Lui rise. -Sì, signorina Everdeen, ma mi sbagliavo.- continuò lui -Perché ho conosciuto sua nipote.-
Katniss vide i suoi occhi diventare lucidi, non sapeva se fosse gioia e non sapeva nemmeno se quell’uomo fosse in grado di provarne.
-Grazie per essere passata a trovarmi- la congedò lui. Katniss gli fece un cenno con la testa e tornò verso la porta della serra, rimuginando sulle sue ultime parole.
Snow si alzò e si diresse verso i suoi amati fiori, assaporandone il profumo come non faceva da tempo, osservandone la bellezza espressa nella perfezione del bianco. Accarezzò delicatamente i petali di una rosa appena sbocciata, sentendone la morbida freschezza. Per la prima volta da oltre settant’anni il suo cuore era colmo di felicità e lui si sentì in pace.
 
 
 
 
Angolo Autore
E con il cuore colmo di felicità anch’io annuncio il mio ritorno su EFP! Come? A nessuno interessa? Perfetto.
Scherzi a parte, sono davvero molto felice di essere tornato su questo bellissimo sito e devo confessare che non avrei mai pensato di scrivere di nuovo, ma questo libro fantastico mi ha fatto tornare la voglia di riprendere la penna in mano. Ho letto questa meravigliosa opera tutta d’un fiato e il finale mi ha sinceramente lasciato l’amaro in bocca (non che non mi sia piaciuto, ma sono rimasto davvero scosso), così ho deciso di scrivere io una conclusione che il mio cervello riuscisse ad accettare più di buon grado. Vorrei sapere davvero cosa ne pensate voi del finale originale intendo, perché vorrei confrontare la mia percezione con quella di altri, anche 2 parole di numero mi vanno benissimo. Giusto per sapere se sono l’unico a esserci rimasto male.
Detto questo, vi ringrazio per aver letto la mia storia e spero vi sia piaciuta.
Ci si vede!
  
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