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Autore: Farkas    31/10/2020    3 recensioni
Le sorelle Halliwell e i loro compagni hanno affrontato tante sfide nella loro vita, ma forse la più grande è l'essere diventati genitori.
Fare il genitore è molto più dura che che affrontare le forze del male, ma può dare molta più soddisfazione.
Una raccolta che presenta alcuni importanti momenti tra i figli delle sorelle e i loro genitori.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Paige Matthews, Phoebe Halliwell, Piper Halliwell, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Genitori e figli

Capitolo 7: Madre all’improvviso

 
“Un bambino appena nato. Un batuffolo di luce lanciato dalle stelle più lontane. E dentro ci sono già le leggi della vita, le formule segrete della meraviglia e le prime chiavi per aprire le forme del mondo”-Fabrizio Caramagna.
 
 
 
 
 
“I will keep quiet
You won't even know I'm here
You won't suspect a thing
You won't see me in the mirror
But I crept into your heart
You can't make me disappear
Til I make you
I made myself at home
In the cobwebs and the lies
I'm learning all your tricks
I can hurt you from inside
I made myself a promise
You would never see me cry
Til I make you
You'll never know what hit you
Won't see me closing in
I'm gonna make you suffer
This hell you put me in
I'm underneath your skin
The devil within
You'll never know what hit you”
 
Il padrone del telefono, un bellissimo ragazzo tra i venticinque e i trent’anni, sbuffando si alzò dal letto per afferrare il cellulare, mentre la sua ragazza nascondeva la testa sotto il cuscino.
- Caitlin?- fece rispondendo al telefono.- Calmati… Cait, non capisco quel che dici… da una settimana? E non ha mai chiamato? Forse ha conosciuto qualcuno. Insomma, lo sai com’è fatta Lindsay… dove? San Francisco? No. Non se ne parla. Perché ho pessimi ricordi di quella città. E non ci vado più da anni, non saprei dove cercare… perché non andate tu e Barry? Il lavoro… guarda che anch’io ho i miei impegni… va bene, va bene, va bene! Indagherò! Sì ti chiamo appena so qualcosa, ma tu non preoccuparti troppo…-.
L’uomo si mise in cerca dei vestiti seccato. Lind, non era esattamente qualcuno che amasse frequentare, ma per i suoi parenti la cosa era diversa e anche Caitlin la fidanzata di Barry, era una cara amica e non era riuscito a dirle di no.
Un’incantevole ragazza dai lunghi capelli bruni e ricci, coperta solo da un lenzuolo, gli rivolse un sorriso a metà tra il divertito e il rassegnato: - Ho come il presentimento che la nostra uscita di stasera verrà rimandata a data da destinarsi. Sbaglio?-.
-No purtroppo-.
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-Che fai con quelle carte?- chiese Prue alla sorella.
-Zia Paige mi ha insegnato a leggere i tarocchi. Chi vuole provare?-.
-Io- rispose divertita Phoebe.- E’ un po’ che non ho premonizioni… prova a illuminarmi-.
-Vediamo un po’… cos’ha in serbo il futuro per la veggente di famiglia?- fece in tono concentrato la ragazza. Tuttavia la prima carta estratta la sorprese: -Guai dal passato?-  mormorò perplessa Parker, per poi guardare la seconda carta.- Il crollo delle tue certezze- aggiunse preoccupata osservando la seconda carta.- La follia ?- aggiunse poi dopo aver estratto la terza.
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“Quanto odio questa città. Non ci metto piede da quasi dieci anni, eppure la odio come allora” si disse amaro il giovane Turner. “Vabbè inutile pensarci. Piuttosto devo pensare a trovare tracce di Lindsay e sbrigarmi a farlo. Prima la trovo, prima me ne vado”.
Mentre si dirigeva all’albergo della donna in cerca d’indizi, il moro svoltò in un vicolo del tutto ignaro che la persona che più disprezzava al mondo, lo aveva intravisto mentre parcheggiava la macchina.
Phoebe sgranò gli occhi, ma la figura nera era già sparita in un vicolo, prima che potesse dargli un’altra occhiata.
-Mamma ti senti bene?- fece preoccupata Parker.- Hai una faccia…-.
-No niente… mi era parso di vedere… una persona che conoscevo, ma non può essere lui… lui è morto… è morto- mormorò Phoebe.
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-Alta, capelli biondo-rossicci, occhi neri… sì ricordo una cliente così. Parlava con un uomo al bar e l’ho vista uscire con lui- fece il portiere dell’albergo.
-Ci avrei scommesso la vita. E non è più tornata?-.
-Scusi ma lei chi è? Il ragazzo, il marito…-.
-Ho l’aria così da disperato?- si allarmò l’altro.- No, sono un amico di famiglia. Non si fa sentire da giorni, e a casa si sono un po’ preoccupati. Visto che c’è già tanto da fare per il matrimonio del fratello sono venuto io a cercarla. Mi sa dire qualcosa sull’uomo?-.
-Giuro che non so chi è, ma l’ho visto stamattina all’edicola qua vicino-.
-Be’ questo sì che restringe il campo… comunque darò un’occhiata all’edicola. Se dovesse tornare ditele che è passato a cercarla il signor Turner e di chiamare a casa-.
Con un sospiro il demone-stregone uscì dall’albergo e si diresse verso l’edicola. Sia chiaro, era certissimo che Lindsay si fosse istallata a casa di uno con cui aveva avuto un flirt selvaggio, e che passata la foga del momento sarebbe tornata, ma già che era lì, tanto valeva controllare.
Bisogna rendere giustizia a Lindsay Kerr. Non era una di quelle donne, pronte ad andare a letto con chiunque le offrisse da bere, anzi s’impegnava davvero per far funzionare le sue relazioni. Il problema era che quando per un motivo o un altro fallivano, era raro ci mettesse più di due giorni a cominciarne un’altra.
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-Cosa?! Ti è sembrato di vedere Cole?- fece allibita Paige.
-Be’ per strada ho visto di sicuro uno che gli assomigliava- svelò Phoebe.- Però credo che fosse soltanto questo. Un tipo simile a lui. E che non riesco a non pensare a quello che hanno detto i tarocchi…-.
Piper pareva voler aggiungere qualcosa, ma venne stoppata dall’ingresso in cucina della figlia.
-Ma vi rendete conto?- fece Melinda entrando a tutta velocità nella stanza.
-Che è successo?!- domandò allarmata la madre.
-Il sindaco! Vi avevo detto che la ditta per cui lavoro, stava sponsorizzando la sua campagna di rielezione no?-.
-E ora cosa centra?- fece perplessa Phoebe.
-Centra che al suo discorso, sono comparsi almeno dieci dei suoi ex-compagni di scuola… per dire che era un bullo violento e crudele. Ne hanno parlato così male, che il suo indice di gradimento è in caduta libera… oddio con tutti i soldi che ha investito la compagnia… se perde le elezioni di sicuro ridimensioneranno il personale-gemette la ragazza.- Va bene che prima o poi gli errori del passato si pagano… ma perché devo andarci di mezzo io?-.
La frase della nipote ebbe peggiorò ancora l’umore di Phoebe. L’idea che ben presto i suoi errori passati avrebbero potuto rovinare la sua vita presente, si stava cementando velocemente nella mente della strega.
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Senza dire nulla nemmeno a Coop, o alle sue sorelle Phoebe era ritornata nel vicolo. Doveva cercare indizi. Doveva fugare i suoi timori. Se Cole era lì l’avrebbe trovato.
Ma purtroppo c’era tutt’altro nel vicolo. Nello specifico un’ombra che serpeggiò da sotto un bidone dell’immondizia, per raggiungere i piedi della strega. Un attimo dopo, la strada scomparve e Phoebe si ritrovò inghiottita dal buio mentre precipitava nel vuoto.
 
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Phoebe Halliwell riaprì gli occhi e scoprì di essere saldamente legata a una roccia. Al suo fianco c’era una ragazza sui venticinque anni dai lunghi capelli rossicci. Cercò di lanciare un incantesimo per liberarsi, ma non ebbe effetto.
-E’ inutile che ci provi. Quelle corde annullano i tuoi poteri- rise un uomo alto dai capelli biondi.
La terzogenita di Patty girò lo sguardo e vide con orrore che sul pavimento della grotta c’erano i cadaveri di giovani donne posizionati in modo da formare una sorta di simbolo.
-Ma… cosa…-.
-Che cosa facciamo qui? Cerchiamo di evocare Barbas naturalmente- ghignò una donna dai corti capelli castani. -Per essere libero un tempo avrebbe dovuto uccidere tredici streghe non sposate. Sacrificandone tredici in suo onore potremo farlo tornare in vita molto prima del previsto. Vedi, lui non ha solo poteri legati alla paura. E’ l’incarnazione stessa della paura. Non importa quante volte viene eliminato: prima o poi tornerà sempre. Per noi però, è molto più conveniente che lo faccia prima-.
-Be’ purtroppo per voi io sono felicemente sposata!-.
-Vero. Ma le tue figlie no. Con un bell’incantesimo ipnotico, faremo in modo che tu ce le porti e con loro avremo esattamente tredici streghe. Non abbiamo ipnotizzato le altre per rapirle, perché è una cosa lunga e i loro Angeli Bianchi avrebbero potuto percepire qualcosa. Ma tu non hai un angelo bianco, ergo…-.
-Avanti elimina la rossa, il rito per prepararla al sacrificio è terminato- la stoppò un secondo  uomo.- Non abbiamo tempo da perdere-.
La ragazza prese a dimenarsi disperatamente, ma era impotente quanto un pesce in un barile, così come Phoebe, che avrebbe dovuto guardarla morire, e poi condurre al macello le sue figlie per riportare in vita uno dei suoi peggiori nemici.
La lama dell’athame calò… per venire fermata telecineticamente a un centimetro dalla gola della giovane Kerr.
-Non amo particolarmente la ragazza che stai cercando di sventrare, ma per i suoi fratelli il discorso cambia. E mi piace ancora meno l’idea di avere Barbas che scorrazza per il mondo per più tempo del previsto- commentò un ragazzo alto dai capelli scuri, prima d’incenerire lo stregone con un fulmine.
L’altro stregone gli lanciò contro una sfera metallica, ma al ragazzo bastò rispedirgliela indietro con la telecinesi per eliminarlo. Un altro fulmine venne scaraventato contro l’ultima nemica, ma finì per infrangersi su un campo di forza rosso.
-Che ne dici di questo?- chiese in tono beffardo la donna.
-E tu che ne dici di questo?- ritorse il giovane Turner lanciando una fiammata blu, che distrusse il campo di forza con la stessa facilità con cui un coltello rovente taglia il burro, incenerendo la creatrice di suddetto campo
Phoebe sgranò gli occhi. Non era possibile.
Terminato lo scontro l’uomo andò a liberare le prigioniere, e rimase decisamente sorpreso nel vedere la moglie di Coop.
-Lind l’uscita è di là. Io devo parlare con questa qui a quattr’occhi, ti raggiungo subito-.
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Dopo aver mandato a quel paese la puttana vecchia, il mezzodemone ne disse quattro a quella giovane.
-Sai Lind, non so se mollarti un ceffone o ringraziarti. Per colpa tua ora rischio un’infinità di problemi… però per merito tuo mi sono pure tolto una soddisfazione-.
-Ehm… posso decidere per te?-.
-No. Vada per il ceffone- fece l’altro dandoglielo.-Per merito della tua incoscienza, per poco non ci restavi secca. Escludendo che si sarebbe affrettato il ritorno di uno degli esseri più pericolosi mai esistiti. Ma sarebbe troppo, chiederti di non correre dietro a ogni uomo che vedi, come una cerva in calore?-.
-E sarebbe troppo, chiederti di non mollare sberle degne di un canguro?- protestò la rossa massaggiandosi la faccia. -Cavolo questo livido starà benissimo col mio abito da damigella d’onore!-.
-Ma piantala! Kara lo farà sparire in meno di un minuto!-.
-E questo è per ringraziarti della soddisfazione: ho fatto in modo che venisse svolto il lavoro che dovevi fare qui. Ora non ti licenzieranno-.
-Sai certi giorni non riesco a capire se tu sia un odioso bastardo, o una gran brava persona-.
-Magari è un po’ e un po’. Su, torniamocene a casa-.
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A casa tutti badavano alle loro faccende, quando di colpo Coop si piegò in due, e i suoi occhi si riempirono di lacrime: -Oddio… è Phoebe, oh ma che… che…-boccheggiò il cupido.
-Papà che succede? Perché piangi?- chiese allarmata Peyton.
-E’ … è vostra madre… ha il cuore a pezzi… ma non capisco… è come se avesse appena subito...  un rifiuto orribile…-.
Parker era allibita. Un rifiuto? Sua madre… aveva tentato di tradire suo padre? No, non era possibile… eppure forse l’avrebbe preferito alla rivelazione che seguì.
-Tu sei stata sposata con la Sorgente, e sei stata Regina degli Inferi?!- ululò incredula Prue, una volta che la figlia di Patty ebbe parlato loro del suo primo matrimonio.
-Non riesco a crederci! Ma si può sapere, quando pensavi di dircelo?- strillò Parker.
-Onestamente… mai- ammise Phoebe.- Era un parte della mia vita, che credevo finita per sempre-.
-Chiaramente no. E se questo tizio, venisse qui ad ucciderci?- fece Peyton in tono terrorizzato.
-Se non l’ha fatto finora, perché dovrebbe?- rispose esitante Phoebe.- E poi magari ora che so che è vivo… potrebbe desiderare di avere una madre… delle sorelle…-.
-Ma ti ha dato di volta il cervello?!- strillò Peyton.-Cioè vorresti che giocassimo alla famigliola felice con un demone?!-.
-Non se ne parla!- ringhiò Parker.- O ti mancano i vecchi tempi per caso?-.
-Chiedi scusa a tua madre!- protestò Coop, ma la figlia lo ignorò e si diresse verso le sorelle.
-Io vado a dormire da Melinda. Voi venite, o volete imparare a fare la riverenza da sua maestà?-
-Io vengo con te- rispose Prue lanciando a Phoebe un’occhiata che le ricordava fin troppo il disgusto con cui l’aveva squadrata il giovane Turner.
-Io pure- rispose la sorella più piccola, e prima ancora che i loro genitori potessero dire qualcosa le tre erano scomparse in una luce rosa a forma di cuore.
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Lili l’assistente personale di Phoebe rimase a bocca aperta nel vederla arrivare in ufficio. La signora Halliwell era una donna solare, sempre molto curata e che dimostrava dieci anni di meno della sua età. La donna che entrò in quella stanza non aveva nulla di tutto ciò. Sembrava che la vecchiaia le fosse piovuta addosso tutta in una volta sola: era spettinata, con gli occhi rossi di chi ha pianto molto e occhiaie da Dracula.
-Buongiorno signora Halliwell. Va … va tutto bene?-.
A Phoebe quasi venne da ridere: “Allora vediamo un po’: ho distrutto e ucciso con le mie mani il mio primo marito un uomo che ho amato con tutta me stessa, pensando che mi avesse tradita per il potere e perché quella era la sua natura. Un rimorso che mi porterò fin nella bara. Il figlio che credevo morto, e nemmeno del tutto mio è vivo e vegeto, e ha avuto un’infanzia orribile stando alla premonizione che ho avuto mentre mi slegava. E con questo i rimorsi che mi porterò fino alla tomba sono due. Suddetto figlio non vuole vedermi nemmeno in fotografia, e la cosa peggiore è che ha ragione e che se un giorno venisse a incenerirmi c’è chi direbbe che ha fatto bene. Io prima di tutti. Il mio attuale marito un uomo fantastico che amo da morire, cerca di supportarmi ma la cosa lo disturba… e probabilmente ha capito che non faccio che chiedermi che cosa sarebbe successo se avessi capito che Cole, che tra parantesi era un innocente che avrei dovuto salvare invece di uccidere, era posseduto. Le mie altre figlie si sentono tradite e ce l’hanno con me perché non ho mai detto loro una parola su tutta questa storia. Quindi ricapitolando: ho fallito come strega, come moglie e come madre. A parte questo tutto bene. Cerchiamo di fare la giornalista visto che è tutto ciò in cui sono brava a quanto pare”.
Phoebe sfoderò quello che ritenne il suo miglior sorriso, ma a Lili ricordò la smorfia che faceva sua sorella quando aveva mal di denti.
-Tutto bene grazie. Solo una piccola discussione in famiglia. Le figlie sono un duro impegno!-.
Lili non se la bevette, ma si disse che in fondo i problemi privati di Phoebe non erano affar suo e se ne andò.
La donna aveva davvero sperato che il lavoro potesse distrarla, ma non riuscì a buttare giù una sola riga. Di colpo “Chiedi a Phoebe” e tutti i suoi libri le parvero una gigantesca truffa. Lei dare consigli sulle relazioni? Ma se non si era nemmeno accorta che suo marito era posseduto!
Un paio d’ore dopo Lili venne per prendere le bozze e rimase incredula nello scoprire che la moglie di Coop non aveva scritto niente.
-Mi dispiace. Non ho proprio la concentrazione per lavorare oggi- mormorò la bruna.
-Centra forse la piccola discussione?-.
-Non è stata una piccola discussione Lili. E’ stato il peggior litigio della mia vita. Le mie figlie non mi parlano più-.
-Senta… a volte anche io e mia sorella litighiamo di brutto con nostra madre. Provi ad aspettare che le sue figlie sbolliscano. Non so cosa sia successo, e non voglio impicciarmi... ma cerchi di non buttarsi giù-.
Passarono settimane ma le figlie di Phoebe non sbollirono. E quando Coop cercò di provare a farle ragionare le ragazze si arrabbiarono pure con lui.
-Stai con mamma, viva la novità!-sbottò Parker.- Certo non è mai colpa sua. Non sbaglia mai, manco quando nasconde segreti del genere per decenni-.
Phoebe era alla disperazione, quando le arrivò un messaggio di Prue. Diceva: “Parker è in pericolo! Venite subito!”.
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Parker aprì gli occhi. Era su una spiaggia tropicale, con indosso il suo bikini preferito, mentre uno splendido ragazzo muscoloso, dai capelli biondi e gli occhi azzurri le porgeva un Mojito.
Parker accettò la bevanda mentre l’uomo prese a massaggiarle le spalle. C’era la concreta possibilità che si levasse anche quel poco che aveva addosso.
 
Un uomo identico a quello del sogno di Parker, era seduto negli inferi, gli occhi illuminati da un’inquietante luce rossastra mentre s’insinuava nei sogni della sua vittima.
Non aveva nemmeno osato sperare che una strega appartenente a quella famiglia si sarebbe fatta sedurre così facilmente, ma per fortuna non c’erano stati problemi.
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Parker si svegliò felice e soddisfatta per una dozzina di secondi, prima di ricordare gli eventi della giornata precedente.
“Dal sogno più bello, alla realtà più schifosa” si disse stizzita la ragazza, mentre si alzava. Certo che era stato un sogno realistico… le sembrava ancora di sentire il rumore delle onde, il sapore del Mojito nella bocca, e le mani dell’uomo su di lei…
Soffocò uno sbadiglio. Doveva aver dormito scomoda, perché si sentiva stranamente indolenzita.
Arrivata la sera, la Cupido-strega finì nel mondo dei sogni appena poggiò la testa sul cuscino.
Parker si ritrovò in una baita in montagna, sdraiata su una pelle d’orso, di fronte a un camino in cui ardeva un bel fuoco scoppiettante, mentre fuori nevicava. Il ragazzo del sogno, lo stesso dell’altra volta, era sdraiato accanto a lei. Le fece passare un biscotto al cioccolato sulla bocca, prima che lei lo mangiasse. Dietro di lui ce n’era un piatto intero: erano appena fatti, burrosi e bollenti proprio come piacevano a lei.
-I biscotti non sono gratis- fece quello in tono da prendingiro. Aveva una voce bella quanto tutto il resto, calda, avvolgente, irresistibile.
-Ah sì? E quanto costano?- chiese la terzogenita di Phoebe nello stesso tono.
-Carezze, baci e coccole- sussurrò l’altro abbracciandola, mentre lei rideva-.
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I sogni di susseguirono per quasi una settimana, sempre più romantici all’inizio e più spinti alla fine. Fino a che una mattina la ragazza si svegliò con una forte nausea accompagnata da giramenti di testa. Sarebbe comunque andata al lavoro se non fosse stato per la faccenda del vomito. La ragazza chiese un giorno di permesso e se ne tornò a letto. Non fece sogni stavolta, ma si svegliò poco dopo con una fame terribile; era già arrivata alla terza porzione di dolce, quando si rese conto che di colpo i pantaloni le andavano stretti. Perplessa abbassò lo sguardo e noto che aveva come minimo cinque chili in più. Un po’ troppo anche per chi ha appena mangiato tre fette di torta. In quell’istante anche i seni si gonfiarono.
Prue e Peyton rincasarono a seguito della sua telefonata e dopo un consulto al Libro delle Ombre, la prima decise di chiamare i genitori.
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-Eccoci! Cos’è successo?!- urlò allarmata Phoebe.
-Cosa?! Che ci fanno qui?!- fece irata Parker mentre finiva l’ottava merendina.
-Vista la situazione, abbiamo pensato che fosse il caso di chiamarli- rivelò Peyton.- Abbiamo un problema grave: Parker è stata presa da un Incubus!-.
-Co… è diventata fan della band?-.
Con un sospiro esasperato Peyton porse alla madre il Libro delle Ombre, aperto su una pagina che riportava la seguente descrizione:
“Incubus. Demone seduttore. S’infiltra nei sogni delle sue vittime, le seduce e le impegna rendendole sue schiave. Non esiste donna in grado di resistere al fascino di questi demoni. Una gravidanza indotta così, dura pochi giorni. Quando non seducono, inceneriscono i nemici con il loro fuoco infernale”.
Parker barcollò e si appoggiò alle sorelle per non cadere, mentre il suo stomaco s’ingrandiva ancora. Ora era al quinto mese di gravidanza.
-Di questo passo partorirà domani- gemette Payton mentre afferrava la sorella.
Di colpo Parker diede in un grosso sbadiglio. Le sue palpebre erano diventate pesanti come saracinesche.
-Non devi dormire!- urlò Phoebe.
-Inutile- gemette Prue. -Il bambino cresce così in fretta, perché assorbe la sua energia. Non può restare sveglia molto a lungo… e ciò aiuta l’Incubus. Una trappola perfetta-.
-Non possiamo nemmeno farla abortire. Morirebbe anche lei- spiegò Peyton.
La ragazza non aveva nemmeno finito la frase, che sua sorella stava già russando.
-Ma scherziamo?!- urlò la secondogenita di Coop ritrovandosi con l’Incubus in una suite da luna di miele.
-Forse non lo sai, ma essere incinta aumenta il desiderio- la schernì l’Incubus carezzandole il ventre.- Ti unirai a me e mi darai una prole potente e numerosa!-.
Prima che Parker potesse protestare il demone l’attirò a sé, e la baciò appassionatamente.
-Io ti appartengo. Ordina e sarà fatto. Sono venuta a questo mondo solo per servirti mio adorato- rispose la figlia di Coop quando si fu separata dal demone.
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Parker spalancò gli occhi, divenuti rossi come il sangue:- Devo andare. Il mio signore e padrone mi chiama- dichiarò in tono atono.
-No aspetta!- urlò Phoebe. Per tutta risposta la ragazza sollevò la madre con una mano sola, per poi scaraventarla via e svanire in un luccichio.
Grazie a un incantesimo la famiglia era riuscì a seguire Parker negli Inferi circa un’ora dopo… ma era già troppo tardi.
-Quel maledetto demone… mettere incinta la mia bambina per farne la sua schiava! Me la pagherà!- ruggì Phoebe.
-Io non penso proprio- fece divertito l’Incubus comparendo di fronte a loro.
Che bella voce. Com’era possibile non voler fare tutto ciò che veniva chiesto da essa? Parker non poteva certo essere biasimata, si disse Prue mentre pensieri assai poco casti, s’impadronivano di lei.
Peyton era rimasta a bocca aperta. Che essere meraviglioso. Lei piccola nullità non poteva sperare che di servirlo.
-Ragazze, no! Non lasciatevi sedurre! Phoebe… Phoebe?!- urlò Coop. Sua moglie si era appena aggiustata i capelli e sorrideva al demone in modo seducente… una scena a dir poco grottesca, considerato che quello dimostrava di avere la metà dei suoi anni.
In quell’istante si materializzò anche Parker.
-Quell’uomo è mio nemico. Uccidilo- ordinò il demone alla strega.
-Sì, padrone!- rispose quest’ultima caricando il padre, mentre le donne rimanevano imbambolate a fissare l’Incubus.
Il demone era indeciso sul da farsi: era più difficile schiavizzare vittime sveglie e non sarebbe riuscito a dominare del tutto la loro volontà anche con l’energia che aveva assorbito a Parker… meglio ucciderle prima che si riscuotessero.
Coop era tutt’altro che un guerriero, ma in quella situazione dovette agire per forza. Usò il suo anello per rallentare il tempo, afferrare Prue, Peyton e sua moglie e teletrasportarsi. Gli anelli dei Cupidi purtroppo rallentano il tempo solo in un’area limitata e per poco. Non poteva far altro e tanto Parker si sarebbe riteletrasportata dal suo padrone appena giunti a casa.
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Per la prima volta la famiglia Halliwell fu costretta a lasciar fare agli uomini… ovvero a Chris e a Henry Junior gli unici due che l’Incubus non avrebbe potuto ammaliare.
-Non ti preoccupare zia- la rassicurò Chris.-Salveremo Parker-.
Molte non erano affatto contente di restare in panchina, ma alla fine furono convinte. Junior era giovane ma aveva il potere della criocinesi adattissimo a contrastare le fiamme che l’Incubus avrebbe rovesciato loro addosso.
-Andate subito - fece in tono implorante Phoebe.
-Veramente abbiamo deciso di aspettare domani- mormorò debolmente il terzogenito di Paige.- Abbiamo più o meno calcolato quando Parker dovrebbe entrare in travaglio… meglio attaccare il demone quando lei non potrà difenderlo. Così ridurremo anche il rischio di ferirla-.
La logica del ragionamento era innegabile, ma Phoebe la odiò comunque. Era terribile lasciare sua figlia in completa balia di quel mostro.
La notte che seguì fu una delle peggiori della vita di Phoebe e Coop. Per sicurezza tutte le donne e Wyatt dovettero passarla in bianco, anche se ovviamente nemmeno Coop riuscì a dormire. Un paio di volte Phoebe ebbe strane visioni di Parker che ricopriva di baci i piedi dell’Incubus in segno di sottomissione, frutto di una strana combinazione delle sue premonizioni e dei poteri del demone che voleva prendersi gioco di lei.
Costringe mia figlia a umiliarsi quel maledetto!” si disse rabbiosa la strega.
“Come se tu non avessi mai fatto nulla del genere*” le rispose la coscienza in tono sarcastico.
Le ore passarono sempre più lunghe e angosciose, tra tazze di caffè e commenti laconici. Phoebe e Coop cercavano di farsi forza stringendosi le mani. Malgrado tutte le precauzioni che Chris e Junior avrebbero potuto prendere, rischiavano di perdere la loro bambina… mentre era arrabbiata con loro. Chris e Junior sparirono quando arrivò l’ora del parto Phoebe poté solo pregare che non tornassero soli.
I due cugini appena arrivati negli inferi sentirono le urla di dolore di Parker.
-Non ho scelto una debole per portare in questo mondo la mia progenie. Smetti di gridare!- fece l’Incubus in tono imperioso.
-Perdonatemi, padrone- mugolò Parker.- Non succederà più-.
Chris ed Henry scelsero di lanciarsi all’attacco mentre il neonato cominciava ad uscire. Non fu uno scontro facile, ma alla fine Henry riuscì a neutralizzare le sue fiammate il tempo sufficiente per permettere a Chris di usare la telecinesi per impalare l’Incubus su una stalattite. Appena il demone fu morto, Parker riacquistò la sua volontà.
-Oddio… sono mamma- mugolò debolmente la giovane, mentre la bambina emetteva il suo primo vagito.
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-Stai bene?- mormorò Phoebe entrata nella camera dove la figlia stava guardando dormire la bambina. Era appena diventata nonna. Curioso, non ci aveva pensato per niente durante tutto quel calvario.
-Ho letteralmente leccato i piedi a un demone, sono la madre single di una mezzodemone e mi sento delusa e tradita da te, quindi no non sto bene!- scattò la ragazza.
-Zia Paige, ha ancora contatti nei servizi sociali- mormorò Phoebe.- Se vuoi… possiamo bloccarle i poteri, e trovarle una buona famiglia adottiva-.
-Devo pensarci- rispose Parker.- Da sola-.
Che devo fare?” si chiese disperata la ragazza, mentre sua madre lasciava la stanza con un sospiro. Aveva subito qualcosa anche peggiore di uno stupro per certi versi. Era troppo giovane per fare la madre, e poi chissà quali poteri demoniaci avrebbe sviluppato la neonata. Forse la cosa migliore era darla in adozione, limitando la possibilità che diventasse malvagia.
Ma… e se un giorno si fosse ritrovata a tu per tu con quella bimba, e lei le avesse abbaiato contro, che non era sua madre e che non voleva avere nulla a che fare con lei? L’espressione devastata comparsa sul volto di Phoebe poche settimane prima le tornò alla mente e Parker capì all’istante che non voleva mai vederla sul suo viso. La piccola non aveva deciso di nascere in quel modo, darla in adozione sarebbe stata una vigliaccata. Che diritto aveva di toglierle i poteri, di negarle la verità sulla sua vita?
-Voglio tenerti- sentenziò mentre prendeva la figlia in braccio.
Poco dopo scese in salone mostrando la piccola ai parenti e dichiarando ad alta voce: -Vi presento Patricia Penelope Halliwell! Mel per favore trovami una culla… sono certa di averne viste in soffitta-.
- Stai dicendo che hai deciso tenerla?- chiese esitante Kat.
-Sì. Coraggio gente, cosa sono quei musi lunghi? Nessuno vuole prenderla in braccio?-.
-Io- rispose Peyton avvicinandosi alla nipotina.-Ciao, sono zia Peyton-.
-Possiamo parlare ora? Ti prego- chiese Phoebe alla sua terzogenita.-In privato-.
Peyton le fece un cenno col capo, e Parker annuì e madre e figlia si spostarono in cucina mentre la nuova arrivata faceva conoscenza col resto della famiglia.
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-Sei sicura di volerla tenere? E’ dura crescere una bambina. Da sola poi…-.
-Io non sono sola. Avrò Prue e Peyton. Avrò papà e tutto il resto della famiglia. Magari avere vicino una mezzodemone, ti farà sentire giovane-.
Phoebe sospirò: - Me lo rinfaccerai per anni vero?-.
-Non importa che tu la credessi una storia finita. Avresti dovuto parlarci di una cosa così importante-.
-Avevo paura di perdere la vostra stima. E poi ho avuto un sacco di ex-.
-Bella fiducia che hai nel nostro rapporto- rispose la neo-mamma ignorando il tentativo di umorismo della neo-nonna.- Ci hai ferite non solo per quello che hai fatto, ma perché hai deciso di non dircelo. Non ce lo avresti mai detto, lo hai ammesso tu stessa-.
-Lo so. Ho sbagliato, ma mi pareva inutile farvelo sapere. E so che non mi giustifica, ma non è una cosa che amo ricordare… ma il fatto che mi ignorate mi uccide. Siete la cosa più importante della mia vita-.
-Senti… dammi un po’ di tempo e ne potremo parlare. Magari potrai venirmi a trovare tra qualche mese dopo che sarò partita. Non posso parlare anche per Prue e Peyton ma…-.
-Partita?- la interruppe Phoebe.- Scusa dove vorresti andare? E perché?-.
-Devo andare dove nessuno mi conosce. E il perché è di là in braccio a mia sorella. Non credi che la gente potrebbe farsi domande, se scoprisse che ho avuto una bambina senza avermi mai vista incinta? Devo sparire almeno per nove mesi-.
Un altro ragionamento di cui Phoebe non poteva negare la logica, ma stavolta almeno poteva agire.
-Ti affitterò qualcosa. E io e papà ti aiuteremo il più possibile con Patty. Ma ti prego dimmi che mi perdoni-.
La ragazza alzò gli occhi al cielo:- Non te lo dirò, perché non ti ho perdonata. Ma possiamo lavorarci su… specie se vai a comprarmi tutto quel che può servire a una neonata. E se mi giuri che non c’è nient’altro del genere nel tuo passato-.
-Sono stata sposata un’altra volta, ma è stato con un mortale e a causa di un incantesimo di Billie *. E il matrimonio non è stato nemmeno consumato, quindi niente altri parenti ignoti per quel che mi riguarda-.
Parker sospirò.
-Te ne sono capitate di cose assurde vero?- fece in un tono da cui traspariva la complicità che c’era sempre stata tra loro due. Phoebe la colse e sorrise. Forse non avrebbe mai recuperato l’amore di un figlio, ma era certa di poter recuperare quello delle sue figlie.
 
 
 
 
 
 
 
• Nel finale della quinta stagione Phoebe ottenne i poteri della dea dell’amore, e li usò per rendere suoi schiavi un gruppo di uomini.
• Nell’episodio 8X06 “Identità svelate” Billie lanciò un incantesimo che portò Phoebe e il suo ragazzo Dex a sposarsi. Ovviamente quando l’effetto cessò lui chiese l’annullamento.
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Una nascita ci voleva in questa raccolta… ma perché farne una normale, quando poteva avere un’origine demoniaca? Sto cercando di strutturare la storia in modo che la magia sia presente o abbia un ruolo centrale solo in alcuni capitoli. A volte i problemi delle streghe erano normali ed è un tratto della serie azzeccato, che sto cercando di mantenere.
Avrete capito che la prima parte del capitolo è ambientata poco prima del primo capitolo di questa raccolta. Adesso sapete come Phoebe ha incontrato suo figlio… ma per saperne di più su di lui dovrete aspettare.
Per quel che riguarda la lettura delle carte fatta a Phoebe ovviamente la prima riguardava il suo incontro con il demone-stregone, la seconda il fatto che avrebbe scoperto dopo anni che Cole non aveva mai scelto di diventare la Sorgente e che era in buona parte colpa sua se la loro storia era finita in quel modo. Quanto alla terza carta… vedremo in futuro anche questo.
Avrei potuto aggiornare prima, ma ci tenevo che il capitolo uscisse ad Halloween. Mi pare il giorno più adatto per pubblicare una storia che parli di demoni e streghe.
Ringrazio KarenHumbert e fenris per aver recensito lo scorso capitolo, e Girl_Hufflepuff per aver messo la fic tra le seguite.
Grazie anche a chi legge e basta, ma se mi lasciaste un commento mi fareste piacere.
  
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