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Autore: killian44peeta    31/10/2020    0 recensioni
Da Capitolo 28
- Ha provocato l'effetto farfalla. Un unica scelta che ha già scombussolato l'intero sistema-
-Scusami- faccio, abbastanza seccato, davanti allo stregone albino -Ma di cosa cavolo stai parlando? Effetto farfalla? E come mai anche tu sai e non hai mai fatto niente?-
-Non ho mai potuto. Ma ora tutto è cambiato.-
-Io non vedo nessun cambiamento, se devo dirlo- asserisco con stizza, facendo ruotare nella mia mano il coltello di riserva che avevo, fin dall'inizio, nascosto nella tasca.
"Avrò mandato al diavolo il fucile, la pistola e molto altro, ma almeno questo c'è ancora"
- Te le cedo-
-Cosa mi cedi? Potresti essere leggermente più chiaro invece di farmi scannare la testa con le tue frasi da... Visionario? No, cioè, seriamente! Non sono stupido, magari un po' giù di testa, ma non stupido... Però non ci capisco un fico secco di quello che stai dicendo, davvero. Perciò, vorresti farmi cortesemente il piacere di tradurre?-
Genere: Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Lysander  

Raggiunsi la Coral Game Company con così poco fiato in corpo da sentire i polmoni che mi andavano a fuoco.

La fortuna era che non era un tratto troppo lungo, però per uno non allenato a correre era già una tortura.

Entrai nell'edificio in fretta e furia, superando i vari corridoi iniziali e oltrepassando il punto di lettura del badge grazie al semplice fatto che la sbarra era stata tirata giù.

C'era un silenzio pesante che sapeva di ansia: sentivo il cuore che mi esplodeva nel petto per l'ansia più totale.

Avrei dovuto chiamare ad alta voce Chiara? Certo, sarebbe servito a farmi sentire da lei, ma non solo da lei e avevo una paura tremenda della probabilità che vi fosse un assassino in circolazione o robe del genere.

Un assassino in una fabbrica di videogiochi? Davvero?

Inghiottii la saliva, sudando freddo, con lo stomaco che mi si riempiva di crampi per il nervoso.

"Calmo. Lysander, stai calmo. Trovala e fuggi via con lei. Nient'altro"

Oltrepassato anche un altro corridoio, mi trovai davanti all'intera fabbrica, quasi completamente vuota. Quasi.

Chiara era lí, accasciata su se stessa, con dietro un casco e le diverse macchine di costruzione, con qualche computer e tablet che sorgevano sui tavoli rintanati negli angoli.

La raggiunsi in fretta e furia, scuotendola leggermente, portandola ad alzare la testa con un espressione che mi lasciò completamente senza fiato.

Aveva uno sguardo... Morto. Vacuo. Vuoto. Di quelli che non avevo mai e poi mai visto.

-Sono tutti morti- farneticó, tirando su con il naso e singhiozzando - Li ho visti morire tutti e cinque una volta, prima di vederlo morire di nuovo. Li ha uccisi tutti-

"Ma che?..."

-Di cosa stai parlando?-

Chiara ebbe uno spasmo isterico, andando ad aggrappare la mano al mio braccio, le pupille dilatate e un espressione inquietante da paura che mi fece rizzare i capelli.

-Il gioco- ansimò - Dopo un giorno... Tutti muoiono. Non importa se riesci a confessarti nel tempo che ti dice la missione - un fremito la prese dalla testa ai piedi -Ho provato in tutti i modi, ma sono morti e basta... Poi... Poi nell'ultima route... C'erano tutte. Si ripetevano. E lui diceva che dovevo votare il gioco positivamente e che poi... dovevo morire...-

Iniziai finalmente a capire, seppur non del tutto.

-Ho votato- la sua espressione si fece pazza, con gli occhi che parevano uscirle dalle orbite. -Devo morire? Devo uccidermi? Merito la morte? - strinse ancora di più la presa sul mio braccio, tremando.

-No! Che stai dicendo? Non avresti dovuto neppure votare! Chi ti ha detto una cosa del genere?-

Fece per aprire bocca, ma prima che potesse farlo, qualcosa mi venne messo nel braccio.

"Una... siringa?"

Tutto si fece nero.

*

Mi risvegliai con la vista che saltava ed un enorme pulsare ad altezza della fronte e con la sensazione della siringa che si accendeva ancora e ancora, risultando estremamente fastidiosa.

Ruotando lo sguardo attorno a me, notai il mio essere sdraiato, con le braccia tenute ferme da lacci emostatici, come nelle gambe.

Misi a fuoco poi quella che sembrava una dottoressa, la quale mi sorrideva in una maniera che non mi piaceva per nulla.

Affianco a lei vi era il presidente, il quale mi guardava con aria seria, estremamente affrettata, battendo le dita tra di loro con una certa isteria.

"Cosa... Cosa sta succedendo? Perché sono legato?"

Provai a parlare, cercando di esporre le mie domande, ma tutte le mie parole si chiudevano in mugolii che si ripetevano e che risultavano a dir poco incomprensibili.

Faticavo a respirare, sentivo come un peso enorme che mi giaceva sul petto.

Riuscii a recuperare man mano la lucidità, seppur non si potesse definire completamente tale per il semplice motivo che in sottofondo avevo ancora l'idea del mio sentirmi come un drogato, cosa che non mi piaceva per nulla.

-Quindi... Lo teniamo sotto sedativo finché non sarà pronta la macchina?- chiese la donna, spostandosi in mia direzione, avvicinandosi per osservarmi con attenzione.

-Sí. Sa troppo per restare qui. E soprattutto...- il presidente fece un sorriso - Renderebbe il gioco molto, molto più divertente, non pensi anche tu?- batté di nuovo le mani

-Una sesta route?- chiese ella, sorridendo ancora di più.

-Esattamente. Ma una sesta route che ovviamente sarà l'ultima di ogni giocatrice. Se qualcuno proverà a entrare nella sua prima... Beh, metteremo una schermata con su scritto "torna indietro"-

-É una bellissima idea, presidente- la donna sorrise ancora di più, ridendo - Tutti cercheranno di ucciderlo. E le giocatrici lo vedranno solo come un nemico. Anche le giocatrici potrebbero cercare di eliminarlo- un ennesimo sorriso, più pazzo dei precedenti, andando ad avvicinarsi e a prendermi il volto con una mano, quasi graffiandolo con le lunghe unghie dipinte di un rosa shocking.

-Riguardo a lui, penso che dovremo eliminare anche l'uomo che gli stava vicino... Era un bravo lavoratore, peccato. - l'uomo si avvicinò anche lui, andando ad osservarmi per bene -Nella descrizione potremmo metterlo come una sorta di ragazzo pipistrello con gli occhi bicromi, così da risultare ancora più inquietante. Poi ovviamente le ragazze saranno talmente tanto sconvolte da non farci caso all'ultima route- l'uomo mi andò ad appoggiarmi una mano sul petto, facendomi istantaneamente sussultare, percorrendo poi da esso in direzione della siringa che continuava a pulsare.

Cercai di scalciare, di dimenarmi per liberarmi da quegli stupidi lacci emostatici per fuggire, anche perché sentivo che ben presto sarei crollato nel buio di nuovo appena avesse premuto ancora quello stupido strumento che mi perforava la pelle e a quel punto non ci sarebbe più stata storia.

Cercai perfino di urlare, di chiedere aiuto fino a ritrovarmi boccheggiante e senza fiato, ma la mano della donna mi tappava le labbra, lasciando che solo quei mugolii già emessi in precedenza uscissero da esse, borbottati e privi di senso.

Avevo paura, no, anzi, non avevo paura, ero terrorizzato, tanto che le lacrime avevano preso a scorrermi per le guance: tutto il discorso portato in ballo da quei due risultava estremamente pazzo e insensato, uno di quei discorsi che solo gli psicopatici potevano tirare fuori.

Dovevano aver perso qualche rotella, davvero.

Per un attimo sperai potesse essere un sogno, un sogno di quelli estremamente realistici, ma che poi si concludevano sempre sul più brutto, ma per qualche motivo sentivo che non era così.

Il dolore, la pressione, la testa pulsante... Erano tutti troppo veri per essere giudicati come un sogno e il mio cervello riusciva a leggere la scritta del nome dell'infermiera sulla sua camicia rosa, perfettamente combaciante con il rosa di quelle ridicole, stupide e orribili unghie.

Nonostante tutti i tentativi di fuggire, però, il presidente premette la siringa e tutto si chiuse in un nulla caotico dove pure i miei pensieri si spegnevano.

 

  
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