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Autore: Red Saintia    31/10/2020    11 recensioni
Non poteva mancare una storia in stile Halloween proprio oggi. Diciamo... che l'ho accuratamente conservata proprio per questa giornata.
La storia che state per leggere ha dei protagonisti un po' particolari, e scoprirete il perché. Io mi sono divertita davvero tanto mentre la scrivevo e spero davvero possa in qualche modo divertire e sorprendere anche voi.
"Questa storia partecipa a Una Challenge in zucca, indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ah sei qui. Meno male che ti sei anticipato, devo parlarti." Cominciamo bene, pensai.

"Buongiorno anche a te Bruno." Ma non ci volle molto a capire che di buono quel giorno non aveva proprio niente.

Ormai la mia discreta esperienza nella ristorazione mi aveva insegnato che quando il titolare si presenta sul posto di lavoro prima dei dipendenti è senz'altro perché deve romperti i coglioni con qualche imprevisto.

"Buongiorno a te..."

Ci sedemmo sotto uno dei gazebo all'aperto. L'autunno dalle nostre parti è al quanto clemente e ci regala giornate belle e assolate come questa, nella quale stare sotto il sole e piacevole e rilassante.

"Non dirmelo...ci sono prenotati dell'ultimo momento?" lo anticipai.

"Non proprio, o per meglio dire, prenotati ci sono ma voglio ampliare la serata mettendo su una festa in occasione di Halloween."

"Ma non l'abbiamo mai fatto, perché dovremmo cominciare quest'anno?" cercai di dissuaderlo, ma il suo sguardo mi fulminò all'istante e capii di doverlo quanto meno lasciar finire.

"Non penso di doverti dire io come stanno le cose. Questa storia delle restrizioni e dell'orario ridotto a causa del virus ci ha penalizzati. La gente ha paura di stare nei locali, alcuni addirittura di uscire di casa. Si guardano in cagnesco neanche dovessero saltarsi al collo da un momento all'altro. Dobbiamo giocarcela su quello che abbiamo. Il 31 Ottobre è Halloween? E allora organizzeremo qualcosa che attiri la gente fuori casa."

Stavolta fui io a guardarlo perplesso. Ma stava dicendo sul serio?

"Bruno...ti ricordo che siamo un ristorante prettamente biologico, noi serviamo seitan, e verdure grigliate. Cosa cavolo vuoi proporre alle persone in una festa a tema dove si aspettano di mangiare l'impossibile e divertirsi anche."

Sospirò per un attimo poggiando i gomiti sul tavolo. Niente da fare, non lo avevo dissuaso. Tornò alla carica più convinto che mai. 
"All'intrattenimento ci penserà mio fratello, tranquillo. Al cibo devi pensarci tu." Ecco qui!

" Io? "

"È certo! Sei tu lo chef, chi vuoi che ci pensi?" disse serafico

"Appunto! Sono io lo chef, solo io! È questo il problema. Considerando che ci occupiamo quotidianamente anche dei pasti d'asporto per le forze dell'ordine e della gente che viene alla spicciolata, in questa tua ipotetica festa quante persone dovrei sfamare?"

Ci pensò un attimo. Sapeva che tutto quello che avevo detto era la verità. Il personale di cucina si era notevolmente dimezzato, un po' per ammortizzare i costi, ma soprattutto perché il lavoro scarseggiava. Di conseguenza era ricaduto tutto su di me, che ormai vedevo la mia famiglia solo per il buongiorno e per la buonanotte. Ero arrivato al limite sopportabile, ma ogni mia richiesta d'aiuto o di supporto veniva prontamente ignorata.

"Credo che potremmo arrivare ad un massimo di sessanta persone, equamente distanziate è ovvio. Abbiamo lo spazio dalla nostra, dobbiamo sfruttarlo finché il tempo ce lo permette."

Dovevo rassegnarmi, ancora una volta il nostro era uno scambio di battute a senso unico. Lui parlava e io dovevo solo ubbidire, nonostante le palesi rimostranze. 
"Non posso fare un menù elaborato con quello che ho a disposizione. E non faccio miracoli."

"Parla con Giulio o vai dal tuo fornitore di fiducia, ordina della carne, quella che preferisci. Inventati qualcosa, che so... preparazioni più al sangue, impiattamento a tema Halloween. Fai tu, purché tiriamo su una serata come si deve."

Era solo quello che gli interessava, tirare su una serata che attirasse gente e facesse incrementare l'incasso. Ma delle richieste costanti dei suoi dipendenti se ne fregava altamente. 
Eravamo davvero arrivati ad un punto di rottura.

"Allora...voglio essere chiaro. Io ti faccio questa festa e cerco di cavarmela da solo, come al solito, tu però o prendi provvedimenti in merito alle mie richieste oppure dal primo Novembre puoi metterti pure a cercare un altro chef." A questo punto misi le carte in tavola e imposi le mie condizioni.

"Non puoi licenziarti lo sai, ci andresti solo a perdere." mi rimbeccò.

"Né tu puoi sbattermi fuori, ti costerebbe troppo. Quindi che vogliamo fare? Dobbiamo farci la guerra così tutti i giorni?"

Mi guardò per qualche istante, poi raccolse le sue cose e si preparò ad andarsene. 
"Carmine...la strada è lunga e larga lo sai. Io mi prendo i miei rischi e tu prenditi i tuoi. Credi che altrove sia meglio di qui? Allora cullati pure nella tua illusione. Le cose devono andare in questo modo per adesso. Quindi... o sei con me, ciò significa che sei dentro, o sei contro di me e allora sei automaticamente fuori. Sentiti libero di fare la tua scelta."

Girò i tacchi e sparì. Non che mi aspettassi una risposta diversa ne un atteggiamento più disponibile. Però...quell'aria da grandissimo stronzo fu proprio intollerabile.

 

 

Mi aveva avvisato due giorni prima del trentuno, e dovetti letteralmente fare i salti mortali per organizzarmi il lavoro giornaliero e le preparazioni per la festa. Ovviamente tutto da solo. L'unica presenza di conforto era quella della signora Luisa che però era addetta al lavaggio dei piatti e quindi poteva aiutarmi solo nei pochi momenti liberi.

Vi assicuro che non è facile girare come una trottola in uno spazio angusto e ristretto tra calore continuo e odori di ogni tipo che ti invadono le narici. Devi coordinarti di continuo con le mani, che gestiscono i fuochi perennemente accesi, e il cervello che vorrebbe spegnersi ma non può se no succederebbe un macello.

Ma il bello doveva ancora arrivare...
Tutto cominciò la mattina del 31 con la vibrazione del mio cellulare che riuscii ad agguantare un secondo prima che cadesse la linea.

 

"Ohi Carmine ci sei? Sono Giulio."

"Ci sono Giulio, mi prendi in un brutto momento però, devo far uscire i piatti d'asporto. Comunque dimmi tutto."

"E che devo dirti, siamo nei casini. La quantità di carne che hai chiesto non è disponibile, il macellaio può darmene meno della metà che ti serviva."

Ecco, per la serie - non c'è limite al peggio -
"Ma se gli ho mandato l'ordine due giorni fa, com'è possibile che non ce l'abbia? Non scherziamo dai!"

"Senti io non posso farci niente, ha avuto degli imprevisti con tutti i clienti in questi giorni. Mi sa che devi arrangiarti."

È già, la fa facile lui, io devo arrangiarmi. Tanto se poi facciamo delle pessime figure la faccia mica ce la rimettono loro. 
"Giulio...lascia stare va, tanto l'avevo già capito che sta festa andava a puttane. Me la sbrigo io, portami quello che hai."

Riattaccai la chiamata più avvilito che mai. Dovevo inventarmi qualcosa, ma cosa.

"Ehi chef sono pronte le comande d'asporto?"

Già...i pasti per le forze dell'ordine, e chi ci pensava più.

"Dammi cinque minuti e escono."

"Ah...volevo dirti che ha chiamato Bruno, dice che più tardi passa qui al locale per darti una mano con le preparazioni. Stai sereno quindi, avrai l'aiuto del grande capo."

Annalisa mi sorrise sarcastica, e lo sguardo che le lanciai era una tacita risposta dell'entusiasmo che aveva provocato in me quella notizia. Ma quale aiuto, mi avrebbe fatto solo perdere la concentrazione e irritato ulteriormente con il suo modo di fare. Ma come gli era saltato in mente di venire!? Sperava forse che mi avrebbe zittito mostrandosi disponibile. Ma che ipocrita. 
Decisi di non pensarci, i problemi di quella serata erano altri e c'era bisogno di una soluzione immediata.

Ovviamente quel giorno non tornai a casa nemmeno per il mio stacco pomeridiano. Mi trattenni al locale osservando le persone andare e venire dalla sala mentre cercavano di addobbarla per la serata. Che festa sciocca e priva di senso. Non mi è mai piaciuto festeggiarla, per me è solo l'ennesima scusa per spillare soldi alla gente.

"Eccomi qua! Visto che ultimamente non fai altro che lamentarti sono venuto a darti una mano. Spero almeno che apprezzerai." Ma tu guarda quando è tronfio di ciò che sta per fare. Che faccia da culo.

"C'è poco da stare allegri, la carne che mi ha portato Giulio non basta per tutti, temo che dovremmo apportare modifiche al menù."

Non l'avessi mai detto.

"Non dirlo neanche per scherzo! La gente deve mangiare esattamente ciò che abbiamo proposto. Ho pubblicizzato questa serata a destra e a manca e se cambiamo ciò che abbiamo promesso ci rimettiamo in credibilità. Non mi interessa quello che ti inventerai né se dovremmo raccattare frattaglie, ma avranno ciò che abbiamo promesso loro!"

Non gli risposi neanche perché tanto sarebbe stato inutile. Discutere con lui era una perdita di tempo che non volevo e non potevo permettermi. Come al solito non aveva fornito una soluzione al problema ma creato solo ansia e ulteriore stress. 
La collaborazione forzata di quella serata proseguì tra il silenzio di entrambi, fatta eccezione per poche battute che ci scambiammo più per necessità che per il piacere di aprir bocca.

La sala era pronta e anche i ragazzi che avrebbero intrattenuto i clienti avevano montato strumenti e amplificatori. Tutto sembrava procedere al meglio, tranne la cucina che sembrava un campo di battaglia dov'era appena esplosa una bomba.

"Ohi...dove sono i pelati in scatola?"

"Dove vuoi che stiano in magazzino no... "

"Allora va a prenderli ci servono."

"Non posso muovermi adesso sto spadellando i contorni, vacci tu scusa."

"Non spetterebbe a me a dire il vero."

"Ma fai sul serio? Noi stiamo in questa situazione perché tu te ne freghi altamente di tutto scaricando le responsabilità su di me e discuti su chi debba andare a prendere dei pelati? Pensa alla figura di merda che faremo stasera così magari dai un senso più appropriato a quali dovrebbero essere le tue priorità."

Oh...e vaffanculo, almeno gli ho detto come la penso.

"Bravo, hai detto la tua. Per stasera lascio correre perché non mi sembra il caso, ma da domani comincia pure a raccattare la tua roba perché qui non sei più gradito." Teneva serbate quelle parole in bocca da tempo, ne ero sicuro, aspettava solo il momento adatto per sputarle fuori, e io glielo avevo servito su un piatto d'argento.

Non ne fui sorpreso, sarebbe dovuto accadere prima o poi.

Di certo il lavoro non mi mancava, e neppure gli agganci giusti per poter scegliere ciò che preferivo. Se pensava di lasciarmi a spasso si sbagliava di grosso, e glielo avrei ribadito senza mezzi termini stavolta, dritto in faccia.

Tolsi dal fuoco le ultime preparazioni tenendole in caldo per inizio serata. Mi assicurai di aver lasciato tutto spento e andai in magazzino. Non avevo ancora terminato di scendere le scale che già lo sentii imprecare. Per forza, tra l'umidità che regnava sovrana e scatoloni sparsi in giro era un'impresa trovare qualcosa in quel posto.

"Come al solito, da solo non sai neanche dove mettere le mani."

"Che diavolo ci fai qui, non stavi spadellando tu? Puoi pure andartene non mi serve il tuo aiuto."

"E chi ha detto che voglio dartelo? Sono venuto qui semplicemente per dirti che sono felice di non dover più rivedere la tua faccia. Andarmene da qui sarà una liberazione. Vedremo chi verrà dopo di me quanto durerà."

Sprezzante e orgoglioso come sempre non fece una piega su ciò che dissi, anzi...

"Sarò io a vedere come ti brucerai i tuoi tanto decantati ingaggi dopo questa serata. Chi vuoi che assuma uno chef che non ha capacità gestionali in cucina? Che addirittura si fa mancare la materia prima per lavorare. Perderai di credibilità e nessuno ti offrirà nemmeno il posto di lavapiatti. Se io vado a picco stai pur sicuro che ti trascino con me."

Lo disse con tale cattiveria da farmi ribollire il sangue. Mi avrebbe rovinato, sì lo avrebbe fatto. Non mi avrebbe lasciato andare in maniera indolore, se c'erano ripercussioni per lui ce ne sarebbero state anche per me, quello era sicuro.

"Tu miri a farti un nome nell'ambito della ristorazione, vuoi puntare in alto. Ma i tuoi sogni di gloria finiscono qui."

Non glielo avrei permesso. Dopo aver buttato il sangue e la bile per tre anni in quel posto non poteva finire così, non potevano essere questi i risultati di tanti sacrifici. Non so cosa mi prese, giuro che non fu premeditato. Sicuramente era mia intenzione dargli una lezione, ma non arrivare fino a quel punto. Un punto di non ritorno.

 

Mi accorsi di ciò che avevo fatto solo quando vidi le mie mani completamente imbrattate di sangue. La mia mente era assente, il corpo si era mosso da solo. I miei occhi e la mano sinistra agirono in simbiosi nel giro di pochi attimi. Afferrai un vecchio taglierino abbandonato su uno scatolone, era spuntato e arrugginito eppure entrò nella sua gola con una facilità che mi sorprese.

Quasi non se ne accorse, troppo sorreso e preoccupato a tamponarsi la ferita con la mano destra, cercava a tentoni di sorreggersi in piedi. Tutto durò non più di cinque minuti. Si accasciò al suolo con gli occhi vitrei lasciando me immobile e incapace di sapere come diavolo risolvere quel gran casino.

Non potevo stare lì, la serata sarebbe iniziata a breve e io adesso avevo ben due problemi da risolvere. La mancanza di cibo sufficiente e un cadavere improvvisato che stava imbrattando di sangue il pavimento del magazzino.

Si dice che nei momenti di panico il cervello lavori più alacremente per trovare possibili soluzioni alle quali, in circostanze normali, non penserebbe affatto.

Credo fu così anche per me. Chiusi a chiave la porta del magazzino e tornai di sopra. Andai in bagno e mi diedi una sistemata, poi con tutta calma tornai in cucina prendendo una mannaia dal mio ceppo personale di coltelli. Mancava circa un'ora e mezza all'inizio della serata quando un'idea assurda, ma a dir poco geniale e fattibile, mi balenò in testa. Forse avevo trovato la soluzione perfetta ad entrambi i miei problemi.

Nessuno mi avrebbe disturbato, poiché le chiavi del magazzino le avevano solo il titolare e lo chef in servizio, cioè io.

Dopo tanti anni dietro ai fornelli una delle cose che avevo imparato era che durante le feste, i bacchetti o i ricevimenti in generale nessuno prestava mai attenzione ai dettagli. Non conta chi è presente né chi è assente, conta divertirsi e soddisfare le aspettative.

Il compito di un bravo chef è rendere gustosi e prelibati anche i tagli di carne più poveri e grezzi, tutto sta... nel saperli maneggiare e lavorare con cura. E io ne ebbi molta...di cura, facendo attenzione a non danneggiare troppo i tessuti, prendendo solo la parte più tenera e appetibile. 
Mi scoprii particolarmente sciolto nei movimenti, avendo cura di sporcare il meno possibile. Per il resto...avrei avuto tempo, tutto il tempo che mi serviva.


"Ehi chef...renditi presentabile ti vogliono in sala."

"Io sono sempre presentabile, non dire sciocchezze."

Un'ultima controllata per vedere se era tutto in ordine. Mi cambiai giacca e cappello per poi dirigermi da coloro che mi stavano aspettando.

"Finalmente! No...tu adesso devi dirmi come fai a preparare una tagliata di carne così gustosa e tenera."

Sorrisi mostrandomi soddisfatto.

"Ogni chef ha i suoi segreti in cucina, è normale."

"Ti sei superato, è davvero la fine del mondo."

Ringraziai di cuore guardandomi attorno. Le espressioni soddisfatte e appagate dei presenti furono la migliore ricompensa per ciò che avevo fatto. La serata stava andando alla grande, di sicuro questo sarà un Halloween che in pochi scorderanno.

"Senti un po'..." la voce di Giulio mi arrivò improvvisa e curiosa alle spalle, mi prese sotto braccio parlandomi all'orecchio "...come hai risolto poi la questione della carne, all'ultimo momento?"

Si aspettava una risposta e doveva essere plausibile. D'altronde sapeva bene quanto mi fossi incavolato per quella faccenda, e quanto stessi in ansia perché non sapevo che fare.

"Io non ho fatto niente. Ci ha pensato Bruno." dissi semplicemente, in fondo era la verità.

Lui mi guardò perplesso. "Alla fine ti ha dato retta eh...sei l'unico che riesce sempre a spuntarla con lui. Quindi? Te l'ha procurata lui la carne?" quelle parole mi bloccarono di colpo, trattenni il respiro cercando di non commettere passi falsi.

Non potevo perdere tempo né dilungarmi, avevo ancora molto da sistemare.

"Sì...possiamo dire che in un certo senso sia andata così. Gli ho detto che se non faceva come dicevo io avrei cucinato lui."

Rimase interdetto per qualche secondo, poi mi guardò e scoppiò in una grossa risata. Se l'era bevuta eccome. 
Lo salutai da lontano incamminandomi verso il magazzino.
Che gran serata quella. Non c'è niente da fare...la gente pur di appagare la propria curiosità è disposta a credere a qualsiasi menzogna.





PROMPT 29: "MANGIARE CARNE UMANA"


Allora... le precisazioni in questo caso sono d'obbligo. I personaggi, così come i rispettivi nomi di questa storia, sono persone reali! E lo chef in questine non è altri che il mio amato consorte.
Tranquilli, il titolare è ancora in vita e gode di discreta salute, ciò nonostante gran parte di quello che ho raccontato corrisponde a verità (tranne l'ultima, altrimenti attualmente temo che dovrei andare a trovare mio marito in galera)
Mi sono divertita un sacco. Credo che prendere delle persone in carne ed ossa e inserirle nel contesto di una storia in parte di fantasia sia davvero entusiasmante. Spero di aver rispettato il prompt di riferimento e che per voi sia stata una piacevole lettura. Buon Halloween ovunque voi siate.
P.S.
La storia è stata scritta prima delle attuali restrizioni, quando ancora festeggiare seppur in numero ridotto era consentito.

   
 
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