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Autore: AlexVause    31/10/2020    0 recensioni
[Killing Eve]
[Killing Eve]C'è un nuovo cattivo in città e l'MI6 deve catturarlo perché collabora con i 12.
Villanelle potrebbe essere coinvolta con tutto ciò, ma qualcosa fugherà ogni dubbio di Eve.
Questa è una breve storia che si allaccia alla terza serie, senza mettere tanti dettagli, così che (anche chi non l'ha guardata)possa evitarsi troppi spoiler (Attenzione comunque).
E' da troppo tempo che non scrivo FF ma un sogno mi ha ispirata e così, eccola qui. Buona lettura e fatemi sapere nei commenti ^_^
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2 – Villanelle
 
Per Villanelle, quello non era un giorno come gli altri, non lo era mai.
In quella nebbiosa giornata londinese, si sentiva più spensierata del solito. Camminando nella grande villa dove solitamente si riunivano i 12, decise di uscire e visitarne il parco. Era attesa da Hélène alle 10 in punto, quindi c’era tempo sufficiente per una passeggiata.
Costeggiando il muro bianco che portava all’entrata del giardino, sentì delle voci.
La ragazza si fermò.
Ciò che Villanelle sapeva è di non avere principi né regole. Ciò che fece ne era una conseguenza.
«L’MI6 ci è alle costole» una voce maschile giovane, dal tono preoccupato, si udì mischiata ad una femminile molto familiare.
«Parla piano idiota!» Hélène lo ammonì.
«Vogliono Siegfried» continuò il ragazzo «se lo prendono quello ci rovina!»
«E noi rovineremo loro» Hélène, sicura di sé come sempre, Hélène sicura di sapere, sempre.
Un movimento di passi fece scivolare la giovane killer in un nascondiglio.
I due continuarono a parlare allontanandosi ma, seguirli sulla ghiaia non sarebbe stato molto intelligente.
Villanelle s’incamminò tra quel verde sbiadito dalla nebbia. Smarrita tra i pensieri che s’insinuarono abilmente nella sua testa, già così caotica e confusa.
Il suo telefono squillò «Sei ancora dentro?» una voce dall’accento inglese, inconfondibile, si udì dall’altro capo.
«Ora ti vado bene?» chiese la giovane con una smorfia di disgusto sulle labbra.
«Posso darti ciò che vuoi».
«Pensi di potermi comprare così?» Villanelle parlava a bassa voce. Dove l’avrebbe portata questa conversazione?
«Sì. So di poterlo fare. So quello che vuoi, so cosa vuoi» la voce all’altro capo la incalzò.
«Hai detto che puoi darmi “ciò che voglio” quindi, sono dentro oppure è come oggetti che tratti i tuoi Agenti?» chiese Villanelle con tono fermo.
«Siegfried Stern. È lui che minacciava mio figlio. Fammelo avere, in qualsiasi modo. Potrai collaborare con Eve Polastri».
Quel nome, il suo nome. La giovane bionda inspirò ed espirò. Il volto di Eve le si instillò nella mente.
Per Villanelle quello non era un giorno come gli altri, perché quel giorno, Villanelle decise di restare.
«Sono dentro» disse poi chiudendo la chiamata.
 
Durante la riunione Villanelle stette a rimuginare su quella telefonata, sognando ad occhi aperti in quanti modi poteva far smettere Hélène di parlare e, non appena la riunione finì, la giovane si dileguò.
A passo svelto entrò nella sua camera d’albergo. Il cuore le correva veloce nel petto. Ansia, odio. Doveva sfogare quelle emozioni al più presto.
Il respiro veloce e affannoso di chi aveva il peso del mondo sulle spalle.
Il respiro veloce e affannoso di chi aveva paura di cedere sotto tutto quel peso. Non poteva, non doveva.
Si mise le mani fra i capelli per poi aprire l’anta del suo armadio. Una foto era appesa dietro ad essa.
Villanelle, si mise a cercare qualcosa nella stanza, una cosa che subito trovò. Un coltello da caccia era lì fra i suoi vestiti. Lo prese e con precisione minuziosa lo lanciò, conficcandolo in mezzo agli occhi della persona nella foto: Carolyn.
Scelse con cura cosa indossare, per poi vestirsi velocemente e andare da Eve. Raccolse il suo coraggio, sentendosi un’adolescente al primo amore.
La casa dell’agente dell’MI6 profumava di lei. Eve non si era accorta che sbattendo la porta, quest’ultima rimbalzò restando aperta. Serratura difettosa.
Fu facile entrare nel suo nido. La salutò con tutto l’affetto che provava per lei.
Lo si sentì nel tono, lo si sentì nella voce.
Lo si vide nei gesti, lo si vide dagli sguardi.
E fu proprio accanto ad Eve che Villanelle imparò cos’era la paura. La debolezza, la paura di amare ed essere amata e la paura di perdere chi si ama davvero. Quella, quella paura la provò quando vide lo sguardo di Hélène attraverso lo specchio, e la provò ancor più forte, più vivida ed intensa, quando lo scagnozzo in nero tentò di uccidere Eve.
Fu in quel breve istante che Villanelle capì cosa fare.
Fu in quel breve istante che Oksana capì quanto aveva da offrire.
 
Villanelle si svegliò dolorante in un letto matrimoniale con lenzuola bianche. La camera in cui si trovava era minimale e fredda ma, allo stesso tempo elegante.
«Ti sei svegliata» la voce di Eve le scaldò quello che poteva essere il suo cuore. Strano come sentirlo battere per la mora, fece comprendere ad Oksana di averne uno.
Villanelle tentò di alzarsi, ma il dolore al fianco era lancinante. L’Agente dell’MI6 le mise una mano sul petto per tenerla sdraiata.
«Non alzarti, hanno dovuto darti dei punti di sutura. Ti abbiamo portata a casa di Carolyn. Dice che hai informazioni che le possono servire» Eve era seduta accanto a lei. Quei suoi occhi profondi s’incatenarono a quelli chiari di lei.
“Non resisteremo per molto, ci consumeremo prima d’invecchiare” quelle parole le tornarono alla mente, attanagliandole il respiro, più del dolore della ferita.
«E se mi volessi consumare?» fu un sussurro, così lieve ed impercettibile che Eve faticò a comprendere.
«Cosa?»
«Non importa» disse Villanelle voltando il viso. Dei passi si stavano avvicinando alla camera.
«Devo parlarle» Carolyn entrò nella stanza, impassibile come sempre. Eve si alzò dal letto e la informò che avrebbe atteso in salotto.
«Che cos’è successo?» le chiese poi chiudendo la porta.
«Hélène. Lei sa ogni cosa» disse la killer con voce ferma.
«Lo so».
Quella risposta stranì Villanelle, anche se ciò durò un istante «Certo, siamo carne da macello» disse schifata.
Carolyn si sedette sul letto accanto alla giovane le si avvicinò con il viso, in modo che sentisse bene ciò che stava per dire «Ho bisogno di informazioni. Non mi interessa come, e ora che sei stata scoperta lasciamogli intendere che loro ci hanno in pugno».
Villanelle sorrise maliziosa «Sapevi già come sarebbe andata».
«Lo speravo. Io amo giocare d’azzardo. Puntare sulla vostra debolezza è stata la mia mossa» Carolyn sorrise alzandosi dal letto.
«Il gioco non è finito» disse duramente Villanelle «il gioco è appena cominciato».
«Ora tocca a loro» Carolyn chiuse la porta alle sue spalle lasciando la giovane nei propri pensieri.
Non avrebbero tardato a fare la loro mossa e lei doveva essere pronta.
Si alzò malamente per poi rivestirsi.
Eve entrò in quel momento «dove credi di andare?» la ammonì.
«Non posso restarmene sdraiata in un letto…» si fermò un attimo soffocando un gemito di dolore. Mettersi la camicia fu più complicato del previsto «…mentre loro ci tendono una trappola».
Eve le si avvicinò per aiutarla. Iniziò ad abbottonarle la camicia in seta nera, lentamente, come ad assaporarsi quel momento e farlo durare il più possibile.
«Hanno trovato il covo di Siegfried. si nasconde in una fabbrica abbandonata a una trentina di km da qui» disse poi cercando di infilarle delicatamente la giacca del completo.
«Trappola» sussurrò Villanelle.
«Lo sappiamo e andremo preparati» spiegò la mora abbottonando il blazer. Sostò su quell’unico bottone più del previsto senza alzare lo sguardo ad incontrare i suoi occhi.
Le parole lasciarono spazio al silenzio. Si udivano solo i respiri delle due, entrambe più veloci del solito.
Il cuore di Oksana sembrò scoppiarle nel petto, mentre fissava i capelli di Eve che non accennava ad alzare il capo. La sua mente era così vuota. Nonostante la morte pendesse sulle loro teste la sua mente era sgombra da ogni pensiero.
La giovane killer mise l’indice sotto il mento della mora, alzandone lentamente il capo.
Ciò che successe le parve irreale.
Ciò che successe non l’aveva mai provato con nessuno.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Eve, riuscì a sentire una forza che le fece saltare il cuore di un battito.
Non esisteva più nulla attorno a loro, non c’erano suoni, né rumori, non c’erano mobili né lo scorrere del tempo. Solo loro, solamente loro.
In quell’istante le loro labbra si sfiorarono. Erano calde quelle di Eve, pronte a scaldare quelle fredde di Oksana. Quel lieve tocco divenne un dolce bacio, dal trasporto così sentito e da entrambe così desiderato.
Oksana le accarezzò il viso con una mano mentre Eve, lievemente le sfiorò la ferita. Le aveva salvato la vita e questo le permise di abbandonarsi a lei, nonostante tutto, nonostante Niko, nonostante Villanelle. Entrambe sapevano che, nella giovane, era in atto una frattura netta che stava lasciando emergere Oksana ed oscurando Villanelle ma, se Villanelle esce di scena cosa resta?
 
Per Eve e Villanelle quello non era un giorno come un altro.
Per Eve e Villanelle era arrivata la fine dei giochi. Le ultime mosse da parte di entrambe i fronti ma, di chi sarebbe stata la vincita?
Carolyn non aveva piani, all’apparenza, ma solo un unico obiettivo: uccidere chi minacciava suo figlio. Fermare i 12 era lo scopo principale dei suoi superiori.
Un obiettivo per lo più rischioso, faticoso e semi impossibile ma che, con le persone giuste, si poteva raggiungere e lei lo sapeva, loro stessi lo sapevano.
Siegfried ed Hélène erano in piedi davanti a Carolyn ed Eve. Sulle loro labbra il ghigno di chi sa di aver vinto. Solo quelle di Eve erano tirate dall’ansia di chi era in possesso di un destino incerto.
La fabbrica non era piena di scagnozzi, forse avevano sottovalutato la tenacia di una madre.
Una ventina di uomini in nero con passamontagna, pattugliavano la zona.
Villanelle doveva starne fuori, ma non sarebbe mai riuscita a lasciare sola Eve. Carolyn lo sapeva.
L’abilità di Villanelle era conosciuta e, lei stessa, sapeva di essere una dei migliori.
Una pistola con silenziatore l’accompagnò in quella missione.
Un passo alla volta, silenziosamente, sparò ad una guardia che pattugliava una zona isolata. Ne prese i vestiti e la mitraglietta nera che imbracciò e si mimetizzò furtiva.
«Mi sono resa conto, che nessuno può sconfiggere i dodici» la voce di Carolyn si udì distintamente provenire dall’interno della fabbrica. Villanelle fece un percorso a zig zag, strano da “vedersi”, prima di raggiungere la postazione, a detta sua perfetta, poco distante da loro, nascondendosi dietro delle casse in legno.
«Ciò non toglie che io sia contro la vendetta personale» continuò il capo di Eve.
La giovane bionda premette un pulsante e un ordigno piazzato all’esterno esplose, distraendo i quattro scagnozzi nella fabbrica.
Con un gesto veloce Carolyn estrasse una pistola e sparò a Siegfried.
Villanelle fece esplodere altre cariche piazzate nel suo percorso a zig zag. Aveva pensato a tutto.
Hélène si voltò per scappare, finendo proprio tra le braccia della sua beniamina dai capelli dorati.
La donna si scostò. Un’espressione smarrita sul viso, toccandosi il ventre sanguinante.
«Non riusciresti mai ad uccidermi prima che io uccida te» le sussurrò mentre Hélène si lasciò scivolare a terra agonizzante.
Carolyn aveva organizzato tutto assieme a Villanelle. Aveva lasciato degli agenti pronti a sparare non appena fosse esplosa la prima carica, avevano programmato tutto, o quasi.
Gli scagnozzi rimanenti si accanirono contro le tre donne, mentre fuori infuriava la guerriglia. Spari ovunque. Carolyn colpì uno degli uomini in nero. Villanelle voleva aiutare Eve ma fu colta alla sprovvista.
L’energumeno che l’aveva ferita poche ore prima l’afferrò da dietro le spalle. Il dolore lancinante al fianco si fece sentire ma, con una testata all’indietro, riuscì comunque a rompergli il naso. L’uomo inveì contro la bionda che lo uccise con la pistola silenziata. Bastò una sola pallottola.
Villanelle si voltò, anche Eve era riuscita ad avere la meglio sull’energumeno che l’aveva attaccata. Gli spari all’esterno erano cessati e alcuni degli agenti dell’MI6 le avevano raggiunte. Qualcosa, però, attirò l’attenzione di Villanelle, ultima ad avviarsi verso l’uscita. Un puntino luminescente si vide sulla giacca di Carolyn. Un urlo di dolore seguito da un tonfo fece voltare gli agenti. Villanelle aveva sparato a una guardia rimasta in vita.
Se Villanelle esce di scena cosa resta?
Mentre Eve si allontanò verso l’auto di Carolyn, Oksana si fermò sulla soglia della fabbrica.
La mora sembrò accorgersi che qualcosa non andava. Si congedò dal suo capo e raggiunse la giovane dai capelli biondi.
«Ti fa male?» chiese con tono dolce Eve, vedendo la ragazza con una mano sul fianco.
«Non la ferita» Oksana rispose con tono malinconico. Si voltò guardando Eve negli occhi «Se Villanelle esce di scena cosa resta?».
L’Agente dell’MI6 rimase spiazzata a questa domanda. Le sorrise in modo gentile, sfiorandole le dita della mano «Resti tu».
«E questo ti basterebbe?» Qualcosa dentro Oksana si era visibilmente spezzato.
«Morirei se non ti vedessi più» ora fu Eve a sussurrare, ricordando le parole della bionda dette quel mattino. Un nodo alla gola, il respiro mozzato e quel passo in avanti che non si era accorta di aver fatto.
Carolyn salì in auto e, mentre stava per chiudere lo sportello, vide Eve dare un bacio lieve sulle labbra di Villanelle.
Sorrise maliziosa pensando che, finalmente, anche Oksana avrebbe avuto qualcosa da offrire.
 
 
©AlexVause
 
  
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