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Autore: PrimbloodyBlack    31/10/2020    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Eloyn

Rhea... la sua voce mi rintoccava nella testa. Ero stordita e frastornata, la droga aveva fatto subito effetto, ed ora mi ritrovavo in uno stato di smarrimento circondata dal buio. Non so cosa stava accadendo intorno a me, forse camminavo, o forse erano loro a farmi camminare, a strascinarmi via. Sentivo qualcuno parlare, forse Rhea o l'altra persona che mi aveva infilato un ago al collo. Non riuscivo a distinguere le loro voci, non sapevo se era una, due, milioni, non capivo nemmeno se ero seduta da qualche parte. Sentivo solo la mia testa che cadeva nonostante i miei sforzi nel restare dritta, provai anche a parlare ma uscì solo un flebile mormorio, o forse parlai veramente, ma cosa dissi però? 

Cercai di tenere la mente lucida, cercando focalizzarmi su qualcosa che mi avrebbe tenuta sveglia. Pensai a mio padre, la sua immagine era sfumata nella mia mente, come del resto lo erano i miei sentimenti. Poi i miei pensieri si spostarono ad immaginare casa mia, la tipica casa murata e sempliciotta di ogni villaggio, ma anche in quel caso l'immagine svanì come se non fosse più un ricordo importante. Non c'era niente che potesse ravvivarmi, nulla che potesse aiutarmi a riprendere in mano la situazione. Era passato così tanto tempo da quanto avevo veramente pensato a casa mia, a papà, che ormai il loro era un ricordo lontano, di una vita iniziata e poi finita. La mia esistenza era cessata nel momento in cui mi avevano portata via, mi avevano dato una nuova casa, una nuova famiglia. Una nuova vita, una vita che mi stavano portando nuovamente via. Non so quando cominciai a considerare questa la mia nuova casa, ma sapevo che questa era la prima volta che mi riferivo a loro come famiglia, e mi faceva male, mi distruggeva e logorava dall'interno. Mi sentivo tradita dalle persone di cui mi fidavo. Perché mai ho cominciato ha fidarmi? Sì, ricordo, dal momento in cui il mio odio era scemato dando spazio ad un sentimento genuino che non avevo mai provato prima. La mia mente si ricordò dalla insopportabile e irritante presenza che ho avuto accanto per tutti questi mesi, e mi focalizzai su di lei. E come se avessi un ritratto di fronte ai miei occhi, la sua immagine non svanì, e la osservavo sperando che non se ne andasse mai, che non evaporasse come tutti gli altri miei ricordi. Ma lei rimase lì. Non mi importava se i suoi occhi diventavano rossi, se i sui canini si allungavano, se era più forte o agile, se non era umana. Lei era la mia nuova famiglia ed io avrei combattuto per essa. 

Riuscii lentamente a prendere conoscenza, non riuscivo a muovere nulla, ma i miei occhi si spalancarono, non alla vista del mostro che mi aveva rapita ma per la ragazza che le sedeva accanto. Era accigliata, con lo sguardo perso nel vuoto, e preoccupato. La fissai, la odiai dal profondo del mio cuore. quando alzò lo sguardo e si incontrò con il mio, mi guardò con una tale mortificazione che quasi provai pena per il suo stato. 

"A... me...lie." dissi debolmente mentre i miei occhi assassini la fissavano, l'avrei strangolata se non avessi avuto le mani legate.

"Mi dispiace tanto." disse come se fosse in procinto di piangere.

Non riuscivo a capire il perché, ma poi vidi Rhea prenderle la mano per rassicurarla e poi capii. Amelie era stata una semplice marionetta nelle mani di questo essere davanti a me, ma ciò non la giustificava. 

"Do...ve?" domandai. Non mi importava il perché, le loro stupide motivazioni, volevo solo sapere cosa ne avrebbero fatto di me. Come mi aspettavo fu Amelie la prima a parlare.

"Non devi preoccuparti, ti stiamo solo affidando ad un'altra casa." 

Quindi mi stanno dando via ad un nuovo padrone? Sapevo che quello che era successo quella notte con Lux e la sua perdita di controllo avrebbe avuto un ruolo principale nel rapporto tra me e Rhea e la nascita di un qualche astio nei miei confronti, ma pensare che Amelie le avrebbe dato corda mi ferisce solo di più. Non c'era più alcun motivo di mandarmi via, eravamo sul punto di risolvere le nostre dispute ma hanno comunque deciso di allontanarmi da lei. Proprio ora.

"Li conosco," disse Rhea, "O meglio, mi sono stati consigliati da un mio vecchio amico, abbiamo stipulato un contratto-"

"Non ti faranno del male." la interruppe Amelie. "Non ti chiederanno mai il tuo sangue o prestazioni sessuali, starai bene, te lo assicuro." Parlò con un tale sconforto e dolore che quasi mi fece ridere.

Stai cercando di rassicurare me o te stessa?

"Lei... non... lo sa... vero?" Sorrisi per le loro espressioni facciali, l'unica cosa mi solleva era il sapere che Lux le avrebbe rovinate. "Si... vendicherà." dissi con una leggera rissata. Ma per quanto mi sembrassero ridicole, era impossibile sorridere in un momento come questo. Provavo terrore all'idea di essere venduta a qualcun altro, le loro rassicurazioni, i patti che avevano fatto, non valevano un bel niente. Una volta nelle mani di un nuovo padrone, io sarei stata sua e basta. Sola, di nuovo. "Mi troverà... lo so." piansi.

La carrozza correva veloce su strada. Nessuna delle due mi rivolse più la parola, e Amelie neanche riusciva a guardarmi. L'effetto della droga stava lentamente scomparendo e dopo un paio di ore finalmente riuscii di nuovo a muovere mani e gambe. Almeno posso correre, pensai vedendo i piedi liberi, ma sarà abbastanza inutile con le abilità che hanno loro. Quando finalmente la carrozza si fermò, il mio cuore sobbalzò.

"Ci siamo," Rhea scese, si voltò un ultima volta verso Amelie, che incupita si guadava le mani a testa bassa. Voleva dirle qualcosa, ma poi fissò me e io sostenei il suo sguardo. "Non tentare nulla di strano, lo sai che non hai possibilità."

Lo so bene. Neanche la fortuna potrà assistermi questa notte.

Chiuse lo sportello, e la sentii allontanarsi con le sue scarpe che calpestavano la breccia. Adesso c'eravamo solo io e Amelie.

"Mi dispiace." disse rompendo il silenzio. 

"No che non ti dispiace," risposi secca, nel pieno delle mia facoltà mentali e motorie. "Amelie mi hai delusa." 

"Lo so, ma è giusto così." Potevo vedere dal suo sguardo che questo non era davvero quello che voleva, gli occhi lucidi, la voce tremante...  "Da quando sei arrivata è andato tutto male." 

"Non usare me come una scusa!" ringhiai. "Lux stava male da ancor prima che arrivassi, è colpa vostra che non ve ne siete mai accorte."

"Lo sapevamo, ma la tua presenza ha peggiorato la sua situazione."

"Amelie basta, non cercare scuse per giustificare te stessa, ormai siamo qui, finiscila." Non avevo la forza di discutere e nemmeno la voglia, sapevo che sarebbe stata la sua stessa coscienza a distruggerla, non c'era bisogno di infierire oltre.

Dopo qualche minuto Rhea tornò, e come se fossi una spregevole prigioniera, mi prese il braccio e con forza mi trascinò fuori. "Andiamo." disse in tono imperativo. Io la scrollai via, le mi guardò con furore come se l'avessi sfidata, ma prima che potesse riprendermi, io avanzai da sola. Volevo solo avere un po' di dignità e non essere trattata come una criminale. Mi diressi verso la carrozza davanti la nostra, ma prima di farlo, rivolsi curiosamente lo sguardo verso il cocchiere che si era fatto corrompere per portarmi qui. Fui invasa dall'odio.

"Sarai contento!" esclamai nel vedere Arkel. Ma lui non rispose alla mia provocazione, anzi, mi guardò serio, e poi distolse subito lo sguardo. Lo trovai strano, aggrottai la fronte, ma poi Rhea mi spinse e per poco inciampai. "Smettila." le mormorai infastidita.

"Voglio solo che ci sbrighiamo."

C'era una donna ad aspettarmi, capelli di un biondo così chiaro che sembravano bianchi, raccolti in un alta acconciatura, un vestito lungo viola, elegante e raffinato, gli occhi truccati più del necessario e un rossetto rosso scuro che metteva in evidenza le sue labbra fine. Sembrava una donna d'alta società, o semplicemente una che voleva mettersi in mostra.

"Grazie Luise," le sorrise Rhea porgendomi ai due uomini accanto alla signora.

"Ma di nulla tesoro." Si girò verso di me, mi guardò dall'alto verso il basso, "Ci prenderemo cura noi di lei, non preoccuparti, la porteremo sana e salva dal nostro cliente." disse sorridendo.

"Ringrazia ancora Constantine da parte mia."

Luise e Constantine? Non dimenticherò mai questi nomi, puoi giurarci. E di sicuro farò passare le pene dall'inferno a questo "cliente".

Rhea se ne andò con un sorriso sollevato, ormai non c'ero più io, giusto? Si era tolta un peso, ma second me non ha per nulla pensato alle conseguenze del suo gesto, ne Amelie e neppure Arkel. Me l'aveva detto Rhea stessa, "Lux non ti lascerebbe mai andare" e io ci credo con tutta me stessa, riuscirà a trovarmi ovunque io sia.

"Su andiamo." disse con voce squillante. 

Prima di voltarmi guardai per l'ultima volta la carrozza, Rhea era appena entrata ed io mi ritrovai gli occhi di Arkel puntati a dosso. Mi fissò, era come se il suo sguardo fosse vuoto, privo di emozioni, ma sapevo che stava pensando a qualcosa e che sentiva qualcosa, solo non voleva farmelo vedere. Mi immaginavo un ghigno sul suo volto, o una risata nel vedermi così, aveva vinto lui, allora perché era così apatico? Prova forse dispiacere per me? No, c'è altro, c'è sempre dell'altro, è questo quello che ho imparato stando al fianco di Lux, anche la stessa Amelie che mi mostrava ogni giorno il suo sorriso stava pensando a come sbarazzarsi di me al tempo stesso.

Fui distratta dai miei pensieri quando uno degli uomini mi prese per il braccio, mi spinse dentro la carrozza con lui e la signora, mentre l'altro si era accomodato accanto al cocchiere. Erano le sue guardie del corpo, forse era davvero una nobile e non una che si fingeva di essere tale. Poco importa in un momento come questo. Mi aspetta un altro viaggio per incontrare il mio nuovo padrone, anche se non l'avrei mai considerato come tale.

"Mi dispiace farti fare un altro lungo viaggio, ma se avessimo usato un auto saremmo stati troppo appariscenti."

"Ma quanto mi dispiace." disse sarcastica sorridendole.

Dopo ciò non mi rivolse più la parola, a quanto pare non è una donna dalla personalità forte, quasi mi dispiacque di averle risposto male, ma non posso preoccuparmi dei sentimenti altrui adesso, del resto loro non hanno pensato ai miei.

Non fu un viaggio lungo, ma non perché la destinazione fosse vicina, ma perché non eravamo soli. La carrozza si fermò su strada, e la signora Luise e il suo uomo si guardarono confusi. 

"Vai a controllare." disse lei, e lui l'avrebbe anche fatto se carrozza non tremò sotto il peso di quello che sembrava un brusco movimento. Sentimmo tutti il tonfo e poi il gemito di qualcuno, e poi un altro che soffocò un grido.

Luise che era davanti a me sembrò terrorizzata, mentre il suo uomo era già pronto ad intervenire, del resto veniva pagato per questo. Fece ad entrambe il gesto di fare silenzio, scoprì il finestrino dello sportello dalla tendina, controllò i dintorni con la poca visuale offerta, e poi decise di scendere, lentamente e cauto. Fu in quel momento che pensai ad una follia, anzi, non pensai proprio, agii soltanto. Nel momento in cui posò un piede sullo scalino e si sporse per uscire dalla carrozza, io con impulsività e imprudenza, alzai entrambe le gambe, e con tutta la forza che avevo calciai l'uomo fuori. Perse l'equilibrio e il suo corpo incontrò il pavimento terroso. Guadai di scatto la donna, il mio intervento fu così repentino e inaspettato che non riuscì a reagire. Con la stessa velocità, aprii lo sportello alla mia destra, e nonostante lei allungò le sue braccia verso di me, io scivolai via. Ero fuori, libera. 

Sentivo l'adrenalina scorrere dentro di me, ma quel momento di euforia si trasformò in terrore. A terra c'era il corpo senza vita del cocchiere ed in altro, al suo posto, in pedi e trionfante c'era il suo assassino. Mi volta subito e cominciai a correre più che potei in quella distesa di erba e terra oscurata dalla notte. Non c'era assolutamente nulla, eravamo nel bel mezzo dell'infinito verde, ed io non sapevo dove andare o nascondermi.

Sentii da dietro la signora Luise gridare, e mi girai. Il suo urlo fu subito spezzato dalla lama che le trapassò il collo, lasciando il suo corpo senza vita cadere sui sedili della carrozza. Il colpevole uscì e mi fissò da lontano, e sorrise come se avesse appena visto un gioiello. Io mi fermai, non c'era alcun luogo dove andare e tremavo per il freddo e per il terrore.  La nostra carrozza si era fermata perché ce ne erano due che ostruivano la strada. Era un imboscata, perché? Si immaginavano di trovare soldi? Invece hanno solamente ottenuto i cadaveri di tre uomini ed una donna. E poi c'ero io, inerme e terrorizzata che aveva tentato di fuggire. Erano in cinque ed io non ce l'avrei mai potuta fare. No, non cinque. Un sesto uomo uscì dalla seconda carrozza. Indossava vestiti eleganti, un cappello cilindrico, e un bastone che teneva stretto in una mano. Mi fissò, come facevano tutti gli altri, poi con un gesto della testa ordinò loro di prendermi. Vedere cinque uomini sporchi di sangue venirti contro non è una bella sensazione, è come veder correre la morte verso di te, era inevitabile.

Fu inutile combatterli, e fu ancora più stupido provarci, ci guadagnai solo due pugni nello stomaco che mi stesero subito. Era umiliante, mi facevo pena da sola. Ma che ho fatto per meritami questo? Non bastava essere venduta ad altri?

Lo stesso che mi aveva ferita, mi sollevò di peso e mi obbligò a rimettermi in piedi. "Muoviti." disse. Mi diede una spinta obbligandomi a camminare, e poi un'altra quando rallentai. Guardai di nuovo verso la mia carrozza, c'era sangue ovunque. Mi si inumidirono gli occhi per la paura che provavo, era decisamente peggio di quando Lux mi aveva catturata.

Quando mi trovai davanti al loro capo, l'uomo che avevo dietro domandò con mio stupore, "Titus, è lei quella che ha detto il ragazzo?"

Quale ragazzo? Mi hanno venduta non una ma due volte? 

Titus che era davanti a me non aveva più di venticinque anni, ma quell'abbigliamento lo facevano sembrare molto più grande. Le dita delle mani erano adornata da anelli con diamanti, le unghie erano nere, come se fossero state tinte con qualcosa, per non parlare del suo volto. Avevo un viso buffo, zigomi alti, occhi truccati con un pesante nero, il pizzetto sul mento, e poi la sua voce acuta, "Sì, decisamente." rispose sorridendo. "Sbrighiamoci, sapete tutti che Cassandra non è una donna a cui piace aspettare."

Che succede? Non capisco.

 

Questo capitolo si sarebbe dovuto intitolare "Eloyn viene sballottata da una carrozza all'altra" oppure "Troppe cose in un solo capitolo aiut-" comunque il titolo effettivo è un riferimento a quello del capitolo 1

Al prossimo capitolo guuuys~

 

   
 
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