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Autore: heliodor    01/11/2020    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un dono gradito
 
“Zane, Zane, Zane” stava dicendo Demia Vauru col solito tono lamentoso.
La ragazza, anche se in verità Zane la vedeva più come un donnone sul quale persino il mantello sembrava piccolo come un grembiule, si esprimeva sempre con quel tono quando voleva lamentarsi di qualcosa.
Per tutto il viaggio non ha fatto altro che questo, si disse Zane. Per fortuna è finito.
“C’è un pensiero che mi perseguita da quando siamo partiti” proseguì Demia. “Vuoi che te ne metta a parte, comandante?”
Non lo farai in ogni caso?
“Dimmi pure. Mio padre ti ha messa sotto il mio comando affinché mi consigliassi, in fondo.”
“In verità” disse Demia. “Io sono qui per farti da guida, Zane. In un certo senso, sarei io a comandare te.”
“Non ho bisogno di una guida” disse sicuro.
“Tutti ne abbiamo una” replicò lei. “Ma ne riparleremo. Piuttosto, hai pensato al regalo da portare alla governatrice Abrekir?”
“A quello ha pensato già mio padre.”
Demia si accigliò.
Zane indicò la colonna di soldati e cavalieri che si snodava dietro di loro per quasi due miglia. Era formata da tre file di soldati armati di lancia e lo scudo legato sulla schiena. Alcuni procedevano a cavallo, formando una scorta che proteggeva i carri pieni di provviste che arrancavano al centro. Ancora più indietro poteva scorgere la colonna di cinquanta cavalieri i cui mantelli ondeggiavano al vento.
“Le facciamo dono di un esercito.”
“Questa è solo un’armata” disse Demia. “Ci vorranno molte più lance e mantelli per avere ragione del rinnegato e dei suoi alleati.” Trasse un profondo sospiro. “Ma immagino che sarà comunque un dono gradito.”
Zane incassò l’approvazione della strega e si rilassò. “Parlami del rinnegato. Di Malag.”
“Cosa posso dirti che tu non sai già?”
“So quello che si racconta in giro. Che è ritornato dai reami della morte per prendersi la sua vendetta contro i popoli che lo hanno sconfitto la prima volta.”
“E tu credi a queste sciocchezze, Zane? Se tuo padre fosse qui disapproverebbe.”
Non mi serve la sua approvazione, pensò sentendo salire la tensione. La represse facendo leva sulla volontà di sembrare ragionevole con quella strega.
“Eppure è quello che si sente dire. Che Malag era morto e che è risorto, in qualche modo.”
“Nessuno torna dal regno della morte.”
“Allora chi è che stiamo combattendo? Uno spirito?”
“Magari solo uno che si fa chiamare Malag. Che ne ha usurpato la fama.”
“Fama?” fece Zane perplesso. “Infamia, vorrai dire.”
Demia fece spallucce. “Chiamala come ti pare, ma sulle due sponde del mare di mezzo l’arcistregone ha molti sostenitori.”
“Chi potrebbe sostenere un rinnegato?”
“Altri rinnegati. Gli scontenti. Quelli a cui non importa dell’ordine e della pace.”
“Altri infami.”
“Dal loro punto di vista, siamo noi gli infami.”
Zane ridacchiò. “Quanta saggezza. Sembra quasi che tu ne abbia conosciuto qualcuno di persona.”
Demia serrò la mascella. “Tuo padre non ti ha raccontato come ci siamo conosciuti?”
“Non mi parla quasi mai del suo passato” ammise Zane.
Ogni volta che aveva provato a interrogarlo su quegli anni turbolenti, Aramil il Triste era diventato silenzioso e cupo.
Dopo qualche anno, aveva smesso di provarci e si era interessato di altro.
Demia si limitò ad annuire.
“In ogni caso” disse Zane per cambiare discorso. “Malag e i suoi seguaci sono solo dei rinnegati. Avremo ragione di loro facilmente e ci copriremo di gloria.”
“Se fossi in te non sottovaluterei le forze dell’arcistregone.”
Zane si accigliò. “Sai qualcosa che ignoro?”
“Sono poche le cose che so e sono molte quelle che tu ignori.”
“Colma la mia ignoranza, se non ti è troppo di peso.”
“Colmare la tua ignoranza? Sarebbe come cercare di svuotare il mare con una coppa.”
Zane sorrise. “Non ho mai visto il mare.”
Demia sospirò. “Che vuoi sapere?”
“Parlami della guerra contro Vulkath, tanto per iniziare. So che lui era un seguace di Malag.”
“Non direi che fosse un seguace” disse Demia. “I rinnegati sono leali solo al loro interesse. Vulkath si è limitato a riempire un vuoto lasciato dall’arcistregone.”
“Vuoto?”
“Se vuoi ti racconto una storia che mi narrava mio nonno.”
“Se è importante” fece Zane vago.
“Forse lo è. Mio nonno me la raccontava sempre quando tornava da un viaggio. Sai, lui era uno stregone di Taloras, ma aveva lasciato il suo circolo per vivere a Lormist, con la donna che amava. Come tutti gli stregoni che passano da un circolo all’altro, non era mai salito ai livelli più alti, ma era comunque un confratello rispettato. E quel rispetto se l’era guadagnato con anni di lealtà e dedizione. Come ti dicevo, lui viaggiava spesso e in uno dei suoi viaggi sul continente antico aveva sentito questa storia.” Fece una pausa come se stesse ricordando qualcosa di piacevole e triste al tempo stesso. “C’erano due città rivali, Yevon e Nezat. Sempre in guerra, sempre divise da una fiera rivalità. Più o meno ogni decade scoppiava un conflitto. Una volta era una disputa di confine, un’altra uno scontro per il possesso di un’isola. Per secoli i guerrieri e i mantelli delle due città si diedero battaglia, senza che mai una delle due riuscisse a prevalere sull’altra. I giovani di Nezat crescevano ascoltando le gesta dei loro padri e madri e sognavano di ripeterle. Quelli di Yevon trascorrevano la loro fanciullezza giocando all’ombra delle statue dei più grandi condottieri cui era stato riservato quell’onore.”
“Dura ancora molto questa storia?” chiese Zane annoiato.
“Non molto” rispose Demia. “Un giorno a Yevon giunse una nave dall’oriente. I mercanti che sbarcarono sui moli giunsero con le stive colme di spezie e vasi preziosi. E non solo.”
Zane si accigliò.
“Epidemia di morbo rosso.”
Scosse la testa. “Brutta faccenda.”
“In meno di tre Lune, la malattia uccise un abitante su tre e la metà di quelli rimasti fuggì nelle campagne. La notizia non tardò a giungere a Nezat, dove i festeggiamenti furono grandi. Il vecchio nemico alla fine era caduto.”
“Non certo per merito loro.”
“Nezat celebrò la sconfitta dei nemici per due Lune, quindi inviò un’armata per occupare la città, ma prima si assicurarono che la malattia fosse scomparsa.”
“Persone prudenti.”
Demia fece una smorfia.
“Che cosa andò storto?” chiese Zane incuriosito.
“Niente. Fu tutto perfetto. Nezat prese Yevon senza combattere e ne fece una sua colonia. Gli abitanti furono fatti schiavi e servirono per generazioni nelle lussuose tenute dei loro nuovi padroni.”
“Una triste fine per la gloriosa Yevon.”
“Invero, nemmeno a Nezat andò troppo bene.”
Zane si accigliò. “Hanno vinto. Il loro è stato un trionfo.”
“Tu dici? Dovresti attendere la fine della storia prima di giudicare.”
Uno dei cavalieri li affiancò. “Un drappello” disse indicando la strada. “Vengono verso di noi.”
Zane guardò nella stessa direzione e vide una dozzina di cavalieri avanzare su due file. Metà di essi indossava il mantello, l’altra lance e scudi.
I due che procedevano in testa portavano a spada sul fianco, ma nessun mantello né scudo.
“Mi racconterai dopo il finale” disse Zane spronando il cavallo.
Insieme a lui si mossero Demia e una dozzina di cavalieri che formavano la sua scorta. Altri dieci mantelli a cavallo avanzarono in testa al gruppo ma si tennero distanti come era stato loro ordinato.
Zane avanzò con la schiena dritta e lo sguardo fisso sui due cavalieri che guidavano il drappello. Quando arrivarono a una decina di passi di distanza, tirò le redini.
“Io vi saluto” disse alzando il braccio sinistro.
“E noi salutiamo te” rispose uno dei due cavalieri in testa. Era il più anziano dei due e una folta barba grigia gli nascondeva il viso. L’altro era di poco più giovane e portava un paio di baffi lunghi e arricciati. Zane notò che si somigliavano.
“Sono Zane Stanner” disse con tono deciso. “Comandante di questa armata.”
“Zebith Abbylan” rispose il cavaliere barbuto. “Comandante della milizia di Ferrador.” Fece un gesto con la mano verso il cavaliere al suo fianco. “Lui è Ferg, comandante della guardia di palazzo.”
Ferg fece un cenno con la testa.
“Io saluto anche te” disse Zane cercando di mostrarsi cortese. “A cosa devo questo benvenuto?”
“La governatrice ti porge i suoi saluti.”
“Speravo di poter fare lo stesso di persona.”
“E lo farai” disse Zebith. “Siamo qui proprio per scortarti da lei. Ti attende con impazienza. Se vuoi seguirci…”
“Il comandante ha già la sua scorta” disse Demia.
Zebith le lanciò un’occhiata di sottecchi. “Noi conosciamo meglio la strada. Viaggerà più sicuro in nostra compagnia.”
“Viaggerà più sicuro con la sua scorta.”
Zane le fece un cenno con la mano. “Vi seguirò” disse a Zebith. “Non posso che affidarmi all’ospitalità della governatrice. Per quanto ne so, lei e mio padre si stimano molto.”
“La governatrice ha sempre speso parole di elogio per il comandante Stanner” disse Zebith.
“È facile elogiare chi se lo merita” disse Demia. “Lo stesso non si può dire per quelli che servono la governatrice.”
Abbylan raddrizzò la schiena. “Se hai un’accusa da fare, strega di Lormist…”
“Nessuna accusa” rispose Demia. “Ma ho saputo che personaggi come Dalkon e Falgan si sono uniti alla causa di Talmist.”
“Ogni aiuto è il benvenuto” rispose il cavaliere.
Demia si limitò a squadrarlo.
“Hai finito?” fece Zane a bassa voce. “Siamo qui per aiutarli, non per offenderli.”
La strega annuì. “Me lo ricorderò.”
“Bene” fece Zane. “Vi seguirò.”
“Dovresti essere più prudente, comandante” iniziò a dire Demia.
“E tu devi ricordarti che sono io al comando” rispose lui. “Dobbiamo conquistarci la loro fiducia. Ordini di mio padre, non scordarlo.”
La donna annuì di nuovo.
“Porta l’armata a Ferrador e accampatevi fuori dalle mura.”
Zane avanzò verso i cavalieri di Ferrador.
“Da questa parte” disse Zebith.
I tre presero posto al centro della colonna, ma il comandante andò subito in testa lasciandolo con il più giovane dei due.
“Io sono Ferg” disse questi dopo qualche minuto di silenzio.
“Zane.”
“Non temere, a dispetto dei modi rudi, Zeb è una brava persona.”
“Non avevo alcun dubbio.”
“Anche se a volte ho il sospetto che sotto quella barba nasconda un’altra barba ancora più folta.”
Quella frase strappò un mezzo sorriso a Zane. “Tu lo conosci bene?”
“Abbastanza.”
“È un bravo comandante?”
“Non quanto suo fratello.”
“Davvero? E anche lui è famoso per i modi rudi e la barba folta?”
“Certo che no. Abbylan il minore è celebre per il gusto nel vestire e la sua abilità nell’usare la spada.”
“Sembra un grande guerriero.”
“Il migliore di Ferrador.”
“Ferg” disse Zeb Abbylan avvicinandosi. “Non importunare il nostro ospite.”
Zane si irrigidì. “Non mi stava importunando, comandante.”
“Prendi due cavalieri e torna alla colonna” ordinò il comandante. “Fai in modo che si accampino sotto le mura, nello spiazzo che abbiamo preparato per loro.”
“Come tu ordini” disse Ferg.
“Spero che la sistemazione sia di vostro gradimento” disse Zeb. “Col poco tempo a disposizione non potevamo allestire delle caserme in città.”
“Naturalmente” fece Zane cortese. “E dovrete sistemare anche i vostri soldati.”
Zeb fece una smorfia.
“Ho detto qualcosa di sbagliato?”
“Affatto” rispose il guerriero. “Avete centrato perfettamente la questione.”
Zane si accigliò. “Quale questione?”
“Ne parlerete con la governatrice. Io non sono autorizzato a parlarvene.”
“Chiederò a lei a questo punto. Ferg è il vostro aiutante di campo oltre che il comandante delle guardie di palazzo?”
Zeb rispose con un grugnito prima di dire: “Vi ha detto qualcosa?”
“Di lui? Molto poco, ma sembra ammirare parecchio vostro fratello.”
Zeb scosse la testa. “Quell’idiota. Qualsiasi cosa esca dalla sua bocca è una colossale sciocchezza.”
“Vostro fratello non è così abile con la spada come si dice in giro?”
“Mio fratello è più abile con le bottiglie di vino, ma non voglio parlarvi di lui.”
Zane si fece attento. “E di cosa allora?”
“Ci sono cose che dovete sapere prima di arrivare in città e ho poco tempo per riferirvele.”
“Non capisco.”
“Ho un messaggio per voi.”
“Da parte di chi?”
Zeb iniziò a parlare.

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