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Autore: New Moon Black    01/11/2020    0 recensioni
~{NoremmaMonth2020}~
[Tratto dal testo]
Il ragazzo non fece in tempo a completare la frase che, uno schiaffo ben sestato gli arrivò in piena faccia dalla sua interlocutrice, strattonandolo poi con forza dal colletto della sua camicia.
Faceva male.
Decisamente.
Ma quello che gli fece più male fu vedere le lacrime sul viso roseo della sua amata compagna d'avventure, intenta ad urlare ad alta voce tutta la sua rabbia, il suo dolore e la sua frustrazione.
Gli si spezzò il cuore.
Tutto questo era accaduto, solo, per colpa sua.
-"Tu non mi hai salvato da niente, Norman!
Ho vissuto, con questo dolore, ogni singolo giorno della mia vita e ti ho incolpato per aver anche solo pensato di sapere qual'era la cosa migliore per me... quando lo eri TU, stupido!"
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Storia partecipante al contest "Norember" indetto da Standreamy!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma, Norman
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!
Capitoli:
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Noremma contest


*Iniziativa: scritta per il Contest “Norember”, indetto da Standreamy sulla sua pagina instagram ispirandosi all’Inktober.
*Numero Parole: 2.997
*Prompt: Free Day
*Link al vostro blog/twitter/quel che volete:

Profilo EFP (
https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=224886)
Profilo Wattpad (
https://www.wattpad.com/user/artemiskarpusivargas)
*Hashtag: #NoremmaMonth2020 #Norember              

 

Silver Wires

 

Era un tardo pomeriggio del 1 Novembre, il cielo aveva preso alcune sfumature rossicce ed indaco, con le nuvole contornavano il vasto paesaggio sempreverde delle Highlights scozzesi e il profilo delle mura centenarie di Hogwarts; il vento caldo autunnale soffiava debolmente tra le fronde degli alberi giganti e le foglie giallognole fluttuavano nell’aria come se stessero ballando una danza antica, per poi posarsi dolcemente sulle superfici ruvide di alcune zucche dai colori brillanti e vivaci.
Sebbene Halloween fosse passato a malapena un giorno, maghi e streghe di tutte le età cercavano di sfruttare il loro weekend libero come meglio potevano: c’era chi passeggiava tra le vie affollate di Diagon Alley e vedere le vetrine che esponevano le migliori merci sul mercato, chi ancora andavano a visitare le varie locande tipiche scozzesi di Hosgmeade come I Tre Manici di Scopa che servivano la miglior Burrobirra del mondo o, addirittura, c’era chi passava una giornata con i propri familiari per riallacciare i rapporti.

Qualsiasi motivazione poteva essere, Novembre era sicuramente il periodo adatto per tenersi le mani “occupate”.

Il castello sembrava così vuoto e monotono senza l’affluenza degli studenti più giovani, eppure c’era una calma piatta persino per i fantasmi che vi risiedevano in quelle mura da, praticamente, secoli.
Persino Yuugo Glorybell, custode magonò di Hogwarts dalla dubbia gentilezza, sentiva la “mancanza” di quei mocciosi casinisti che creavano, il più delle volte, scompiglio; pover’uomo, non poteva sfoggiare nemmeno le sue nuove catene di rame, che disgrazia!

Era tutto tranquillo.
Troppo tranquillo.

Tuttavia, nella torre Est, più precisamente nella Torre di Astronomia, echeggiò una risata femminile cristallina ed allegra, seguito dai nitriti energici di un cavallo e lo scalpitio degli zoccoli.

-“Norman! Norman! Hai visto?”

Il ragazzo guardava meravigliato la giovane Grifondoro mentre rideva spensierata e cercava di fare amicizia con il suo Patronus, che aveva preso le sembianze di uno splendido e maestoso Abraxan.
Le sue ali bianco-argento evanescenti erano spalancate, mostrandosi in tutta la sua grandezza e fierezza, e aveva iniziato a scalpitare con gli zoccoli a mezz’aria, proprio intorno alla ragazza dai folti ed indomabili capelli rossi.
Poteva vedere chiaramente i suoi grandissimi occhi verdi che brillavano di  gioia, le guance imporporarsi man mano per l’emozione e le labbra che si arcuavano in un grande sorriso.

Caldo.
Raggiante.

Norman era senza fiato.

La luce del tramonto, che filtrava nella parte esposta dell’Osservatorio, rendeva la sua figura minuta splendente e pura, come  se avesse ricevuto  da quella ragazza una gentile carezza al viso, e i suoi capelli sembravano  ancora più rossi come le lingue di fuoco; con la divisa rosso-oro sprovvista di mantello, le risaltava dolcemente le poche curve del suo corpo.
Seppur aveva la tendenza di comportarsi come una maschiaccio e la predisposizione a lanciarsi in avventure pericolose, l’albino non ha mai smesso di pensare quanto fosse la strega più bella, dotata e geniale che abbia mai conosciuto.
Era talmente assorto a guardarla  giocare con quell’Abraxan evanescente, completamente euforica ed energica per la grande scoperta, da non ascoltare cosa stesse dicendo con tanta enfasi.

Si lasciò scappare un sonoro “wow” fra le sue labbra sottili.
Era, semplicemente, se stessa.

Inizialmente, i giovani Norman Minerva ed Emma Ratri si erano rifugiati, all’insaputa di tutti tranne per il loro migliore amico Ray Gracefield, verso la Torre di Astronomia, pensando che fosse un posto perfetto  per poter studiare, indisturbati, un incantesimo difficile e complesso come l’Incanto Patronus.
Erano più di quattro/cinque ore che i due ragazzi avevano continuato a provare con costanza ed impegno quell’incantesimo di alto livello e dalla difficoltà estrema, ma senza nessun risultato concreto.
All’inizio, il loro Patronus non avevano ancora assimilato una vera forma “corporea” e il ragazzo, con una scrollata di spalle, aveva pensato che fosse troppo presto per imparare un incantesimo tanto potente per degli studenti del VI° anno.

Ma Emma non era nel suo stesso parere.             

L’aveva osservata, silente, per tutto il tempo e fino ad allora, non ha mai gettato la spugna al primo tentativo.
Nemmeno la seconda, la terza e la quarta volta.
Una ragazza davvero sconsiderata, temeraria fino all’eccesso e una gran testa calda, eppure rispecchiava perfettamente i tratti della sua Casa d’appartenenza: era una leonessa audace, determinata e forte.

Emma Ratri era riuscita ad evocare uno dei Patronus più rari e potenti che la comunità magica avesse mai posato gli occhi e lui aveva avuto l’onore di assistere a un tale miracolo qui, proprio in quell’Osservatorio.

Ricordò che suo padre William, un famosissimo Spezzaincantesimi che aveva fatto il giro del mondo per tanto tempo, gli confessò che aveva impiegato vari anni per avere la padronanza completa del suo Patronus corporeo, ovvero la sua civetta delle nevi.
Gli aveva intimato che erano pochi i maghi e le streghe a saper eseguire, senza intoppi, un Patrono completo; certo, la maggior parte di essi tendevano a prendere le sembianze di animali assolutamente comuni, inclusi quelli inusuali.
Ma tant’era vero che erano rari i casi in cui un mago o una strega, su dieci, riuscivano ad evocare una creatura magica, esemplare quanto leggendaria, come patronus corporeo.

Gli rimembrò le testuali parole di suo padre.

“Un mago o una strega che posseggono quella rara dote potrebbe avere un vantaggio in più rispetto agli altri… ma come sai bene, Norman, a differenza degli altri incantesimi, l'Expecto Patronum è un incantesimo "soggettivo": può fare del bene quanto no; e chi possiede tale potere ha queste caratteristiche importanti: una mente brillante, unica del suo genere e che non si ferma alle apparenze e un’anima pura e forte, capace di sopportare e di affrontare ogni avversità che le si presenta davanti...”

Un piccolo sorriso increspò le labbra chiare.
Questa descrizione rispettava, decisamente, il profilo di Emma.
Lei era veramente incredibile, pensò l’albino.
Le iridi azzurre rincontrarono nuovamente quelle verdi di lei, quest’ultima gli sorrise così genuinamente che temette di aver avuto un attacco di cuore.

Ah, quello splendido e dannato sorriso che l’ha stregato completamente in quasi cinque/sei anni di conoscenza, finendo con l’innamorarsene.
Perdutamente.

“Perché è così carina quando mi sorride in quel modo?”

Arrossì terribilmente quando mille pensieri, decisamente imbarazzanti, fecero capolino nella testa del Serpeverde, immaginandosi vari scenari di loro due insieme, fianco a fianco, persino fuori dalle mura scolastiche del castello.
Dovette fare ricorso  al suo alto controllo per non rischiare di svenire sul posto.
Gli tremò debolmente il labbro inferiore.
Se Ray fosse stato lì con loro e non in viaggio con la madre in Inghilterra, come minimo lo avrebbe preso in giro esclamando battutine fuori luogo come “Sei così rosso che potresti sostituire Rudolph.”, consapevole che provasse una cotta stratosferica per la giovane Grifondoro.

Che imbarazzo.

Sospirò quasi esasperato al pensiero del corvide ridere alle sue spalle sulla sua “situazione sentimentale”.
Il vento scompigliò alcuni ciuffi dei suoi capelli chiari e bianchi, avvertì una serie di brividi di freddo lungo la schiena, battendo un paio di volte le ciglia infastidito dalla improvvisa corrente d’aria.
Borbottò qualcosa riguardo la temperatura e che non ci teneva, assolutamente a beccarsi una febbre da cavallo.
Aveva avuto il pensiero di riprendere il mantello poggiato accuratamente sulla sua borsa e quella di Emma, quando quest’ultima non lo chiamò a gran voce.
Alzò lo sguardo incuriosito.

-“Emma, hai detto qualcosa?”

-“Non hai provato a rievocare di nuovo il tuo Patronus?”

Negò con un cenno del capo, sorridendo abbastanza in imbarazzo realizzando più tardi che la rossa fosse vicina al sottoscritto, sebbene gli arrivasse a malapena al collo per quanto fosse alto nel suo metro e settanta, l’aveva comunque colto alla sprovvista.
Distratto com’era, non si era nemmeno reso conto che il Patronus della grifone si fosse dissolto nell’aria.

Accidenti a lui, aveva abbassato la guardia.

Emma aveva sempre avuto un talento naturale ad infilarlo in situazioni particolarmente “inusuali”; all’inizio non ci aveva prestato molta attenzione, innocua ed ingenua com’era, tuttavia questo lo portò a pensare che, prima o poi, la ragazza avrebbe attentato, inconsciamente, al suo cuore.
Proprio come in questo preciso istante.
Le sue gambe tremarono così tanto come una foglia che temette di perdere l’equilibrio, tentando di mantenere la calma e il sangue freddo.
Doveva dire qualcosa per non rimanere muto come un pesce e fare la figura dell’idiota davanti alla sua cotta era, decisamente, l’ultimo dei suoi pensieri.

Andava bene qualunque cosa, anche la più banale delle scuse.
Dopo vari secondi passando a rimuginare su cosa poteva essere la cosa giusta da fare, finalmente, aveva trovato la soluzione al suo dramma interiore: doveva improvvisare.

-“C-credo di aver sbagliato qualche passaggio…”

-“Davvero?”

Aveva fatto centro.
Si trattenne a sorridere trionfante, scampato dall’imminente pericolo.
Dopotutto, anche se stava cercando di non farsi scoprire dallo sguardo ammaliatore della Grifondoro, non era tanto lontano dalla verità.
Inspira.
Sii composto.
Espira.
Sbatte’ più volte le palpebre annuendo con un cenno della testa, stavolta più sicuro di se’ e con la voce meno tremante.
La grifone aveva la sua completa attenzione.

Resta calmo e non fare mosse avventate stavolta, pensò lui.

Estrasse dalla tasca nascosta dei pantaloni la sua bacchetta scura, con dei finissimi ghirigori intrecciati color argento  che si estendevano fino alla punta  e, con piccoli gesti della mano sinistra, mosse la bacchetta facendo fuoriuscire a malapena un piccolo sprazzo di luce bianco-argento.

-“Si, ero sicuro che bastava solo mi focalizzassi sul ricordo più felice o un emozione che mi facesse scaturire una grande quantità di energia positiva… ma credo che non funzioni del tutto.”

Emma poggiò una mano sul mento, arcuando le sopracciglia rossicce in un espressione pensierosa e buttando un occhio di tanto  in tanto sulla bacchetta del serpe.
Per Norman, era inusuale vederla con quello sguardo così concentrato e serio.
Pur non essendo un talento naturale come il sottoscritto o una studiosa come Ray, lei era capace di imparare qualsiasi incantesimo, sortilegio o manovra su una scopa in poco tempo grazie la sua formidabile memoria e alle sua capacità di osservazione, che la portavano a vedere oltre, anche i piccoli dettagli.
Su questo aspetto, non l’ha mai sottovalutata, anzi, la maggior parte delle volte chiedeva sempre a lei  per dei pareri su incantesimi “particolari” che si usavano in Difesa Contro le Arti Oscure o addirittura con Pozioni che, in quel caso, richiedevano una concentrazione massima nel prepararle.

Attese con ansia il suo verdetto finale.

Inizialmente, la grifone oscillò con un piede e un altro intorno all’albino, fino a quando non si fermò di colpo, interrompendo quella strana danza di passi intrecciati.

Puntò l’indice destro contro la sua figura e un grande sorriso le illuminò il volto, nonostante fuori dall’Osservatorio il cielo stava iniziando a scurirsi, bastava la sua sola presenza ad illuminare d’immenso il suo cammino.

-“Due sono le cose, o tu sei distratto o il ricordo felice su cui ti stavi  concentrando non trasmetteva abbastanza positività!”

Sobbalzò.
Adesso era lui ad essere confuso.
Oscillò di poco il capo, arcuando le sopraciglia chiare in un espressione dubbiosa.

-“Cosa intendi dire?”

-“Voglio dire che non era abbastanza efficace ed intenso. Magari ti sarai soffermato su un ricordo del passato di quando eri piccolo, o magari l’euforia del momento… ma non era forte abbastanza da scaturire quell’onda di energia positiva.
Sappiamo che la natura dell’Incanto Patronus è soggettiva, ovvero tanto è l’intensità di quella sensazione di felicità su cui si fa leva, maggiore sarà l’efficacia del Patrono.
Giusto, Norman?”

Lui annuì velocemente.

La rossa mostrò la sua bacchetta.
Era di un legno scurissimo con il manico intagliato di vari cerchi concentrici che, di tanto in tanto, alla luce del sole sembravano delle lingue di fuoco; presentava alcune sporgenze e non era del tutto dritta come le solite bacchette.
Con un rapido gesto del polso, gli mostrò la giusta manovra.

-“Bene, ed è anche vero che a determinare la potenza e la riuscita dell’incantesimo, non è tanto il contenuto, ma la sensazione trasmessa da tale pensiero.
Perciò… credo che sia abbastanza chiaro.”

Non fece in tempo a domandarle a cosa stava pensando che la rossa   si avvicinò quatta quatta all’albino e, in meno di pochi secondi, gli strinse dolcemente la mano libera, non togliendo mai quel dolce sorriso che aveva sul volto.
Sussultò.
Cosa stava succedendo?
Aveva giurato di aver intravvisto un leggero colorito rosso tra le gote della grifone quando percepì un calore confortevole tra le dita, ma forse si sbagliava visto come aveva iniziato a fare buio così velocemente.

Sì, doveva essere per forza così.

Non rischiava solo di impazzire, ma anche di avere un brutto infarto per quanta ansia stesse provando in quel momento.
Gli tremò il labbro inferiore e la sua voce uscì a malapena come un sussurro.

-“E-Emma…?”

La luce del sole stava sparendo poco a poco, lasciando alle sue spalle un cielo macchiato di arancio tra alcune sfumature violacee e la figura purpurea della luna fece capolino in un angolo, illuminando debolmente i due ragazzi, intenti a specchiarsi l’uno negli occhi dell’altra.
Quanto erano belle quelle gemme preziose, incastonate a regola d’arte, in quel viso androgino e roseo?
Come se non bastasse, il battito del suo cuore stava incominciando a martellargli quasi fastidiosamente al petto, le farfalle sfarfallavano energicamente allo stomaco e per un attimo pensò che, di lì a poco, avrebbe avuto un infarto.

Smettila di attentare così al mio cuore, pensò lui.

Com’era finito ad infatuarsi così profondamente di una ragazza così, come dire, piena di risorse rimase un gran mistero.
La situazione stava prendendo una strana piega e quando pensò che niente poteva andare peggio di così, la rossa riprese la parola.
Era talmente disorientato dal calore della sua mano e la sua vicinanza che gli fischiarono le orecchie, non potendo udire cosa gli avesse detto tentò invano di domandarle cosa gli avesse detto, ma Emma fu più veloce.
Con uno scatto repentino, gli prese la cravatta verde-argento avvicinandosi poi pericolosamente al suo viso e come furono letteralmente “faccia a faccia” il giovane Minerva dovette fare del suo meglio per controllarsi a non fare pazzie, come per esempio saltarle addosso e baciarle la fronte, le guance e le labbra.

Dannazione, lo stava facendo impazzire.
In tutti i sensi.

-“Non devi necessariamente concentrarti su un ricordo del tuo passato o un momento specifico che ti è successo, magari potresti andare oltre… puoi benissimo immaginare cosa ti fa rendere tanto felice e spensierato da farti spuntare un sorriso… e che sia facile da tenerlo a mente.”

Gli sussurrò qualcosa vicino l’orecchio e poi, lentamente, lo lasciò andare allontanandosi di qualche passo da lui, senza però sparire davanti alla sua visuale.
Non smise di sorridergli amorevolmente nemmeno quando spalancò le braccia in aria e, nel mentre stringeva con forza la sua bacchetta, uscita fuori in vista per l’occasione, gridò a pieni polmoni il suo nome ridendo spensierata.
Stava iniziando a fare freddo fuori e la raffica di vento era più forte rispetto a prima, tuttavia non sentiva niente sulla sua pelle nivea.
Non provava i soliti brividi di freddo post invernali, se non un inspiegabile calore che avvolgeva completamente il suo corpo, il sangue che gli stava dando alla testa e il cuore che martellava terribilmente forte al petto, da lasciarlo quasi senza respiro.

Che sia facile da tenerlo a mente, ripeté quella frase talmente tante volte da diventare il suo stesso mantra.

Arrossì così vistosamente, fino alle orecchie, che per un attimo divenne un grosso ortaggio da giardino, pronto per essere raccolto.
La vista si stava offuscando ulteriormente e temette di svenire in quel preciso istante, ma non mollò; la luce della luna illuminò in parte il suo profilo e le dita incominciarono a pizzicargli dolcemente la pelle, e in quel preciso istante, mille immagini di lui e Emma fecero capolino davanti ai suoi occhi azzurri.

Dannazione, se fosse morto sul posto, questo era decisamente il Paradiso.
Stava già iniziando a compilare mentalmente il suo testamento.
Se la immaginava così, la sua lapide: Norman Minerva, 16 anni, giovane promessa nel mondo magico come aspirante Auror e figlio del talentuoso Spezzaincantesimi William Minerva, causa del decesso: overdose di dolcezza verso la ragazza di cui, non solo era pazzamente innamorato, ma provava anche una certa attrazione fisica.

Vari erano momenti in cui si stringevano la mano timidamente, si abbracciavano con la felicità negli occhi, si sfioravano curiosi verso l’ignoto e si baciavano così amorevolmente da fargli scoppiare il cuore.
Qualsiasi cosa potesse solo vedere o sentire, il sorriso di Emma non ha mai smesso di illuminare il suo volto, come la forza di mille soli.
Vedeva non solo il passato, ma anche il presente e il futuro.

Strinse forte la sua bacchetta e senza nessuna esitazione, recitò la formula tanto agognata.

-“Expecto Patronum!”

Le prime cose che sentì in quel momento furono il nitrire armonioso di un equino, seguito poi dallo scalpitare degli zoccoli e una sferzata di energia positiva soffiargli quasi prepotentemente la faccia.
Poi lo vide.
Un raro esemplare di Unicorno trotterellava allegro e con passi eleganti intorno all’Osservatorio e il lungo corno che spiccava sul muso affusolato della creatura magica non smise mai di brillare di luce propria.
Si guardarono per un attimo negli occhi e fu solo allora che comprese cosa successe, in quel preciso momento.

Sorrise, euforico.
Ce l’aveva fatta.
Aveva evocato il suo Patrono corporeo.

Udì la risata trionfante della sua amata grifone, gridando entusiasta per la riuscita dell’Incanto Patronus e con un rapido gesto della bacchetta, fece capolino il suo Abraxan che nel mentre stava facendo conoscenza con l’Unicorno del giovane Serpeverde.
Stremato, si lasciò cadere all’indietro, senza però smettere di sorridere.
Guardò il cielo ormai scuro e puntellato di stelle per una miriade di secondi e come sentì i passi svelti di una allarmata Grifondoro di sua conoscenza, si ricordò cosa gli aveva sussurrato all’orecchio, portandolo ad imporporarsi vistosamente al viso, fino alle orecchie.

“Sono riuscita ad invocare il mio Patrono grazie a te.
Ho ricordato tutti i vari momenti che abbiamo vissuto insieme da quando ci conosciamo… e ho immaginato le nostre vite intrecciarsi ancora e ancora, come i fili d’argento presenti sulla tua bacchetta.
Qualunque cosa stavamo facendo… eravamo insieme, mano nella mano.”

               

          

                                         



 

Angolo dell'autor*!

Prima che parta con le mie solite chiacchere di fanwriter, volevo specificare alcune cosine:
-Durante la trascrizione della raccolta, non ho potuto farli passare dall'occhio vigile della mia Beta Reader di fiducia, quindi vedrete i vari pastrocchi a livello di grammatica/sintassi/whatever ( le correzioni vere e proprie le vedrete direttamente quando si sarà concluso il contest.
anzianità(?) non voglio sfotterla-Sto sperimentando alcuni format, visto che io e il computer ci bisticiamo su vari fattori e spesso lo schermo si mette a "sfarfallare" vista la sua troppo poverina.
-Non ero cert* di voler partecipare a questa iniziativa visto che sto attraversando un brutto, bruttissimo momento, ma mi sono volut* dare uno schiaffo morale a me stess* e buttarmi in questo nuovo viaggio.
Con questa premessa, passiamo subito agli affari.
La one-shot partecipante al contest di “Norember” , come ben vedete, è a cura di Standreamy, una fanartist fantastica che ho avuto modo di conoscerla su Instagram e che ha voluto estendere il contest anche per i fanwriters!
Che ragazza! (andatela a seguire e supportatela, per favore!)
 Ad ogni modo, è tratta dalla serie che, dopo Banana Fish, mi ha fatto piangere tantissimo fino a sclerare male, malissimo: The Promised Neverland, e i protagonisti (indiscussi) che ci accompagneranno in questa raccolta di one-shots sono, niente di meno, che Norman ed Emma!

 (...e ultimo e non per questo il meno importante, con la partecipazione straordinaria del magico AU di Harry Potter)

Specifichiamo una cosa: chi mi conosce bene, sa quanto mi diverta a fare i Crossover/AU con più fandom (tralasciando, ovviamnete, crisi di nervi e blocchi dello scrittore obv-)
Nonostante conosco i personaggi da, boh, un paio di mesi, oltre a mettermi paura di uscire troppo fuori dai loro caratteri, ho faticato parecchio a capire alcuni dettagli della trama, del tipo "Dove li smisto a questi qui?" (Norman stava benissimo sia in Serpeverde e in Corvonero, so, ho tirato a sorte lol) poi è capitato la scelta del loro Patronus.
Inizialmente ad Emma volevo farle appararire una leonessa/leopardo/ghepardo mentre a Norman volevo indirizzarmi sul gufo/civetta...
Ma ho voluto cambiare prospettiva.
Non serve che vi parli in che anno/secolo ho voluto "teletrasportarli" nell'universo potteriano, so, preferisco lasciarvi viaggiare con la vostra mente.
Piccolo avviso: la raccolta subirà vari ritardi e saranno più le volte in cui non riuscirò a rispettare le date di pubblicazione, ma tranuilli/e, gli aggiornamenti ci saranno; e più avanti, nella raccolta, potrebbe esserci una possobilità che si ripresenti di nuovo l'AU di Harry Potter... ma non vi dirò nulla ewe
Spero che vi sia piaciuta e avrete voglia di seguirmi  per tutta la durata del contest!
Alla prossima,
Artemìs


 

 

 

 



 

   
 
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