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Autore: Evie_Frost    02/11/2020    0 recensioni
Noah ci ha lasciati, Stiles è diventato il nuovo sceriffo e Derek ha fatto ritorno a Beacon Hills. Cosa potrebbe succedere ancora vi starete domandando? Semplice, moltissimi colpi di scena.
Il buon vecchio sceriffo non è mai stato l'uomo che diceva di essere.
Un giallo che vi porterà a vedere e vivere in modo totalmente diverso la nostra amata cittadina acchiappa esseri soprannaturali.
Ma niente paura, l'intuito di Stiles lo porterà a risolvere il più grande mistero della sua carriera, ovviamente grazie all'aiuto del suo licantropo preferito (Sterek❤️ accenni alla Thiam)
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek/Stiles, Sceriffo Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Der? Accendi la radio? Ho voglia di cantare” domando al mio compagno che, ovviamente, si rifiuta e anzi, mi schizza appositamente della vernice sulla maglia. Il trasloco nella nostra nuova abitazione era ufficialmente iniziato anche se, contro i pronostici di entrambi, avevamo impiegato molto più tempo del previsto. Derek mi incolpava per aver impiegato giorni e giorni a riporre nel pluriball le mie preziosissime action figures della saga cinematografica di Star Wars, certamente non ne comprendeva né il valore affettivo, né tanto meno quello economico. D’altro canto io lo incolpavo per aver perso tempo negli acquisti online: così ci vennero recapitati per posta prima dei sottobicchieri in stoffa, di utensili molto più urgenti come ad esempio posate e gli stessi bicchieri. La casa aveva trovato immediatamente una sorta di armonia negli arredi: Derek si era preso in carica la cucina, dopotutto era lui quello più abile ai fornelli ed io non ebbi nulla da controbattere. Optò per un piano a di cottura ad induzione, minimale e facile da pulire. Un tavolo moderno e delle seggiole altrettanto semplici, risaltavano grazie all’impianto di illuminazione che il licantropo aveva appositamente scelto. Per quanto riguarda il mio tocco d’artista negli arredi, mi occupai del soggiorno. Derek mi confessò immediatamente di non essere particolarmente a suo agio nel pensare ad un ambiente predisposto ad ospitare persone, dunque mi lasciò carta bianca nella decorazione. Scelsi delle tinte calde ed accoglienti, uno spazioso divano a più posti ed una televisione a schermo piatto (gentilmente regalata da Der). Al momento avevamo cancellato molte voci dalla lista delle cose da fare, rimaneva solamente da gettare una spennellata di pittura sulle pareti del bagno: ovviamente Derek si occupava del soffitto, mentre io delle rifiniture e degli angoli. “Derek! Non mi farò trascinare in un’altra battaglia di vernice. Abbiamo già dovuto ridipingere la camera da letto tre volte perché qualcuno, non faccio nomi per correttezza, mi ha gettato addosso metà secchio di vernice” borbottai, in sottofondo la risata mal celata del mannaro. “Oh no, non ti azzardare nemmeno a dare la colpa a me. Sei tu quello imbranato che ha messo il piede nel secchio, mentre indietreggiava per assicurarsi che il quadro che aveva appena appeso fosse dritto…tra parentesi no, è più storto di te quando stai al computer” mi rispose per le rime, scendendo dalla scala per immergere il rullo nella pittura, in modo tale che fosse sufficientemente imbevuto. “Ascoltami bene” mi avvicinai a lui con aria minacciosa, costretto a sollevarmi sulle punte per guardarlo negli occhi. “Non puoi giudicarmi quando tu, sourwolf, mi hai fatto gettare un intero rotolo di pluriball perché con quelle tue zampacce hai fatto scoppiare tutte le bollicine, guarda caso di fondamentale importanza per trasportare gli oggetti più fragili da una casa all’altra” in tutta risposta sollevò un impertinente sopracciglio. “E’ pur sempre colpa tua. Lo sai che il mio lupo adora quel genere di giocattolini” mi diede le spalle, proseguendo nelle sue mansioni. “Proprio questo è il problema, Der! Quello non era un gioco per tenere allenate le tue zanne!” inutile dire che discutere con i muri avrebbe portato a conclusioni più esaustive. “Vuoi la guerra? E guerra sia!” gli diedi una pennellata proprio sul sedere, approfittando del fatto che avesse risalito qualche gradino della scala e fosse a portata di mano. “Stiles questi pantaloni avevo intenzione di tenermeli!” urlò indignato, cercando di ripulirsi. “Oh ma che peccato” gongolai, infondo avevo ottenuto la sua piena attenzione…non lo avessi mai fatto. Derek si avvicinò lentamente, in volto un chiaro sguardo da predatore ed un ringhio di frustrazione a graffiargli la gola. “Der…no. Stai buono” lo minacciai con il pennello ma sfortunatamente lui fu più rapido di me e lo gettò nel lavandino. “Sei sleale perché io sono disarmato!” mi tolsi una scarpa per usarla come arma di difesa ma fu tutto praticamente inutile, poiché Derek mi sollevò di peso, facendomi delicatamente scivolare sui teloni che avevamo disposto a terra per evitare di dover spendere il doppio delle energie nelle pulizie. Il mannaro attuò la sua vendetta a suon di solletico e ben presto mi trovai sprovvisto della maglia e ricoperto da impronte di pittura. Lo implorai di concedermi una tregua, ormai rimasto senza fiato. “Ho vinto” esclamò entusiasta, non contento dello stato pietoso in cui mi aveva ridotto, pensò bene di sdraiarsi sul mio corpo. “Solo perché giochi sporco” mi lamentai, non potendo fare a meno di baciargli una tempia quando nascose il volto nel mio collo. “Hai idea del disastro che dovremo ripulire una volta che ci saremo alzati?” domandai, accarezzandogli lentamente i capelli: non per sporcarglieli ovviamente…figuriamoci. “Nessuno ha detto che dobbiamo per forza alzarci ora. E’ casa nostra questa, possiamo fare quello che ci pare” commentò, fu il suo turno di baciarmi la fronte. Mi concessi qualche istante per perdermi nei suoi occhi. “Tu credi che papà sarebbe felice della nostra sistemazione? Insomma, abbiamo fatto un enorme passo avanti nella nostra relazione e tutto prosegue a meraviglia ma…”. “Avresti voluto la sua approvazione” come sempre ebbe il potere di leggermi nella mente e non potei trattenermi dal sorridere dolcemente. Derek si sollevò appena, facendo leva sugli avambracci per potermi osservare meglio in volto. “Tuo padre sarebbe stato certamente fiero di te, Stiles. Certo, sicuramente ci avrebbe aiutato con il trasloco e avrebbe preteso di essere invitato qui ogni domenica, per guardare le partite sulla nostra televisione” un velo di malinconia mi appannò lo sguardo. “Ti avrebbe rimproverato perché sono ben tre giorni che ceniamo con cibo d’asporto, mentre tu lo costringevi a trangugiare verdure contro la sua volontà” ridacchiai a quelle parole. “Non è colpa nostra se gli addetti non sono ancora venuti a fare gli allacci e tu ti sei categoricamente rifiutato di farmi provare” il mannaro roteò gli occhi. “Ti amo Stiles ma preferirei che casa nostra non saltasse in aria prima ancora di trascorrerci un’intera giornata” gli rifilai un calcetto giocoso. “Tu che mi dici? La tua famiglia sarebbe felice per te?” domandai senza alcun imbarazzo o remora: Derek aveva ufficialmente sdoganato l’argomento ‘famiglia Hale’ ed oltre ad essere estremamente fiero del suo percorso, spesso mi ritrovavo a ridere per via dei divertenti aneddoti che mi raccontava. “Mia madre avrebbe messo becco letteralmente ovunque. Sarebbe stata perfino capace di discutere con i tuoi genitori perché questa casa non è adatta al figlio di Talia Hale. Poi mi avrebbe rimproverato per la mia carenza di stile e Laura avrebbe girato l’artiglio nella piaga, distribuendo volantini d’arredamento a tutti i presenti” raccontò, le sue belle labbra incurvate in un sorriso. “Se mi guardo indietro, mi sembra quasi irreale essere qui con te. Se ripenso a tutto ciò che abbiamo passato…”. “Shh, non pensarci nemmeno. Lo hai detto che tu: tutte le disgrazie che si sono abbattute sulla nostra vita fanno parte del passato. Ora ci siamo solo noi due e il nostro futuro” mormorò, tentando di rassicurarmi con qualche carezza sul viso. Improvvisamente fui colto da una illuminazione. “C’è una cosa che dobbiamo assolutamente fare, seguimi!” gridai, spronandolo a sollevarsi. Corsi fino alla porta d’ingresso, tentando di rivestirmi durante il tragitto. “Che vuoi fare Stiles? Sinceramente un brivido di paura mi attraversa la schiena ogni volta che una delle tue sorprendenti idee ti passa per la mente” se solo non lo avessi amato più della mia stessa vita, lo avrei costretto a dormire in una cuccia malandata. “Piuttosto che lamentarti in continuazione, vieni qui e porta con te anche quella rimanenza di pittura rossa che abbiamo usato per le decorazioni” lo pregai, particolarmente entusiasta. Derek eseguì il compito, posizionandosi accanto a me. Sollevai il coperchio del piccolo barattolo, immergendovi la mano prima di poggiare il palmo sul muro. Una volta sollevato, potemmo osservarne l’impronta. Il mannaro comprese immediatamente il perché di quel mio assurdo comportamento e rilasciò un’impronta accanto alla mia, con tanto di artigli. Recuperai un pennellino ed accanto scrissi in bella calligrafia i nostri nomi e la data del giorno corrente. “Immagina quando tra anni i nostri nipoti ci chiederanno di queste impronte. Oppure immagina i nostri bambini poggiare la loro manina sulle nostre per constatare quanto ancora devono crescere” gli occhi di Derek brillarono di commozione. “Ti piacerebbe avere una famiglia con me?” domandò, effettivamente non avevamo mai sollevato la questione. “Si Der, mi piacerebbe molto. Sento di provare così tanto amore per te che in futuro potremmo adottare dei bambini, sempre che tu lo voglia ovviamente” non ebbi il coraggio di guardarlo negli occhi, così mi voltai fingendo di dover rassettare la zona ingresso. Da parte sua non proferì parola…che avessi precorso i tempi? Che si sentisse forzato?. Voltandomi lo trovai in ginocchio, commosso. “Derek?” il respiro mi si mozzò. Lui mi prese una mano tra le sue, baciandole il palmo prima di stringerla con fermezza. “Non ho mai creduto al vero amore. Ho smesso di crederci da quando fui costretto a porre fine alla vita di Page, alle radici di quell’albero solitario…da quando mi sono condannato ad avere le iridi azzurre che conosci. Pensavo che non avrei mai più sperimentato un tale sentimento. Poi è entrata nella mia vita Kate, conosci quasi meglio di me quanto del mio carattere abbia calpestato. La maledico con tutto me stesso per aver portato via la parte migliore di me. Poi nella mia vita sei entrato tu e fin da subito, il nostro rapporto si è dimostrato…particolare” ci abbandonammo ad una risata entrambi. Ho trovato il mio compagno, oltre che vero amore. Secondo le leggende che mi narrava mia madre, i licantropi che hanno avuto la fortuna di veder coincidere questi ruoli in una sola persona, si possono contare sulle dita di una mano. Mi hai ridato vita, non limitandoti semplicemente a curarmi le ferite, mi hai anche reso una persona migliore. Vivo per i tuoi buongiorno, tra uno sbadiglio e l’altro. Per gli abbracci che mi lasci durante la giornata. Per i baci con cui cerchi di distrarmi quando combini qualche disastro…questo accade fin troppo spesso. Ti ho già perso una volta, letteralmente e non intendo lasciarti scappare mai più. Quindi Stiles Stilinski, vorresti farmi l’onore di sposare un sourwolf” ridacchiò per aver citato il soprannome che gli avevo affibiato “e diventare mio marito?”. Un pianto di gioia fece cedere le mie ginocchia, fortunatamente Derek mi strinse in un abbraccio prima che potessi cadere rovinosamente a terra. Strinsi così forte le braccia attorno al suo collo, che quasi riuscii a soffocarlo. “Si…si…si e ancora si” mormorai tra i singhiozzi, quasi pensai di darmi un pizzicotto per risvegliarmi da quell’incredibile sogno. “Lo voglio Derek, non vedo l’ora di prendere il tuo cognome” sigillammo quella promessa con un bacio intenso quanto dolce, non prima di scacciare con i pollici le lacrime che rigarono il suo viso. “Vuoi indossare l’anello?” mi domandò, estraendolo dalla tasca dei pantaloni: estremamente fine, poco appariscente ma di estremo valore. “Ho pensato che sulle fedi, scriveremo i nostri reciproci nomi ma comunque ho voluto dare un tocco personale a questo anello. Qualcosa che ci appartenesse, come una sorta di segreto” mi raccontò, mentre leggevo l’iscrizione al suo interno: ‘tuo, sourwolf’. “Derek io non so cosa dire” ammisi, sconvolto dalle palpitazioni. “Dimmi che mi ami” mormorò, stringendomi maggiormente a sé. “Te lo ripeterò ogni ora della nostra futura vita…marito”.
   
 
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