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Autore: VigilanzaCostante    02/11/2020    0 recensioni
Qualche anno fa ho letto Mr Gwyn di Alessandro Baricco, e mi sono chiesta: come deve essere dipingere delle persone con le parole? E da lì ho iniziato a comporre dei ritratti di alcune persone della mia vita. Le ho guardate, osservate, poi ho iniziato a intingere il pennello nel colore e accanirmi sulla tela.
Questi ritratti sono diventati dei regali, per compleanni, partenze, ricorrenze. Ho eliminato i doni materiali e ho detto così alle persone che le vedevo, che le capivo, che c’ero.
Decido di pubblicarle, mettendole in mano a un pubblico che non conosce nessuno di loro, per vedere se i ritratti che ho scritto suscitano qualcosa anche a uno spettatore casuale. Ecco qui un piccolo museo di persone, potete guardarle, conoscerle, affezionarvi, criticarle. Vediamo se in qualche modo, con questi colori, riesco a raggiungere anche voi.
[I ritratti non sono legati tra loro, si possono leggere nell’ordine che preferite!]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nonna Matilde
 
La bellezza di una farfalla è celata in un battito di ali, in un millesimo di secondo, nel polpastrello di un bambino che si allunga per sfiorarla ma lei fugge via. La bellezza di Matilde, che per tutta la mia vita è stata nonna Matilde, era una bellezza femminea, delicata ma al tempo stesso disarmante. Come una farfalla, sfuggente e leggera sfioravi le nostre menti e i nostri cuori, e soprattutto fragile come una farfalla lo sei stata nei tuoi ultimi e agognati mesi di vita, sarebbe bastato un solo tocco per farti cadere; allora è stato nostro compito ballarti intorno senza mai stringere troppo la presa.
Quando ero piccola, invece, mostravi brillanti tutti i tuoi colori. Ricordo quando mi mettevi a letto, mi tiravi su le coperte e ti sedevi sul bordo per aspettare che mi addormentassi; non mi raccontavi le classiche fiabe della buonanotte, mi raccontavi delle mille storie che avevi vissuto, dell’amore dei genitori che ti avevano messo al mondo, di come hai incontrato il nonno e di come lui ha lottato finchè non ti ha finalmente conquistato. Io, rapita, pendevo dalle tue labbra, ascoltavo il suono della tua voce e tentavo di immaginarmi quella giovane donna che a 17 anni portava un vestito a fiori e tutti si giravano incantati a guardarla.
Nei pomeriggi d’inverno, invece, mi andavo a infilare nel tuo di letto, il nonno mi cedeva il suo posto e si metteva sulla poltrona, e io affondavo il viso in quei cuscini con le federe dai motivi floreali, innamorata di quell’odore. Quante volte, quando ero piccina, abbiamo visto Anastasia? La storia di una nonna e una nipote che tu, con quegli occhi carichi d’affetto mi dedicavi.
Quante volte mi hai difeso, quante volte mi hai appoggiato, con una dolcezza e una magnanimità che i tuoi figli non hanno mai ricevuto? Mi hanno detto che l’essere nonna ti ha addolcito, ma non hai mai perso il tuo essere schietta, il tuo rimproverarmi quando facevo qualcosa che – secondo i tuoi parametri e non quelli di mamma – era sbagliata.
Quando mi sono fatta più grande, invece, ci tenevi a prestare a me e ad Annalisa i tuoi vestiti, la tua amata pelliccia, e i tuoi maglioncini a collo alto, e quando ci tiravamo a lucido per le occasioni speciali, ti brillavano gli occhi e ci dicevi “Quanto siete belle”. E non capitava mai di uscire senza salutarti, senza augurarti buona giornata al volo prima di immergerci nelle frenesie delle nostre vite. Poi tornavamo a casa e tu eri sempre lì, a bisticciare con il nonno e a guardare la tv, e a commentare le notizie che ti rimanevano più impresse.
Eri una presenza a volte silenziosa, ma mai invisibile, ti facevi notare e vedere a qualsiasi pranzo di famiglia, con quelle teglie di pizza ripiena che, l’hai sempre saputo, mi faceva impazzire. Eri una gran cuoca nonna, te lo abbiamo sempre riconosciuto e tu con il petto in fuori e un gran sorriso ne andavi fiera. Padrona della cucina, ma anche della casa, l’hai sempre detto tra una risata e l’altra che eri tu a comandare e a decidere per te; il nonno è burbero, ma alla fine ti lasciava sempre fare, ti teneva aperta la portiera prima che scendessi dalla macchina, e si è dedicato a te e alla tua serenità per tutta la sua vita.
Ho 20 anni, e per 20 anni ti ho avuta al mio fianco, ti ho vista come la nonna, la mamma di mia mamma, ma quello che c’è stato prima di questo posso percepirlo solo dai racconti, dalle foto. Quando tu avevi la mia età, eri di una bellezza mozzafiato, una bellezza regale che nessuno poteva ignorare. Te ne sei sempre vantata, era il tuo vanto più grande, anche quando ti stavi spegnendo. Mi chiedo perché non hai mai, invece, elevato la tua forza. Non eri una bambolina di cristallo nonna, ma una donna che ha lottato per tutta la sua vita, che ha schivato le sofferenze e che non si è mai fatta mettere i piedi in testa. È questo che dirò di te, quando mostrerò le tue foto: che eri bella da morire, ma anche inarrestabile.
Negli ultimi anni ti sei un po’ persa, lasciata sbandare. Ma nei tuoi occhi azzurri, che solo uno di noi nipoti ha ereditato, si poteva ancora scorgere il tuo vero animo. Ti abbiamo amata nonna, ammirata e protetta. Queste quattro mura probabilmente non saranno più le stesse senza di te, senza il tuo caratterino, senza la tua generosità e il tuo portamento. Sarà strano tornare a casa dopo un esame e non comunicarti il mio voto e credo non mi abituerò mai a non sentire più la tua voce che diceva “Piccolina, vieni un attimo qua”.
Ora sarà tutto più vuoto, tutto più triste, ma era il momento che tu partissi: sei giunta al capolinea, dopo un viaggio lunghissimo e indimenticabile. Hai preso in braccio e stretto al petto i tuoi figli, li hai visti crescere e poi hai fatto sedere sulle tue gambe una schiera di nipoti; e poi, è stata una vita intera insieme a lui, al tuo grande amore, che fino all’ultimo respiro hai voluto vicino.
In alcune culture orientali le farfalle sono viste come le anime dei cari che ti vengono a trovare, per un ultimo saluto; gira tutto il mondo, batti le ali e ritrova il tuo colore... poi, però, posati sulla mia spalla. Non toccherò le tue ali, non contaminerò la tua purezza, ma ammirerò quella tua eterea bellezza, che con tanto orgoglio in vita hai indossato.
 
 
 
   
 
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