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Autore: ___bad_apple___    02/11/2020    0 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
Le divinità stanche della decadenza del genere umano si riuniscono in un concilio, dove finiscono per decretare l'estinzione dell'intera razza. La figura oscura dell'angelo caduto Satan appare dinnanzi a loro, sfidando per la seconda volta le divinità: il luogo dello scontro sarà il Ragnarok, un torneo nel quale undici campioni umani e altrettanti combattenti della causa divina si affronteranno, per determinare la salvezza o lo sterminio degli umani. I grandi peccatori della storia umana riusciranno ad imporsi contro l'arroganza divina, o sarà il potere degli dèi a consentire a questi di schiacciare gli insetti che si oppongono a loro? Il torneo ha inizio, e tragedie e delusioni, conquiste e vittorie si confondono in un turbine di violenza nel quale le emozioni dei guerrieri che vi partecipano tentano disperatamente di emergere, allo scopo di far valere la propria esistenza.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Violence is My Meaning Pt.2

I due arti gonfi e violacei pulsavano doloranti mentre Besouro stringeva i denti imponendo al proprio corpo di rialzarsi.  Le braccia erano ancora integre, ma gli avambracci non potevano più essere mossi dal capoerista nonostante tutto il suo sforzo, limitandosi a pendere come se dovessero staccarsi da un momento all’altro.

Con passo rapido Ganesh si stava dirigendo verso di lui emettendo vapore dal corpo, una locomotiva di muscoli e rabbia pronta ad investirlo.

“L-la situazione si è completamente ribaltata! Ganesh è più forte che mai mentre Besouro ha perso entrambe le braccia! Come risponderà all’imminente attacco del dio elefante?”

Stringendo saldamente il microfono tra le mani Lilith non aveva il coraggio di guardare la scena che si preannunciava essere un massacro a senso unico.

Amon osservava terrorizzato uno dei possibili rivali per quel maledetto trono sul quale sedeva, crescere e fortificarsi di secondo in secondo proprio grazie al torneo che egli stesso aveva indetto.

La ruota del destino aveva iniziato a girare dopo secoli di immobilità totale. Le prime fratture apparivano in quel fragile equilibrio costruito dai vari dèi in perenne conflitto tra loro per il dominio dell’universo.

Amon sapeva come la sua posizione fosse nient’altro che un’elaborata farsa. In questo istanti gli occhi degli dèi maggiori puntavano sul suo trono attendendo con impazienza l’esito di questo scontro. Per quelli sguardi rapaci ogni esito sarebbe stato positivo, favorevole a spezzare il noioso equilibrio che sussisteva nel Valhalla da troppo tempo.

Il tempio già pericolante cedette definitivamente dopo aver assorbito l’impatto di un pugno diretto verso Besouro il quale schivò all’ultimo istante.

L’immenso edificio iniziò a sgretolarsi mentre le crepe congiungendosi come una rete tessuta dai colpi di Ganesh nel corso dello scontro, riempirono l’intera struttura da cima a fondo.

Pezzi del soffitto si staccavano mentre Besouro cercava di sfuggire alla seconda carica dell’avversario.

Il dio elefante era irriconoscibile. Vene pulsanti si diramavano su tutto il suo corpo mentre la pelle aveva assunto una tonalità rossa. Sfruttando appieno il fisico di un dio Ganesh sforzava il proprio cuore per aumentare costantemente l’apporto di ossigeno ai muscoli, diventati delle autentiche armi pronte ad esplodere in colpi distruttivi in grado di abbattere interi edifici.

La divinità aveva ulteriormente potenziato la propria capacità di colpire l’avversario, generando due braccia aggiuntive che emersero dal torace, minando ulteriormente la capacità di schivare di Besouro.

Con il nemico davanti a lui Besouro non sembrava essersi perso d’animo. Tutta la forza era concentrata nelle gambe le quali prontamente scattarono al primo cenno di attacco da parte di Ganesh. Spiccando in alto sopra al dio Besouro sembrava intenzionato a continuare la propria fuga.

L’umano aveva spiccato il volo senza demordere nella propria battaglia. Il dio elefante notando l’ombra del capoerista sopra la propria testa diresse lo sguardo verso di lui. La costruzione stava precipitando ed una pioggia di detriti si stava per abbattere sopra ai due combattenti minacciando di seppellire entrambi. In una corsa contro il tempo Besouro risaliva lungo una pietra staccatasi dal soffitto per saltare sopra ad un altro frammento del tempio, proseguendo verso l’alto.

Il tempo si era come fermato mentre le due sagome di Ganesh e Besouro seguendo lo stesso percorso sfrecciavano tra le rovine, lungo le colonne ed i pilastri, sopra ai detriti che cadevano dall’alto.

Besouro era in testa, una piccola cometa marrone la cui vitalità si affievoliva di secondo in secondo, per ritrovare nel profondo di sé una determinazione che lo portava ad esplodere, recuperando terreno sull’avversario.

Ganesh lo inseguiva come un gigantesco proiettile di lava incandescente, distruggendo le superfici sulle quali si posava con la propria forza. Niente sul quale Ganesh atterrava nel proprio inseguimento sarebbe giunto a terra integro: nel giro di dieci secondi, l’intero tempio era crollato, ed un cumulo di macerie copriva l’arena senza che nessuno dei due combattenti potesse essere visto dal pubblico.

Ad emergere dalla devastazione fu la sagoma di Ganesh illesa in mezzo al caos circostante. Alzando un pugno al cielo gli spalti delle divinità iniziarono ad esultare mentre un orrido barrito ricordava agli umani quale fosse il loro posto nell’universo.

Il senso di disfatta era piombato sull’umanità intera.

La seconda sconfitta di fila. La disperazione del vedere la speranza rappresentata dall’umile Besouro Mangangà, il quale fino all’ultimo si era opposto alla violenza di Ganesh, svanire come una labile fiammella tra le ceneri del tempio distrutto era tale da far scoppiare in lacrime Tio e gli studenti del capoerista.

“Non puoi lasciarci così, brutto bastardo! Non di nuovo! Cosa faranno i tuoi studenti… chi insegnerà loro a difendersi…? Chi li difenderà adesso…”

Grida di rabbia e insulti piovevano sul dio elefante. Nei suoi occhi senz’anima non si leggeva gioia o soddisfazione. Stringendo i pugni davanti a sé, ammirando la sua nuova forma Ganesh sentiva di essere diventato ancora più potente, sempre più vicino a quella forza perfetta e assoluta che agognava.

 

 

“Non posso neanche scattare una foto al cadavere dell’umano, per acchiappare qualche like? Sei proprio un incosciente, Ganesh!”

Il dio della rovina e del caos Seth stava per lanciare via il proprio telefono a causa della frustrazione, ma l’istinto di preservazione e l’attaccamento innaturale per il dispositivo lo spinsero a trattenersi. Poggiando la testa incappucciata sopra ad una delle sue mani nere e sinuose tirò un sospiro, deluso da come questo combattimento non gli avesse lasciato niente per il suo profilo.

“È come se il suo intero metabolismo si stesse sforzando oltre i propri limiti. Ogni parte di sé è concentrata solo ed esclusivamente sull’eliminare il proprio avversario.”

Apollo ammirava con gli occhi sbarrati le sembianze assunte da Ganesh, in un misto di estasi e terrore. Quella determinazione e la furia cieca con le quali si era scaraventato contro l’esile e malmesso fisico dell’umano rappresentavano per Apollo un traguardo, al momento irraggiungibile.

“È così che dovrò ridurmi… per diventare forte?”

La voce del dio era bassa, inaudibile.

Il potere è desiderato da ogni divinità indipendentemente dal dominio di riferimento del dio stesso. Per gli esseri divini dotati di corpi capaci di compiere autentici prodigi, piegando le leggi della fisica secondo il proprio volere, utilizzare questi doni per agire sul mondo è naturale come per un umano lo è il respirare o il nutrirsi.

Forze della natura che come delle eterne tempeste imperversano nel creato devastando l’ordine per poter imporre il proprio ego sulla realtà, in un ciclo senza fine di lotte, conquiste, sofferenze.

Questo è ciò che sono gli dèi.

“Il suo potere ad una prima occhiata si è come raddoppiato… no, forse è addirittura arrivato a tre volte il proprio livello di potenza originale…”

Queste erano le uniche frasi comprensibili del discorso di Atena ed Efesto i quali misurando la velocità con la quale Ganesh aveva fatto crollare il tempio, tentavano di valutarne in termini matematici la forza e la velocità mentre Afrodite sbatteva la testa al muro.

“NON PERDETE TEMPO IN QUESTE COSE SCHIFOSE! Chi se ne frega della forza necessaria ad abbattere un tempio? È un maledetto dio, dannazione! Un essere che supera le leggi stesse della fisica, il pinnacolo degli esseri viventi! Non rovinate la nostra magnificenza con quelli stupidi calcoli!”

Appena le due parole “stupidi calcoli” giunsero alle orecchie del dio fabbro, egli girò lentamente la testa verso la propria sorella.

Un brivido gelido percorse la spina dorsale di Afrodite. Gli occhi brillavano di una luce sinistra, all’interno delle iridi rosse fuoco.

La figura del dio si trasformò in un secondo in qualcosa di irriconoscibile. Dal braccio destro fino a metà del torace una muscolatura potente copriva le membra del dio, la cui altezza sfiorava i due metri di altezza. I suoi pesanti passi avevano portato Afrodite ad allontanarsi ma il dio piegandosi in avanti arrivò a scrutare nelle profondità dell’anima della dea.

“Hai forse detto… che la matematica è un qualcosa di “schifoso”?”

Balbettando Afrodite cercava di scusarsi con il fratello. Quella era una capacità della quale il dio della forgia non faceva mai utilizzo al di fuori delle proprie attività di fabbro, condotte in completa solitudine, e pertanto Afrodite non aveva mai avuto modo di osservare questa trasformazione.

Con un rapido gesto il dio sollevò il martello legato alla cintura sopra la propria spalla.

La minacciosa arma sarebbe calata di lì a poco sopra il fragile corpo di Afrodite se non fosse stato per l’intervento di Atena, la quale trascinando via Efesto lo portò a sopprimere di nuovo il proprio potere.

Una forza incredibile mantenuta sopita in circostanze normali: era la stessa capacità della quale era dotato suo padre Zeus.

Il potere di Ganesh era però qualcosa di diverso.

Il dio elefante era portato a sforzarsi per superare sé stesso, e raggiunto il limite il proprio corpo poteva ristrutturare sé stesso acquisendo nuova forza e velocità con le quali sovrastare l’avversario, in modo simile a come i muscoli crescono e si potenziano. Poteva compiere ciò grazie all’impeccabile controllo che Ganesh aveva del proprio organismo. Il suo cuore poteva resistere allo sforzo dato dal pompare il sangue a velocità estreme, e irrorare i tessuti di tutto il corpo regolando con precisione eccezionale quanto ogni singola fibra muscolare dovesse espandersi o contrarsi.

Tramite questo metodo aveva potuto potenziare le proprie capacità rigenerative, e modificare la sua struttura ossea in modo da far crescere due braccia aggiuntive con le quali lottare.

 

“Porca…! Non è possibile! La seconda sconfitta di fila?!”

Sputando per terra Satan si era lasciato completamente andare alla furia. Un piccolo e grazioso putto, vicino ad egli in veste di cameriere si rifugiò dietro ad una colonna mentre spaventato osservava il dito del signore del male ricrescere dopo averne staccato la parte superiore con un morso, a causa della frustrazione.

Satan si lasciava andare a comportamenti impulsivi di tipo infantile in situazioni di grande stress.

“E ora chi mando per il terzo round?! Dopo aver visto Besouro soccombere in quel modo, tutti gli altri avranno il morale sotto i piedi…”

 

Lilith si dimostrava un po' titubante mentre stava per proclamare la fine dello scontro.

“È il vincitore è…”

Le ossa del volto del dio elefante si ritrovarono spezzate sotto alla pressione immensa di un colpo inaspettato.

Il pubblico spaventato sussultò.

Bloccandosi nell’aria per l’istante nel quale la propria gamba incontrò la testa di Ganesh, Besouro con il volto contorto dal dolore aveva atteso spostandosi rapidamente e accumulando energia l’attimo giusto per colpire.

“C’è qualcuno che mi sta aspettando. Spiacente, ma mentre ammiravi i tuoi muscoli ne ho approfittato per mettere fine ai giochi!”

Questo era il primo colpo dalla propria trasformazione per il quale il dio stava provando dolore. Una forza sovrumana lo aveva colto alla sprovvista, e pur tendendo i muscoli nel momento immediatamente successivo all’impatto, il corpo di Ganesh stava già soccombendo davanti alla forza di Besouro.

“Questo potere…! Come diamine è possibile… Perché non muori, semplicemente!”

Steso sopra alle macerie il corpo di Ganesh stava già attivando le proprie capacità rigenerative. Il pubblico umano non prestava alcuna attenzione alla divinità, e gli sguardi di tutti fissavano la figura ferita di Besouro mentre questi aveva nuovamente rifiutato di soccombere davanti al dio.

O Besouro… Si è rialzato!”

“Ben ti sta, lurido dio! Puoi attaccarlo come preferisci, ma Besouro è immortale!”

Un lottatore formidabile. Un maestro nell’arte della capoeira che nei quartieri malfamati di Santo Amaro sfuggendo dall’oppressione dei latifondisti tramandava la propria arte ai giovani del luogo, in modo che essi si potessero difendere dai soprusi dell’ordine corrotto che dominava il paese da secoli.

Molte leggende si erano tramandate su di lui. Vi era chi sosteneva come Besouro possedesse un ciondolo in grado di renderne la pelle invulnerabile alle armi da fuoco, costringendo gli avversari ad affrontarlo in un leale duello a mani nude. Altri giuravano di averlo visto sfuggire da situazioni difficili trasformandosi in un coleottero, da cui il suo nome.

In realtà l’unica arma posseduta da Besouro è sempre stata la propria determinazione. In questo momento con i muscoli di tutto il corpo tesi verso l’unico obiettivo di annientare Ganesh, Besouro avvertiva le membra del proprio corpo cedere lentamente ma inesorabilmente.

“Sbrighiamoci, bastardo. Non mi rimane più molto tempo… e neanche a te, dico bene?”

Rialzatosi mentre il fumo emesso dal suo corpo si diradava rivelando gli occhi feroci e l’aspetto terrificante assunto da Ganesh, questi rispose alle provocazioni dell’avversario gettandosi immediatamente verso di lui.

La fatica e il dolore, la pressione esercitata dal proprio avversario infinitamente più forte di lui…

“Sembra proprio di essere tornato a dover apprendere le basi del combattimento insieme a Tio…”

Un sorrisetto apparve sul volto di Besouro mentre il dio stava per dare inizio ad una nuova raffica di pugni. Il sangue aveva raggiunto la massima velocità mentre veniva pompato con forza nei sei arti muscolosi ed enormi del dio.

Sei pilastri di potenza divina tramite i quali il signore dell’equilibrio avrebbe finalmente spento la riottosità del proprio avversario schiacciando solo con la forza bruta.

Nessuna parvenza di tecnica o di onore. Quei discorsi con i quali Ganesh derideva l’umano che sfruttando il potere dell’angelo tentava di eguagliare il dio nello scontro erano ormai confinati nel passato. Soltanto una furia ineguagliabile e l’amore nel mostrare la propria forza senza alcuna misura.

Il primo colpo devastando il terreno con il proprio boom sonico puntava a finire immediatamente lo scontro.

Besouro sapeva come non avrebbe mai potuto eguagliare la forza del dio elefante. Imparando dallo scontro con Gagarin come un umano che tenta di soverchiare un dio sulla base delle sole capacità fisiche è destinato a morire sempre e comunque, il capoerista sfruttò appieno il principio base di molte arti marziali e della stessa capoeira.

L’arte del combattimento fin dai tempi più antichi è sempre stata considerata come un lusso per pochi privilegiati. La forza e la violenza venivano gestite esclusivamente da chi governava, il quale aveva il monopolio delle armi più potenti in circolazione.

Per i poveri e i reietti era possibile soltanto soccombere davanti al peso degli imperi e dei loro re, artefici di un controllo rigido e immutabile su tutto il mondo.

Oppure no?

E se la forza innata di ogni essere umano, il corpo stesso dal quale ogni azione e gesto proviene venisse affinato fino a diventare esso stesso un’arma?

Con il solo uso dei propri muscoli e del proprio ritmo un essere umano poteva armonizzarsi con l’ambiente circostante e con la forza avversaria, incanalando quella stessa potenza contro chi la possedeva originariamente.

Piegando la propria schiena in avanti come a tuffarsi verso l’avversario Besouro spiccò un salto laterale pochi istanti prima che Ganesh lo colpisse. L’aria mossa dal pugno avrebbe ugualmente colpito Besouro ed un successivo pugno lo avrebbe centrato a mezz’aria uccidendolo. Con questa convinzione il dio proseguiva nella propria concatenazione di colpi.

Ma sospeso nell’aria Besouro riservò un’altra sorpresa all’avversario. L’aria lo aveva sì colpito ma essa era come scivolata sopra al corpo del capoerista senza ferirlo, mentre come sfruttandone la spinta il corpo di Besouro aveva compiuto una rotazione.

Il secondo pugno sferrato in avanti non sfiorò neppure l’umano il quale aveva condotto le gambe in prossimità del primo braccio che lo aveva attaccato, stringendole attorno ad esso.

I muscoli del torace di Besouro tendendosi compirono una nuova rotazione la quale stritolò il braccio di Ganesh torcendolo per poi spezzarlo. L’intera mole del dio si trovò trascinata dall’esile corpo dell’umano che lo scaraventò lontano da sé.

Senza aver dato modo alla divinità di colpirlo Besouro aveva risposto in modo impeccabile all’attacco di questi, e osservandolo mentre si rialzava infuriato dal terreno iniziò a ridacchiare.

“Vedo che continui ad accrescere il tuo potere… purtroppo per te, la capoeira è stata concepito come un’arte di combattimento per permettere ai deboli di prevalere sui potenti!”

Le parole dell’avanguardia dell’umanità riempirono di orgoglio i capoeristi brasiliani. La loro arte vietata e soppressa dalle autorità brasiliane per secoli, stava venendo utilizzata per atterrare una divinità all’apice del suo potere.

“Che onore…! Poter ammirare tutto questo… lo schiavo che nelle peggiori condizioni possibili respinge i colpi del suo signore… di Dio stesso in persona!”

Tio sprizzava energia ed eccitazione da tutti i pori. Rimanere seduto su quelli spalti limitandosi ad osservare era ormai impossibile. Chiedendo ai ragazzi vicino a lui chi avesse qualche strumento da suonare, riuscì a rimediare un rozzo tamburo in legno come quelli suonati in Africa.

Assieme a lui diversi capoeristi si erano riuniti occupando una zona degli spalti. Il ritmo cominciò a fluire, una melodia selvaggia e incontrollabile. I battiti dei tamburi e i canti degli uomini che avevano passato la propria vita ad allenarsi nella disciplina della capoeira facevano da sottofondo a file di maestri, che saltando e calciando in una frenetica danza rendevano omaggio a Besouro.

“Non esiste né in cielo, né in terra…”

Il braccio spezzato di Ganesh iniziò a girarsi su sé stesso, schizzando sangue mentre si riaggiustava. In pochi secondi l’arto era tornato in condizioni perfette.

“Che razza di storielle sono mai queste! I poveracci come te…”

La muscolatura del dio pulsava. Le vene rigonfie avvolgevano le sei braccia, temibili armi con le quali Ganesh si preparava a scatenare l’apocalisse.

“Sono destinati a morire per mano del volere divino! La tua fine sarà tragica come la vita che hai trascorso sulla terra, Besouro!”

Un pugno venne bloccato da una gamba del capoerista. La differenza di forza tra i due doveva essere evidente… Ma come mai il capoerista con i suoi esili arti riusciva a fermare i sei pilastri della rovina di Ganesh?

La furia accecava Ganesh il quale poteva vedere e pensare solamente a schiacciare Besouro.

Il suono incessante dei tamburi accompagnava lo scambio di calci e pugni tra l’umano ed il dio. Un brutale massacro fermato dalla frenesia dei movimenti di Besouro il quale con il solo ausilio delle gambe riusciva a deflettere i pugni della divinità sempre più rapidi. Schivando di pochi centimetri ogni pugno Besouro danzava mentre il suo corpo veniva martoriato dalla tempesta di colpi.

Le gambe dell’umano erano la sua più grande risorsa da impiegare nel Ragnarok, e avrebbe preferito non doverle mai utilizzare. Ad ogni scontro con le braccia del dio le ossa iniziavano a cedere, con le prime fratture a minare gli arti sui quali l’umanità stessa veniva sorretta.

Nello sguardo di Besouro non si intravedeva un singolo spiraglio del dolore che stava provando.

Non vi era neppure odio per il suo avversario, un tiranno assetato di potere.

Mentre i muscoli si strappavano e le ossa si frantumavano Besouro percepiva solo un’immensa gioia nel dare tutto sé stesso per il bene dell’umanità. I canti e i cori che dai capoeristi e i suoi studenti si erano estesi a tutta l’umanità impegnatasi in una danza dove ogni popolazione e cultura dando sfoggio del proprio stile di ballo, sosteneva e incoraggiava il proprio campione.

 

Apollo con le lacrime agli occhi osservava questo concerto avere luogo sugli spalti. Tutto questo sarebbe andato perduto se Ganesh e i suoi fratelli avessero vinto i propri scontri.

Stringendo i pugni fino a far sanguinare le proprie mani, il dio dell’arte e della musica stava avendo i propri ripensamenti sull’idea del torneo.

 

Non sono abbastanza forte. Questo pensiero veniva ossessivamente ripetuto dalla mente di Ganesh mentre la vergogna e il senso di inadeguatezza iniziavano ad opprimerlo sempre di più. Il respiro affannato e la fatica nel mantenere il proprio potere ad un livello così elevato non potevano fermare il guerriero divino, nella propria battaglia contro al capoerista. Lui avrebbe dimostrato come il potere di un dio non può essere fermato da niente e nessuno, ad ogni costo.

L’immagine di Besouro davanti a lui si faceva sfocata mentre un sapore di sangue iniziava a riempirgli la bocca.

Numerosi graffi e contusioni sul proprio corpo non riuscivano più ad essere rimarginati.

Come mai la vera forza si stava allontanando da lui?

Egli aveva dato ogni cosa… era sempre stato disposto a sacrificare tutto per essa.

Il dio elefante con un gigantesco tonfo cadde in ginocchio davanti al capoerista, che affaticato si era fermato con lo sguardo fisso verso il terreno mentre gocce di sangue e sudore cadevano sulle rovine sotto di lui.

Negli occhi di Ganesh si poteva osservare un’emozione che nessun dio si sarebbe mai aspettato di vedere esprimersi nel signore del pantheon induista.

Paura.

Con una mano a stringere il proprio petto il dio a fatica si esprimeva tra gli affanni ed il sangue che trasaliva.

“Non c’è proprio… nessuna arte marziale in grado di compensare per la tua forza inferiore…”

Tutto si era finalmente collegato nella mente del dio elefante. Credendo di aver finalmente distrutto una volta per tutte il vantaggio dato potere dell’angelo di Besouro, aveva finito solo per concedere ad egli l’arma con il quale infliggere il colpo di grazia.

“I frammenti delle mie armi… hanno scavato nella mia pelle mentre ti inseguivo senza che me ne accorgessi ed entrando nel mio flusso sanguigno, mi stavano lacerando gli organi e i muscoli controllati dal tuo magnetismo!”

Fili rossi venivano spruzzati da ogni poro del corpo di Ganesh come piccole fontane. Il suo intero organismo stava collassando mentre il dio era stato costretto a diminuire le pulsazioni del suo cuore, per ridurre il più possibile i danni prima della fine dello scontro.

“Dato che mi sono dovuto sforzare sempre di più per massacrarti… ho solamente reso più rapida la mia disfatta…”

La triste conclusione di Ganesh sorprese le divinità. Mai il dio elefante aveva ammesso di compiere degli errori in vita sua. Adesso quella creatura solenne e imponente si trovava in ginocchio di fronte ad un avversario che disprezzava in ogni suo aspetto, in quanto rappresentava l’esatto opposto della divinità.

“Oh oh oh…” Accarezzandosi la barba Zeus non poteva nascondere dentro di sé un leggero timore per l’astuzia esibita dall’essere umano. Lui stesso non si era reso conto del tranello tessuto cautamente dal capoerista durante le ultime fasi dello scontro.

Gli occhi commossi di Atena osservavano la scena di Ganesh prostratosi di fronte a Besouro.

“Questa è una tattica degna dei più grandi eroi delle leggende ai quali ho offerto la mia protezione… sono sicura che con te gli umani non hanno niente da temere. Manca ancora poco, dai…”

La dea della saggezza sperava con tutto il suo cuore per la vittoria dell’umano.

Le incitazioni del pubblico non potevano raggiungerlo. Un oblio oscuro lo stava raggiungendo dopo che egli aveva dato tutto sé stesso per combattere contro Ganesh.

“Pff… Ahahahhaha!”

Nonostante le sue condizioni pietose Besouro scoppiò a ridere sollevando lo sguardo verso il cielo.

“Avresti dovuto vederti! Ma anche il pubblico mi pare un po' sconvolto… andiamo! Credete davvero che un tizio mingherlino come me possa davvero compensare la differenza di forza con qualche mossa di ballo?”

Anche nei momenti di maggiore difficoltà, l’importante è conservare il buon umore!

Le parole di Tio risuonavano nella sua mente. Non vi era nessun dolore o sofferenza che poteva fermarlo. Il suo corpo scattò automaticamente in avanti per terminare lo scontro.

Sollevando una mano con enorme fatica, dato il suo avambraccio rotto, indicò la propria testa.

“Questa qui è l’unica arma con la quale persino uno schiavo può prevaricare su ogni ostacolo nella vita!”

Con una fatica e uno sforzo percepibili dal pubblico Ganesh si sollevò da terra aprendo le sei braccia. Il colore della sua pelle era tornato ad essere grigio, esaurito il boost dato dalla capacità di pompare il sangue a velocità estreme.

“Vieni forza… mettiamo fine… alla mia vergogna… con la tua esecuzione…”

Occhi vuoti ed un aspetto simile a quello di un cadavere che per miracolo continuava a reggersi in piedi, trasmettevano un terrore viscerale agli umani nel pubblico. La divinità sarebbe mai caduta…?

Ganesh stava per puntare tutto sul colpire Besouro, il quale in modo simile all’avversario aveva perso sia velocità che forza per lottare.

Un balzo del capoerista lo stava scaraventando dritto verso il volto di Ganesh mentre le braccia di questi si allungavano per la presa.

“Chi prevarrà tra i due lottatori? Dopo uno scontro pieno di sorprese ci ritroviamo di nuovo a decidere ogni cosa in uno scontro ravvicinato tra due avversari al limite delle forze… speriamo di vedere un po' più di originalità negli scontri futuri!”

Lilith commentò ammiccando maliziosamente in direzione delle telecamere.

Quello che sembrava essere un calcio da parte di Besouro si rivelò in realtà una presa.

Sfuggendo alle mani del dio elefante il capoerista riuscì ad avvinghiarsi al collo dell’avversario. Con il respiro che iniziava a mancargli e la vista offuscata Ganesh agitò le mani in aria cercando di afferrare il corpo dell’umano.

Quattro mani bastarono a stringere il torace di Besouro le cui ossa scricchiolavano sotto la pressione della presa del dio elefante.

Un agghiacciante suono turbò le menti del pubblico. Qualcosa si era spezzato ma restava il mistero di chi fosse lo sfortunato guerriero ad aver ceduto per primo.

I due corpi avvinghiati in questa presa di braccia e gambe, parti umani strette attorno ad una testa da elefante, rendevano impossibile discernere lo stato di salute dei guerrieri.

L’ossigeno nei suoi polmoni si era esaurito. Chiudendo gli occhi ripensava al suo sogno e agli sforzi fatti in questo scontro per raggiungerlo. La strada davanti a lui appariva distante mentre le tenebre spegnevano gli ultimi residui di calore emessi da quel cuore pulsante.

Forse anche il suo discepolo prediletto aveva provato tutto questo, poco prima di spirare?

Ganesh era caduto. Il corpo immenso del dio martoriato dai colpi del suo avversario giaceva sulle rovine privo di vita.

Dopo che la divinità aveva mollato la presa Besouro era caduto davanti a lui. Sdraiato sotto a quel cielo immenso, tutto il dolore temporaneamente anestetizzato dall’adrenalina tornò a colpirlo all’improvviso.

Stringendo i denti piangeva. Ma erano lacrime di gioia.

“Il vincitore del secondo round è Besouro Manganga! Gli umani… hanno conseguito la loro prima vittoria nel Ragnarok!”

Un grido si alzò dagli spalti dell’umanità. Il coro di schiavi e capoeristi proseguì nel proprio canto con più passione di prima. Battendo sui tamburi come a doversi spaccare le mani, danzando fino a procurarsi le vertigini, il suono della libertà e dell’orgoglio della razza umana non era mai stato così vivo.

Dalla cintura in metallo dorata di Besouro diversi frammenti luminosi si alzarono verso il cielo. La figura maestosa di Thronos si ergeva sopra al campo di battaglia dopo essere tornato ad assumere la propria forma originaria.

Satan stringeva i pugni mentre saltellava allegro per la sala predisposta ad accoglierlo, dalla quale poteva ammirare i combattimenti.

“Sì cazzo! Beccatevi questa, luridi dèi!”

Mentre il braccio del signore del male era indirizzato verso gli dèi maggiori e soprattutto verso Amon facendo gesti poco educati, il re delle divinità stava tremando paralizzato sul proprio trono.

Una mano nera si posò sulla sua spalla.

“Oh il nostro povero, nobile re…”

Da sotto il suo mantello Seth sghignazzava. Al suo sadismo bastava possedere la certezza assoluta che dopo questo spettacolo, ne avrebbe viste sicuramente delle belle.

 

 

Il potere di Amon viene messo in discussione, a seguito dell’inaspettata morte di Ganesh. Lo scontro tra questi due è stato abbastanza lungo, spero di non avervi annoiati! Alla fine la vittoria è andata a Besouro, colui che a mio parere si è meritato di più la vittoria, a differenza di Ganesh che fino all’ultimo si è gettato a testa bassa “forzando” lo scontro con la sola forza bruta.

Inoltre con due vittorie di seguito per le divinità, l’esito dello scontro successivo sarebbe stato forse troppo scontato.

Le nuove restrizioni per l’emergenza covid mi stanno dando tra le altre cose, anche un minimo di tempo in più per scrivere. Spero di continuare con questo ritmo, anche se aspiro più alla qualità che non alla frequenza con la quale pubblico.

Rimanete sintonizzati per il prossimo scontro, e grazie per la lettura.

 

 

   
 
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