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Autore: Abby_da_Edoras    02/11/2020    14 recensioni
Con la sesta storia ispirata alla quinta stagione di Vikings affronto un momento che mi ha davvero straziata, ossia quando la Regina Judith avvelena Aethelred senza pietà. Nella mia versione le cose vanno diversamente: Aethelred torna alla reggia perché non crede di essere in pericolo ed è preoccupato per il fratello Alfred, caduto ammalato. Judith vorrebbe approfittarne per il suo orribile piano, ma... non ha fatto i conti con Hvitserk e gli altri vichinghi che interverranno al momento giusto per salvare il Principe!
Avevo tanto bisogno di scrivere questa ff per esorcizzare quelle scene tremende.
Pairing: Hvitserk/Aethelred
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, autori e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Hvitserk, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Call of destiny

 

Though my tale starts cold and lonely
The promise that I heard coloured my world
To the - outline of a greater spectrum
Where chances are revealed fate will be sealed

Walk the path ford the stream 'till I reach my dream

This is the moment my redemption
This is the day that all the stars align I gain my momentum
Every endeavour every measure led the way to overcome and say
I've answered to thee call of destiny!

(“Call of destiny” – Xandria)

 

Re Alfred aveva convocato un’udienza nella Sala del Trono in cui aveva pubblicamente annunciato che i vichinghi si erano meritati le terre dell’Anglia Orientale e che da quel momento in poi sarebbero state loro, da gestire e coltivare in pace. Aveva firmato davanti a tutti questa concessione e vi aveva apposto il sigillo reale.

Poi, tanto per concludere bene la giornata, aveva dato ordine alle guardie di arrestare e impiccare tutti coloro che avevano cospirato contro di lui. I vichinghi si erano stretti attorno a Aethelred, pensando che, chissà, magari la Regina Judith avrebbe detto qualche idiozia e avrebbe fatto arrestare anche lui… ma non ce ne fu bisogno. La donna era rimasta male e si vedeva, ma il Re era Alfred e se lui aveva deciso di perdonare il fratello lei non poteva intervenire… almeno non in maniera scoperta.

Insomma, tutto era risolto, almeno all’apparenza, e i vichinghi potevano iniziare a organizzare il ritorno a Kattegat in grande stile, con l’appoggio di una parte dell’esercito sassone guidato da Aethelred e quant’altro… ma no, ovviamente i problemi non erano ancora finiti, sarebbe stato troppo facile!

Infatti Bjorn era andato a York sperando di potersi alleare con Re Harald e i suoi, dopo averli sconfitti. Un esercito in più avrebbe senz’altro fatto molto comodo contro Ivar e i suoi… Nel frattempo, Ubbe era preoccupato per la notizia di flotte danesi in avvicinamento alle coste sassoni.

In mezzo a tutto ciò, Alfred cadde improvvisamente ammalato. Si trattava di un male che lo aveva già colpito qualche anno prima e che poi si era risolto, ma adesso le cose erano diverse, lui era il Re e chi avrebbe preso le decisioni mentre lui era privo di sensi a letto? Inoltre i nobili (quelli che non erano ancora stati impiccati) e i vescovi avevano iniziato a protestare perché non volevano un Re malaticcio e il partito pro Aethelred stava riprendendo forza, con grande preoccupazione e rabbia della Regina Judith.

Inutile dire che Aethelred, di fronte alla malattia di Alfred, era in preda all’ansia e sembrava non avere più alcuna intenzione di lasciare il Wessex per Kattegat.

“Non posso lasciare mio fratello in queste condizioni” diceva a Hvitserk, che era rimasto molto deluso dal fatto che per il Principe la famiglia venisse ancora prima di tutto il resto. “Ho promesso che guiderò un esercito per aiutarvi a riprendere Kattegat e lo farò, ma non è questo il momento. Alfred sta male e io non voglio nemmeno pensare di allontanarmi adesso. Anzi, sarebbe mio dovere tornare alla reggia e rassicurare i nobili che stanno nuovamente mettendo in dubbio le sue capacità di regnare. Questo è davvero il momento peggiore per lasciare tutto e andarsene.”

“Tornare alla reggia? Questo te lo puoi scordare” replicò Hvitserk, incupito. “Sai benissimo che tua madre è pericolosa, voleva farti impiccare insieme agli altri cospiratori, non puoi andare là!”

“E’ vero, voleva che anch’io fossi giustiziato, ma Alfred glielo ha impedito e lei non può andare contro i suoi ordini, lui è il Re anche adesso che giace ammalato” minimizzò Aethelred. “Cos’altro potrebbe farmi? Non c’è più nemmeno il vescovo Heahmund a metterla contro di me. Il mio posto, in questo momento, è accanto a mio fratello e come suo rappresentante davanti alla nobiltà e alla Chiesa del Wessex. Qualcun altro potrebbe approfittare della malattia di Alfred per tentare una nuova congiura e io devo impedirlo. Possibile che tu non capisca cosa significhi stare accanto al proprio fratello? Già, beh, in effetti tu hai tradito il tuo…”

Aethelred era molto agitato e di sicuro non voleva ferire Hvitserk, si rese conto di quello che aveva detto soltanto quando vide il volto del ragazzo farsi ancora più pallido e i suoi occhi diventare improvvisamente tristi.

“So che ho sbagliato a seguire Ivar e a combattere contro Ubbe, me lo ripeto tutti i giorni e non c’è bisogno che anche tu me lo rinfacci” replicò il giovane vichingo, senza ostilità ma solo con una tristezza infinita.

“Senti, non volevo dire quello… insomma, quello che ho detto” cercò di rimediare il Principe con ben poco successo. “Ho esagerato, lo so, ma è solo che sono veramente molto preoccupato per Alfred e per quello che potrebbe succedere in questo vuoto di potere. Devo tornare alla reggia, assicurarmi che mio fratello sia ben curato e che nessuno stia cercando di approfittare di questo momento di crisi. E’ il mio dovere verso la mia famiglia e il mio Paese.”

“E al tuo dovere verso di me… verso di noi, non ci pensi?” obiettò Hvitserk.

“Ho già promesso che guiderò un esercito di sassoni al vostro fianco per aiutarvi a riconquistare Kattegat” ribadì Aethelred che non capiva, o fingeva di non capire, quale fosse il vero punto della questione. “Non ho nessuna intenzione di tirarmi indietro o rimangiarmi la parola data, ma quando partirò da qui dovrò sapere che Alfred sta bene e che il Wessex è in pace.”

Hvitserk aveva imparato a sue spese, durante la convivenza con il folle Ivar, che quando uno non ti vuole stare a sentire è inutile continuare a cercare di convincerlo. A quanto pareva, Aethelred non considerava importante quello che c’era stato tra loro o, comunque, era per lui meno importante della sua famiglia e della sua patria. Il giovane vichingo era deluso e rattristato, per una volta aveva sperato che qualcuno potesse mettere lui per primo, che lo considerasse la cosa più importante della sua vita… ma, evidentemente, non era il suo destino. Decise perciò di insistere su qualcosa che gli premeva davvero, ossia l’incolumità di Aethelred.

“Ad ogni modo non voglio che tu vada alla reggia da solo, non mi fido di tua madre e non permetterò che ti succeda qualcosa” s’impuntò. “In fondo anche Ubbe, Torvi, Lagertha ed io siamo grati a tuo fratello per ciò che ci ha concesso, potremmo venire con te per fargli visita e tu avresti modo di vederlo e anche, se vorrai, di assicurarti che i nobili e i vescovi non tramino per prendere il potere.”

“Davvero lo fareste?” si stupì Aethelred. E, mentre lo diceva, si rese conto di quanto fosse stato ingiusto con Hvitserk. Preso dalle proprie preoccupazioni lo aveva ignorato e ferito, lo aveva fatto sentire inutile e lui, invece, continuava a mostrarsi gentile e premuroso, preoccupandosi che tutto andasse bene.

Si sentì sprofondare per la vergogna.

“Hvitserk, scusami, davvero, io… io… a volte non mi rendo nemmeno conto che quello che dico può fare del male agli altri, sono in pena per Alfred e temo ciò che potrebbero fare i suoi nemici e… Lo so che questo non mi giustifica, ma io…” tentò di spiegarsi, molto maldestramente.

“So che cosa significa essere preoccupato per un fratello e per la propria patria” lo rassicurò Hvitserk, avvicinandosi a lui con un sorriso. Ancora una volta la sua dolcezza aveva prevalso sul carattere spesso ombroso di Aethelred. “Anch’io voglio che Re Alfred guarisca presto e soprattutto voglio che non ti accada niente di male. Voglio che tu venga a Kattegat e che combatta al mio fianco, tutto il resto non conta per me.”

Gli si avvicinò, lo attirò a sé e lo baciò teneramente, a lungo, stringendolo nel cerchio protettivo delle sue braccia. E Aethelred, ricambiando quel bacio dolce ma profondo, sentì improvvisamente con sorpresa che tutti i timori e le preoccupazioni si dissolvevano nella stretta sicura dell’abbraccio di Hvitserk. Come poteva aver pensato di fare qualsiasi cosa senza di lui? Era Hvitserk che gli dava la forza, la risolutezza e la serenità che caratterizzavano questa sua nuova vita…

Purtroppo, però, Hvitserk aveva ragione per quanto riguardava la Regina Judith, era veramente un pericolo per Aethelred: aveva ascoltato i nobili e i vescovi borbottare, li aveva visti fermarsi a gruppetti per parlare e aveva sentito alcuni di loro dire chiaramente che Alfred era troppo debole e malato per guidare l’Inghilterra e che Aethelred sarebbe stato un Re molto migliore di lui. Alcuni erano giunti al punto di augurarsi che Alfred morisse, così la corona sarebbe passata per forza di cose al Principe legittimo, al primogenito che avrebbe dovuto portarla fin dal principio.

Beh, una persona sana di mente cosa avrebbe fatto, udendo dei nobili parlare in questo modo? Li avrebbe puniti, fatti arrestare, cacciati dal Regno, no? Ma Judith non era affatto normale, aveva un’ossessione per Alfred e in qualche modo era convinta di fare la volontà di Dio, così quello che le venne in mente fu, semplicemente, che solo eliminando Aethelred avrebbe tenuto al sicuro Alfred una volta per tutte! Così, mentre si recava nel bosco per raccogliere erbe medicinali con le quali aveva già in passato curato la malattia di Alfred, prese anche dei funghi velenosi che avrebbe poi trovato il modo di somministrare al figlio maggiore…

Il problema, per lei, fu che Torvi la vide mentre coglieva i funghi velenosi e, facendo in fretta due più due, andò a raccontare tutto a Ubbe, Hvitserk e Lagertha. *

“Devi avvertire subito Aethelred e impedirgli di andare alla reggia” disse Ubbe al fratello.

Hvitserk, però, scosse il capo.

“Se glielo dicessi non mi crederebbe, non vuole convincersi fino in fondo che la madre potrebbe ucciderlo con le sue stesse mani” ribatté. “Immagino che direbbe che Torvi si è sbagliata, che anche i funghi servono per le tisane e le pozioni che potranno curare Alfred. L’unica cosa che possiamo fare è provare sotto i suoi occhi e senza ombra di dubbio che le intenzioni della Regina nei suoi confronti sono malvage.”

“E come pensi di fare?” domandò Ubbe.

Hvitserk aveva già pensato a un piano e spiegò tutto al fratello e alle due donne.

Il giorno successivo Aethelred, accompagnato da Hvitserk e dagli altri vichinghi, si presentò alla reggia per far visita al fratello. Elsewith, la moglie di Alfred, accompagnò Aethelred e gli altri al capezzale del giovane Re e il Principe si avvicinò subito al fratello, ancora privo di sensi, e gli strinse affettuosamente la mano. Aveva le lacrime agli occhi.

“Alfred, puoi sentirmi? Ti prego, apri gli occhi, devi guarire, abbiamo tutti bisogno di te” mormorò, addolorato. “Anche i tuoi nuovi amici sono venuti a farti visita. Hai ancora grandi cose da compiere, Alfred, coraggio, devi guarire!”

Intanto Lagertha si era avvicinata a Elsewith e aveva notato che la giovane teneva una mano delicatamente appoggiata al grembo, come per protezione.

“Aspetti un figlio?” le domandò senza tanti convenevoli.

“Io… beh, credo di sì” rispose la ragazza, arrossendo e iniziando a piangere. “Alfred non lo sa, avrei voluto dirglielo, ma…”

Aethelred aveva udito le parole di Elsewith e strinse di più la mano del fratello.

“Hai sentito, Alfred? Tua moglie ti darà un figlio! Devi guarire al più presto, adesso devi farlo anche per il tuo bambino.”

Nonostante l’affetto di tutti, però, Alfred non si riprendeva.

Usciti dalla stanza di Alfred, Ubbe e gli altri finsero di lasciare la reggia ma in realtà, seguendo il piano di Hvitserk, rientrarono silenziosamente e restarono nascosti finché non videro la Regina Judith che invitava Aethelred a pranzare con lei. Celati dietro tende e arazzi, i vichinghi vedevano benissimo la sala da pranzo in cui si trovavano poche persone: Judith e Aethelred seduti a un lato e all’altro del lungo tavolo e qualche servitore che si muoveva per la stanza portando i piatti e il vino.

Non c’erano guardie in vista e non ce n’era motivo, in fondo si trattava soltanto di un tranquillo pranzetto tra madre e figlio, no?

“Sono sicura che Alfred guarirà presto, gli è già accaduto in passato e con i rimedi che ho preparato per lui si è ripreso perfettamente” disse Judith, prendendo posto a tavola mentre Aethelred si serviva il vino. Il suo tono cercava di essere colloquiale, ma più parlava e più appariva nervosa e invasata. “Quello che mi preoccupa davvero sono i nobili, quei maledetti che stanno cercando di approfittare della situazione e vanno dicendo che Alfred è debole, che non merita di essere Re!”

Torvi non sapeva dove Judith avesse messo il veleno, poteva essere sia nel cibo che nel vino, perciò loro dovevano agire prima che Aethelred mangiasse o bevesse alcunché. Silenziosamente, i vichinghi scivolarono fuori dai loro nascondigli e circondarono la tavola.

Hvitserk, veloce come un fulmine, andò verso Aethelred e lo allontanò dal tavolo. Era preoccupato perché gli sembrava che avesse bevuto un sorso di quel vino e non sapeva se fosse quello ad essere stato avvelenato. Ad ogni buon conto, si tenne stretto il suo Principe, pronto a tutto.

“E voi che ci fate qui? Questo non è il vostro posto, come avete fatto a rientrare? Adesso chiamo le guardie…” iniziò a protestare la Regina, ma Torvi le si avvicinò puntandole una daga alla gola.

“No, non chiamerai nessuno, altrimenti noi diremo a tutti che Re Alfred sta male perché tu lo hai avvelenato e che stavi per avvelenare anche Aethelred” sibilò la donna. “Tutto il Wessex saprà che sei una madre snaturata che intendeva uccidere i suoi figli per regnare da sola!”

Judith impallidì.

“Ma questo non è vero! Alfred ha avuto uno dei suoi collassi e io lo sto curando con erbe medicinali, come ho sempre fatto” esclamò.

“Ti ho vista raccogliere funghi velenosi. Anche quelli facevano parte della cura?” insisté Torvi.

“No, certo. I funghi velenosi non erano per Alfred, bensì per Aethelred” intervenne Hvitserk, tagliente. “Volevi uccidere il tuo primogenito. Che razza di madre sei?”

“Ma di che cosa state parlando?” fece Aethelred, colto anche lui alla sprovvista. Funghi velenosi? Veramente sua madre aveva cercato di ucciderlo? Ma… perché?

Judith cercò di riprendere il controllo della situazione e sfidò i vichinghi con un sorriso cattivo.

“Potrei chiamare le guardie anche subito. E’ la vostra parola contro la mia e chi crederebbe a voi? I Sassoni vi considerano barbari, selvaggi, e io sono la loro Regina.”

“Oh, ma noi abbiamo le prove” replicò Lagertha. Aveva riportato nella stanza due dei servitori che erano appena usciti e li stava conducendo verso il tavolo. “Qualcun altro ha toccato il cibo e il vino a parte voi?”

“No, nessuno” disse uno dei due servi. “Anzi, è stata Sua Maestà la Regina a preparare tutto e noi abbiamo solo servito in tavola.”

Judith era sempre più pallida, nervosa e tremante, ma non disse niente.

“Bene, allora… tu, assaggia il cibo e il vino del Principe Aethelred” ordinò Ubbe, trascinando a forza uno dei due servitori verso il piatto e il calice del giovane. Il servo, spaventato, obbedì mentre l’altro seguiva la scena con gli occhi sbarrati.

“Forse anche tu vuoi assaggiare le pietanze e il vino che hai fatto servire a tuo figlio?” le chiese Lagertha con un sorriso. “Prego, fai pure. In fondo, come hai detto, potrebbero essere soltanto le nostre bugie…”

Ovviamente Judith si guardò bene dal toccare il piatto e il calice di Aethelred. Il servitore che aveva mangiato e bevuto, intanto, cominciò a tossire e a afferrarsi la gola. Non riusciva a respirare. Il suo compagno lo afferrò, cercando di aiutarlo, ma il servo continuava a tossire convulsamente e ad artigliarsi la gola e lo stomaco.

“Fate qualcosa!” gridò il servitore che teneva tra le braccia l’amico morente. “Aiutatelo!”

Torvi lo guardò con tristezza.

“Purtroppo non possiamo fare nulla” disse. “La Regina ha messo un veleno molto potente nel cibo e nel vino del Principe…”

Il servitore si contorceva e urlava negli ultimi spasmi dell’agonia, mentre il suo compagno lo teneva tra le braccia cercando di alleviare i suoi dolori. Il suo volto era una maschera di terrore.

“La Regina ha cercato di uccidere il Principe Aethelred?” mormorò.

“Io… io… non avevo scelta!” ammise la donna, con la voce rotta e lo sguardo allucinato. “Finché Aethelred sarà in vita, la corona di Alfred sarà sempre in pericolo! I nobili stanno già tramando di nuovo, approfittando della malattia di mio figlio! Non potevo fare altro, io devo proteggere mio figlio!”

“Molto nobile” commentò gelida Lagertha. “Ma Aethelred non è forse anche lui tuo figlio? Quale madre uccide un figlio per proteggerne un altro?”

Judith, sconfitta, scoppiò in lacrime, ma non erano lacrime di pentimento, bensì di rabbia e umiliazione. Nessuno provò compassione per lei.

Il servitore sollevò il compagno morto e lo portò fuori dalla stanza, lanciando uno sguardo pieno di rancore e disprezzo verso la Regina: aveva cercato di uccidere il suo stesso figlio e, per colpa sua, il suo amico era morto in modo atroce. Nei giorni a venire, quella storia avrebbe fatto il giro delle stanze della servitù fino ad arrivare al popolo del Wessex, ai nobili, ai vescovi… e alla fine, quando si fosse ripreso, anche ad Alfred.

Aethelred, stretto nell’abbraccio di Hvitserk, non aveva detto una parola mentre guardava l’orribile morte del povero servitore. Se i vichinghi non fossero intervenuti, quella fine sarebbe toccata a lui.

Sarebbe toccata a lui.

“Era questo che volevi, madre? Volevi uccidermi in quel modo? Come hai potuto anche solo pensarlo? Mi odi dunque così tanto? Tu sei… sei un mostro!” esclamò, disperato, scoppiando poi in un pianto dirotto.

“Era necessario per proteggere la corona di tuo fratello” ripeté Judith guardando nel vuoto, dimostrando di non aver capito un accidenti di tutta la faccenda.

“Io non farei mai del male ad Alfred, non lo hai ancora capito? Io non…” continuò a gridare Aethelred, piuttosto alterato anche lui. Evidentemente il veleno era stato messo anche nel vino e quell’unico sorso stava avendo effetto, in qualche modo. Il giovane tremava, piangeva e sembrava non riuscisse a reggersi in piedi.

Hvitserk lo strinse più forte a sé, aiutandolo a uscire dalla stanza.

Gli altri vichinghi lo seguirono, dopo un ultimo sguardo alla Regina pazza e delirante che era rimasta inginocchiata sul pavimento della sala da pranzo e continuava a parlare tra sé.

“Non preoccuparti, Hvitserk” gli disse Torvi. “La quantità di veleno che Aethelred può aver assunto è minima, il suo fisico è forte e riuscirà a eliminarla.”

“Lei… voleva davvero uccidermi… se non ci fossi stato tu… e io…non ti credevo, scusami…” continuava a singhiozzare Aethelred, stretto a Hvitserk, il viso schiacciato contro la sua spalla.

“Non preoccuparti, va tutto bene” gli rispose lui, mentre lo aiutava a tornare alla loro casa. “Starai bene e non dovrai più vedere quella donna malvagia.”

“Io non ti ho creduto…” ripeteva il Principe.

“Va bene così” gli sussurrò dolcemente Hvitserk. “L’unica cosa che conta è che tu stia bene e che resti con me. Io ci sarò sempre e non ti accadrà mai niente di male.”

I vichinghi fecero ritorno alla loro abitazione e Hvitserk aiutò Aethelred a coricarsi. L’effetto del veleno stava svanendo, ma il giovane sarebbe stato debole ancora per un po’.

Eppure, paradossalmente, si sentiva al sicuro.

Hvitserk era con lui, lo stringeva e gli accarezzava il volto e i capelli e il Principe sentiva che non gli sarebbe potuto succedere nulla finché fosse stato insieme a quel giovane e affettuoso vichingo.

 

 

FINE

 

 

 

 

* So che nella serie TV Lagertha scompare dopo la morte di Heahmund, ma a me è sembrato molto strano per una persona forte come lei perdere la testa per la morte di uno che, tutto sommato, non era certo l’uomo della sua vita. Così nella mia versione Lagertha è presente a tutto ciò che accade e non ci sono misteri e sparizioni.

   
 
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