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Autore: Blyth    03/11/2020    3 recensioni
L'Hanahaki è una malattia che nasce dal provare per troppo tempo un amore non corrisposto.
I sentimenti che stagnano nell'animo portano alla formazione di fiori nei polmoni, fiori che consumano pian piano ogni cosa.
Vi sono solo due modi per uscirne: Vedere il proprio amore corrisposto o sottoporsi ad un operazione che cancella sentimenti e ricordi della persona amata...se non curato l'Hanahaki porta ad una lenta morte.
Taemin è malato già da tempo, in segreto, e Jongin che sta per sposarsi gli ha chiesto di essere il suo testimone.
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Sorpresa, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Angolo Autrice:

Desidero fare una piccola intro iniziale: Questa storia presenta temi delicati, quindi se siete sensibili allo sviluppo (grave) di malattie degenerative vi sconsiglio la lettura.
Ho provato a non limitare questa HanahakiAU ad una storia sul "mal d'amore", ho cercato di dare un percoso "medico" alla malattia perché volevo che anche la parte fisica e concreta avesse la sua importanza. Poi ho cercato di rendere la morbosità dell'amore divenuto Hanahaki nelle introspezioni dedicate a Taemin ed il suo amore per Jongin...non voglio definirlo un amore "non sano" ma di certo ho provato a rappresentare un amore che fa ammalare....spero di essersi riuscita.
La storia è stata ispirata dalla musicalità di "Sayonara Hitori" e " Flame of love" di Taemin quindi vi cosiglio di ascoltarle come playlist durante la lettura.


Blyth









Capitolo 1












Le radiografie parlavano già da sole.
Il Glicine aveva oramai completamente messo radici nei suoi polmoni soffocando lui e i fiori di Giacinto che tossiva da mesi insieme a piccole macchie di sangue.
Eppure fu solo alle parole ovvie del dottore che il mondo di Taemin crollò per davvero, facendo diventare tutto improvvisamente reale.
- Signor Lee, la situazione è molto più grave del previsto.- disse guardando con occhio critico prima i fogli delle lastre sulla lavagna luminosa e poi lui - Se non operiamo in tempi brevi...beh lo sa meglio di me. E' un discorso che avevamo già affrontato mesi fa.-
- Non possiamo continuare con la terapia?- mormorò Taemin, dopo la visita era difficile parlare, la gola irritata dagli strumenti di controllo gli bruciava e non faceva che aumentare lo stimolo a tossire rischiando di causare una crisi di tosse.
Il dottore scosse la testa - No, oramai sono ridotte ad un pagliativo. Se la sua situazione non dovesse risolversi in modo naturale nei prossimi mesi l'operazione è l'ultima chance per salvarla.- si chinò sulla scrivania, lasciando che quelle parole facessero presa sul ragazzo emaciato davanti a lui, poi guardandolo dritto negli occhi, più come un padre che come medico, aggiunse -Un sentimento, per quanto caro non può valere una vita.-
Aveva ragione, Taemin lo sapeva bene, dopotutto anche sua madre che piangeva da mesi continuava a ripeterglielo. Eppure il solo pensiero di operarsi e perdere anche ogni ricordo di lui, del sentimento che provava per lui, gli toglieva il fiato anche più dei fiori che impestavano i suoi polmoni malati.
Abbassò la testa annuendo - Lo so bene dottor Cho.-
- Se per lei è troppo difficile affrontarlo da solo posso passarle il numero di un ottima  psicologa, specializzata nel trattamento di pazienti con Hanahaki. Potrebbe aiutarla ad affrontare tutto il processo pre-operatorio.- aggiunse afferrando un biglietto da visita da un piccolo contenitore accanto al suo computer.
Taemin accettò il cartoncino con sui i dati della dottoressa con un piccolo inchino di ringraziamento - Lo prenderò in considerazione, grazie infinite.- era sincero, o almeno sperava di esserlo.
Il dottore gli sorrise - So che può essere una scelta difficile, ma sono sicuro che ne usciremo vincitori.- voleva essere una frase incoraggiante, Taemin ne era sicuro, ma non poteva davvero credergli.
La sua era una situazione da cui non riusciva a vedere il podio di vittoria ma solo una miserabile sconfitta.

***


La metropolitana non era molto piena in quell'orario e Taemin ne era grato,  già l'aria chiusa e vizziata del mezzo gli rendeva difficile la respirazione, il pensiero di dover anche cercare di rimanere in equilibrio o essere schiacciato tra decine di altre persone lo soffocava.
Ma con la metà dei sedili vuoti poteva passare il viaggio comodamente seduto, mentre lasciava che due bambini curiosi lo fissassero mentre la madre guardava il cellulare.
Erano piuttosto piccoli, non più di sei o sette anni, e lo guardavano con quella curiosità innocente che era solo dei bambini, forse si stavano chiedendo come mai quel signore davanti a loro avesse dei segni neri sotto gli occhi, o le braccia così magre da sembrare uno scheletro. Ecco qualcosa che non ti diceva mai nessuno, tutti parlavano di come l'Hanahaki ti soffocasse petalo dopo petalo, ma non di come ti togliesse il sonno e l'appetito.
Non era solo per il dolore della gola ferita dalla tosse continua, era un malessere che ti penetrava nell'anima, che ti toglie ogni forza.
"L'amore che diventa malattia" aveva letto su un post Kakao che la definiva così, e proprio come una cotta appena nata che ti fa dimenticare la fame perché occupa la mente con il pensiero dell'amore, così anche l'Hananaki ti toglieva il pensiero del cibo, la voglia di nutrirti.
Taemin iniziavaa pensare che più che ucciderti ti obbligava a lasciarti morire, impestando la tua mente e non solo il tuo apparato respiratorio.
Come a dargli ragione un moto di tosse violenta interruppe quel flusso di pensieri tristi e contorti, obbligandolo a piegarsi su se stesso mentre tossiva con una violenza tale da sentire male al petto.
Una mano andò istintivamente a coprire la bocca mentre l'altra cercava di recuperare un fazzoletto dalla tasca, con poco successo.
Questa volta la tosse era troppo forte, tanto da obbligarlo a portare anche l'altra mano al viso per evitare di far scappare qualche petalo azzurro.  
Fu una mano gentile a porgli un fazzoletto di tela, posandolo direttamente sopra le sue mani mentre pian piano un'altra mano gli massaggiava la schiena squassata da sussulti. Taemin alzò il viso per trovarsi accanto una donna anziana, appena salita alla fermata, che gli sorrideva gentile.
- Fatti aiutare, ragazzo.- gli disse mentre lo aiutava a togliere le mani insanguinate dalla bocca e sostiuirle con il fazzoletto, fu un gesto lento e dolce, l'anzia non fece smorfie e non emise un singolo suono di disapprovazione mentre si premurava di raccogliere i petali senza farne cadere nemmeno uno.
Taemin sostiuì le mani alle sue, premendo il fazzoletto ricamato sulla bocca mentre dava gli ultimi colpi di tosse.
La donna prese posto sul sedile al suo fianco,  i bambini che lo fissavano dai posti davanti si erano spostati di diversi posti insieme alla madre e non lo guardavano più.
- Stai meglio ora? Non ti affaticare a parlare, un cenno andrà bene.- gli disse l'anziana dai capelli argentati.
Taemin annuì, poi finì di pulirsi la bocca dal sangue.
Guardò il fazzoletto oramai completamente sporco rovinato  e sospirò pesantemente -Mi spiace, l'ho rovinato.- sussurrò con un filo di voce,stando attento a non sforzarsi.
La donna lo liquidò con un cenno della mano -Non fa nulla, puoi tenerlo a me non serve.-
Il giovane si inchinò lievemente per ringraziarla prima di tornare a fissare il piccolo pezzo di stoffa macchiato di sangue.
 


Taemin sospirò rientrando nel proprio piccolo apartamento e chiudendosi sancamente la porta alle spalle, teneva ancora chiuso in un pugno il fazzoletto che quell'anziana di cui non conosceva nemmeno il nome gli aveva regalato.
Adam ed Eve gli corsero subito in contro scodinzolando e abbaiando gioiosi, si piegò sulle ginocchia per accarezzarli entrambi, non impiortava quanto brutta potesse essere stata la sua giornata, rivedere le sue piccole pesti lo metteva sempre di buon umore.
Anche se quel giorno, dopo quella notizia, non poteva che domandarsi cosa ne sarebbe stato di loro se non avesse trovato il coraggio di operarsi.
Tutti i suoi amici avevano già degli animali, chiedergli di tenere anche le sue due piccole palle di pelo sarebbe stato troppo; sua madre? Era troppo anziana per occuparsi di due cagnolini energici.
Già, sua madre, la donna che lo aveva cresciuto con le sue sole forze...cosa ne sarebbe stato di lei? Chi l'avrebbe abbracciata al suo funerale? Chi l'avebbe sorretta? Kimbum? Jonhyun? O forse proprio Jongin? Quello sarebbe stato proprio un brutto scherzo del destino, e non poi così divertente.
Sospirò di nuovo mettendo da mangiare ai suoi cuccioli cercando con tutte le forze di respirare normalmente.
Adam ed Eve continuavano a strusciarsi sulle sue gambe e saltellare, felici di riaverlo a casa dopo una lunga giornata passati da soli. Taemin quasi non ricordava più come fosse la sua vita prima che Jongin glieli portasse a casa, erano due fagottini infreddoliti e malaticci.
Il suo migliore amico li aveva trovati mentre tornava da un viaggio di lavoro, aveva visto una busta muoversi sul ciglio della strada e si era fermato. Per gli altri non c'era già più nulla da fare ma Jongin era riuscito a salvare almeno quei due fratellini, e da chi poteva portarli se non da lui?
"Loro sono soli, tu sei solo" aveva detto cercando di convicerlo a prenderli, lui aveva una vita troppo frenetica per potersene occupare, non era mai a casa con il lavoro che aveva all'epoca e Taemin aveva ceduto alla faccia da cucciolo.
Non quella dei cagnolini ma proprio la sua che gli chiedeva di occuparsene così da poterli vedere quando voleva anche se non poteva tenerli.
Taemin aveva pensato che poi non sarebbe stato così male avere compagnia in casa ed era vero, non si era mai pentito di aver detto sì.
Nemmeno ora che gli ricordavano ogni giorno di Jongin. Loro restavano il motivo per cui la mattina riusciva ancora ad alzarsi e sorridere, almeno aveva smesso di svegliarsi da solo in una casa vuota.


  
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