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Autore: IdeaHunter    04/11/2020    1 recensioni
Una misteriosa Famiglia italiana fa visita a Tsuna e ai suoi guardiani e quel pazzo di Reborn ne approfitta per mettere alla prova il suo pupillo (AKA cercare di farlo ammazzare). Riusciranno Tsuna e i suoi a dimostrare il loro valore?
(Ambientata tra l'arco della cerimonia di successione e quello della maledizione degli Arcobaleno)
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Città di Namimori, Giappone, anno 20XX. Il sole sorse sulla città, illuminando ogni palazzo e annunciando la domenica mattina, il momento più atteso della settimana. Tuttavia, ciò che per ogni altro studente di scuole medie significherebbe meritato riposo per Tsunayoshi Sawada vuol dire tanto, tanto casino. Normalmente la giornata si svolge più o meno così: sveglia alle 7.30 sotto la minaccia di morte del proprio tutor, una lavata veloce ai denti, un cambio per mettersi la divisa scolastica e una lotta furiosa per salvare il salvabile della colazione; poi di corsa a scuola sperando di arrivare prima della campanella e di non incrociare nessuno dei suoi malatissimi compagni, cosa che puntualmente accade. Si fanno le solite otto ore di lezione, poi a casa per sorbirsi altre lezioni dal suo tutor assieme ai suoi amici. Poi cena (altro momento traumatico), denti e letto.
Ecco, la domenica prende tutto questo ma con una grossa differenza: toglie le ore di scuola e le rimpiazza con ore di lezioni del tutor. E infatti il ragazzo si svegliò non grazie al sole o al canto degli uccelli fuori la finestra: a tirarlo fuori dal letto fu un calcio in testa ben assestato da un bambinetto a malapena di due anni, se si dovesse tirare a indovinare, vestito con uno smoking nero, Fedora dello stesso colore, camicia bianca e cravatta arancione. Nonostante l’aspetto da bambino d’asilo vestito per il carnevale, quello era il tutor di Tsuna, un assassino mafioso siciliano conosciuto come Reborn.
Sì, mafioso: infatti Tsuna aveva la (s)fortuna di essere l’unico rimasto per il titolo di futuro decimo Boss del clan mafioso Vongola, il più influente e potente del mondo criminale, poiché tris nipote del fondatore del suddetto clan, Giotto Vongola. E il nono boss aveva pensato bene di prepararlo a questo difficile e importante compito inviandogli come insegnante privato un bambinetto alto più o meno come una torta di mele e completamente pazzo.
Questo lo apostrofò con un marcato accento siciliano: «Sveglia Tsuna. Oggi abbiamo l’agenda bella impegnata» lui mugugnò ancora mezzo intontito: «Tanto per cambiare…» Lui per tutta risposta gli sparò un colpo di pistola calibro dieci a un millimetro dalla mano: «C’hai detto?» «Niente!» Il ragazzo scattò in bagno con tutta la forza dei suoi muscoli per non dare al nanerottolo un motivo per aggiustare la mira.
Dopo suppergiù dieci minuti erano al piano di sotto a mangiare pane imburrato e a sopportare i litigi di Lambo e I-Pin, altri due bambini autoinvitatisi a vivere con lui. Il perché sua madre accettasse di buon grado tutto questo era un mistero che Tsuna non avrebbe mai risolto.
Reborn come al solito si stava bevendo una tazza di caffè leggendo il giornale, ignorando completamente il casino proverbiale davanti a lui, quando la signora Sawada richiamò la sua attenzione su una lettera prima di salire a fare il bucato:
«Non ci capisco nulla, è scritta in Italiano.». Reborn e Tsuna si scambiarono un’occhiata di sorpresa e di sospetto, mentre il bambino apriva la lettera e leggeva il contenuto: «‘sta calligrafia non è del nono, questo è sicuro» Tsuna si sporse per dare un’occhiata ma, poco sorprendentemente, non riuscì a capire mezza parola di quello che c’era scritto.
Tuttavia, Reborn mostrò un’espressione di sorpresa durante la lettura della lettera: «Senti senti…» «Che cosa dice?» Adesso Tsuna era entrato nella modalità “possibile gruppo di pazzi assassini che mi vogliono morto”, modalità sviluppata dopo un paio di spiacevoli esperienze passate (a volte gli facevano male le ossa a pensare a Xanxus o a Daemon Spade.)

Reborn mise via la lettera e finì la tazza di caffè: «Viene dal candidato al titolo di Boss della famiglia Bellarosa. Dice di volerti vedere, assieme al resto dei tuoi guardiani, per fare un saluto» Il ragazzo lo guardò confuso: «Eh?  Famiglia Bellarosa? Un saluto?  A quanta di questa roba posso credere?» Il bambino gli tirò un colpo sulla nuca: «Non fare il cafone. Capisco che dopo i recenti avvenimenti fidarsi di dichiarazioni così sia difficile, ma stiamo parlando di uno dei più fedeli alleati della famiglia assieme ai Cavallone di Dino e ai Simon di Kozato.». L’espressione di confusione sul volto del giovane boss non fece che peggiorare, così Reborn tirò un sospiro sconsolato e incrociò le braccia:
«I Bellarosa sono un Clan abbastanza longevo. Ti basti sapere che ci sta venendo a fare visita sarà il dodicesimo boss.». Tsuna trasalì: «Dodicesimo?! Ma allora…» Reborn annuì: «Quando Giotto mise insieme i vigilanti che poi sarebbero diventati la Famiglia Vongola, i Bellarosa si erano già fatti una certa reputazione in Italia. Li chiamavano i “Robin Hood della Puglia”. Casomai non lo sapessi la Puglia è una regione italiana.». Sospirò con fare stressato «Questa reputazione di paladini del popolo durò poco…giusto un paio di boss. In effetti, hanno avuto una storia piuttosto travagliata: sono stati protagonisti sia di atti di estrema generosità sia di efferati massacri senza vergogna. Tuttavia, una cosa rimane costante: sono sempre stati grandi sostenitori, alleati e amici dei Vongola. O meglio, fino ad ora» Tsuna lo guardò senza capire, ma lui riattaccò «Recentemente i rapporti tra i boss sono stati un po’ tesi. Un bel po’ tesi. Il nono ha detto spesso che l’attuale boss dei Bellarosa è una disgrazia sia per la loro famiglia sia per tutto il mondo della Mafia e per quel che mi riguarda, non ha tutti i torti. Probabilmente il futuro boss sta cercando di riappacificare le famiglie prima che si giunga allo scontro diretto.». Tsunayoshi lo ascoltò interessato: gli piaceva l’idea di un ragazzo come lui che cerca il dialogo per risolvere le situazioni di tensione. Il tutor lo guardò serio: «Sent’ammè: so che pensi di poter risolvere la cosa con una cena e quattro risate…ma così vai poco lontano. Ricordati che è pur sempre un boss mafioso, di una famiglia assai potente e con qualche annetto in più di esperienza sulle spalle rispetto ai Vongola, e inoltre non sappiamo che immagine abbia di noi. Una parola sbagliata potrebbe scatenare una guerra di proporzioni bibliche.». Ed ecco l’ottimismo del decimo sparire come lacrime nella pioggia, citando un famoso film. Con un avvertimento del genere a Tsuna venivano due immagini in mente: o il ragazzo sarebbe stato un pazzo furioso come Gokudera o un serial killer nato come Hibari.
Ad ogni modo, c’era una cosa assai più importante a cui pensare: «Quando saranno qui?» Reborn buttò l’occhio sulla busta: «Più o meno due giorni» Tsuna si sentì svenire. Aveva solo due giorni per chiamare tutti i ragazzi, avvisarli della visita, preparare la casa per l’incontro e trovare qualcosa da dire per non sembrare un completo idiota, senza scatenare un conflitto ovviamente. Reborn, come al solito, capì ciò che passava per la testa del suo allievo e saltò sul tavolo per stargli più o meno all’altezza: «Allora oggi salta tutto il resto: tu raduna i tuoi guardiani e avvisali della cosa, mentre io mi occupo dell’incontro in sé e per sé» Tsuna annuì e scattò a prendere il telefono per chiamare gli altri.
 
Dopo nemmeno venti minuti i sei ragazzi erano già nel cortile della casa del Boss (visto che il tutor gli aveva vietato categoricamente l’ingresso). Era sorpreso del fatto che tutti si fossero presentati, perfino Hibari e Chrome erano corsi appena Tsuna li aveva chiamati. Il teppista Gokudera, giochicchiando con un candelotto di dinamite, ruppe il ghiaccio: «Allora Decimo, ha detto che era un’emergenza. Che cosa succede?» Il ragazzo li guardò tutti quanti, prese un bel respiro e disse tremante: «T-tra due giorni verrà qua il f-futuro Boss della famiglia Bellarosa per conoscerci» Gli unici che ebbero una reazione diversa da una faccia assai perplessa, furono lo stesso Gokudera e Yamamoto, che invece lo guardarono come se avesse annunciato la fine del mondo: «CHE COSA?! Il boss dei Bellarosa qui?!». Chrome alzò timidamente la mano: «Scusate…ma chi è di preciso questa famiglia?». Tsuna gli fece un veloce riassunto di quello che gli aveva raccontato Reborn, ma stavolta si misero in mezzo anche gli altri due: «Hanno a loro disposizione alcuni degli assassini più sanguinosi del mondo mafioso…Giovanni “Diavolo” Borromeo è un esempio». Nel dire questo Gokudera si morse un labbro con fare nervoso; ma Yamamoto era di altro avviso: «Mio padre ha avuto a che fare con loro qualche volta, e me li ha descritti come uomini rispettabili con un forte senso dell’onore e del dovere». Tsuna li guardò tutti assicurandosi che nessuno avesse domande, poi continuò: «Ragazzi, per favore, cercate di non fare scemenze o qui causeremo una guerra tra famiglie assolutamente non richiesta!» Hibari si alzò sbuffando: «Non sono affari miei. Veditela da solo, erbivoro.» e prima che qualcuno potesse controbattere, se ne andò. Fortunatamente gli altri guardiani furono più comprensivi: «Ma certo! Saremo di un’ospitalità estrema!» Ryohei sembrava sul punto di saltare come un petardo, mentre il piccolo Lambo fece un sorriso a novanta denti: «Vado a preparare le torte di fango!» Tsuna sorrise rincuorato, mentre dentro casa Reborn e Nana, la madre del futuro Boss dei Vongola, mettevano tutto in ordine per gli “studenti trasferiti”, come li aveva descritti il nanerottolo alla donna.
I due giorni passarono con una lentezza che aveva dell’esasperante, cosa assai poco sorprendente data la pressione che tutti si sentivano addosso. Tsuna a scuola si concentrava meno del solito, Hibari girava per la scuola con i tonfa alla mano e in generali tutti erano nervosi. Le esperienze passate con questo genere d’incontri portavano tutti a stare sul chi-va-là e a mettere mano alle armi ai primi cenni di ostilità, fosse essa reale o solo percepita. In casa Sawada le cose non erano molto diverse, visto che il Tutor teneva sempre Leon, il suo fido camaleonte mutante, trasformato in pistola oppure in fucile di precisione, sempre col grilletto pronto.
 
   
 
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