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Autore: Maggiechan_75    04/11/2020    2 recensioni
"E' bastata solo una notte, un "errore" forse il più bello ed emozionante della mia vita ma pur sempre un errore"
Racconto in prima persona di una cena tra amici
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le cene da Paolo e Francesca sono sempre un evento. I loro sorrisi e la loro complicità mi coinvolgono e mi fanno sempre sentire a casa. Lei sempre allegra e sorridente, ti accoglie in casa con il suo caloroso abbraccio. E quanta fantasia ha nel preparare gustosi risotti e profumatissimi arrosti.
Le conversazioni di Paolo sono sempre molto coinvolgenti, affascinanti e spesso divertenti. Viaggiando spesso per lavoro ha molti anedotti da raccontare del luogo che lo ha ospitato per mesi. Al suo ritorno Francesca, che conosce molto bene il nostro rapporto di amicizia, è solita accoglierlo con una cena a tre.

La nostra amicizia dura da vent'anni da quando io e Paolo andavamo alle elementari. Francesca la rossa, così la chiamavamo per il colore dei suoi capelli sbarazzini e ribelli, la conoscemmo alle superiori ed entrambi ci innamorammo dei suoi occhi azzurri e del suo carattere solare, entrambi la corteggiammo con gli occhi, ma Francesca vedeva solo gli occhi scuri di Paolo. Si accorse di me solo mesi dopo quando Paolo me la presentò. Erano mano nella mano e si guardavano con una tenerezza che perdurò e maturò con il passare degli anni.
Stasera è una di quelle tante sere, stasera rivedrò Paolo. Prima di citofonare punto l'occhio alla sua macchina, le sue valigie sono ancora lì; un brivido freddo mi scorre lungo la schiena sebbene siamo a fine giugno. Il dolce profumo del roseto del loro giardino non riesce a nascondere e coprire l'odore di bruciato provenire dal retro della loro villetta, gli aromi dolci e salati delle squisite cenette che era solita preparare Francesca sono solo un lontano ricordo. Sono segnali che dovrebbero lanciarmi un campanello d'allarme, ma io suono lo stesso . Paolo mi viene incontro per accogliermi, ma i suoi occhi sono pieni di rabbia e delusione, mentre mi saluta con tono freddo e stanco intravedo Francesca in bagno con la porta socchiusa. Si sta sciacquando il viso. Non ho nemmeno il coraggio di aprire bocca se non per dire "ben tornato Paolo" mi affretto ad andare in cucina per mettere in fresca la bottiglia di vino bianco. L'arrosto mezzo bruciato e mezzo tagliato è ancora nel tagliere. Il risotto alle zucchine e gamberetti è ancora sul fuoco, aggiungo un po' d'acqua prima che si attacchi. Francesca con il viso impallidito e gli occhi arrossati dal pianto entra in quel momento. Mi guarda e in un secondo capisco tutto.
Vorrei tanto andarmene ma non posso, non ho nemmeno il coraggio di chiederle come sta, e forse non ne ho nemmeno il tempo visto che Paolo entra in cucina invitandoci ad accomodarci. Io e Paolo siamo seduti uno di fronte all'altro. Per tutta la cena, se quella si può chiamare cena, non proferiamo parola. Ogni boccone del risotto senza sale e scotto, è un mattone mille pensieri girano per la mia testa. Quel risotto devo finirlo a costo di stare male tutta la notte. Paolo e Francesca invece non toccano cibo. Mentre serve l'arrosto Francesca trema e ha la pelle d'oca, cerca di nascondere il pianto, ma il dolore è troppo forte. L' arrosto bruciato e freddo e il colpo di grazia per il mio stomaco, ma non è certo il cibo la mia preoccupazione. Non li ho mai visti così e di sicuro loro non hanno mai visto me così. Francesca è troppo imbarazzata per accorgersene, Paolo invece probabilmente ora sa quante lentiggini ho in viso, non mi ha tolto lo sguardo per un attimo.
Siamo al caffè, quando Paolo interrompe il silenzio "tra tutti proprio lui" le dice guardandola negli occhi con tono pieno di rabbia e amarezza. Gli occhi azzurri di lei si riempiono di lacrime. Poi torna a guardarmi ma io non riesco a sostenere quello sguardo pieno di tristezza e delusione e abbasso gli occhi. "Sul mio letto come avete potuto", lo sento alzarsi prendere le chiavi e uscire sbattendo la porta. Solo allora, con il volto rigato di lacrimeho il coraggio di guardare Francesca ancora con il volto abbassato che gira in modo meccanico il cucchiaio nel caffè ormai freddo. Mi alzo per andare a consolarla ma lei mi ferma con una mano senza alzare lo sguardo "ti prego vai a casa".
E' bastata solo una notte, un "errore" forse il più bello ed emozionante della mia vita ma pur sempre un errore, per rovinare la nostra splendida amicizia e un felicissimo matrimonio.

   
 
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