Seduta
accanto al letto di ospedale di Kaori dove la rossa si stava rimettendo
dalle
ferite riportate durante l’ultima missione, Miki
guardò l’amica, con aria
furbetta, con un sopracciglio alzato. Da quando era arrivata si era
limita ad
un “Ciao”, poi aveva visto il vaso colmo di
garofani sul comodino della donna –
c’erano alcuni fiori di Dianto, e poi bianchi, rossi, rosa e
anche verdi, quasi
un arcobaleno- e si era seduta in quella posizione, senza nulla
aggiungere.
“Hai
forse qualcosa da dirmi, Kaori?” Le chiese, alla fine,
indicando il comodino.
“Perché tu lo diresti alla tua migliore amica se
avessi un ammiratore, vero?”
Kaori
arrossì, ed iniziò a balbettare. Lo sguardo acuto
di Miki diceva che non solo
lei sapeva tutto, ma aveva anche una vaga idea di chi il suddetto
ammiratore
fosse. “Beh, ecco, io…”
“Perché,”
continuò la mora, sorridendo malandrina, con i gomiti sul
letto e il mento
appoggiato sui palmi incrociati. “Se Ryo ti avesse fatto una
dichiarazione e
adesso ti regalasse dei fiori che sono i tuoi preferiti ma
simboleggiano anche
amore eterno e passionale e delicato e venerazione e un animo appagato
e in
pace, tu non me lo
terresti nascosto,
vero?”
Kaori
sbattè gli occhioni da cerbiatta davanti
all’affermazione dell’amica. Aveva
capito tutto. Dopo quello che era successo alla radura alcuni mesi
prima, lei e
Ryo si erano… ravvicinati. Nel senso che appena entrati in
casa lui l’aveva
presa in braccio, portata in bagno, spogliata, le aveva preparato un
bagno
caldo e poi erano entrati insieme nella vasca, dove lui
l’aveva prima coccolata
e poi iniziata ai piaceri della carne ed inseguito l’aveva
portarla nel letto
da cui non l’aveva fatta alzare per due giorni.
Erano
stati due giorni molto, molto educativi.
“È
che è così carino giocare agli innamorati
clandestini… rubarci i baci quando
pensiamo che voi non ci vediate…” Si morse il
labbro, petulante come una
bimbetta. “Per quello Ryo fa ancora le scenate. E poi, credo
che sotto, sotto
abbia una vena masochista.”
“Ha!
Ti ha traviata, alla fine! Io l’ho sempre detto a Falco, che non eri poi
così santerellina!”
Miki
si mise a ridere, e a dispetto dell’imbarazzo e del lieve
senso di colpa per
aver nascosto alla sua migliore amica, nonché spirito guida
nella vita di
coppia, quella verità, Kaori si unì a lei, il
suono argentino che risuonava
nelle stanze dell’ospedale e giunse fino alla camera di Ryo,
a cui quel suono
riscaldò il cuore e fece apparire un lieve sorriso appagato
sul viso.
“Scherzi
a parte, come l’hai capito?” Ridacchiando ancora,
Kaori si asciugo le
lacrime. “Siamo
stati così pessimi?”
“Oh,
no, al contrario. Ma sai, l’altro giorno, quando eravamo in
macchina…” Miki
scrollò le spalle e fece la linguaccia. “Gli hai
rammentato di non fare il
marpione che lui la ragazza già ce l’ha.”
Un
po’ vergognandosi, Kaori sospirò, eppure era
felice, di essersi tolta un peso
dalle spalle, e di poter condividere quella novità con i
suoi amici.
Che
poi, adesso avrebbero avuto un motivo in più per aiutarla a
tenerlo in riga.