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Autore: Riflessi    05/11/2020    5 recensioni
Draco lo sapeva che quella donna -prima o poi- l'avrebbe fatto morire...
D'odio, o d'amore.
Che, in un modo o nell'altro, lei non sarebbe mai uscita dalla sua vita, per tormentarlo deliziosamente fino alla fine dei suoi giorni.
Hermione Granger era nel destino di Draco Malfoy come Tom Riddle era stato in quello di Harry Potter: una persecuzione costante, continua, perenne, che l'avrebbe portato alla pazzia totale... o forse chissà, l'avrebbe invece salvato dal profondo abisso della solitudine!
SEQUEL DE "LE FIABE OSCURE"
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Dopo lo scontro nell'Ufficio Misteri e la distruzione del quadro maledetto grazie alla bacchetta di sambuco, l'Obscurus finalmente si dilegua per sempre.
Fra le ceneri ancora fumanti dell'Ardemonio però, Draco ed Harry hanno un piccolo diverbio, alla fine del quale, in un gesto dettato dal nervosismo, Malfoy disarma a sorpresa Potter senza rendersi assolutamente conto che, facendo così, è tornato ad essere di diritto il proprietario della bacchetta di sambuco.
Le facce sconvolte di tutti i presenti (compresa quella di Hermione) che credono l'abbia fatto di proposito per appropriarsi dell'arma magica, feriscono Draco a tal punto che va via, sparendo dalla circolazione senza dire nulla ad anima viva.
Narcissa, in preda all'ansia e dopo aver inviato decine di Gufi a suo figlio senza ottenere alcuna risposta, si reca al Ministero per dirne quattro ad Hermione Granger, convinta che la scomparsa volontaria del figlio, sia dovuta a quella donna e alle loro continue incomprensioni.
Il giovane Malfoy, in realtà, si è rifugiato in una piccola proprietà di famiglia a Matlock, per respirare un po' di pace immerso nelle campagne sconfinate del Derbyshire. Solo Toby è a conoscenza della sua collocazione... fino al momento in cui Lucius acciuffa di sorpresa l'elfo mentre si sta smaterializzando al cottage.
Toby è offesissimo per essere stato ingannato così dal suo padrone, e stanco anche di tutte le brutte parole che gli rivolge Lucius, prende l'orgoglio a due mani e, in un attimo di follia, si dimette.
Il vecchio Malfoy fa spallucce, convinto che gli basti aprire La Gazzetta del Profeta alla sezione "annunci" per trovare in un battito d'ali di boccino un altro domestico, mentre Draco è decisamente più colpito dal gesto del suo elfo.
In uno stato confusionale ed isterico nel frattempo, il piccolo Toby (che si è reso subito conto dell'enormità che ha commesso), corre al Ministero per cercare la signorina Granger, e la implora di prenderlo a servizio, consapevole che un'altra famiglia non avrebbe mai e poi mai assunto un elfo ribelle.
Hermione si rifiuta categoricamente cercando di spiegare con calma a Toby le sue ragioni, ma l'elfo è testardo, e gioca perfino la carta della compassione.
La strega però non cede a nessuna supplica, fino al momento in cui...




"Toby! Ascoltami... non puoi diventare il mio servo, ok? Io non ammetto la schiavitù, e tu lo sai benissimo. Mi dispiace moltissimo, ma dovrai trovarti un'altra famiglia, brava, che ti rispetti, e che si affezioni a te. Posso aiutarti nella ricerca se vuoi, così mi assicurerò che verrai trattato come si deve!"

L'elfetto negò con la testa, mentre i suoi occhi neri divennero lucidi di lacrime: "La prego!"

Hermione non sapeva più che fare per fargli capire che non avrebbe mai e poi mai preso un elfo domestico alle sue dipendenze. Era combattuta fra l'onore, l'orgoglio, e la tenerezza infinita che Toby le stava facendo.
Poi sospirò, arrendevole, proponendo un patto: "Facciamo così Toby, potrai venire a casa mia finché non troverai un lavoro stabile, e se proprio ti fa piacere, mi puoi dare una mano nelle faccende domestiche... io però in cambio ti darò un piccolo stipendio, ok?!" S'impose la strega, trovando nel denaro il giusto compromesso per non mandare all'aria i suoi ideali radicati, e per accontentare Toby nello stesso tempo.

"NOOOO!" Strillò lui orripilato: "Io non accetterò MAI soldi, signorina Granger!"

Niente. Gli elfi domestici erano più ottusi dei giganti che vivevano nelle montagne inospitali del Nord Europa.

"Oh mio Dio..." Mormorò allora Hermione passandosi le mani sulla faccia e nei capelli, esasperata.

[...] "Dimenticavo di dirle una cosa, signorina Granger!" Lo sguardo di Toby si era fatto improvvisamente malandrino.

"C-Cosa!?" Si incuriosì per un attimo Hermione, spiazzata dal cambio di umore dell'elfo, che aveva abbandonato l'espressione tragica di chi si trova ad un passo dalla morte, per mettersi invece a negoziare.

"Beh... io so dove si trova padron Draco, sa?!" Disse con aria saputa, incrociando le braccia al petto, per poi aggiungere subito dopo: "Quindi beh, pensavo, beh... visto che io non sono più servo di famiglia Malfoy beh, ecco... potrei anche rivelare segreto a lei."

Hermione lo guardò sgranando leggermente gli occhi, totalmente incredula, poi boccheggiò, senza sapere esattamente cosa dire. In ogni caso, Toby non la fece parlare, perché si affrettò a concludere:
"Ma le dirò tutto SOLO se mi prenderà a servizio. E senza stipendio!"

Maledetto, fottuto elfo.






 
Capitolo 32
-La freddezza del Basilisco-


 


Whiltshire, Inghilterra.

Lady Narcissa portò il suo the nero alle labbra sorseggiandolo con cautela mentre guardava il paesaggio fuori dalla grande finestra. C'era una calma silenziosa nel suo salottino dell'ala nord di villa Malfoy, ed ogni tanto il sole riusciva a far capolino dalle enormi nuvole che oscuravano il cielo inglese sopra le campagne sconfinate del Wiltshire.

Una pace invidiabile...
Tranne che nel suo animo.

Con studiata lentezza, la donna poggiò la tazzina sul piattino, ed il rumore della porcellana rimbombò nella stanza come uno schiantesimo.

"Ancora niente, vero Lucius?!" Disse poi, sospirando.
Il marito cambiò nervosamente posizione, accavallò una gamba e finse di continuare a leggere attentamente il giornale che aveva fra le mani, per poi risponderle balbettando:
"Em... n-no, Narcissa. Niente, mi dispiace! Draco non ha ancora risposto ad alcuna lettera."

La donna annuì distrattamente, rilassò le spalle contro lo schienale della sedia e chiuse gli occhi, stanca.
Il ticchettio dell'orologio a pendolo sembrò quasi prendere maggior vigore in mezzo al silenzio della stanza, e l'unico rumore che tentò timidamente di contrastarlo fu il frusciare delle pagine voltate del quotidiano magico che suo marito studiava tanto accuratamente.

Narcissa prese un grosso respiro per darsi forza, liquidando con un'alzata di sopracciglio sia il comportamento bizzarramente esistante del marito, sia l'improvvisa assenza di Toby... assenza che l'aveva costretta addirittura a prepararsi il the da sola.

Riportò i pensieri a suo figlio (come se da una settimana a quella parte fosse riuscita a pensare ad altro!) e pure ad Hermione Granger, quella donnina tutta d'un pezzo che non aveva paura di niente e di nessuno, ma che davanti a lei -poche ore fa al Ministero- aveva lasciato intravedere una preoccupazione per Draco quasi pari alla sua... QUASI.
Quasi, perché il cuore di una madre, si sa, prova sentimenti che vanno oltre l'immaginazione di ogni altro essere umano. I suoi battiti sono sempre più intensi, più violenti; la gioia ed il dolore per lei si manifestano con doppia energia. La felicità di un figlio, è la SUA felicità; le preoccupazioni di un figlio, sono le SUE preoccupazioni, così come l'afflizione, l'amarezza, il tormento.
Nonostante Lady Narcissa potesse sembrare ad occhi estranei una donna glaciale e tutta d'un pezzo, poco preda delle emozioni e degli affetti... era altresì risaputo che quel ragazzo biondo così simile al padre, era il suo UNICO punto debole.

L'unico motivo per cui aveva tradito il Signore Oscuro.

Ma nonostante ciò, anche Hermione Granger stava soffrendo.
Narcissa ripensò inevitabilmente agli occhi umidi della ragazza che, dopo qualche tentennamento, le aveva finamente spiegato cosa fosse successo all'Ufficio Misteri la settimana prima. Ripensò pure alle sue mani che tremavano, nel raccontarle di come Draco non aveva voluto che lei gli stesse vicino; poi alla sua voce che diventava quasi un sussurro nell'ammettere che forse l'aveva perso. Ripensò alla sua angoscia, alla sua preoccupazione, e a tutte le barriere d'orgoglio che finalmente erano crollate...

Narcissa Malfoy ed Hermione Granger si erano incredibilmente ritrovate unite in nome nello stesso dolore: due donne profondamente diverse, che ne venivano da contesti discordanti, che avevano educazione dissimile, priorità opposte... ma accomunate dall'amore.
L'amore.

Non ha confini il coraggio che nasce dall’amore e per amore si realizza. Non tiene conto di alcun pericolo. Non ascolta nessuna forma di raziocinio. Pretende di muovere le montagne, e spesso le muove.

A Narcissa faceva arricciare un po' il naso, l'idea che Hermione Granger amasse suo figlio di un amore tanto intenso... aveva fatto sempre fatica a crederci nonostante tutto. Aveva spesso pensato che si trattasse di qualcosa di effimero, un'attrazione passeggera che la giovane aveva maturato per via della bellezza di suo figlio, della sua aria da maledetto, del modo elegante che aveva di porsi, di muoversi e parlare (che, obiettivamente, lasciava ammaliati); o magari perché, semplicemente, la ragazza provava un inconscio desiderio di riscatto: farsi amare proprio dall'uomo che l'aveva tanto disprezzata quando era adolescente. Eppure, vederla crollare per il dolore di averlo perso, piangere senza vergogna, ed aprirsi a LEI, che non aveva mai mostrato nei suoi confronti alcuna pietà, l'aveva lasciata piacevolmente scossa.

Quella giovane strega, oltre ad avere un'intelligenza fuori dal comune, una notevole personalità, una forza d'animo invidiabile, aveva anche la capacità di sorprendere per la propria umanità, per la capacità di mettere da parte ogni rancore, per la sensibilità e la gentilezza.

Era forse per questo che Draco si era innamorato di lei!?!

Suo figlio aveva avuto una vita molto particolare, iniziata negli agi e nella supremazia, per poi finire in un mare di brutture e di malvagità che lo avevano fatto precipitare in un baratro profondissimo.
Il carattere ombroso che possedeva Draco era quindi anche una conseguenza di ciò che aveva visto, assorbito, vissuto sulla propria pelle. Ed un uomo così problematico, beh... aveva bisogno di tanta comprensione, premura, bontà, pazienza, e generosità. Per questo motivo, una donna qualunque non sarebbe mai stata in grado di stargli accanto in modo dignitoso.

La signorina Granger era forse l'unica a poter reggere sulle proprie, piccole spalle, tutto il peso della natura complicata di Draco.

Era difficile da ammettere (e sicuramente Narcissa non lo avrebbe mai fatto a voce alta, continuando a mostrarsi agli occhi altrui altezzosa e distaccata) ma quella era la realtà dei fatti. E a differenza di suo marito, lei si era già arresa da tempo, all'idea che la loro stirpe pura si diluisse in una generazione più grezza.

Sospirò, pregando ogni entità superiore di aiutare quei due giovani a trovare finalmente un punto d'incontro: santo Merlino, come si faceva a mandare all'aria l'amore per orgoglio?! Non riusciva a capacitarsene.

Un fruscio di pagine voltate la fece riscuotere di colpo, ricordandole che nella stanza c'era pure Lucius a leggere il giornale.
Narcissa tornò quindi a sfogarsi un po', cercando sostegno nel marito per quei comportamenti sempre così incomprensibili di Draco, e infatti esclamò a voce alta:
"Tuo figlio è pazzo, Lucius." E lo disse con aria di rinuncia, aggiungendovi un sospiro plateale.

La sua esclamazione apparentemente fuori da ogni logica distrasse il signor Malfoy dalla sua lettura pacata; egli sollevò svogliatamente gli occhi dalla Gazzetta del Profeta, guardò la moglie con espressione di superiorità e le rispose, un po' sarcastico:
"Che novità... Non so più neanche da quanto tempo te lo vado dicendo! Finalmente ti degni di darmi ragione!" Si inumidì un polpastrello e girò un'altra pagina del giornale, fingendo disinteresse: "E a cosa devo il tuo ravvedimento, cara?! Sentiamo!"

Narcissa fece una smorfia incomprensibile e scosse il capo, rinunciando improvvisamente a dargli spiegazioni: "Aaah, lascia stare!" E liquidò la questione con un gesto noncurante della mano.

L'uomo chiuse gli occhi per un momento brevissimo, intimamente sollevato dal fatto che sua moglie non avesse continuato il discorso su loro figlio; un discorso che era diventato davvero troppo delicato da affrontare, senza trasformarsi in qualche scaramuccia isterica.

Narcissa non sapeva assolutamente nulla della sua visita al cottage di Matlock, e lui non aveva affatto intenzione di parlargliene... non era mica scemo! Se solo le avesse rivelato dove si trovava Draco, si sarebbe giocato l'intera camera blindata della Gringott che sua moglie si sarebbe smaterializzata senza neanche farlo finire di parlare, per andare subito ad attaccare una predica pallosa ed infinita a loro figlio...

Mentre Draco, adesso, aveva bisogno solamente di pace, solitudine e riflessione.

Lucius glielo aveva promesso, in fondo: di lasciarlo tranquillo, di non andarlo a cercare ancora, di non dire niente a Narcissa. E lo avrebbe fatto, anche se fosse stato solo per solidarietà maschile. Ma non si trattava solo di quello, ovviamente. No... Lucius Malfoy avrebbe mantenuto il riserbo per AMORE.
Amore paterno.
Draco gli aveva chiesto di non dire nulla, e lui non avrebbe detto nulla. Punto. A costo di finire torturato a morte da sua moglie che, infilandogli la testa in un secchio pieno d'acqua, gli intimava di parlare.

Essere un buon padre è come farsi la barba: non importa quanto sei stato bravo a raderti oggi, devi farlo di nuovo domani.

Lucius Malfoy amava suo figlio incondizionatamente, e forse il fatto che Draco fosse il suo unico erede, aveva acuito un amore che, normalmente, si divide per due.
Eppure, nonostante ciò, nel mondo magico TUTTI erano fermamente convinti che il signor Malfoy fosse un padre cattivo, manesco, autoritario, insensibile... in definitiva, spaventoso.
Perché?!?! Lucius non capiva cosa potesse aver scatenato la fantasia della gente, ma questa idea che si erano fatti di lui, nel tempo era maturata fino a diventare un fatto.
 
Certo, non era stato un padre modello, ma ciò non lo avrebbe mai negato! Aveva compiuto delle scelte sbagliate, si era schierato dalla parte di chi aveva creduto più forte, si era rovinato con le sue stesse mani solo per inseguire il potere, la notorietà ed il successo. Lucius sapeva anche di essere un uomo freddo, un po' cinico, che disprezzava chi gli era inferiore, ma... da qui a dover sentire la gente che malignava dicendo che lui aveva OBBLIGATO suo figlio a farsi marchiare da Voldemort, che lo aveva PICCHIATO per inculcargli i suoi ideali, che lo aveva PUNITO ripetutamente quando non aveva eseguito i suoi "ipotetici" ordini beh... FANCULO! Non era vero. Per niente.
Lui non aveva mai messo un dito addosso a Draco, neanche quando era piccolo. E non lo aveva obbligato a fare proprio un cazzo di niente!
Per suo figlio, entrare attivamente a far parte della cerchia del signore Oscuro, era stato piuttosto un naturale evolversi del suo essere, "essere" che era stato influenzato dall'ambiente in cui era cresciuto, e dalle persone che aveva frequentato.
Sì... Lucius avrebbe potuto pure fermarlo, vero! Avrebbe potuto consigliare a Draco di non mischiarsi con faccende troppo grandi per un ragazzo della sua età! Avrebbe potuto impedirgli di fare le cazzate che aveva fatto, e tante altre fottute cose; ma lo aveva già ammesso che non era stato un padre modello, o no?!

Poi, un'altra cosa da ammettere, era che forse, ma solo forse, lo aveva viziato troppo. Con la scusa del figlio unico, della ricchezza che possedevano e del cognome importante, lui e Narcissa lo avevano tirato su facendogli credere che il mondo fosse un posto meraviglioso, dove tutti sarebbero stati ai suoi piedi ed i soldi avrebbero comprato qualsiasi cosa. Fin dalla più tenera età Draco era stato abituato ad ottenere ciò che voleva, a non dover affrontare nessun tipo di rifiuto, a snobbare chi lavorava umilmente per vivere, e a sentirsi superiore rispetto agli altri.

Eccolo qua, probabilmente l'errore più grande di quel padre che tutti credevano un orco spregevole e violento: aver viziato suo figlio da schifo, assecondandogli ogni capriccio, ed evitandogli qualsiasi tipo di problema!

Ma anche se tutto ciò era stato innegabilmente un male, beh... Lucius, a sua discolpa, poteva dire di averlo fatto buona fede: perché credeva di fare bene, perché credeva di rendere più bella e priva di ostacoli l'esistenza del suo unico erede, perché credeva di spianargli la strada.

Lo aveva viziato per un eccesso di amore.

Draco era, e sarebbe sempre stato, la sua unica ragione di vita, anche adesso che era diventato un uomo ed aveva la sua vita, i suoi interessi, le sue idee, e passava la maggior parte del tempo per i fatti suoi, regalando a lui e a Narcissa appena qualche minuto della sua presenza (quando se ne ricordava)...

Tuttavia, la nomea di genitore terrificante, abituato a cruciare, malmenare, dettare legge e magari pure ad abusare psicologicamente della prole, continuava a circolare come un virus altamente infettivo fra i salotti della società magica, senza tra l'altro uno straccio di prova. Ultimamente aveva sentito addirittura qualche voce che lo voleva in procinto di uccidere Hermione Granger con il veleno di Basilisco: una cosetta pulita, rapida e senza traccia. Cioè... Va bene che non aveva comprato i fuochi forsennati Weasley per festeggiare il probabile matrimonio di Draco con quella nata babbana, ma suo figlio aveva trent'anni e, PURTROPPO, aveva il diritto di innamorarsi di chi gli pareva. PURTROPPO!

Lucius sbuffò scuotendo il capo, mentre sfogliava l'ennesima pagina della Gazzetta.
Al limite, pensò, poteva diseredarlo, giusto per non far finire il suo patrimonio e la sua villa in mano alla Granger, ma ahimé... già sapeva che alla fine non lo avrebbe mai fatto! Con quale coraggio poteva togliere a Draco i beni che gli spettavano ed i soldi per vivere agiatamente, solo per fargli dispetto?! Lucius non se lo sarebbe mai perdonato; aveva già commesso troppi errori che pesavano sulla sua coscienza come macigni e che erano ricaduti su suo figlio rendendogli la vita un inferno... non voleva aggiungervi pure una simile bassezza: ne sarebbe morto.

Dopo tutto ciò che la famiglia aveva passato per colpa sua e di Voldemort, Lucius voleva soltanto un po' di serenità!

Una serenità che è difficile da raggiungere però, per un padre ossessionato dal pensiero del figlio che ancora non riesce a trovare l'equilibrio definitivo e la pace interiore.

Quel ragazzo non meritava tanta sfortuna, dannazione!!! Aveva sofferto abbastanza, tanto da ripagare più del dovuto sia la sua spocchia di bambino, sia i suoi errori di adolescente.
Quanto avrebbe voluto, Lucius, farsi carico di tutti i peccati e scontarli al posto di Draco, pur di vederlo sorridere senza più alcuna preoccupazione a distorcergli i lineamenti!

Quel figlio che era sempre stato troppo serio, sofferente, scostante, pieno di tormenti, ansie e scarsa fiducia nel futuro.

E proprio ora, che la fortuna sembrava stesse iniziando a girare timidamente dalla sua parte... ecco che invece, come a dare un inaspettato colpo di grazia, Draco era diventato involontariamente il proprietario della bacchetta di sambuco.

Proprietario della bacchetta di sambuco.

Sì, suo figlio glielo aveva rivelato poche ore fa, nel cottage di Matlock dopo le dimissioni sconvolgenti di Toby, in un rarissimo momento d'intimità fra padre e figlio.
Un'immensa paura aveva da quel momento invaso Lucius...
Lui ne aveva già sentito parlare di quell'arma maledetta, e sapeva da tempo che non si trattava di una leggenda innocente; erano girate alcune voci anni prima fra i Mangiamorte, voci che insistevano sul fatto che il Signore Oscuro (quando era ancora in vita) l'avesse cercata per riunire tutti i doni e diventare invincibile, ma soprattutto immortale.

Adesso Lucius ne aveva la prova: la bacchetta di sambuco si trovava fra le mani di suo figlio, che gliel'aveva mostrata in tutto il suo nefasto fascino, dopo avergli raccontato tutto. Lui era rimasto a guardarla esterrefatto, con gli occhi leggermente sgranati, e non aveva impiegato molto a percepire l'energia oscura che si sprigionava da quel sottile legnetto nodoso. Era terribile. E capì pure che un potere così immenso non poteva che essere gestito da grandi maghi, capaci di tenerla sotto controllo con una maestria ed un'esperienza fuori dal comune... come Albus Silente, Tom Riddle, o Gellert Grindelwald.
Draco non era di certo un uomo tanto forte psicologicamente, o tanto potente nella magia da eguagliare quei tre uomini geniali... di conseguenza non sarebbe mai stato in grado di esercitare in tutta tranquillità il proprio dominio sulla bacchetta di sambuco senza venir sopraffatto dal male.
E sarebbe stata la fine.

Ricordava di aver provato a farlo ragionare, e lo aveva fatto con un tono accorato che non aveva mai usato in vita sua, neanche per difendersi davanti a tutto il Wizengamot...



"Draco..."
Aveva esclamato Lucius, ancora sconvolto alla vista di quella bacchetta, insieme spaventosa ed affascinante. Aveva sollevato lo sguardo sul figlio (che continuava invece a guardare imbambolato l'arma magica come se tutto il suo mondo ruotasse intorno ad essa), e riprese a parlare, preoccupato, nella speranza che i suoi consigli servissero a qualcosa:
"Davvero, figlio mio! A me non interessa nulla dei tuoi patetici tormenti amorosi per una ragazzina mezza babbana. Fai quel cazzo che ti pare, e mi sembra di averti già dato tempo fa il mio benestare al riguardo, però... trova il modo di disfarti di questa bacchetta. E' l'unica cosa che ti chiedo."

Non era un discorso da padre esemplare, anzi... a dire il vero, Lucius aveva trovato delle parole davvero infelici per comunicare a suo figlio di aver (in un certo senso) accettato Hermione  Granger nella sua vita; ma c'era da ammettere pure che egli non era mai stato un uomo molto gentile, quindi, ciò che aveva rivelato dei suoi pensieri, era il massimo della delicatezza che ci si potesse aspettare da lui.

Il giovane sollevò soltanto gli occhi, per fissarlo senza alcuna particolare espressione, ma questo piccolo gesto fu per il padre un enorme incentivo, che lo spronò a parlare ancora, con tono leggermente ansioso:
"E' troppo pericolosa, Draco. La bacchetta di sambuco è ingestibile per un mago comune! Se qualcuno scoprisse che è in tuo possesso, cercheranno perfino di ammazzarti pur di rubartela. Ed in ogni caso, si tratta di un'arma che porta odio, malvagità, sete di potere! Draco... tu sei proprio sicuro di volere tutto questo?! Non puoi rischiare proprio ora, che il tuo nome e la tua famiglia stanno lentamente riemergendo dal fango. Abbiamo già fatto troppe cazzate. Ti prego, ragiona."

Era strano sentire Lucius parlare in questi termini, proprio lui che aveva basato la propria vita sul desiderio di emergere e di sentirsi superiore; ma chissà, forse proprio perché  aveva provato sulla propria pelle gli effetti devastanti del potere, che ora aveva capito essere tutto un terribile sbaglio; un male incurabile, capace di distruggere lentamente come un cancro terminale.

Il signor Malfoy, con l'avanzare dell'età, era finalmente diventato un uomo saggio ed equilibrato.

Draco però lo aveva guardato con uno sguardo enigmatico, mentre ancora si rigirava la bacchetta fra le mani, senza dare minimamente l'impressione che lo avesse ascoltato.

"Hai capito, Draco?" Insisté quindi Lucius, preoccupato.

Ma Draco non aveva risposto...





"Lucius! Lucius!"
La voce squillante di sua moglie gli si insinuò nei pensieri, insistente tanto quanto un gufo che picchietta sul vetro di una finestra. L'uomo dovette accantonare il preoccupante colloquio di poche ore fa avuto con il figlio, e tornò alla realtà accorgendosi di avere una gamba addormentata; cambiò posizione sulla poltrona con una smorfia, e finalmente rispose a Narcissa:
"Dimmi, cara!"

La donna mise sù un'espressione sospettosa e pure vagamente altezzosa, prima di chiedergli, tutta impettita:
"Si può sapere perché stai sfogliando gli annunci di lavoro sulla Gazzetta del Profeta?!"


Cazzo...



***




Matlock, Derbyshire.

Quanto tempo passa in media un uomo durante il corso della propria vita, alla ricerca della felicità?
Essa è talmente breve ed effimera, che nel momento esatto in cui credi di averla raggiunta, ti sfugge come l'acqua fresca quando provi a berla con le mani.
L'essere umano, in tal senso, è anche un po' masochista, perché nonostante sappia bene che la felicità assoluta forse neppure esiste, continua a dannarsi l'anima e a procurarsi dolore, pur di trovarla da qualche parte.

Forse, dopotutto, è proprio vero che l'attesa del piacere, è essa stessa il piacere.

Hermione volendo sarebbe pure potuta scappare lontano, da tutto quel desiderio di farsi del male alla strenua ricerca di sporadici attimi di gioia strappati in mezzo ad un mare di ostacoli (perché obiettivamente quanto sarebbe potuta durare la beatitudine se si ostinava a volerla per forza ottenere da un uomo che non sapeva che cosa voleva dalla vita, da lei, dall'amore, dal futuro?!), eppure... sembrava quasi piacerle in modo perverso, quel loro attrarsi e respingersi continuamente senza mai raggiungere una stabilità emotiva.

Hermione aveva provato più volte a farsi un elenco mentale dei motivi per i quali si era innamorata di lui. Li aveva analizzati, eviscerati, scomposti e ricomposti come fa un medico legale con un corpo morto, senza tralasciare alcun dettaglio insignificante:

-Draco Malfoy era innegabilmente bello.
Questo era il primo punto, ed era un punto di certo non trascurabile. L'aspetto esteriore giocava sempre un ruolo fondamentale nel far perdere la testa ad una donna. E anche se lui da ragazzino le era sembrato più che altro un Avvicino rachitico e pallido con una gran leccata di Troll sulla testa e la simpatia di uno Schiopodo Sparacoda, Hermione doveva ammettere che la bellezza di Malfoy era sempre stata sotto i suoi occhi di adolescente ottusa. Una bellezza che aveva avuto solo bisogno di tempo per sbocciare definitivamente.
Ed era sbocciata, infatti. Eccome se era sbocciata! La delicatezza aristocratica del suo profilo era qualcosa da fare invidia, i suoi capelli di un biondo quasi artificiale avevano assunto una corposità adulta ed erano diventati di una sfumatura naturalmente più scura, mentre gli occhi... quegli occhi indefinibili, grandi, accecanti, grigi ed azzurri nello stesso momento, facevano impressione per la loro meravigliosa intensità.

-Draco Malfoy aveva modi decisamente raffinati. Punto secondo.
Questa era una caratteristica che Hermione apprezzava in modo particolare, lei che era sempre stata abituata agli atteggiamenti un po' rozzi dei suoi amici. Non era facile incontrare in giro un uomo che ancora regalava fiori, che sapeva chiedere perdono, che teneva all'aspetto fisico e vestiva con gusto ricercato.

-Draco Malfoy possedeva un'aria di superiorità e sprezzo per il mondo che, per quanto si possa criticare aspramente, seduce. Non c'è nulla da fare. Questo era il punto terzo.
Chi era dunque Hermione Granger per non essere morbosamente attratta, come qualsiasi altra giovane donna, da un uomo che crede di essere il migliore?!

-Draco Malfoy l'aveva fatta soffrire. E per essere più precisi, ancora continuava a farlo! Punto quarto.
E' inutile negarlo, le donne si innamorano sempre dei bastardi. Più un uomo le disprezza, e più esse assumono i connotati di un burattino di legno pronto a muoversi a loro comando. Hermione era divenuta maestra in questo! Draco l'aveva tormentata da quando erano praticamente bambini, ogni giorno della loro vita, per sette lunghi anni, e lei... invece di restituirgli con gli interessi tutti i patimenti subiti dandogli un gran calcio nei coglioni, aveva accolto le sue scuse ed aveva lasciato che lui se la portasse a letto tutte le volte che lo aveva desiderato.

-Draco Malfoy aveva il fascino dell'uomo tormentato e maledetto. Quinto ed ultimo punto.
E forse, questo da solo, sarebbe stato capace di giustificare per intero la perdita di senno di Hermione Granger che, da brava eroina, si era assunta il compito sacrificale di redimere quell'uomo votato all'oscurità, e riportarlo alla luce.


Cinque, fottuti punti, che racchiudevano l'essenza più profonda di quell'uomo tanto complicato.

Ma in ogni caso, quali che erano i veri motivi per cui Hermione aveva capitolato, se tutti quanti, se solo alcuni di quelli elencati, o se invece nessuno di essi, lei con certezza sapeva soltanto una cosa...

L'amore ormai le scorreva nelle vene, sotto la pelle, dentro i polmoni, da una parte e dall'altra dello stomaco, attraverso la carne... come una pozione potentissima; e la sua mente, così come il suo cuore, erano pieni di lui, del suo nome, del grigio dei suoi occhi, del biondo dei suoi capelli.

E non le importava niente di come Draco avrebbe potuto reagire trovandola lì, nel suo rifugio dal mondo, a Matlock. Hermione doveva provarci, fosse stata anche l'ultima cosa che faceva!

Sii come il mare, che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza per riprovarci...

Con un Halomora mormorato nella sera limpida e stellata del Derbyshire, la serratura del cottage scattò in un sommesso click, e così Hermione, inspirando profondamente, entrò.

Trovò le luci spente. D'altronde, era tardi.

Purtroppo, nel momento in cui Toby le aveva spifferato tutto in cambio di un posto come domestico in casa Granger, Hermione non era stata affatto capace di correre subito da Draco; aveva invece perso tutte le ore del pomeriggio a rimuginare in una tremenda indecisione: bramava follemente di rivederlo, ma nello stesso tempo, aveva una fottuta paura di essere invadente. Si era quindi trincerata in un mutismo inquieto, seduta sul divano a rosicchiarsi le unghie, mentre l'ex elfo dei Malfoy saltellava per tutto il salotto con uno spolverino in mano e l'espressione soddisfatta di chi ha appena vinto un milione di Galeoni.
Ma Hermione preferì non ripensare a Toby e al modo subdolo con il quale aveva ottenuto i propri scopi, perciò prese a camminare per un po' al buio, cercando di abituarvisi e di non fare troppo rumore.
Probabilmente lui dormiva.

I suoi occhi intanto si erano lentamente assuefatti all'oscurità, e tutto intorno a lei si fece più distinto: il soffitto in legno, la carta da parati, i mobili di ciliegio, i quadri dalle cornici dorate, il pavimento in cotto, il caminetto rustico.
La giovane strega non conosceva quella casa, non c'era mai stata prima d'allora, ma a differenza della Villa e di tutti gli altri possedimenti dei Malfoy, le ricordava molto di più una comune abitazione babbana: piccolina, raccolta, immersa nella campagna. Ergo, le piaceva tantissimo.
Trovò la camera padronale alla fine di un breve corridoio, e le si fermò per un attimo il respiro: forse per il terrore di essere cacciata via come un cane, o forse solo per l'emozione feroce di rivederlo.
Un timido bagliore lunare che filtrava attraverso le tende della stanza, le permise finalmente di scorgerlo: Draco dormiva fra lenzuola sfatte -con quell'espressione distesa che era quasi impossibile vedergli da sveglio- le labbra schiuse, le braccia distese sul cuscino, una ciocca di capelli sugli occhi... la posa di un uomo indifeso.
Hermione sorrise timidamente, portandosi una mano sulla bocca.
Aveva sorriso perché Draco sembrava così tanto ingenuo nel sonno, che chi non lo conosceva non avrebbe potuto ritenere possibile che quell'uomo fosse invece molto simile caratterialmente ad un Ungaro Spinato, con un po' della maleducazione di un Troll di montagna, della freddezza di un Basilisco, dell'insolenza di un Doxy, della tristezza di un Thestral, della velenosità di un'Acromantula... ma in fondo, anche con molta della bellezza eterea di un Unicorno.
In altre parole, una creatura leggendaria con tre teste, sei braccia e quattro gambe.
Soffocò una risata spontanea premendo di più il palmo sulla bocca chiusa, mentre ancora lo osservava.
Quando l'attacco d'ilarità svanì del tutto, Hermione si ritrovò a ragionare pure sul fatto che c'era ASSOLUTAMENTE da sfatare quella credenza comune che voleva gli uomini scompostamente addormentati fra cuscini e lenzuola stropicciate, in qualche assurdo modo SENSUALI.
Cosa diamine doveva esserci di erotico in un uomo addormentato (pur bello che egli fosse) con la bocca aperta ed il respiro un po' rumoroso?! E non che a Draco il fascino mancasse...

Ron probabilmente le avrebbe detto che la colpa di quella convinzione collettiva era da attribuire ai telefilms babbani che le casalinghe disperate ed annoiate guardavano sognando un principe azzurro che nella realtà non esisteva affatto. E che gli uomini, secondo lui, oltre a russare rumorosamente (caratteristica che possedevano pressoché TUTTI, inutile negarlo), ti prendevano pure a gomitate nei fianchi, e se poi eri particolarmente sfortunata, sbavavano nel sonno e facevano le bolle dal naso, come nei cartoni animati.

Eh sì... Ronald Weasley: il suo amico pratico, concreto ed obbiettivo che le diceva in faccia le cose a costo di sfiorare la crudeltà!

Hermione, in tutta la sua vita, non aveva avuto la possibilità di vedere molti uomini riposare al suo fianco, quindi non poteva fare un confronto equo... ma in ogni caso lei trovava che almeno Draco -da addormentato- apparisse soltanto terribilmente indifeso, e pure un po' tenero.
L'unico vizio idiota che lui aveva (ringraziando Merlino) era solo quello di mettersi a letto in mutande. Tipo adesso, ad esempio!
Che poi... pensò Hermione, in cosa cazzo consisteva la comodità di starsene mezzi nudi, santo Merlino?!?
No, non c'era in effetti alcuna comodità: era una cosa puramente estetica, sì!

Gli uomini odiano il pigiama perché è poco virile, eccolo il motivo.

Quindi, anche Draco dormiva in mutande tutto l'anno come fosse agosto, solo per non perdere la sua dignità di uomo. Il cretino!

Un cretino che però lei adorava.

Hermione si avvicinò al letto in punta di piedi, poggiò la sua bacchetta sul comodino, e senza neanche pensare troppo, si spogliò lentamente di ciò che indossava per rannicchiarsi contro di lui ed aspettare che si svegliasse, con il cuore in tumulto.
Non aveva la più pallida idea di cosa sarebbe successo dopo... ma a dirla tutta, non aveva neanche la più pallida idea di cosa volesse in quel momento. Le era soltanto mancata la sua presenza, il calore che sprigionava, l'odore che lui emanava.

Il corpo di Draco era un richiamo primordiale: come nutrirsi per placare la fame, o dissetarsi in una fonte limpida e fresca... Un bisogno che andava ben oltre le cose materiali, che si perdeva piuttosto nelle necessità misteriose della psiche.

Draco era un istinto ancestrale.

Lo baciò con delicatezza, sfiorandogli appena le gote con le labbra, senza farlo svegliare.
Hermione perdeva sempre il senno quando lo aveva accanto, ubriaca di passione. E continuò a riempirlo di piccoli baci su tutto il viso, spostandosi a volte sulla punta del naso, sulla fronte, il mento e l'angolo della bocca schiusa.
C'era tutto un calore, intorno e dentro di lei, che sembrava volerla bruciare, come Ardemonio maledetto... finché non si accorse che si trattava di un languore piuttosto terreno: il desiderio fisico e travolgente di averlo dentro di sé, muoversi con lui, farsi toccare dalle sue mani sfacciate, accogliere la sua carne e tenerlo stretto fra le sue cosce ondeggiando sul suo bacino senza alcun pudore.

Il richiamo del sesso. Puro, primitivo, schietto.

Tuttavia, l'amore sapeva trasformare un atto puramente fisico, quasi sporco, in qualcosa di sacro, di solenne, lontano dalle faccende terrene.
Quando c'era amore, ogni gemito diventava preghiera, ogni carezza invocazione, ogni affondo espiazione.

È facile togliersi i vestiti e fare sesso. Le persone lo fanno continuamente. Ma aprire la tua anima a qualcuno, lasciarlo entrare nelle tue paure, nel tuo futuro, nel tuo sorriso, questo è essere nudi.

Hermione aveva sentito dolorosamente la sua mancanza! A dire il vero, era stata una sofferenza quasi fisica; però... era pure stanca di quell'altalena sentimentale che li portava costantemente a raggiungere picchi di felicità, seguiti subito dopo da rapidissime e disastrose discese. Era una situazione che non poteva durare in eterno: era palese che fra loro ci fossero da sistemare ancora molte cose.
La giovane strega era andata da lui con la ferma decisione di mettere ordine a quel caos che era la loro storia d'amore. Trovare la pace, stabilire dei punti d'incontro, e capire se loro due, insieme, potevano costruire un qualsiasi tipo di futuro: magari sposarsi, fare una famiglia...

Poi però, tutti questi bei propositi persero d'improvviso importanza, perché Hermione si lasciò sfuggire del tutto la percezione dello spazio e del tempo, così presa a bramare quell'uomo, che non si accorse neppure di aver preso a baciarlo con più intensità, appoggiando i palmi delle mani sul suo torace nudo.

E Draco intanto, ancora dormiva.

Nell’amore tra un uomo e una donna giunge sempre un momento in cui questo amore raggiunge il suo apogeo: allora non ha nulla di egoistico o di sensuale: diventa purezza morale.

 
Hermione chiuse gli occhi travolta dal desiderio, ed ansimò appena, mordendosi il labbro inferiore con forza, ubriaca del suo profumo di uomo e soggiogata dal ritmo profondo del suo respiro.

Com'era strano provare tutto quell'amore, conoscendo i loro trascorsi: l'odio viscerale, le differenze sociali, gli ideali opposti.
Le sembrava ancora così vicino il tempo in cui lui la guardava con l'espressione schifata da aristocratico sprezzante (quello che mostra disgusto di fronte alla contadina povera e coperta di stracci vecchi), che non le sembrava vero il pensiero di esser finita da adulta tra le sue braccia, di esser riuscita a farsi desiderare, e a farsi donare il cuore, esattamente come lei gli aveva donato il suo.
Com'era tutto dannatamente incomprensibile.

Hermione sospirò, sollevando le palpebre umide per l'emozione, e tutta la meraviglia che le aveva riempito la mente sparì di colpo, nel trovarsi di fronte il grigio accecante degli occhi di Draco, spalancati e straniti.

Si era svegliato.

La giovane strega si irrigidì, rimanendo senza fiato. E venne immediatamente investita dalla paura accecante di aver commesso l'errore più grosso della sua vita.

"Che cazzo ci fai qui?!"
La voce di Draco, alterata e ancora roca per il sonno, le si riversò addosso come un'improvvisa pioggia gelata, di quelle che ti colgono di sorpresa e ti bagnano fino alle ossa nel giro di un minuto scarso.
Poi lui si sollevò di scatto con il busto, afferrò Hermione per un braccio, e la scaraventò poco garbatamente dall'altra parte del letto, allontanandola da sé.

Lei era quasi paralizzata, con un misto di rammarico e profonda vergogna a turbarle i lineamenti.
Ma cosa le era passato per la testa? Quell'uomo aveva il potere smisurato di rendere la brillante ed illustre Hermione Granger, una pallida e mediocre imitazione di se stessa.
Dove era andato a finire tutto il suo smisurato orgoglio da eroina magica, la sua intelligenza da ragazzina precoce, la sua integrità morale da paladina delle creature più deboli?! Ogni volta che lui prendeva il sopravvento su di lei, lei diventava una donnina fragile, piena di dubbi e con la paura annichilente di essere abbandonata.

Draco intanto imprecava borbottando cose incomprensibili, aveva il respiro affannoso, cercava ancora di connettere, vestiva un'aria palesemente stanca, e si stava strofinando entrambe le mani sul viso per tentare di riprendere il contatto con la realtà.
Alla fine, quando riuscì a ricordare dove si trovava, perché, e cosa era appena successo, si voltò apparentemente furioso verso la donna, con il cuore che in verità gli aveva saltato un paio di battiti almeno, e la rimproverò aspramente:
"Allora Granger?! Si può sapere cosa cazzo ci fai qui?"

La stronza era venuta per sottrargli la bacchetta di sambuco! Ne era convinto.



 
***
 

Wiltshire, Inghilterra.

Narcissa si stava spazzolando con finta calma i lunghi capelli ormai ingrigiti dall'età, seduta elegantemente su una sedia imbottita della sua camera da letto. Si guardava allo specchio con interesse, mentre con la spazzola morbida ripeteva il movimento all'infinito: dalla cute fino alle punte, come se quel gesto meccanico avesse il potere di placarle la rabbia.

"Sai dov'è la mia veste da camera, cara?!" La interruppe il marito, con il tono di un cane bastonato.
"No!" Gli rispose lei, indispettita. Narcissa poi lo guardò dallo specchio, palesanto tutta la sua irritazione:
"Sai... Farti trovare la vestaglia pulita e stirata era compito di Toby. Ma se tu non sei in grado di tenerti buoni i tuoi elfi domestici, non puoi certo pretendere che mi occupi io di certe cose da... da... PLEBEI!" Terminò con aria schifata, sbattendo la spazzola sul mobile e sollevando la camicia da notte per abbandonare la sedia e andarsi a mettere a letto. SENZA PIU' DIRE UNA PAROLA.

Lucius la seguì con lo sguardo finché la vide seppellirsi sotto le coperte e le rispose, tra il rammaricato e l'astioso:
"Guarda che non ti ho ordinato di andarmela a prendere! Ti ho solo chiesto se sapevi dov'era!"

Nessuna risposta.
Così l'uomo insisté per l'ultima volta, ormai sfinito: "Narcissa, non posso mettermi a dormire con i miei abiti da giorno..."

Lo accolse di nuovo il silenzio. Poi, dopo alcuni istanti, la voce della moglie (attutita dalle coperte), si fece sentire, anche se ancora un po' imbronciata:
"Nel terzo cassetto, sotto i maglioni."

L'uomo sospirò.

Per Lucius Malfoy, la giornata era stata terribilmente pesante:
Toby si era licenziato, suo figlio se ne stava da solo come un'eremita nelle campagne sconfinate del Derbyshire, e sua moglie gli portava rancore dal pomeriggio, per l'esattezza da quando si era accorta che lui stava sfogliando il giornale con troppo interesse...


"Si può sapere perché stai sfogliando gli annunci di lavoro sulla Gazzetta del Profeta?!" Gli chiese Narcissa, assumento l'espressione tipica di chi sospetta qualcosa.
Lucius sollevò gli occhi dal giornale magico, interdetto. Guardò poi la moglie come un ladruncolo colto sul fatto, e rimase imbambolato, senza riuscire a formulare una risposta decente.

"Che c'è?!" Rise Narcissa, che aggiunse subito: "Hai perso il tuo patrimonio a Poker e stai cercando un posto da manutentore al Ministero, oppure vuoi trovare un idraulico per quel guasto nel bagno degli ospiti, al secondo piano?"

Lo stava palesemente prendendo per il culo... Narcissa aveva capito benissimo che suo marito aveva combinato qualcosa: glielo leggeva dell'espressione schiva e colpevole che aveva in faccia. D'altronde stavano insieme da oltre trent'anni, lo conosceva come le sue tasche.

Lucius borbottò qualcosa di incomprensibile, finché stabilì che era inutile continuare a nascondere il fattaccio. Allora si schiarì la voce, e parlò:
"No.... niente di tutto questo Narcissa!"

Lei sollevò un sopracciglio, beffarda: "Lo immaginavo, Lucius. Lo immaginavo..."
Poi, la donna cambiò espressione, che si fece seria ed autoritaria:
"Che hai combinato?! Sputa immediatamente il rospo."

Era fatta.
Il signor Malfoy sospirò sonoramente ed annunciò, senza esitazione:
"Toby si è licenziato."
"COOOSAAA??" Urlò la moglie, alzandosi di scatto dalla poltrona in un gesto istintivo di stupore.
"Già." Confermò lui, senza muoversi di un millimetro... consapevole, e già pronto psicologicamente, all'inferno che avrebbe vissuto da quel momento in avanti.

"E per quale motivo, di grazia?!?" Narcissa lo chiese con tono di voce isterica, mentre finalmente capiva il motivo dell'assenza sospettosamente prolungata di Toby durante tutto il giorno.
"Beh... ecco..." Balbettò Lucius: "Diciamo che stamattina sono stato abbastanza scortese, e... e... in un impeto di ribellione, Toby ha deciso di fare il fagotto."

Il viso sempre mortalmente pallido della donna, cambiò diverse sfumature di colore, fino a divenire di un rosso intenso e terrificante:
"Sei sempre il solito, Lucius!"
Gli strappò il giornale dalle mani per dare una rapida occhiata, e poi glielo rilanciò addosso con tutta la forza che possedeva: "Ecco perché sfogliavi gli annunci di lavoro!"

Senza farlo neppure parlare, o minimamente difendersi, Narcissa gli puntò il dito contro e continuò: "Ora tu rimedierai a questa stronzata e troverai un altro elfo domestico nel giro di un paio d'ore, altrimenti giuro su Merlino che metterai la stessa biancheria intima per almeno due settimane, hai capito?!"


Lucius Malfoy, naturalmente, non era affatto riuscito a trovare un elfo nuovo nell'arco di un pomeriggio, e quindi si era ritrovato, come un umile babbano senza servitù, a rovistare nel cassetto dell'armadio alla ricerca di qualcosa di comodo da mettere per dormire. Alla fine, esasperato da un compito che non aveva mai svolto da solo, tirò fuori la prima veste da camera che trovò e se la infilò senza fare troppe storie.

Ci si rende conto di ciò che si ha, soltanto quando lo si perde.

Il signor Malfoy dovette quindi ammettere a malincuore che, nonostante tutto, anche la misera presenza di un elfo domestico era importante all'interno di una famiglia.

Sollevò le coperte, si sdraiò con lentezza e, mentre si copriva, diede la buonanotte alla moglie con un tono talmente mogio, che Narcissa stentò quasi a sentirlo.



 
***

 

Matlock, Derbyshire.

"Allora Granger?! Si può sapere cosa cazzo ci fai qui?"
Aveva borbottato Draco con voce roca, alterata.

E tutte le timide speranze di Hermione crollarono, come le difese di Hogwarts quando i mangiamorte l'avevano attaccata...

La giovane si coprì il seno con un braccio, rannicchiandosi in un angolo del letto tutta mortificata. Non riuscì neanche a rispondere alla domanda, per quanto si stava sentendo idiota e fuori posto! In quel momento, si sarebbe gettata volentieri nelle profondità del lago nero senza opporre alcuna resistenza alle comunità di Avvicini selvatici pronti a strangolarla.
Le si gonfiarono perfino gli occhi di lacrime, a causa del violento disagio, così Hermione decise di andarsene, per evitare almeno di protrarre troppo a lungo quella vergona inaudita... ma proprio quando tentò di alzarsi dal letto ad occhi bassi, Draco l'afferrò di nuovo -stavolta per trattenerla- e la fece ricadere seduta sul materasso con veemenza, come ad intimarle di non muoversi da lì.

Ne seguì un silenzio imbarazzato, che poi fu proprio lui a spezzare dopo qualche secondo, usando un tono il più possibile moderato, per non risultare troppo rude:
"Immagino sia stato Toby a dirti dov'ero..."
E lo disse con voce ovvia, come non ci fossero dubbi di sorta, mentre ancora rimuginava nella sua convinzione che Hermione fosse lì per sottrargli con l'inganno la bacchetta di sambuco.

Lei intanto, tutta rannicchiata su se stessa per coprirsi il corpo, lo guardò per un solo breve attimo con due occhioni ancora lucidi, ed annuì timidamente con la testa. Poi, poverina, aspettò pazientemente il prevedibile sfogo di rabbia di Draco, e se non proprio quello, almeno una decisa presa di posizione, qualcosa che l'avrebbe certamente umiliata, oppure qualche vaga promessa di uccidere Toby per la sua lingua lunga, invece...
Invece lo sentì ridere sommessamente.
Una risata provocante, un po' ironica, da farabutto quale egli era.

Pazzo.
Draco Malfoy era completamente pazzo! Pensò la giovane strega, che ebbe addirittura un tremito di paura nel prendere consapevolezza di ciò. Che stupida! Doveva saperlo che il lui c'era sempre stata una scintilla di follia che attendeva soltanto il momento propizio per divampare in fuoco indomabile!

Passarono diversi secondi, o forse minuti interminabili (ormai il tempo sembrava non scorrere più al suo normale ritmo), e nel frattempo che Hermione ripassava fra sé e sé i cento e uno modi di fuggire dalle grinfie di uno psicopatico, Draco tornò serio: l'espressione del viso riprese la sua abituale posa rigida e malinconica, gli occhi si incupirono, le narici si dilatarono...

La freddezza del Basilisco.

D'altronde, per un Malfoy era più forte di qualsiasi altra cosa il suo sprezzo verso il mondo. Si trattava di un istinto impossibile da contrastare: era come chiedere ad un'Aquila di non volare più.
Ma nonostante il muro di granito che il ragazzo aveva in apparenza alzato per l'ennesima volta, nessuno avrebbe potuto accorgersi della tempesta emotiva si stava abbattendo DENTRO di lui: la rabbia e l'amore stavano infatti combattendo una lotta titanica che colpiva e scuoteva il suo cuore come fanno le onde e le raffiche di vento su un'imbarcazione nel bel mezzo di una mareggiata.

Draco avrebbe tanto voluto urlare, mandare all'aria cuscini e lenzuola, prendere a pugni il materasso, mandare in frantumi ogni oggetto sotto tiro, ma... non lo fece, forse per non dimostrare di essere più pazzo di quanto effettivamente era.
Attese soltanto che la furia si placasse e che la sua piccola barca in mezzo al mare ritrovasse un po' di stabilità... poi riempì i polmoni d'ossigeno, come se fino ad un attimo prima avesse dimenticato di respirare, e finalmente disse, con aria di rinuncia:
"Dovevo aspettarmelo. Sarei quasi tentato di scommettere che quell'elfo astuto e laborioso si sia licenziato apposta solo per venirti a spifferare senza più vincoli di segretezza il luogo in cui mi trovavo. Maledetto!"

Ovviamente non poteva negare a se stesso di aver provato un moto d'orgoglio nell'aprire gli occhi e trovarsi Hermione nel letto spalmata addosso a lui, nuda, calda e pronta a realizzare il suo desiderio cocente di riaverla; e non poteva negare nemmeno di averla aspettata per tutto il tempo, come un cane fedele che guarda fuori dalla finestra nell'attesa del padrone, ma... il sospetto che quella di lei fosse tutta una sceneggiata creata ad arte per recuperare la bacchetta e poi scappare via, non riusciva ad abbandonarlo completamente, anche se i primi dubbi cominciavano ad assalirlo: in fondo Hermione aveva il viso troppo pulito, lo sguardo troppo ingenuo, l'aria troppo mortificata per essere una ladruncola appena colta sul fatto.

E se fosse proprio questa invece, la tattica vincente? Farsi credere innocente, sedurlo, e poi pugnalarlo alle spalle?!

Draco strinse i denti per contenere l'ira, mentre una vena sulla tempia gli si gonfiava nel pronunciare con finto distacco:
"Non mi hai ancora risposto, Granger... Vuoi dirmelo o no perché diavolo sei venuta?!"

...

Era arrivato il momento del confronto. Quello definitivo.
Hermione lo capì dalla serietà dei loro sguardi, delle loro voci, dei loro pensieri.
Era giunta la fine. La fine di tutto, o l'inizio di qualcos'altro che solo il tempo avrebbe potuto rivelare.
Forse chissà, a conclusione di quello scontro epico si sarebbero abbracciati forte per promettersi il futuro, oppure sarebbero scesi da quel letto prendendo definitivamente due strade diverse, mantenendo nel cuore il ricordo doloroso di un amore che non era mai sbocciato.
In ogni caso, Hermione ingoiò tutte le lacrime di vergogna, e decise che sarebbe stato meglio dirgli la verità, pura e semplice... per poi andar via raccogliendo i pezzi della sua dignità andata in frantumi:
"Sono venuta perché mi mancavi, Draco! Terribilmente."
Glielo sputò addosso con foga, ormai pronta a dire tutto ciò che le passava per la testa, stufa di usare troppe cautele.
Impulsiva, passionale e determinata come lo era sempre stata.

Lui la guardò con due occhi azzurri pieni di stupore.
Con gli anni si era talmente abituato all'indifferenza della gente nei suoi confronti, al disprezzo addirittura, che l'idea di essere il pensiero fisso di una donna che avvertiva dolorosamente la sua assenza, era una rivelazione quasi sconvolgente.
E capì, senza più alcuna ombra di dubbio, che Hermione era sincera, che la bacchetta di sambuco non c'entrava davvero un bel niente, e che lui era un emerito cretino.
Un emerito cretino che cercava in tutti i modi di farsi odiare e di farsi piantare in asso, cazzo! Rifletté maledicendo se stesso. Se lei adesso l'avesse mandato a farsi fottere una volta per tutte, beh... l'avrebbe meritato!
Lo risvegliò brutalmente la stessa Hermione, da quei pensieri patetici:

"Io sono stanca, Draco!"
La piccola donna lo gridò, in uno sfogo dettato dallo sconforto più atroce, e lui s'irrigidì tutto, pensando che ecco... si stava per l'appunto avverando ciò che aveva profetizzato qualche secondo prima: Hermione lo stava mollando. Si preparò mentalmente alla disfatta, e continuò ad ascoltarla, nel panico più totale.

"Non facciamo altro che mandarci al diavolo ogni volta che raggiungiamo un po' di felicità. Non si può vivere così, Santo Merlino!"
Hermione aveva di nuovo le lacrime agli occhi, anche se non si era affatto persa d'animo, anzi... poco dopo la sua voce divenne più acuta, ed il suo viso infuocato di fermezza:
"Ma non ti accorgi che il mondo intorno a noi è bellissimo?! Apri gli occhi, dannazioneee! La guerra è finita da dieci anni!!! Non continuare a nutrirti di paure e di insicurezze! Vai avanti e metti da parte gli errori, il passato, e tutti quei tuoi fottutissimi rimpianti!"
La giovane strega era partita come un bolide impazzito che mira l'avversario, inarrestabile:
"Per Merlino! E' tutto così semplice. L'orgoglio ti sta distruggendo, Draco! Lasciati andare, maledizione. Sii umile, accetta la vita per quella che è, abbi la modestia di apprezzare ciò che Dio ti manda come se fosse sempre un dono inaspettato. Smettila di trattenerti. Apri il tuo cuore e ama, cazzo. AMA. Ama senza farti troppi problemi. E' così difficile?!"

Hermione terminò senza avere quasi più fiato, le gote arrossate e gli occhi brillanti di determinazione, o forse di qualche lacrima trattenuta, mentre Draco era rimasto a guardarla, scioccato da tutta quella veemenza, e pure piuttosto interdetto; non capiva dove volesse andare a parare con quel discorso: voleva mollarlo, o no? Perché cazzo quella donna aveva l'abitudine di fare tanti giri di parole per esprimere un concetto così semplice? Dannazione. Era tornata su questioni vecchie e stravecchie, che lui desiderava soltanto seppellire sotto due metri di terra.
Quelle cose poi non gliele aveva mai dette in faccia... non con quella sfacciataggine almeno. Hermione aveva sempre cercato di fargli comprendere il senso di tutto in modi più sottili, più delicati, per non turbarlo mai più del dovuto, ed aiutarlo a riemergere dagli abissi sconfinati della malinconia a poco a poco, prendendolo per mano con delicatezza.
Adesso invece, era come se d'improvviso avesse deciso di strattonarlo violentemente, scaraventarlo e mandarlo a sbattere contro la vita vera, scuoterlo e metterlo di fronte ad una scelta definitiva: la luce o l'oscurità, senza più vie di mezzo.
Draco non si trovò affatto pronto a rispondere, e soprattutto non si sarebbe mai immaginato che lei esplodesse in modo tanto inaspettato... e così, nell'esitazione, preferì trincerarsi in quello stesso fottuto orgoglio che Hermione gli aveva rimproverato un secondo prima.
D'altronde gli era sempre risultato facile nascondersi dietro l'arroganza quando le cose non giravano come voleva lui, l'unico modo per uscire intatto da situazioni scomode che minavano la sua autorità ed il suo essere UOMO. Lo faceva da quando era ancora un ragazzino.
Così, con il volto trasfigurato dalla furia ed i tendini del collo tesi, Draco urlò in tono soffocato:
"Ma cosa vuoi da me, Hermione? Eh?! Cosa cazzo vuoi?!"

A Draco non piaceva per niente quando gli sbattevano in faccia una verità che lo faceva vergognare, in particolare se a farlo era lei.
Prese a tremare di rabbia, e neanche si rese conto che, con occhi iniettati di sangue, si era tirato contro Hermione, le aveva afferrato i capelli all'altezza della nuca, e glieli stava tirando tanto da farle piegare il collo.
Alla sua mercé.
Si fissarono a lungo come due animali selvaggi, nessuno dei due disposto ad abbassare lo sguardo per dichiararsi sconfitto.
Una guerra fredda, in cui entrambi erano pronti a fare la propria mossa se solo l'avversario avesse mostrato di voler attaccare. E si sarebbero sbranati! Oh sì, si sarebbero massacrati peggio di quando si incrociavano nei corridoi della scuola.
Erano talmente testardi che sarebbero rimasti così per ore, giusto per non dare la soddisfazione all'altro di cedere. Ma, d'improvviso...

Un sussurro, quasi un soffio d'aria, uscì dalle labbra di Hermione, che con il viso gli si era avvicinata tanto da sfiorargli la bocca:
"Cosa voglio, dici?!"

Lui la fissò con i suoi occhi azzurri taglienti, in attesa.
Hermione non si fece intimorire, e riprese a parlare, sottovoce:
"Te. Voglio te, brutto stronzo. Ma tu, come al solito, non lo capisci mai."

E se lo strinse contro senza pudore, schiacciando il seno contro il suo torare largo.




Continua...




E' quasi arrivata la fine per questa storia, e mi scuso profondamente per non aver avuto più la costanza di prima nell'aggiornarla. Non cercherò giustificazioni di alcun tipo, posso solo dire che la vita a volte cambia radicalmente e d'improvviso, ed il tempo che prima si dedicava ad alcune cose, deve esser necessariamente speso in altri modi, anche a discapito delle proprie passioni, purtroppo. L'unica cosa che posso assicurare, è che non lascerò mai in sospeso "Il cacciatore di maledizioni", forse mi servirà soltanto più tempo del previsto, ma no! Non lo abbandonerò. Mai. E' parte di me, e dargli un finale degno di essere chiamato tale è importante, anche solo in nome di tutto il tempo speso e la dedizione che ci ho messo per scriverlo.
Grazie a tutti, nonostante tutto.
Riflessi






Note:
-Non ha confini il coraggio che nasce dall’amore e per amore si realizza. Non tiene conto di alcun pericolo. Non ascolta nessuna forma di raziocinio. Pretende di muovere le montagne, e spesso le muove. Oriana Fallaci

-Essere un buon padre è come farsi la barba: non importa quanto sei stato bravo a raderti oggi, devi farlo di nuovo domani. Reed Markham
-Sii come il mare, che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza per riprovarci. Jim Morrison

-È facile togliersi i vestiti e fare sesso. Le persone lo fanno continuamente. Ma aprire la tua anima a qualcuno, lasciarlo entrare nelle tue paure, nel tuo futuro, nel tuo sorriso, questo è essere nudi. Marilyn Monroe

-Nell’amore tra un uomo e una donna giunge sempre un momento in cui questo amore raggiunge il suo apogeo: allora non ha nulla di egoistico o di sensuale: diventa purezza morale. Lev Tolstoj
   
 
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