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Autore: moira78    05/11/2020    6 recensioni
Una notte di Halloween alternativa che ho scritto colpevolmente in ritardo. Un piccolo momento da ridere, senza pretese, un esperimento comico che spero faccia divertire anche voi.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Candice White Andrew (Candy), William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sì, lo confesso: ho pensato ad Aldo nello sketch in cui impersona Dracula. Albert però è scozzese e non siciliano, e soprattutto alla fine non dice "minchia". Enjoy.


 
"Fono il conte Dvaaaacula!", esclamò Albert allargando le braccia per aprire il lungo mantello.

Candy lo fissò sbattendo le palpebre, confusa: "Come hai detto?".

Lui si ricompose abbassando le braccia, si tolse i canini finti e disse con tono più pacato: "Sono il Conte Dracula".

"Oh...", fece lei, non troppo convinta.

"Mia bellissima Cleopatra, mi faresti l'onore di ballare con me?", le domandò rimettendoli in bocca e facendole un lieve inchino.

Lei ridacchiò divertita, abbracciando il suo fidanzato in un delizioso valzer. Albert non poté fare a meno di toccare la parrucca nera e liscia che nascondeva i boccoli biondi che tanto amava: il contrasto con i suoi occhi verdi era comunque incredibile.

L'abito era così scollato che poteva vedere ogni centimetro del suo collo da cigno anche nelle luci soffuse della sala da ballo. Senza pensarci due volte, portò le labbra proprio lì: "Fe foffi un vevo vampivo ti movdevei fenza vemove".

Candy si scostò leggermente, intuendo il tono sensuale ma non avendo comunque capito un accidente: "Albert... i denti".

Frustrato, lui li tolse e ripeté: "Se fossi un vero vampiro ti morderei senza remore", ma il pathos che voleva imprimere a quelle parole si era affievolito, perso il momento adatto.

Lei strinse gli occhi, maliziosa: "Oh, ma se tu cerchi di mordermi il mio serpente potrebbe risvegliarsi e attaccare", mormorò prendendo con una mano la testa dell'aspide finto che aveva attorno al collo e mostrandogliela, minacciosa.

"Anche il mio...", le soffiò nell'orecchio facendole salire tutti i colori possibili al viso, in particolar modo il rosso acceso.

"Albert!", gridò scandalizzata ma con una punta di eccitazione che sperò non trasparisse.

"Hai ragione, scusa. Ho fatto una battuta alquanto volgare e poco consona a una signorina", fece ammenda riprendendo a ballare. La sua mano sulla schiena era calda e si muoveva leggermente.

"Hai persino del rossetto o sbaglio?", gli domandò guardandogli le labbra con desiderio.

"È pev fimulave il fangue", ribatté lui. Poi ci ripensò e fece per togliersi di nuovo i canini.

Candy lo fermò con un gesto della mano: "No, non c'è bisogno, questa l'ho capita", ridacchiò.

Per un attimo cercò d'immaginare come sarebbe stato avere davvero quei pezzi di plastica sul collo. O magari i suoi denti veri che la mordicchiavano. Oppure...

"Oh, ecco dov'erano i piccioncini!". La voce di Archie li fece sobbalzare.

"Avchie! Non fpavave, eh?", rise Albert mentre Candy e suo cugino lo guardavano perplessi.

"Credo che abbia detto...", cominciò Candy.

"Di non provare?", terminò il ragazzo grattandosi la nuca.

"No! Non pvovave...", si tolse i denti, con un gesto spazientito, "Non provare, sparare", terminò. "Ma possibile che con questi denti non mi capisca nessuno?", domandò guardandoli.

Archie si sistemo il cappello da cow boy, mettendosi in posa come per una foto: "Caro zio William, forse dovevi pensare a qualcosa di più moderno che un vampiro, guarda qui che stile!", si vantò sistemandosi il colletto della camicia marrone dotata di frange tono su tono.

"Ciao ragazzi!", salutò una strega piuttosto bella ancheggiando nel suo abito strappato ma attillato, posando a terra una scopa e sistemandosi il cappellaccio.

Candy spalancò gli occhi, incredula: "A... Annie?".

La ragazza arrossì, coprendosi la faccia col cappello: "Sono indecente, non è vero?", disse imbarazzata.

"Fono il Conte Dvaculaaaaaa!", ritentò Albert, allargando ancora le braccia sul mantello.

Annie uscì momentaneamente dall'imbarazzo per guardarlo: "Cosa?", chiese confusa.

Albert guardò verso il soffitto e gemette, frustrato. Tolse ancora una volta i denti e...

"Ha detto, sono il Conte Draculaaaaa!", gli fece il verso Candy sfarfallando le dita delle mani in maniera suggestiva.

"Oh...", ribatté Annie mentre Albert riposizionava i canini.

"Gvazie, Candy".

"Pve... Prego", rispose lei.

Guardò la sua amica, affascinata: "Annie, sei bellissima, meno male che non ti è venuto in mente di metterti il nasone da strega!", scherzò.

"Oh, l'ha fatto invece", disse Archie raccogliendole la scopa e porgendogliela mentre lei lo tirava fuori da una tasca. "Tieni, ora sì che sei... che sei...". La guardò con occhi adoranti, come se non vedesse il naso verde e bitorzoluto che si era appena applicata.

"Sono orribile, lo so!", piagnucolò mentre Archie tentava di baciarla cercando l'inclinazione adatta per non infilarsi quel coso nell'occhio.

Colto da ispirazione per quel gesto e incoraggiato dalle luci basse, Albert si chinò su Candy per baciarla. Le due coppie si separarono un po', ballando una canzone che voleva essere spettrale ma che appariva romantica agli innamorati.

Candy si lasciò trasportare dal bacio anche quando i denti di plastica le finirono in bocca rompendo l'incanto. Albert la stava stringendo tanto che pensava di essere sul punto di sciogliersi: "Albert...".

"Mmmh?", fece lui riprendendosi i denti e scendendole sul collo.

"Credo che il mio serpente sia scivolato un po' troppo in basso", gemette temendo di avere torto.

"Non è il tuo fevpente", disse infatti lui, mandandola nel panico.

"Oh, Albert...".

"Andiamo in biblioteca, ho la chiave", gemette affondandole davvero i denti di plastica nel collo.

Mentre Candy e Albert si defilavano discretamente, Archie e Annie stavano maturando un'idea molto simile.

"Archie?", chiese Annie mentre ballavano stretti.

"Dimmi, amore", rispose lui affondando il naso nel profumo dei suoi capelli.

"Hai la pistola storta nella fondina".

Lui abbassò lo sguardo e lo rialzò su di lei, maliziosamente: "Non credo si tratti della pistola, cara", ribatté tirandola fuori dalla suddetta fondina e facendo finta di soffiare sulla canna.

"Oh, mio... Archie!", esclamò lei arrossendo di colpo.

Le labbra del fidanzato andarono al suo orecchio, provocandole dei brividi: "Andiamo in biblioteca, ho la chiave".

La strega Annie non si fece pregare troppo. Lui andò avanti, ma si bloccò di colpo sulla porta: "Ehm... credo che sia già occupata, andiamo nella sala da tè", disse allontanandosi velocemente e prendendola sotto braccio.

"Cosa? Come puoi dirlo? Non hai neanche aperto!", rispose lei, stupita.

"Fidati, lo so, ci sento bene", ribatté lui indicandosi le orecchie.

Annie non fece altre domande, troppo in imbarazzo per chiedere i particolari. La sala da tè si chiuse alle loro spalle ed ebbe solo tempo di rimettersi il nasone da strega per celare la sua vergogna, prima che Archie cominciasse a baciarla sempre più appassionatamente.

                                                                                         ***

La zia Elroy batté le mani, incitando gli avventori ad avvicinarsi per ascoltare il suo discorso riguardo la serata di Halloween organizzata per beneficenza. Si era travestita da matrona romana e sprizzava autorità ed eleganza da tutti i pori.

Timidamente, si avvicinarono anche Albert e Candy, seguiti da Archie e Annie.

Quest'ultima, teneva lo sguardo basso e si controllava continuamente il vestito come per assicurarsi che fosse apposto: in realtà cercava di capire dove fosse finito il suo naso.

"Credo che ti sia saltato un bottone", mormorò Archie guardandole la schiena.

"Sei stato tu!", sussurrò stizzita.

"Fiamo avvivati appena in tempo", disse Albert sistemandosi il mantello e riavviandosi i capelli.

Candy, dal canto suo, sperava che la parrucca fosse dritta e non spuntassero riccioli biondi.

"Candy, dove hai messo il serpente?", le domandò Annie all'improvviso.

"COSA?!", scattò su lei come se le avesse fatto chissà quale domanda.

Annie indicò il proprio collo in un gesto eloquente: "L'aspide, il serpente".

"Oh, quel serpente", mormorò più a se stessa, "Ehm... temo di averlo perso in biblioteca!", rispose prima di mordersi la lingua a sangue.

"In biblioteca?", chiese subito Archie alzando un sopracciglio.

"Oh, è un serpente che ama leggere!", buttò là Candy mentre, alle sue spalle, Albert si sbatteva una mano in faccia.

Fu proprio lui a interrompere quella conversazione surreale perché, qualche istante dopo, fissò Archie e gli disse: "Archie, hai un naso da strega nel cinturone".

Archie emise un gridolino sorpreso e Annie lo imitò: "Che strano, chissà come ci sarà finito!", si agitò strappandolo via con un gesto nervoso e facendo aprire la clip che la teneva chiusa.

Fu per un mero miracolo che i pantaloni non gli cadessero giù e lui riuscisse a sistemarsi di nuovo il cinturone, mentre porgeva il nasone ad Annie.

Candy scoppiò a ridere sommessamente quando Albert le disse all'orecchio: "Per poco non è rimasto in mutande davanti alla zia Elroy".

La matriarca, intanto, parlava ringraziando i presenti e ci fu anche qualche applauso di circostanza.

A un certo punto, Annie guardò Candy e le disse: "Ehm... hai del rossetto sulla faccia. E sul collo. E...".

La poveretta cominciò a pulirsi freneticamente, aiutata dal suo fidanzato che stava usando un lembo del mantello.

"Oh, ehm... è stato il serpente, mi ha morsa!", ridacchiò guadagnandosi un'espressione di panico da Albert.

"Sì, le ho prestato il mio rossetto", ribatté agitato, facendo accigliare Archie.

"Ha dentoni a forma di labbra questo aspide", commentò divertito. "E ama leggere. E a noi è toccato prenderci un tè".

"Cosa?", dissero all'unisono i due fidanzati.

"Archie!", gridò invece Annie. Poi, a bassa voce aggiunse: "Mi pare che tu l'abbia gradito più di un libro quel tè".

Per tutta risposta, lui le strizzò l'occhio: "Direi che non è dispiaciuto neanche a te assaggiarlo".

"ARCHIE!", a denti stretti.

Candy guardò Albert perplessa e una muta conversazione passò tra le due coppie che, alla fine, voltarono le teste in direzioni diverse, imbarazzate.

                                                                                         ***

"Sono il fantasma dell'Opera!", esclamò Terence agitando il lenzuolo che lo ricopriva e facendo tintinnare le catene.

Gli risposero il silenzio e un paio di grilli.

"Dannazione, sono in ritardo!", disse schioccando le dita e liberandosi del travestimento. "Non ho potuto neanche vedere Candy!".

Cominciò ad aggirarsi per le varie stanze, incluse la biblioteca e la sala da tè: "Però, quanto sono disordinati in questa casa...", commentò facendo spallucce e andandosene.
 
   
 
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