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Autore: NikkiLu    06/11/2020    4 recensioni
Potevo convincermi quanto volevo che il dolore sarebbe passato , che il tempo sarebbe passato, ma sapevo bene che lui no, lui non sarebbe passato mai.
Perché tutto quello che toccavo si distruggeva ? Cosa c’era che non andava in me? Perché qualcosa che non andava c’era di sicuro, arrivati a questo punto. Aveva fatto bene a scappare da me. A mettersi in salvo finche era ancora in tempo.
Kristen riflette sul suo tatuaggio più vecchio, risalente a Giugno 2013.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so nemmeno cosa dire. Credevo che tutto questo fosse un capitolo chiuso, ma da certe cose non riusciamo mai a staccarci. Possono passare giorni, mesi e anni. Possiamo andare avanti con la vita. Credere di aver chiuso con una  fase dell’adolescenza. Ma poi torniamo sempre li. Dove in un’altro periodo siamo stati comunque bene, dove potevamo evadere con la testa anche solo per poche ore. Così questa shot la dedico alla me adolescente. È venuta così. Dopo anni. Mi sono capitati su un post su Instagram che ho guardato e ci sono ricaduta. Dopo una settimana lei in un intervista afferma di avere ancora la maglietta con scritto GET OFF MY DICK . La sua maglietta. Non si limita a dire che ce l’ha ancora. Dice che “ Si! L’ho quasi persa. Una delle mie migliori amiche l’ha presa e abbiamo litigato. lo so che ho molte magliette che alcune sembrano non avere importanza... ma ce l’hanno “ . Ed era inevitabile tornare indietro con gli anni. 

Perché li guardo e nonostante tutto lui come era con lei non è mai stato , non è tutt’ora e mai lo sarà con nessuno. E lei anche. 

 

Guernica 

                                                                                                                                                   Giugno 2013

 

“Infine in alto potete vedere rappresentato l’occhio della provvidenza che guarda tutta la distruzione davanti a sé. All’ interno si distingue una grossa lampadina accesa, a testimoniare che il sole ha ormai smesso di splendere dopo la tragedia e che la sua luce naturale è stata sostituta da quella artificiale di una lampadina...”

La voce dell’esperto d’arte mi riportò alla realtà. Fissavo quel dettaglio, perplessa. Possibile che il dettaglio di un dipinto realizzato quasi un secolo prima potesse esprimere al meglio come mi sentivo, cosa avevo passato. Mi sentì per un secondo colpevole. Potevo davvero paragonare la tragedia che era stata la guerra civile , che aveva lasciato migliaia di vittime dietro di se , alla mia tragedia personale in cui l’unica vittima ero io?  Vittima che in qualche modo se l’era cercata. Potevo pensare che il sole avesse smesso di splendere dopo quello che era successo ? Questo sì. Da qualche mese a quella parte tutto quello che mi accadeva di bello o di brutto non riusciva a toccarmi. Era tutto così superficiale, era tutto così poco importante.  

Mi guardai attorno grata di aver soltanto osato pensare una cosa del genere e non averla detta a voce alta. Cosa avrebbero pensato di me se l’avessi fatto? Povera sciocca ragazzina viziata che paragona il dolore di una guerra al dolore di essere stata lasciata. Ecco cosa avrebbero pensato, semplicemente perché non avrebbero mai capito. Nessuno  avrebbe mai capito.  Forse solo lui mi avrebbe capito, se solo l’avesse voluto e non lo voleva più. Era stanco di capirmi. L’aveva detto chiaramente. Riuscirò mai ad amare qualcuno di nuovo? Riuscirò mai a provare quelle cose? Si può credere all’amore dopo l’amore ? Alla vita dopo l’amore?

L’amore quello vero, viscerale, doloroso, passionale,agognato, ottenuto, goduto e poi perso. Quello che per un week end ti fa volare dall altra parte del mondo, che ti fa urlare di gelosia, piangere di gioia andare contro tutto e contro tutti. Erano quelle le domande che mi tormentavano in quel periodo, un periodo molto lungo. E la risposta era ed è sempre la stessa. 

No. 

Perché quando provi quel tipo di amore ed è anche il primo sei fottuta. Certo sicuramente mi sarei innamorata di nuovo come sarei andata avanti semplicemente perché ero costretta a farlo. Ma nessuno sarebbe mai stato lui. Potevo convincermi quanto volevo che il dolore sarebbe passato , che il tempo sarebbe passato, ma sapevo bene che lui no,  lui non sarebbe passato mai. 

Perché tutto quello che toccavo si distruggeva ? Cosa c’era che non andava in me? Perché qualcosa che non andava c’era di sicuro, arrivati a questo punto. Aveva fatto bene a scappare da me. A mettersi in salvo finche era ancora in tempo. 

In quel periodo mi chiedevano tutti come stessi, nonostante la mia espressione parlasse per me. Come stavo? Stavo di merda.  Ero dilaniata dal dolore.

Stavo come una che aveva realizzato di aver rovinato non solo il suo presente , dovendo rinunciare all’amore, ma anche il suo futuro. Ecco come stavo. 

Anche se non potevo saperlo avevo comunque il presentimento che la mia vita da quel momento in avanti avrebbe preso un’altra direzione. Che tutto quello che avrei vissuto non era quello a cui ero destinata. Che sarebbe stato tutto effimero. Anzi, artificiale.  Ed era tutta colpa mia. 

 

 

 

 

                                                                                                                                                   Maggio 2020

 

Era un pò di tempo che non pensavo a lui, che non pensavo a noi.

Poi il mondo si era fermato , era stato costretto a fermarsi e con lui anche io.  Mi era ritrovata a casa, senza nulla da fare quindi era abbastanza inevitabile che prima o poi sarebbe capitato e che ci sarei ricaduta. Ero seduta sul divano, la televisione accesa e i cani accoccolati intorno a me. Abbassai lo sguardo mi ritrovai a fissare il mio tatuaggio.

7 anni .... e in quel momento quella lampadina tornava a tormentarmi. Mi guardavo indietro e non riuscivo a riconoscermi. Mi guardavo indietro e mi sembrava di aver vissuto la vita di un’altra. La mia carriera era andata avanti anche se non come volevo. La mia vita era andata avanti anche se non come credevo sarebbe andata. Mi ero semplicemente abituata a vivere. Avevo scoperto che era possibile provare sentimenti, lasciarsi andare nuovamente alle emozioni. Avevo avuto una vita piena in quegli ultimi anni e riuscivo comunque a sentire la mancanza di qualcosa.

Perché sapevo benissimo che quella vita era la vita che ero “costretta” a vivere. Era l’alternativa a quella che non avevo potuto avere. Era la vita che mi ero ritrovata.

Certo, non intendevo negare, sottovalutare o rimpiangere quello che avevo vissuto negli ultimi anni. Era stato tutto vero e tutto spinto dalle emozioni. 

Nonostante questo dentro di me sapevo bene però cosa c’era che non andava. Aver sempre messo in gioco le emozioni, me l’ero ripromessa anche dopo essere stata schiacciata da queste. Era chiaro a me come ai miei amici, come alla mia famiglia , anche se non l’avrei mai ammesso davanti a loro , che ero un’ipocrita.

Ero un’ipocrita perché sapevo benissimo che il motivo per cui mi ero riconcessa di provare emozioni, di mettere in gioco i sentimenti era perché sapevo bene che niente sarebbe stato minimante paragonabile a quello che avevo vissuto con lui. Sapevo che da qualsiasi relazione sarei uscita illesa. Che nessuno mi avrebbe potuto ferire come mi aveva ferito lui e che nessun mi sarebbe mai mancato come mi mancava lui. Io il mio grande amore l’avevo già vissuto e si sa bene che di grandi amori ce ne è concesso al massimo uno. Per questo non sarei mai stata così sfacciata nel pretenderne un’altro. Mi sarebbe bastato quello per tutta la vita.

Mi avrebbero presa per pazza tutti se solo ne avessi parlato ad alta voce, dando conferma ai loro pensieri. Ed effettivamente dopo 7 anni iniziavo davvero a pensare di essere pazza. 

La cosa di cui ancora mi meraviglio è di come non riesca a trovare dentro di me nemmeno un briciolo di rabbia o risentimento. I primi tempi erano stati davvero duri.  Non riuscivo a darmi pace. Non riuscivo a capire come fosse riuscito ad andare avanti cosi presto. Ero sempre . Non mi limitavo a non capire; la maggior parte delle volte mi arrabbiavo fino alle lacrime e lo maledicevo per avermi fatto innamorare di lui. Era terribilmente frustante: realizzare che io non riuscivo a muovermi, mentre lui ogni giorno procedeva sempre di più. Ero convinta di non riuscire a vivere senza d lui, a vivere nella consapevolezza che la nostra vita insieme , i nostri progetti, che  era andato tutto a puttane. Di rimanere aggrappata a quei cinque anni insieme. Avevo toccato il fondo nel periodo più doloroso della mia vita, ma allo stesso tempo l’avevo fatto rimanendo inerme. Non reagivo. Avevo accettato la realtà, convincendomi che forse un pò di tutto quel dolore me lo meritavo. Forse era per quello che non avevo fatto niente per cercare di salvare l’insalvabile. Avevo semplicemente accettato passivamente la sua decisone. 

Non che avessi pensato anche solo per un secondo che potesse tornare sui suoi passi. Lo conoscevo troppo bene e per quanto difficile possa essere stata per lui quella decisione, la decisione di lasciarmi e di rinunciare per sempre a noi, non mi illudevo che prima o poi sarebbe tornato. Lui l’aveva fatta cominciare e lui l’aveva finita.  E non ero arrabbiata per questo. Non più. Sapevo che lui mi aveva amato, amato davvero e chi ama in quel modo lì ama per sempre.

È la storia più vecchia del mondo dopotutto,no? Molte volte l’amore non basta e a noi non è bastato.

 

Per ora.

  
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