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Autore: TheBrainStealer    06/11/2020    0 recensioni
Di storie che raccontano di piccoli aspiranti allenatori ne abbiamo viste, ma cosa accade quando qualcuno ha già seguito un percorso di vita?
la storia ruota attorno ad un ragazzo di nome Adam che, da quando zoppica per motivi noti solo a lui, ha visto spegnersi il suo sogno di essere viaggiatore, ritrovandosi così bloccato in una routine di noia, apatia e ricordi dolorosi. Tuttavia, una serie di eventi inaspettati metteranno a dura prova la volontà già ridotta male del giovane, smuovendo la deprimente quotidianità che ormai da tempo lo affligge.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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CAPITOLO 8: IL RE DEI ROTTAMI.
14 anni prima, discarica di Ferruggipoli, sei mesi dopo l’arrivo di Evelyn.
<< caspita Evelyn, oggi sei stata bravissima! >>
Il piccolo Adam era davvero entusiasta e quel giorno la sua amica aveva fatto dei grandi progressi durante l’allenamento.
Lei se ne stava sulle sue spalle, portata in giro come se fosse una neonata. In tutta risposta, si accoccolò sulla sua testa stringendosi un poco più forte.
Per il bambino era ancora molto strano: spesso sentiva delle pulsazioni attraversare la sua testa e, in contemporanea, delle sensazioni attraversarlo per qualche istante per poi svanire subito dopo.
Sapeva che questa era sicuramente opera del suo pokémon.
“i ralts sono pokémon sensazione…”, rifletteva.
I due stavano camminando per Ferruggipoli e, dato che finalmente possedeva uno starter (seppur atipico) registrano legalmente a suo nome, il ragazzino poteva vagare liberamente dove voleva.
I bassifondi dove girovagava di solito brulicavano abbastanza di vita, anche perché in quella città industrializzata vi era una grande fetta di abitanti poveri tutti ammassati in pochi ma grossi quartieri costruiti appositamente per edificare case popolari a basso costo. Ovviamente, quelli non erano posti molto adatti ai visitatori e ai forestieri e la malavita, come sempre, si aggirava in quelle zone dove scarsa disponibilità economica e fame regnavano incontrastate. Adam però non si preoccupava molto della questione, anche perché, sia col tempo che grazie ai consigli dei genitori, aveva imparato a riconoscere le persone poco affidabili e le situazioni dove l’aria era tesa ed era quindi meglio starne lontani.
In quel momento si stava infatti incamminando verso la discarica della città, sperando come al solito di trovare qualche pezzo di ferraglia o rifiuto in modo da costruire qualche giocattolo per lui e per la sorella, alla quale avrebbe sicuramente raccontato le sue piccole grandi avventure al suo ritorno.
Per quanto lui e la sua famiglia fossero molto legati, tutti loro non contrastavano certo con l’ambiente in cui vivevano e l’assenza di grandi beni economici aveva fatto sì che i due figli avessero imparato egregiamente ad arrangiarsi con quello che trovavano. I genitori puntualmente capivano e non facevano certo storie per una statuetta di un treecko fatta intagliando delle vecchie lattine trovate chissà dove.
“mmm…chissà cosa troveremo oggi. In realtà, del rame sarebbe perfetto…”
Il pokémon psico continuava a starsene beatamente sulle spalle di Adam, accoccolato e con gli occhi semichiusi durante il cammino.
Quando arrivarono a destinazione erano appena le quattro del pomeriggio e faceva piuttosto caldo: ormai l’estate era iniziata e l’anno scolastico sarebbe finito a breve.
Con la sua maglietta a righe e i suoi pantaloni di seconda mano, il bambino passò in un punto della recinzione dove quest’ultima era squarciata. Ormai quello era un passaggio che molti altri abitanti dei bassifondi della sua età conoscevano bene: la discarica era per tutti loro una fonte inestimabile di rottami e cianfrusaglie da usare in ogni modo.
Il luogo era davvero enorme: era una zona immensa che doveva contenere tutti i rifiuti di Ferruggipoli, città industriale di Hoenn, nonché uno dei centri abitati più grandi della regione 
Lui e la ralts iniziarono a cercare in giro, passando per le distese di immondizia e per i cumuli di spazzatura metallica che facevano sembrare il posto un ambiente lunare.
L’odore era poco gradevole, ma i due col tempo ci avevano fatto l’abitudine esattamente come gli altri bambini della zona.
Erano entrambi di buon umore e la ricerca stava andando piuttosto bene. infatti, in circa un’ora, avevano trovato una decina di fili di rame, il quale era un bene prezioso tra i piccoli ricercatori di rottami sia per i suoi numerosi utilizzi, ma soprattutto per il suo valore economico per il quale potesse essere scambiato con qualche commerciante poco affine alla legalità stanziato nel ghetto.
<< ancora un'altra dozzina e potrò finalmente procurarmi abbastanza soldi per il regalo che compreremo a Zoey! >>, disse Adam entusiasta al suo pokémon.
Stettero a cercare per circa un’ora, fino a quando non sentirono delle voci in lontananza.
I due si guardarono per poi avanzare lentamente verso le fonti di quei rumori, cercando di evitare (se possibile) di non essere visti.
Infatti, quella era una timbro vocale che a loro suonava familiare…
Ad un certo punto, arrivati vicinissimi, Adam tirò giù Evelyn dalle sue spalle e se la mise in braccio, in modo da mantenere un profilo più basso e poter sbirciare da dietro la montagnola di spazzatura sulla quale si era arrampicato.
Per un attimo gli venne anche l’istinto di prendere in mano la sua pokéball e farla rientrare, ma poi ricordò subito dopo l’ultima volta che era successa una cosa simile, lasciandola così fuori dalla sfera.
Quando si affacciarono dalla piccola altura per osservare di nascosto per vedere chi stesse facendo quei rumori, rimanendo atterriti dalla visione.
infatti, coloro che stavano spiando altro non erano che i quattro bulli della sua stessa classe, gli stessi che tormentavano sia lui che altri bambini.
erano in mezzo ad uno spiazzo di plastica e acciaio arrugginito e due di loro erano disposti uno di fronte all’altro, con i loro pokémon poco distanti tra loro: era proprio quella che sembrava una lotta pokémon.
Adam era abbastanza lontano e non riusciva a distinguere bene i concorrenti. Uno di loro sembrava essere il treecko che aveva partecipato al suo inseguimento nel giorno del ritrovamento di Evelyn. Come tutti i pokémon di quel quartetto di furfanti, era aggressivo e anche ben allenato poiché, dato che i proprietari erano più grandi di un anno, avevano iniziato ad esercitarli molto prima dei compagni della classe in cui si erano ritrovati assieme a causa della loro bocciatura.
Malgrado Adam sapesse tutte queste cose, non riusciva ancora a distinguere l’avversario del pokémon legnogeco.
“mmm…sembra un pokémon abbastanza piccolo e dall’aspetto…metallico? Accidenti, da qui non si vede niente! menomale che si sono fermati un attimo. Un momento…ora che ci penso quello mi ricorda un…no, è impossibile! Che ci fa un beldum da queste parti?”
Il bambino era davvero sorpreso di quell’avvistamento: dato che i pokémon acciaio erano un argomento piuttosto avanzato nella sua scuola per allenatori, il ragazzino se li era studiati da solo in una delle sue enciclopedie illustrate. Al momento l’adrenalina gli impediva di ricordarsi a modo l’argomento, ma una cosa non era andata via dalla sua testa: quello era una specie molto rara e difficile da trovare, soprattutto in posti come questi, dove era quasi impossibile.
“incredibile! Pensavo che si potessero trovare o nei luoghi rocciosi o nelle fabbriche abbandonate! Qui c’è un baccano infernale…dove lo ha trovato?”, continuava a pensare.
Improvvisamente però, riecheggiò un grido indirizzato al pokémon ferrosfera.
<< avanti! Possibile che tu non riesca a fare altro? mi avevano detto che sei un pokémon fortissimo! >>
Quella era la voce di quello che poteva essere chiamato il “leader” del quartetto: Dennis.
La lotta riprese e i due pokémon continuarono ad azzuffarsi tra loro.
Adam li vedeva muoversi tra le ferraglie adagiate sul suolo e provare ad attaccarsi a vicenda.
In qualche secondo, notò come il treecko del “sottoposto”, fosse molto più agile e forte del beldum del suo capo.
il tipo acciaio provava costantemente ad usare la mossa riduttore per schiantarsi con tutto il suo peso contro l’avversario, mentre quest’ultimo evitava facilmente gli attacchi con degli agili balzi per poi contrattaccare con delle mosse decisamente più avanzate come attacco rapido e megassorbimento.
Lo scontro continuò per circa un minuto fino a quando, dopo un altro attacco non andato a segno da parte del beldum, il treecko lo assalì con un agile balzo e lo finì con megassorbimento, drenandogli così buona parte delle energie e metterlo K.O.
“cavolo, Dennis ha perso…chissà come tratterà quel povero pokémon. A proposito…dov’è il suo mudkip?”, pensò Adam mentre si manteneva nascosto nel suo nascondiglio temporaneo.
Vide il vincitore andare verso il suo amico e far tornare il proprio pokémon nella rispettiva sfera. Subito dopo, Dennis si girò dall’altra parte per orgoglio e rimproverò la creatura metallica.
<< sei inutile! Non sai fare altro che riduttore? Dopo tutto il casino che ho combinato per catturarti alla vecchia fabbrica abbandonata mi ritrovo solo un catorcio! >>
Quello continuava ad imprecare, mentre il piccoletto che subiva il tutto levitava a un metro e mezzo dal suolo, fissando il proprio allenatore dritto negli occhi, senza emettere un suono o reagire in alcun modo.
<< vattene via! non mi servi! Adesso farò un incontro col mio mudkip. Lui sì che è forte! Non è debole come te! >>, finì il bullo prima di indicargli la direzione da prendere.
Adam non era affatto sorpreso dal modo in cui il tipo si era comportato male con il suo pokémon, ma era comunque dispiaciuto per il poveretto che aveva subito tutti quegli insulti.
“povero piccolino. Dennis non capisce che i beldum provano sentimenti anche se spesso non fanno mai espressioni o tantomeno suoni. Quella bestiolina le ha prese di santa ragione…non gli dà una pozione?”, pensava intanto. Tuttavia, la creatura venne esclusa dal gruppo senza esser fatta rientrare nella sfera o curata in nessun modo.
Lui continuava a riflettere mentre il beldum sembrava non capire a fondo, rimanendo sul posto senza fare niente.
<< ma allora non hai capito?! Vattene via! sei inutile! >>, disse Dennis prima di prendere in mano la pokéball del diretto interessato e gettarla vicino a lui con forza.
Quando il dispositivo si schiantò a terra, si aprì ed emise un paio di scintille: un evidente segno di malfunzionamento e di rottura.
Il pokémon non fece altro che guardare il congegno bianco e rosso rimbalzare vicino a lui per poi rimanere immobile. Aveva capito fin dall’inizio, ma evidentemente era rimasto immobile perché adesso non sapeva cosa fare e dove andare: tutto questo era causato dell’orribile sensazione che dà l’abbandono a chi lo subisce.
“come fa a trattarlo così? Non deve perm- “
Adam non ebbe nemmeno il tempo di finire quella frase nella sua testa che il suo piede si poggiò male su una delle sporgenze dell’ammasso e la lamiera che sosteneva parte del suo corpo di piegò, facendo sì che lo sfortunato ragazzino e il suo pokémon rotolassero giù da quell’ammasso sozzo, rivelandosi così all’intero gruppo di bulli.
La caduta era stata davvero dolorosa e Adam, pur di proteggere la piccola ralts che le stava in braccio, l’aveva istintivamente stretta più forte a sé per far sì che tutti i cavi sporgenti e i rifiuti metallici di ogni tipo graffiassero facessero del male solo a lui.
Quando arrivarono in fondo, quello si rialzò assieme ad Evelyn.
<< stai bene? >>, chiese preoccupato.
Quando quella sorrise di rimando, capì che per lei non era più necessario preoccuparsi di lei, così si guardò addosso.
“mmm…fortuna che non ho niente di rotto: solo qualche graffio e sbucciatura”, pensò mentre si guardava una sbucciatura su un ginocchio da dove stava uscendo del sangue.
Peccato che, in tutto questo, non si era ancora reso conto di quello che sarebbe accaduto da lì a poco.
quando i due udirono dei passi alle proprie spalle, la realizzazione colpì sia lui che il pokémon sensazione.
<< ehi ragazzi! Guardate un po’ chi si vede… >>, disse il bulletto che aveva usato treecko poco prima.
Adam provò a indietreggiare, ma con la sua amica in braccio non poteva andarsene abbastanza in fretta. Così, mentre era incerto sul da farsi, tutto il resto del gruppo si unì alla festa.
Dennis si fece avanti.
Era più grande di Adam, e con quella maglietta nera firmata, quei pantaloncini di jeans abbinato ai capelli biondi e gli occhi marroni del ragazzo lo distinguevano subito dalla massa.
<< ehi moscerino, che ci fai da queste parti? Stavi forse provando a guardarci da lassù con la tua amichetta del cuore? >>, disse sbeffeggiandoli mentre gli altri ridevano a crepapelle e lo deridevano.
<< dai Evelyn, andiamo a casa… >>, sussurrò Adam prima di provare a indietreggiare un altro po’.
Appena udite quelle parole, il gruppetto di mocciosi lo circondò senza lasciare vie di fuga.
<< dove credi di andare? Ma guardati…porti in giro quell’affare come se fosse un bambino >>, continuò il capetto ridendo di gusto mentre i restanti imitavano il pianto di un neonato.
<< lei è una femmina! >>, disse il prigioniero mentre il panico lo assaliva: se non si fosse trattenuto, avrebbe sicuramente pianto e le cose sarebbero sicuramente peggiorate.
In tutta risposta, l’altro si prese gioco di lui ancora una volta.
<< ma senti: il pokémon di Adam è una femminuccia…proprio come te! >>.
Le risate aumentarono di nuovo, mentre Evelyn tremava per la paura tra le braccia del suo allenatore.
Ad un certo punto, Adam vide oltre i bulli il beldum che se ne stava ancora nello stesso punto di prima, ancora a fissare immobile la sfera che fino a poco prima era stata la sua dimora.
Dennis se ne accorse e si girò anche lui.
<< ancora lì? Quando avrò finito con questo marmocchio anche lui se la vedrà con me >>, grugnì poi.
<< smettila di trattarci male! e lascia stare quel beldum! >>
Il bullo sogghignò.
<< altrimenti che fai, femminuccia? E comunque quel rottame fa proprio schifo: è in tinta con questa discarica >>
Adam aveva le lacrime agli occhi: era molto impaurito per la situazione in cui si trovava e non voleva che a Evelyn succedesse qualcosa, ma in lui c’era anche la rabbia causata dalla visione di maltrattamento nei confronti della creaturina metallica. Tutto questo era stato come vedere un bambino viziato che butta via il giocattolo che ha iniziato ad annoiarlo.
<< ma non capisci? I beldum si evolvono e diventano fortissimi! E poi come fai a trattarlo in questo modo? Stai ferendo i suoi sentimenti! >>, urlò Adam.
<< sembri il maestro Cristopher quando parli! Sei proprio un secchione. E comunque, non credo proprio che quel coso si sia offeso: è fatto di metallo, sei ceco oppure sei solo stupido? >>, ribatté Dennis.
<< tutti hanno dei sentimenti, anche se fuori sono fatti di acciaio! E poi non lo sai che i beldum non fanno espressioni? Leggi qualche libro brutto idiota! >>
Quelle parole gli erano uscite con rabbia, ma quando vide il capo della piccola gang rimanere in silenzio e guardarlo dritto negli occhi con lo sguardo furioso, sentì venirgli un nodo alla gola.
<< come mi hai chiamato? >>, chiese sibilando.
Il ragazzino tenuto in ostaggio non disse niente e provò a indietreggiare con gli occhi sgranati, ma venne bloccato dagli altri bulletti e venne immobilizzato sul posto.
Dennis avanzò velocemente e tirò un pugno sulla faccia del poveretto immobilizzato, senza che questo potesse fare anche il più piccolo movimento.
Mentre quello incassava il colpo e se ne stava sull’orlo del pianto, Dennis parlava.
<< guardate come frigna la femminuccia! Così impari a darmi dell’idiota! E poi detto da uno che si veste con questi stracci fa davvero ridere! Aspetta un momento…ma quello è rame? >>
Sentite quelle parole, gli altri ragazzini iniziarono a guardare le tasche gonfie di Adam, notando con stupore i cavi che sbucavano fuori.
<< questa roba la prendo io >>, disse il capo del gruppo mentre gli sfilava via il frutto dei suoi sforzi, lo stesso rame che doveva essere venduto per procurarsi abbastanza soldi da poter comprare un regalo da dare alla sorellina.
<< n-non…prenderlo… >>
Era l’unico rantolo che Adam riuscì ad emettere. Doveva ancora riprendersi dal dolore e, inoltre, era ancora immobilizzato dagli altri tre.
<< facciamo così: anche se sei stato un insolente, voglio darti una chance. Se riesci a battere il mio mudkip ti darò indietro questa roba >>
L’atmosfera era molto tesa e a quelle parole gli amici di quell’individuo ridevano già all’idea di vedere Adam e la sua ralts messi al tappeto dal pokémon del loro leader.
Adam non stava facendo in tempo a riprendersi che gli erano già arrivate altre brutte notizie.
“aspetta…una lotta pokémon contro Dennis? Non so se Evelyn sia pronta per una cosa del genere…”
<< forza sfigato! >> urlarono gli altri prima di spintonarlo verso lo spiazzo dove c’era stato l’incontro precedente.
Stanco e mal ridotto, quello procedeva a fatica cercando di non inciampare tra i rottami e la spazzatura pregni del nauseabondo odore della discarica.
Dennis arrivò dall’altro lato dell’arena fatta di rifiuti.
adesso che era più vicina, la vittima di quel bullismo di gruppo notò che, quello che da lontano sembrava un ammasso informe di scarti, era in realtà una sorta di piccola arena improvvisata con i materiali a disposizioni nei dintorni.
Ad un certo punto, passò davanti al beldum, il quale guardò negli occhi il giovane allenatore appena arrivato. Stava levitando all’altezza del suo viso, apparentemente incuriosito da quello che stava accadendo e del tizio che non aveva ancora visto, seppur avesse solo un singolo bulbo oculare incastonato in un corpo privo di espressività.
Adam ricambiò lo sguardo, perdendosi in qualche attimo in quell’occhio nero e rosso.
“poverino…se solo potessi prenderlo e farlo scappare via di qui sarebbe fantastico! Peccato che le vie di uscita siano bloccate da quei maledetti. E adesso che faccio? Non voglio lottare con quel bestione!”, pensò.
Dennis iniziò a parlargli dall’altro lato dell’area.
<< ehi scemo! Perdi tempo con quel beldum? Tanto è un completo incapace! Posso anche battervi entrambi. Adesso ti faccio passare un brutto quarto d’ora >>, dichiarò prima di farsi una grassa risata.
L’altro iniziò a pensare.
“aspetta, entrambi? Se posso usare questo beldum…forse ho una minima possibilità di vincere”, pensò.
Si avvicinò al pokémon ferrosfera, prese la sua pokéball da terra e iniziò a parlargli sottovoce.
<< povero piccolo. Nessuno si merita di essere trattato in quel modo! Mi dispiace tanto e immagino che, anche se era un padrone cattivo, essere abbandonati fa comunque stare malissimo. Ascolta, non so se riesci a capirmi, ma se ci aiutiamo a vicenda possiamo vincere questa lotta! Ci stai? >>, disse con una voce dolce e appena udibile.
Quando vide la creatura avvicinarsi ancora a lui capì che, seppur temporaneamente, aveva ottenuto un alleato.
<< fantastico. Ora ascolta…l’unica cosa che puoi fare adesso è usare riduttore, giusto? Facciamo così: rimani in disparte e avvicinati pian piano senza farti vedere: non hai quasi più forze e non voglio che ti venga fatto altro male. Quando ti do il via gli facciamo una bella sorpresa, va bene? >>
<< beh? Quanto tempo ci metti? >>, ruggì lo sfidante.
Adam deglutì per poi lentamente mettere Evelyn a terra.
Anche la ralts era tesa e nessuno dei due sapeva esattamente come fare.
In quei tre mesi, l’allenatore aveva fatto sì che la sua amica si allenasse in un modo piuttosto singolare rispetto alla massa: piuttosto che lottare i primi avversari con pokémon altrettanto inesperti, avevano fatto pratica con dei bersagli fatti con quello che trovavano in modo da fare cose molto dettagliate, in modo da sviluppare la telecinesi e praticare tecniche poco di moda tra i giovani. Avevano anche provato ad allenare la psiche di Evelyn per vedere in quanto tempo riusciva ad addormentare qualche pokémon trovato in giro.
La cosa in cui avevano però speso più tempo, era le numerosissime prove in cui collaudavano la capacità del tipo psico di comunicare concetti semplici attraverso la telepatia, anche se in buona parte dei tentativi Adam aveva ottenuto solo un gran mal di testa e poco altro.
In tutto questo però, non vi era mai stato nessun vero e proprio avversario: la prima lotta di Adam sarebbe iniziata proprio in quel momento, nella discarica più grande di tutta Hoenn, contro un avversario tanto cattivo quanto allenato.
<< d’accordo Evelyn, facciamo questa cosa! Sono sicuro che in un modo o nell’altro ne usciremo… >>
<< ok, finalmente iniziamo! certo che ne uscirete! Soprattutto tu, magari con un occhio nero! Mando in campo mudkip! >>, dichiarò sogghignando.
Il pokémon fangopesce apparì, emettendo un verso stridulo verso i suoi avversari. Adam notò subito la quantità di graffi già presenti sul volto e sulla pinna posta sulla testa della creatura.
“non deve portarlo spesso al centro pokémon. E poi lottare in posti come questo è pericoloso”.
<< fallo nero Dennis! >>, gridavano intanto tutti gli altri ragazzi, i quali si erano intanto disposti su dei cucuzzoli di immondizia vicini all’arena.
<< vai mudkip, facciamogli del male! parti con azione, presto! >>
Il pokémon iniziò subito a correre verso la ralts, alzando ad ogni passo spazzatura e polvere.
I due non avevano mai visto un mudkip così aggressivo: dovevano agire in fretta.
<< Evelyn, prova a sollevare i rifiuti e farti una barriera! >>
Mentre l’amica eseguiva gli ordini, l’avversario aveva già guadagnato terreno. Così spiccò un balzo e, quando fu vicino a lei, andò a sbattere contro un mucchio di schifezze sollevate da terra con la telecinesi.
l’anfibio però non si era fatto neanche un graffio e iniziò a sibilare mentre continuava a sbattere la testa contro la parete di rottami in modo da sfondarla.
“accidenti, quel pokémon è matto! Dobbiamo resistere e pensare ad un modo per indebolirlo un po’…” pensava intanto Adam.
<< Evelyn resisti! Non dobbiamo farlo passare! >>
Quella era intimorita dalla situazione e l’unica cosa che effettivamente la tranquillizzava un minimo era la voce del suo allenatore. Iniziò quindi a concentrarsi e ad attirare più cianfrusaglie che poteva per tenere lontano quella creatura così aggressiva. Quando questa provava ad aggirare l’ostacolo, lei prontamente la spostava per rimetterglielo davanti.
<< mudkip, spaccaroccia! >>
Il tipo acqua uso la parete di rottami come rampa di lancio per saltare in alto. Subito dopo, eseguì una piroetta e colpì con un tonfo la barriera costruita da Evelyn.
La ralts sbalzò all’indietro e in aria volarono pezzi di plastica e metallo.
<< Evelyn, stai bene?! >>, urlo Adam preoccupato.
Quella si rialzò: la barriera aveva fatto da paraurti e lei non aveva subito danni gravi.
Dennis riprese subito a far lottare il suo pokémon.
<< forza mudkip, colpiscila con sassata! Non avere pietà! >>
“cosa? Quell’affare conosce già quella mossa?”, pensò Adam intimorito.
In quel momento, il bullo sprizzava rabbia e arroganza da tutti i pori e persino i suoi amici non lo vedevano così furioso da tempo.
Quello afferrò una lamiera d’acciaio che un tempo era lo sportello di un freezer e la scagliò con tutta la sua potenza verso la ralts. Con quelle cianfrusaglie in giro da poter usare, quell’attacco era ancora più pericoloso di quanto non lo fosse già di solito.
<< Evelyn, via di lì! >>
Malgrado l’oggetto fosse molto ingombrante e quindi il lancio impreciso, era ormai troppo tardi e il grosso pezzo metallico andò a schiantarsi vicino ai piedi di Evelyn, facendola volare all’indietro.
<< NO! >>
<< che c’è femminuccia? Adesso piangi? >>, lo provocò il bullo.
“la mia Evelyn!”, pensò esasperato Adam.
In quel momento però, il bambino sentì una strana sensazione alla testa. Era tanto fastidiosa quanto familiare e non ci volle molto per capire che quella era il disagio e il fastidio che il suo pokémon provava.
“non posso continuare a combattere con la paura. Dobbiamo contrattaccare…”
<< mudkip, continua a colpirla con pistolacqua! >>
<< Evelyn, rialzati e devia il getto! >>
Uno spruzzo di acqua ad alta pressione uscì dalla bocca del mudkip. In tutta risposta, il tipo psico si concentrò sul flusso di liquido e riuscì a deviarlo all’ultimo momento con uno sforzo immenso: gli allenamenti, a modo loro, avevano dato i loro frutti. Tuttavia, quella mossa le era costata quasi tutte le sue energie.
Quando vide che la sua ultima mossa era inutile, il tipo acqua sentì nuovamente darsi l’ordine di usare spaccaroccia sul proprio avversario.
Il pokémon ricominciò quindi a correre subito verso l’avversaria.
<< Eve, confusione: mira alle zampe! >>
Lei eseguì l’ordine e, come risultato, l’essere acquatico iniziò a vacillare fino a perdere l’equilibrio durante quella corsa sfrenata. Come risultato, iniziò a ruzzolare rovinosamente tra i rottami, graffiandosi tutto e finendo in bellezza battendo la testa sull’asta metallica di un lampadario che era rimasto impalato dentro la spazzatura.
Quando si rialzò, un piccolo rigolo di sangue scorreva vicino alla tempia. Nel mentre, l’altro concorrente si era allontanato a debita distanza.
Adam si fermò.
<< cavolo! Dennis dobbiamo fermarci! Il tuo mudkip si è fatto molto male! >>
Lui grugnì.
<< fermo dove sei! Non si è fatto male! non è una schiappa come il tuo pokémon. Avanti mudkip, continuiamo! >>
Il pokémon si era ripreso dallo stordimento e adesso sembrava più furioso che mai. Mentre sibilava dalla bocca aperta, il sangue e la saliva si mescolavano per poi colare dal labbro inferiore.
<< vai di nuovo con spaccaroccia! Finiamo quella ralts! >>
Quello partì alla carica con una furia ceca, guardando a malapena dove andava. Evelyn stava in piedi a guardarlo caricare verso di lei e puntandole contro la pinna che aveva sulla testa come se fosse un’alabarda.
<< Evelyn concentrati come ci siamo accordati! >>, urlò Adam a sua volta.
“speriamo che funzioni. Se sbagliamo perderemo l’incontro e le cose si metteranno davvero male…”, pensò subito dopo preoccupato.
Quando fu a pochi metri da lei, si sentì un ordine inaspettato.
<< adesso Evelyn, confusione! Avvicinalo a te! >>
Il bullo lo guardò divertito.
<< il mio mudkip non si farà fregare di nuovo! >>
<< ma noi non vogliamo farlo inciampare… >>
Evelyn usò tutte le forze che erano rimaste per sollevare il pokémon fangopesce e attirarlo più velocemente verso di lei.
In tutta risposta, sul muso del tipo acqua apparve uno sguardo confuso, mai però quanto quello del suo allenatore, il quale vide l’altro concorrente aiutare il suo pokémon ad essere colpito.
Il mudkip prendeva velocità verso l’avversaria e l’ordine eseguito dal tipo psico sembrava apparentemente insensato, fino a quando un altro comando inatteso riecheggiò nell’aria.
<< ADESSO BELDUM, RIDUTTORE! >>
Mentre l’anfibio cercava invano di usare lo slancio di Evelyn per arrivare a lei, il beldum uscì da sotto la distesa di rifiuti facendo volare a giro vari frammenti di ferraglie, sfrecciando a tutta velocità contro il pokémon del bullo per poi schiantarsi nel suo ventre con tutto il suo peso.
Si sentì un suono metallico causato dall’impatto, come se qualcuno avesse sferrato un colpo con una spranga. Subito dopo si vide l’avversario ruzzolare per terra e smettere di muoversi per qualche secondo.
Lo schiamazzare dei ragazzini si placò e nell’arena della discarica era calato il silenzio, accompagnato solo dai rumori che i vari lavoratori facevano in lontananza attraverso le loro mansioni.
La creatura sconfitta si riprese dallo svenimento e riaprì gli occhi, rimanendo comunque accasciata a terra ed emettendo dei lamenti.
“non ci credo…ha funzionato! Abbiamo vinto!”
Adam aveva appena vinto la sua prima lotta pokémon, ma se da una parte era contento del successo che aveva avuto la sua strategia, dall’altra non sapeva cosa sarebbe potuto accadere da lì a poco.
Vide Dennis tacere mentre camminava verso il suo pokémon. Quando arrivò lì, prese la sua pokéball e lo fece rientrare nella sfera senza troppe cerimonie con lo sguardo cupo sul volto.
Intanto, tutti gli altri erano arrivati vicino ai due allenatori, sgomentati dalla sconfitta del proprio capo contro un ragazzino più piccolo che avevano preso in giro fino al minuto prima.
Nessuno, nemmeno Adam, aveva il coraggio di dire qualcosa. Alla fine, però, qualcuno ruppe il silenzio parlando quasi sottovoce a causa della tensione che c’era nell’aria.
<< noi…abbiamo vinto. hai promesso di ridarmi il rame che hai rubato prima… >>
Dennis si girò furioso.
<< piccolo bastardo! Non te lo ridò il rame, mi hai battuto con l’inganno e hai avuto solo fortuna! hai usato all’ultimo momento quello stupido ferro vecchio! >>, Urlò il bullo prima di prendere da terra una piccola barra di ferro e scagliarla contro il beldum.
Per fortuna, quest’ultimo venne mancato in pieno e il pokémon andò a levitare vicino al vincitore.
<< adesso devo fare una scarpinata fino al centro pokémon, sei contento?! >>, continuò.
<< mi hai chiesto tu di lottare! Io non volevo farlo! Adesso ridammi i fili, sono miei! >>, rispose l’altro ancora pieno di ansia.
<< me li tengo io piccolo stronzetto! Oggi sei stato fortunato, ma lunedì ci rivedremo a scuola! >>, concluse il bullo prima di montare sulla propria bici ed iniziare ad andarsene, seguito a ruota dai suoi amici.
Adam riprese istintivamente Evelyn in braccio, la quale si strinse a lui più forte che poteva.
<< come stai piccolina? Sei stata bravissima. Ecco qui una pozione: tornerai a stare bene >>
“menomale che la scorsa volta ho trovato questa cura tra i rifiuti. Mi chiedo perché la gente butti via certe cose…”
Una volta che rimasero da soli, il bambino realizzò che il tipo acciaio era ancora vicino a lui.
si girò verso di lui e gli sorrise.
<< grazie mille. Senza di te, io ed Evelyn non ce l’avremmo mai fatta >>, disse prima di tirar fuori la pokéball rotta che aveva raccolto prima.
<< questa si è rotta quando Dennis ha deciso di abbandonarti. Questo vuol dire che adesso sei libero e nessuno potrà trattarti più in quel modo. Adesso puoi andare. Io devo tornare a casa, ma non scorderò mai il tuo aiuto >>, continuò sorridendo mentre la creatura metallica lo osservava dall’unico occhio che aveva.
Il ragazzino si girò e iniziò a camminare verso la sua destinazione.
“sicuramente avrò qualcosa da raccontare alla mia sorellina…”, pensava intanto.
Dopo aver camminato circa per un paio di minuti ed essere arrivato vicino allo squarcio della recinzione, si girò e si ritrovò di nuovo davanti quello strano pokémon acciaio/psico.
Era come se lo avesse seguito ancora, senza emettere il minimo rumore.
Adam guardò curioso quello sguardo inespressivo, senza sapere cosa fare di preciso.
<< beh, adesso sei libero: non devi più darmi una mano. Da ora in poi non sarai più costretto ad obbedire nessuno. Adesso però devo andare e non credo che la mamma voglia avere dei pokémon selvatici in casa. Prenditi cura di te >>, gli disse sorridendo di nuovo e iniziare a passare al di sotto della rete arrugginita.
Appena lui ed Evelyn superarono l’ostacolo, si sentirono come se la discarica fosse ormai lontana un miglio, anche se qualcosa da essa non voleva smettere di seguirli.
Infatti, per quanto potessero camminare, il beldum continuava silenziosamente a seguirli, senza che il bambino sapesse cosa fare a riguardo.
<< tu vuoi proprio stare con noi, dico bene? Adesso però sei libero e credo che sia una cosa fantastica… >>
Per quanto non ci fosse stata nessuna risposta, sapeva bene che la risposta a tale domanda fosse ovvia.
<< credo di aver capito: non sai più dove andare e la tua vecchia casa è troppo lontana. Sei un povero esserino sperduto e molto solo. Mi piacerebbe molto prenderti con me, ma la tua pokéball è rotta e i miei genitori non se la possono permettere >>, continuò poi con tono più malinconico.
Ad un certo punto però, un’idea sfrecciò nella sua testa.
<< aspetta un momento. Anche se mamma e papà non possono comprare una pokéball…forse possono ripararla! >>
Si chiese inoltre se l’essere metallico potesse effettivamente capire quello che stava dicendo.
Tuttavia, in quel momento la risposta era irrilevante e non aveva molto tempo per guardare tutti i dettagli.
“non so se i miei la prenderanno bene, ma devo rischiare”
Prese Evelyn e la mise sulle spalle per poi iniziare a correre verso casa.
Come immaginava, il pokémon continuava a seguirlo come al solito, stando al passo e levitando ad un paio di metri da terra.
“questa cosa è un po’ inquitante”, pensava il ragazzino ormai stanco di quella giornata piena di avvenimenti fin troppo adrenalinici.
Man mano però che il tempo scorreva, la realizzazione di aver vinto la lotta iniziò ad oscurare le minacce che Dennis gli aveva detto per il lunedì successivo.
Lui ed Evelyn avevano avuto la loro prima vittoria, per non parlare del fatto che fosse proprio contro il capetto di quei bulli che tormentavano lui e gli altri bambini alla stessa scuola.
La sensazione era indescrivibile e sicuramente la sua ralts, in quanto tale, percepiva le emozioni che partivano dalla mente del giovane, condividendole in buona parte.
Dopo un’ultima corsa, finalmente arrivarono a casa assieme al nuovo arrivato.

Malcolm se ne stava sul divano a godersi il suo caffè.
Per quanto il sabato fosse una giornata di riposo per molti lavoratori, la palestra di Ferruggipoli era aperta anche il fine settimana e quindi, per estensione, anche lo spazzino della medesima.
Era tornato a casa da poco e in quel momento l’unica cosa che desiderava era un poco di relax guardando la televisione.
Sua moglie era andata fuori a prendere alcune provviste per la cena e nella piccola casa regnava solo il silenzio.
“Kaitlyn, tesoro mio…anche tu, come me, ti fai in quattro per mandare avanti questa famiglia, senza che nessuno dei due lo faccia mai pesare all’altra. Non potevo desiderare una moglie più forte e meravigliosa come te…”, pensava mentre le sue povere membra sprofondavano nel vecchio tessuto del divano.
Man mano che i programmi e le pubblicità scorrevano, i suoi occhi lentamente si chiudevano, mostrando a lui delle fessure sul mondo esterno sempre più fini e sfocate, mentre sul comodino di legno consumato la bevanda si raffreddava. Quando finalmente tutto divenne buio, il rumore improvviso del campanello lo fece sobbalzare sul colpo.
“cazzo, che spavento!”
Per quanto tutti i suoi arti lo implorassero di rimanere ancorato alla sua fonte di riposo, l’uomo si alzò e andò ad aprire la porta.
Appena vide chi e cosa aveva davanti la sua mente si svegliò immediatamente in modo definitivo.
“beh, sicuramente dalle nostre parti non ci si annoia mai…”
Adam aveva i vestiti completamente sbranati, con un rivolo di sangue sul ginocchio e coperto di polvere e sporcizia da cima a fondo. Il suo pokémon sembrava stare bene, anche se in quanto a pulizia poteva tranquillamente competere col proprio allenatore.
<< Figliolo! Che ti è successo? Guarda come sei ridotto! State bene? >>
Adam abbassò lo sguardo con un po’ di imbarazzo.
<< sì, stiamo tutti bene… >>
Malcolm sorrise.
<< beh, direi che questa è la cosa più importante. Avanti entra dentro: tu ed Evelyn avete bisogno di una ripulita. E poi così potrai raccontarmi che hai combinato >>
Subito dopo, vide dietro al figlio un pezzo di ferro che galleggiava in aria.
“credo che alla palestra mi stiano facendo lavorare un po’ troppo…ho le traveggole?”
Nei primi istanti avrebbe giurato che si trattasse di un’allucinazione, ma quando vide lo strato di polvere e sporco che stava addosso a quello strano pokémon, tutti i suoi dubbi vennero cancellati dall’esistenza.
Con una buffa espressione sul volto indicò la bizzarra creatura.
<< e…quello cos’è? >>
Il figlio stette un attimo in silenzio per elaborare un discorso.
<< ecco vedi…lo abbiamo trovato alla discarica mentre il suo vecchio allenatore lo abbandonava. Lo abbiamo aiutato e adesso non fa che seguirmi. Ti prometto che poi spiegherò tutto… >>, disse infine il bambino.
L’altro si accarezzò la barba.
<< penso che lui sia ancora più sporco di voi due. Fallo entrare e vedi di farlo comportare bene. Quando la mamma tornerà a casa, ci parlerò io >>, dichiarò infine mentre faceva spazio all’ingresso per farli entrare.
Una volta entrati, Malcolm osservò il beldum per vedere come si comportava. Per quanto fosse un essere davvero strano e (da quello che aveva capito) di nuovo selvatico, sembrava essere un piccolo automa che non avrebbe potuto fare dal male nemmeno a un volbeat.
Sentendo i rumori e le parole, Zoey uscì da camera sua, vedendo così tutti gli elementi nel salotto di casa.
<< Adam! Evelyn! Siete qui! Siete tutti sporchi, ma che avete combinato? E quello cos’è? >>
Entusiasmo e tanto domande venivano fuori da quella bambina, la quale era così piena di vita che quasi si poteva vedere straripare tutta quella gioia dai suoi occhioni castani. Quando aveva visto suo fratello e i due pokémon erano ormai le sei e mezzo di pomeriggio e il sole stava iniziando il suo lento viaggio verso la linea del tramonto.
<< ciao sorellina. Siamo stati a raccogliere dei pezzi e non hai idea di cos’è successo >>, disse Adam con un grande sorriso. << questo è un beldum smarrito che mi ha seguito fin qui. Ha bisogno di una bella lavata. Mi aiuterai? >>, continuò.
<< certo che ti aiuto! Non vedo l’ora! Ma cosa è successo laggiù? >>
<< dopo ti racconto >>
Malcolm intanto rifletteva sugli eventi che stavano avvenendo in quella casa, standosene appoggiato alla parete per via della stanchezza.
“certo che è buffo. Io e Kait non abbiamo potuto permetterci di comprargli uno starter il giorno del suo decimo compleanno e adesso nostro figlio è circondato da questi piccoletti. Il tempo scorre…e mi sembra ancora ieri che Adam avanzasse per le stanze di casa gattonando…”
Il figlio si girò verso di lui.
<< ehi papà, penserò a tutto io. però…volevo chiedere un favore a te e alla mamma… >>, disse abbassando lo sguardo.
Gli occhi marroni del padre cercarono di incrociare quelli del ragazzino.
<< dimmi Adam, cosa succede? >>
<< quel beldum è stato abbandonato e ho trovato la sua pokéball, ma purtroppo non funziona più >>
L’uomo sembrava un poco sorpreso da quella affermazione.
<< sei sicuro che non sia stato smarrito? >>
<< ho visto tutto: è stato Dennis >>
<< mi dispiace molto. Se quel ragazzino fa una cosa del genere alla sua età deve essere un tipo più smarrito del pokémon che ha abbandonato. Che cosa ti serve? >>
Adam tirò fuori la sfera dalla sua tasca e la porse alla figura paterna.
<< tu e mamma potete ripararla? Per favore… >>
quello prese il dispositivo tra le mani, provando ad aprirlo e ad ispezionarne l’interno.
“mmm…questo affare è ridotto male. sarà dura, ma credo che io e Kayt potremmo farcela”
Sapeva che poteva contare su sua moglie e, con il suo aiuto, avrebbe potuto sistemare la pokéball in un tempo minore.
Kaitlyn un tempo era una ricercatrice per la Devon S.P.A. e lavorava nell’ambito della biologia dei pokémon applicata alla loro compatibilità con le sfere.
Fu proprio in quella azienda che la donna conobbe Malcolm, del quale si innamorò pochi mesi dopo. Quello che molti spazzini della palestra di Ferruggipoli che lavorano con lui non sanno è che, tempo addietro, l’uomo era un pezzo grosso della società. Egli, infatti, era un importante ingegnere dedito alla progettazione delle pokéball, noto per aver ideato tipologie di sfere come la timer ball, e la bis ball. Dopo anni di carriera in quell’ambiente, gli esponenti più alti dell’azienda lo elessero come caporeparto di ingegneria della Devon, dandogli il compito di supervisionare tutti i dipendenti di quel reparto, in modo da assicurarsi che tutti gli operai specializzati assemblassero in modo corretto tutti i componenti. Quella buona situazione economica durò alcuni anni, fino a quando la tecnologia non consentì l’adozione di una moltitudine di macchine automatizzate da parte dell’azienda, le quali andarono presto a sostituire gli operai supervisionati da Malcolm (malgrado quest’ultimo avesse lottato fino in fondo per evitarlo), causando così un gran numero di licenziamenti, con tanto di guadagnato dalla società. Senza più nessuno da revisionare, ben presto l’uomo non potette più svolgere il suo incarico, motivo per cui venne licenziato poco dopo. con questa grande rivoluzione nella scrematura di dipendenti, nei mesi successivi vennero ritoccati anche gli altri reparti, tra cui quello in cui lavorava anche Kaitlyn. Infatti, per una presunzione dei co-proprietari della Devon, all’azienda non servivano più così tanti ricercatori, dal momento che i risultati ottenuti dalla tecnologia erano ormai sufficienti per tenere a bada la concorrenza per un bel po’ e tenere ancora così tanti ricercatori da stipendiare era uno spreco di denaro (ovviamente, queste erano tutte supposizioni provenienti dai piani alti).
Adesso, Malcolm lavorava come spazzino alla palestra della città e Kaitlyn era stata da poco assunta in un bar vicino al loro quartiere.
Entrambi erano passati da persone di alto rango di un’importante società a lavoratori più umili scaricati dai precedenti datori di lavoro.
Solo due cose non erano cambiate in questo passaggio lavoratvo: l’umiltà che li faceva distinguere e la loro grande competenza nell’ambito scientifico.
Tutti questi ricordi erano affiorati nella mente del padre al solo tocco di quella pokéball, la categoria di oggetto alla quale ha dedicato tutta la vita per far sì che un giorno le generazioni successive come i suoi figli potessero sognare e vivere quelle avventure che tanto desideravano fin da piccoli, esattamente come lottava adesso assieme alla moglie per portare lo stipendio a casa e arrivare a fine mese, sempre in funzione di dare ai propri figli una vita migliore possibile: la vita che meritavano.
In quel momento, vedere quella pokéball in certe condizioni era come se qualcuno avesse sputato in faccia ai suoi sforzi durati anni.
<< beh figliolo…certo che te la riparo! Quando la mamma torna a casa le parlerò anche di questo, ok? >>
<< grazie papà! >>, rispose il figlio stringendosi a lui.
Subito dopo però, ruppe quell’abbraccio, ricordando di essere completamente pregno degli odori e della sporcizia della discarica.
<< va bene, allora io ed Evelyn andiamo a lavarci, ci vediamo dopo! >>, concluse Adam saltellando verso il bagno.
Malcolm gli sorrise e, quando il bambino girò l’angolo e sparì dal salotto, andò di nuovo sul divanetto e si lasciò andare su di esso.
“penso che stanotte io e Kait staremo tutto il tempo a lavorare su quell’arnese. Temo che domani mi addormenterò in mezzo all’arena della palestra quando andrò al lavoro…”

Alcune ore dopo…
Quella sera, la cena era stata un evento più veloce e meno importante del solito. Infatti, sia Adam che Zoey si erano seduti a tavola solo per mangiare velocemente i loro pasti per poi sparire in camera loro, dal momento che i due non avevano la minima intenzione di lasciare incustodito il pokémon selvatico all’interno della loro stanza poiché, malgrado fosse mite, era stato richiesta una certa sorveglianza da parte dei genitori.
Quando Kaitlyn era arrivata a casa, suo marito non aveva perso tempo e le aveva parlato sia del beldum che del favore richiesto dal loro figlio. Come aveva dedotto Malcolm, lei aveva accettato di aiutarlo e la cosa gli aveva dato un poco di sollievo.
<< grazie tesoro. In due potremmo metterci meno tempo. in ogni caso, domani mi farò spiegare da Adam tutti i dettagli: voglio capire dove è stato di preciso e cosa è successo laggiù. Si sa, la discarica è un luogo molto frequentato… >>
Lei lo guardò con affetto.
<< certo che ti aiuto, non dirlo nemmeno…del resto si tratta di aiutare uno dei nostri figli, giusto? Comunque, non mi preoccuperei troppo, anche perché stanno tutti bene e quel beldum non sembra pericoloso >>, disse la donna con tono rassicurante.
<< si hai ragione, forse mi faccio troppo prendere dalle situazioni. Sarà per la stanchezza del lavoro. Adesso però non ci pensiamo: prepara il tavolo della cucina, lo useremo come banco da lavoro. Io vado a prendere la scatola degli attrezzi >>
Intanto, i bambini erano in cameretta a parlare tra loro. Erano seduti in terra ed Evelyn se ne stava sulle gambe del proprio allenatore ad ascoltare la conversazione.
<< non ci credo, lo hai fatto davvero? >>
Adam aveva raccontato cos’era successo quel giorno alla sorellina, la quale era rimasta estasiata nel sentirlo parlare della sua prima vittoria.
<< giuro! Ancora non ci credo nemmeno io! >>
Zoey incrociò le braccia.
<< quello lì se l’è meritato, è davvero cattivo e nessuno deve permettersi di toccare il mio fratellone! >>
il beldum cercava intanto di mangiare gli avanzi della cena che i due gli avevano gentilmente offerto.
Dalla voracità con la quale si era avventato sulla ciotola, si poteva dedurre che quello era il pasto più decente che aveva avuto da giorni, malgrado stesse ingurgitando cibo umano.
Inoltre, adesso era finalmente pulito: quei ragazzini erano stati più di un ora a ripulirlo dalla sporcizia della discarica per poi lucidarlo. Adesso, sembrava più un pregiato pezzo d’artigianato semovente piuttosto che un pokémon.
La sorella minore lo indicò col dito.
<< se ne sta sempre zitto… >>
<< beh, i beldum emettono raramente dei versi, però provano comunque emozioni: Dennis non avrebbe mai dovuto abbandonarlo >>, rispose cupo il bambino.
<< come si può fare una cosa del genere? >>
<< non lo so Zoey… >>
Dopo quale secondo di silenzio, sul viso di Zoey riapparse istantaneamente un sorriso misto accompagnato da uno sguardo curioso.
<< che cosa intendi fare con lui? Nel senso…non possiamo mica lasciarlo da solo, giusto? >>
<< mi piacerebbe tenerlo, ma non è semplice, anche perché la sua pokéball è stata rotta da Dennis. Dipende tutto da cosa riescono a fare mamma e papà: se la riparano, allora avremo una sfera dove rimetterlo. Purtroppo, non abbiamo i soldi per comprarne una e se non riescono allora dovremo lasciarlo andare… >>
<< sono sicura che ce la faranno! Sono i migliori! >>
<< lo penso anch’io sorellina. Comunque, stanotte beldum resterà da noi in modo che possa stare in una casa. Tanto sembra che a Evelyn stia simpatico e un po’ di compagnia non gli farà certo male >>, concluse Adam con un sorriso mentre accarezzava la testa della ralts.
In tutto questo, il pokémon ferrosfera levitava silenziosamente per tutta la stanza, come se fosse incuriosito dal nuovo ambiente che si era presentato davanti a lui. Per entrambi i bimbi, avere una creatura così rara a giro per la loro cameretta era come un sogno che si avverava. Zoey vide tutto questo come un'altra prova che il fratello era il suo più grande maestro il quale, oltre a insegnarle nel tempo tutto ciò che sapeva, adesso le portava pure dei pokémon rari a casa!
Quella notte però non riuscirono bene a dormire (Evelyn compresa, la quale percepiva le sensazioni che impedivano al suo allenatore di addormentarsi). Le ore passavano e quei due piccoletti non riuscivano a togliersi dalla testa la pokéball del nuovo arrivato da riparare. A quell’ora della notte, avrebbero voluto andare in cucina a vedere come procedeva il lavoro svolto dai genitori, ma ogni volta frenavano quel desiderio, ricordandosi che, almeno in teoria, dovevano essere a sotto le coperte da un bel po’.
Se ne stettero quindi in silenzio, sperando che qualcuno prima o poi entrasse nella loro stanza a posare il congegno riparato sul comodino. Ad un certo punto però, il sonno prese il sopravvento ed entrambi si addormentarono sfiniti, assieme ai due pokémon che, per quel giorno, ne avevano avute abbastanza.
Improvvisamente però un cigolio li riportò alla realtà, facendoli svegliare in pochi secondi e spalancare quei fanali che avevano come occhi verso l’entrata. Si presentarono davano a loro Malcolm e Kaitlyn, anche loro con una grandissima voglia di dormire.
La donna fece un passo avanti e, sentendo i rumori, accese la luce.
<< ragazzi, siete ancora svegli? Dovreste essere già a letto… >>
In quel momento però era così stanca che nel suo tono di voce non riuscì a mettere nemmeno un briciolo di severità.
<< scusa mamma… >>, risposero all’unisono.
Il papà andò davanti al letto a castello dei figli, nascondendo qualcosa tra le sue mani.
<< beh, ormai che siete svegli potete guardare un po’ qua… >>, disse sogghignando mentre liberava la vista.
Adam schizzò fuori dalle coperte, seguito subito dalla sorellina e dai pokémon.
<< l’avete riparata! Grazie davvero! >>, disse prima di avventarsi su di loro e abbracciarli.
<< Adesso puoi prenderlo con te e andare al centro pokémon per registrarlo a tuo nome >>, disse la madre facendo l’occhiolino.
Il figlio prese la sfera tra le mani e guardò il beldum il quale, alla vista della sfera, levitò subito vicino al bambino.
<< è quello che vuoi da quando ci siamo incontrati suppongo. Beh, adesso mi prenderò io curo di te e d’ora in avanti nessuno ti tratterà male, te lo prometto! >>
La creatura metallica andò a toccare il pulsante al centro del dispositivo, il quale si aprì e lo trascinò dentro.
Senza nemmeno un movimento, il meccanismo si bloccò subito: adesso quel beldum era suo.
Malcolm mise una mano sulla spalla di Adam.
<< bravo figliolo, io e la mamma siamo fieri di te! dicci ora…gli darai un nome? >>
Quello vacillò un secondo.
<< un nome? Non ci avevo pensato. Comunque, penso che potrei chiamarlo Horus >>
<< è fantastico! >>, disse la sorella.
Anche Kaitlyn si avvicinò, notando Evelyn ancora sulle ginocchia del suo allenatore.
<< ehi Adam…com’è che non la metti mai nella sfera? >>, chiese indicando la diretta interessata.
Il bimbo guardò la sua ralts.
<< non so perché, ma ogni volta che tiro fuori la sua pokéball sembra sempre che non voglia entrarci, nemmeno dopo gli allenamenti per riposarsi un po’. Vuole sempre stare fuori e passare il tempo con me e Zoey e non ci va nemmeno per andare a dormire. Se però a lei va bene così…allora va benissimo anche a me >>, rispose alzando le spalle e accarezzando la capigliatura verde di Evelyn,
i genitori salutarono tutti con un bacio sulla fronte e, finalmente, andarono a godersi il loro più che meritato riposo.
Una volta che se ne furono andati, Adam fece uscire il nuovo membro della sua squadra dal dispositivo e lo guardò dritto nell’occhio nero e rosso.
<< benvenuto in famiglia…Horus… >>
Continua…
 
 
   
 
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