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Autore: Marti Lestrange    07/11/2020    5 recensioni
Dal testo:
❝ E poi non so più nulla, quasi non sento più nulla. Penso di essere morta, e realizzo che non ha fatto poi così male. È stato veloce e repentino e sono felice, ché so che ritroverò la nonna e lei mi scalderà nel suo abbraccio al profumo di giacinto. Mi accorgo di essere viva quando sento il vento freddo scorrermi addosso, raffreddarmi le guance bollenti, invadermi i polmoni e sommergermi come un’onda. Quando mi tiro su, il corpo di Fred è lontano, ci sono i suoi fratelli, con lui, lo stanno scuotendo e chiamando, ma lui non risponde. Non risponderà mai più. ❞
[ oneshot sulla coppia Fred Weasley/Astoria Greengrass; storia partecipante all’iniziativa “sfida di scrittura” del gruppo Facebook “Caffè e Calderotti”. ]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Fred Weasley, George Weasley | Coppie: Astoria/Fred
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Storia partecipante all’iniziativa “sfida di scrittura” del gruppo Facebook “Caffè e Calderotti”.

 

Titolo: Love Maze.
Tipo di storia: oneshot.
Rating: giallo.
Genere: introspettivo, romantico, slice of life.
Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Fred Weasley, George Weasley.
Coppia: Astoria/Fred.
Tipo di coppia: het.
Contesto: II guerra Magica/libri 5-7, dopo la II guerra magica/pace.
Note: what if?.
Avvertimenti: /

 


 

Love Maze

 

All around us is a maze, different paths
We’re talking in the abyss
There’s a thin light over there
I hope we’re going toward paradise
Know this, sometimes lies will try to tear us apart
Hardships will try to deceive us but
Just focus on me then
In the darkness, just the two of us is enough
In all these lies
If we’re together, even an endless maze is paradise

 

Malfoy Manor, Wiltshire; luglio 2001

«So a cosa stai pensando.»

«Sei diventata una Legilimens?»

«No, conosco mia sorella.»

Daphne si gira a guardarmi ed è bellissima, vestita di lilla. Sembra una di quelle piante che la mamma amava tanto, un giacinto fiorito in primavera nel giardino d’inverno nel Devon. Daphne mi osserva da sotto le lunghe ciglia. 

«Voglio solo che tu sia felice, Astoria. Assicurami che lo sarai.»

Scuoto la testa. Cosa mi stai chiedendo, Daphne? Mi stai chiedendo di predire il futuro come una sibilla qualsiasi? Come faccio a dirti che sarò felice? «Sai che non posso assicurartelo, ma amo Draco, lo amo con tutta me stessa e la cosa mi dilania da dentro, quindi immagino che sia questo, l’amore.»

«Che cosa? Una costante lotta interiore? Ne sei sicura?»

«Ovviamente no. Come potrei?» Mi alzo e mi affaccio alla finestra. Il giardino è rigoglioso e il sole estivo riscalda il cielo. Il vestito bianco spazza il tappeto persiano. Il corpetto mi stringe il petto. «Ho amato solo due uomini nella mia vita, come posso saperne qualcosa, sull’amore?»

«Uno dei due ti è stato portato via per sempre, voglio solo essere certa che non lo rimpiangerai per tutta la vita», continua Daphne affiancandomisi. È più bassa di me, ora, quando per anni la piccola della famiglia sono sempre stata io. Mi fa sorridere. 

«Lo piangerò, tutta la vita», rispondo. «Lo piangerò e lo ricorderò e penserò a lui quando guarderò le stelle, ma sarò felice, Daphne. Sarò felice. Lui lo avrebbe voluto, sai?»

Daphne annuisce e rilascia un sospiro, come a volersi svuotare di ogni preoccupazione e dubbio. «Lo so. Ed è quello che voglio anche io.» Ci prendiamo per mano.

 

🥀

 

Diagon Alley; dicembre 2000

«Ho saputo che ti sposi.» 

Alzo gli occhi dalla tazza di caffè e li fisso sul volto di George Weasley. Ero sicura che guardarlo mi avrebbe fatto male, di un male insopportabile, e invece finisco per ricordare solo le cose belle, quelle vere e vissute, reali, e non vivo più nel passato. Il mio presente si chiama Draco Malfoy e so che mi aspetta al Paiolo Magico, paziente, dopo avermi spinta a cercare George, e a combattere i miei demoni. Tiene anche in mano il mio futuro, così come io tengo in mano il suo, e vogliamo scrollarci di dosso i fantasmi, ché solo così saremo finalmente liberi. Il suo bel viso che mi sorride mi appare dietro le palpebre e mi sento più coraggiosa. 

Annuisco. «Il prossimo luglio. Draco e io ci siamo fidanzati tre mesi fa.»

È il turno di George di annuire. Siamo seduti nel retro dei Tiri Vispi, in un momento di tranquillità in cui George ha lasciato il negozio in mano al fratello Ronald, prima del quotidiano assalto per le compere natalizie. 

«Tu come stai?» gli chiedo. Il caffè è orribile, è amaro nonostante lo zucchero e pieno di fondi, e lo faccio ondeggiare nella tazza sperando che George non si accorga che non lo sto bevendo. 

«Perché sei venuta qui, Astoria?» La sua domanda mi stupisce, e mi ferisce, anche.

«Dritto al punto», commento scrollando le spalle e facendomi scappare una risata amara. 

«Sono cambiato molto. La vita mi ha cambiato.»

«Questo lo vedo.»

George scrolla le spalle. «La ferita è ancora aperta, Astoria. Forse qualcuno ha saputo come sanarla, io ancora no.»

Mi sento punta nel vivo, e assottiglio gli occhi. Non posso permettere che insinui cose non vere, che sminuisca il mio rapporto con Draco, che mi faccia sentire in colpa solo perché finalmente ho smesso di piangere, e di bagnare il cuscino tutte le notti, e di fissare una parete e vedere la luce calare man mano, in giornate tutte uguali in cui nulla accadeva, ma tutto si smuoveva, anche se fuori di me. Sempre fuori di me. 

«Tutti abbiamo sofferto. Per mesi», specifico. «Ognuno di noi cerca di andare avanti in modi diversi. La vita continua, George.»

Lui annuisce e stringe le labbra. Beve un sorso di caffè e storce la bocca. «Questo caffè fa davvero schifo.»

«Meno male che lo hai detto. Fa davvero schifo.»

Ci guardiamo e alla fine non possiamo fare a meno che sorridere. Finiva sempre così, tra noi. Era un girarsi intorno come due leoni in un’arena, uno studiarsi a vicenda, per poi alla fine comprendere di stare giocando lo stesso gioco. 

«Vuoi la mia benedizione, Astoria? Vuoi sentirti dire che Fred avrebbe voluto questo, per te?»

Scuoto la testa. «Non voglio niente di tutto ciò. Volevo soltanto vederti, e capire delle cose.»

«E lei hai capite, queste cose?» 

Noto che tra i suoi capelli rossi ne spuntano già alcuni bianchi, e penso che il tempo passa, e tutto lenisce, ma le prove dei nostri dolori rimangono, memento mori per ciò che verrà.

«Le ho capite, sì. Ora sono libera.»

George mi sorride, ma c’è dell’amarezza. «Hai detto che non sei venuta qui per sentirti dire cosa Fred avrebbe voluto per te, ma te lo dico lo stesso: Fred avrebbe voluto saperti felice, non importa come, e con chi.»

«E tu? Tu sarai felice, George?»

«Sarò felice.»

 

🥀

 

Hogwarts; maggio 1998

Sento le braccia di mia madre stringermi. Mi stringono forte, mi impediscono di andare in pezzi. Daphne è tra le braccia di nostro padre, singhiozza sulla sua spalla. Sono lacrime di paura. Io non piango, almeno non ancora. 

Non so nemmeno perché ci troviamo lì, quattro persone che sono come un’isola in un mare di morte e distruzione, e non mi saprò spiegare mai la sottile inconsistenza del fato che talvolta, nella vita, si ispessisce e ti sommerge. 

Lo vedo cadere. Lo vedo spezzarsi davanti a me, di fronte ai miei occhi, in un attimo che pare sospeso mentre il tempo si dilata e si espande, per poi accartocciarsi su se stesso come una molla e tornare al punto di partenza. 

«Hai davvero fatto una battuta, Perce… l’ultima che ti avevo sentito fare era…»

Lo vedo cadere. Vedo la vita abbandonarlo, spegnerglisi negli occhi caldi che si annebbiano, nelle membra molli che precipitano, in quell’ultima risata che gli viene meno sul viso. Intanto, tutto il mondo esplode. Gli occhi ancora pieni di Fred, mi accascio a terra, mia madre mi fa scudo col suo corpo, sento l’aria vibrare. Vengo scaraventata via, sola e inerme, sballottata da correnti contrarie e opposte. 

E poi non so più nulla, quasi non sento più nulla. Penso di essere morta, e realizzo che non ha fatto poi così male. È stato veloce e repentino e sono felice, ché so che ritroverò la nonna e lei mi scalderà nel suo abbraccio al profumo di giacinto. Mi accorgo di essere viva quando sento il vento freddo scorrermi addosso, raffreddarmi le guance bollenti, invadermi i polmoni e sommergermi come un’onda. Quando mi tiro su, il corpo di Fred è lontano, ci sono i suoi fratelli, con lui, lo stanno scuotendo e chiamando, ma lui non risponde. Non risponderà mai più. 

 

🥀

 

Diagon Alley; dicembre 1997

Cammino accanto a mia madre a testa china. Diagon Alley è così diversa dall’ultima volta che ci sono stata. Era luglio e a settembre avrei iniziato il mio quinto anno a Hogwarts - un anno che si è rivelato molto diverso dai precedenti, da tutti quelli che ho vissuto tra quelle mura. Era luglio e ho sfidato la sorte e l’autorità dei miei genitori, tutto pur di rivedere Fred.

Ora, tornare a casa per Natale è come respirare di nuovo, è sentire caldo dopo aver patito il freddo, è ritrovare l’affetto dei miei genitori, è l’estraniarsi dal mondo e scomparire. Daphne e io trascorriamo le giornate in salotto, beviamo tè o cioccolata e leggiamo e mangiamo e ci dimentichiamo che là fuori impervia una guerra senza precedenti che potrebbe distruggere tutto il nostro mondo. I nostri genitori cercano di lasciarci fuori da tutto, non ci fanno leggere “La Gazzetta del Profeta” e ci proteggono. Daphne pensa che ne abbiamo il diritto, soprattutto lei che è diventata maggiorenne nel gennaio scorso.  Io cerco di appianare le cose come sempre e attendo che la tempesta si plachi. Siamo Greengrass, e siamo consce del cognome che portiamo. Tutto andrà bene, oppure finirà per sempre, nel fuoco e nella polvere. 

Sono preoccupata quando vedo i Tiri Vispi chiuso. Non ho notizie di Fred da ottobre e ho paura da morire per lui, ma so che se non mi scrive, è perché non può, e cerco di calmarmi e allontanare allarmanti pensieri di morti e uccisioni. Starà bene. Deve stare bene. Però vedere i Tiri Vispi sbarrati, le vetrine chiuse con assi e la porta sigillata, mi fa battere il cuore forte, fortissimo, e il sangue mi rimbomba nelle tempie. Sulle assi sono state scarabocchiate scritte oscene e sono stati disegnati simboli occulti che cerco di non guardare. Sento mia madre stringermi il gomito. «Andiamo, Astoria, abbiamo finito.»

Mi volto indietro solo una volta. Fred, dove sei?, penso.

 

🥀

 

Diagon Alley; luglio 1997

L’appartamento di Fred e George sopra il negozio è piccolo ma caldo. Il disordine sembra regnare sovrano, ci sono vestiti buttati qua e là, persino sulla cucina ingombra che sembrano usare poco e niente. Se mia madre fosse qui, consiglierebbe un bell’elfo domestico per rimediare a tutto quel caos, ma ovviamente evito di dirlo. 

Fred mi è mancato come l’aria e ora è qui davanti a me e mi porge un bicchiere di tè freddo alla pesca e mi sorride, appuntandomi una ciocca di capelli scuri dietro un orecchio. Io sorseggio il tè senza smettere di guardarlo, mentre da fuori arriva il rumore della via affollata sotto di noi. Penso a Briony, l’elfa di casa, che ho costretto ad accompagnarmi a Diagon Alley con una scusa, e ora mi attende fuori dalla porta dell’appartamento, quasi sicuramente agitata e trepidante di vedermi tornare. Mi riprometto di non farla aspettare troppo. Un saluto e via. 

«Non posso fermarmi troppo», dico. 

«Anche io, ho lasciato George da solo, e ho paura di cosa troverò quando tornerò in negozio», ride Fred. 

Poggio il bicchiere sul tavolino basso, in mezzo ad una candela smozzicata e una ciotola che una volta doveva aver contenuto delle patatine. Fred mi prende il viso tra le mani e io gli stringo i polsi. Ci guardiamo. 

«Posso baciarti, ora, signorina Greengrass?»

Annuisco, mentre il consueto groppo in gola mi discende nello stomaco e mi impedisce di parlare. Lo chiamo “l’effetto-Fred”.  Lui si china verso di me e io mi alzo sulle punte e ci troviamo a metà strada, come abbiamo sempre fatto, come spero continueremo a fare per sempre. La difficoltà di ciò che ci unisce non mi spaventa, e forse nulla può, contro la mia tenacia di quindicenne innamorata persa. Le labbra di Fred sono morbide e sanno cosa fare, e io sento le gambe venirmi meno man mano che lui approfondisce il bacio, e ci ritroviamo seduti sul divano e mi sento meglio ora che posso aggrapparmi alle sue spalle. Lui mi carezza lievemente la nuca e scende sulla schiena, sempre moderato, sempre composto, con una mitezza molto poco da Fred, una dolcezza che sembra tirare fuori solo con me. Mi guarda negli occhi e mi chiede il permesso senza parlare e io annuisco e, mentre torna a baciarmi, sento una sua mano sul seno, e intanto mi sento affondare, e un fuoco divampante mi attanaglia le membra e mi sembra di annaspare alla ricerca di aria, e la trovo solo tra le labbra di Fred. Mi scappa un singulto e sento Fred tremare e lo vedo fermarsi, scostarsi da me repentinamente. Si passa una mano sul viso e poi mi sorride. 

«Scusa, ho dovuto fermarmi», si giustifica. Abbassa lo sguardo e mi accorgo del motivo per cui si è allontanato da me e so che sono arrossita e mi sento davvero una cretina, una ragazzina cretina, per l’esattezza. Fred reclina la testa all’indietro, la poggia sulla spalliera del divano, cercando di cadenzare il respiro, e afferra un cuscino e se lo poggia addosso, mentre io cerco di guardare altrove, dappertutto, tranne che verso di lui. 

«Forse è meglio che me ne vada», dico alzandomi e trattenendo le risate. 

«Mi dispiace dirlo, ma forse è meglio», esclama Fred senza trattenere le risate, e allora anche io non posso fare a meno di ridere. 

Ci guardiamo e lo vedo mordersi un labbro, così mi affretto a raccogliere la mia borsetta. «Non posso neanche darti un bacio per salutarti?»Lo guardo sbattendo le ciglia e lo vedo scuotere la testa. 

«Certo che puoi darmi un bacio, ma casto.»

«Un bacetto?»

«Un bacetto.»

Mi allungo verso di lui e gli sfioro appena le labbra, ma lo sento mugugnare ugualmente e subito dopo mi sta sospingendo verso la porta, senza lasciare andare il cuscino. 

«Ti scrivo», grido mentre esco. 

«Per Godric, Greengrass, basta sorridermi così, mi spezzi.»

E così finisco sul pianerottolo, e Briony mi guarda con i suoi occhioni grandi grandi e non capisce cosa sia appena successo. 

«Tutto bene, padroncina? Noi andare?» si riscuote.

Annuisco. «Tutto bene, Briony. Torniamo a casa», rispondo ridendo. 

Ad un anno esatto da quando tutto è iniziato, non sapevo che quello sarebbe stato il nostro ultimo incontro.

 

🥀

 

King's Cross; settembre 1996

Daphne e io carichiamo il baule sull’Espresso con l’aiuto di Briony. Nostro padre non è potuto venire e nostra madre non alza carichi pesanti. Scendiamo e attendiamo sulla banchina affollata, leggermente defilati. Nostra madre si allontana per salutare Narcissa Malfoy, giunta sul Binario 9 e 3/4 per accompagnare il figlio Draco. L’arresto di Lucius Malfoy ha segnato il volto di tutta la famiglia, lo si nota dalle facce tese e adombrate della moglie e del figlio, che non guardano nessuno e tantomeno attaccano bottone. Draco e io ci scambiamo un’occhiata ma io distolgo in fretta lo sguardo. Quegli occhi mi hanno sempre destabilizzata. Mi accorgo di non conoscerlo affatto, nonostante le nostri madri siano amiche di lunga data, ma mi rendo anche conto che non mi interessa. 

Daphne raggiunge la sua amica e compagna di dormitorio Pansy Parkinson, un’altra che non mi piace per niente, e mi lascia sola. Io fisso imbronciata la banchina sperando di veder comparire qualche mia compagna, ma mi arrendo quasi subito. 

«Come mai tutta sola?» sento una voce sussurrarmi all’orecchio. Sobbalzo e mi volto: Fred Weasley è in piedi dietro di me, un cappello blu calcato sulla testa per nascondere i capelli rossi e una sciarpa avvolta intorno al collo. 

«Fred?» sussurro, stupita. «Che ci fai, qui?»

Lui mi fa cenno di seguirlo e, guardandomi intorno per verificare che nessuno ci stia guardando, mi nascondo con lui dietro una colonna. Mi afferra il viso tra le mani, come fa sempre, e mi bacia teneramente. Ho sempre amato il lato dolce di Fred, molto nascosto ma presente. 

«Non ti ho detto niente, avevo paura di non riuscire a venire, sai?»

«Sei pazzo, e se ci vedessero?»

Scuote la testa. «Nah, stai tranquilla. Non posso fermarmi molto, però.»

«Un saluto basterà.»

Ci guardiamo come facciamo sempre, come se il mondo intorno a noi sparisse e non restassero altro che i nostri corpi, e i nostri occhi, sospesi in uno spazio e in un tempo solo nostri. 

«Volevo accertarmi che stessi bene», continua lui carezzandomi una guancia. «Prometti di stare attenta? Tira un’aria strana…»

Annuisco. «Non preoccuparti. C’è Daphne con me.»

Fred alza gli occhi al cielo. Lui e Daphne non si sono mai piaciuti molto e, nonostante mia sorella non approvi al cento per cento, è anche l’unica a sapere di noi, come George per Fred. 

«Non potrò far altro che fidarmi, allora.»

«Stai tranquillo, okay?» replico prendendogli una mano.

Lui stringe la presa e poi mi si avvicina e mi bacia di nuovo, e io rispondo al bacio. Il primo fischio dell’Espresso ci riscuote. Sobbalzo per la seconda volta nel giro di pochi minuti. «Il treno sta partendo.»

«Forza, corri. Anche se sono tentato di non farti partire e portarti via con me», aggiunge sorridendomi furbescamente, proprio in quel modo che amo. 

Alzo gli occhi al cielo. «Smettila o potresti tentarmi.»

«Vai, allora.»

Lo bacio ancora una volta e corro verso la banchina. Vedo Daphne e mia madre guardarsi intorno e, quando le raggiungo, Daphne non mi chiede niente, mi guarda solo, e so che ha capito tutto. Saluto mia madre con un bacio veloce sulla guancia e saliamo. Ci sistemiamo nel nostro scompartimento e, quando il treno comincia a sfilare in stazione, intravedo la punta di un berretto blu in lontananza. 

 

🥀

 

Diagon Alley; luglio 1996

Mi incanto davanti ad una Puffola Pigmea viola. Non ho mai visto una creatura tanto dolce e tenera. 

«Rischi che ti entrino le mosche, sai?»

Mi volto alla mia sinistra e sobbalzo. Uno dei gemelli Weasley, i proprietari del negozio, mi sta guardando e mi sorride furbescamente. Io mi sento un po’ stupida, così chiudo la bocca e mi sento arrossire. 

«Sono carine, eh?» continua lui indicandomi la Puffola Pigmea, che sonnecchia pacifica. 

Annuisco. «Non ne avevo mai vista una. Sono davvero belle.»

«Se vuoi puoi accarezzarne una.» 

Io lo guardo con occhi sbarrati. «Oh, no, poi starei malissimo all’idea di non poterla portare via con me…»

«E perché no, scusa? Le Puffole non sporcano e sono di buona compagnia.» Si siede su un tavolo senza far caso a dove poggia il sedere e sembra disinvolto e sicuro di sé. Penso proprio che sia Fred, il gemello che mi è sempre piaciuto di più, dei due. La loro partenza da Hogwarts ha ormai un che di leggendario, ma Fred l’ho sempre guardato da lontano, facendo attenzione a non farmi scoprire da Daphne, che sa leggermi come un libro aperto. Ora sento il viso bruciare e spero che il mio rossore non si noti troppo. O almeno che Fred non ci badi.

«Mia madre non me lo permetterebbe», spiego scrollando le spalle. Vorrei non aver indossato questo vestito da bambinetta azzurro a pois bianchi, mi sento ridicola davanti a Fred e al suo completo da mago elegante e adulto. L’azzurro dell’abito si intona ai miei occhi, così mi ha detto la mamma quando me l’ha regalato, ma ora mi sembra davvero ridicolo. E l’accenno a cosa mia madre mi permette o non mi permette di fare mi rende ancora più una bambinetta. Non vedo l’ora di uscire e andarmene da lì. 

«Tu tienigliela nascosta», replica Fred facendomi l’occhiolino. Per Salazar, mi sento sempre più rossa e accaldata e a questo punto spero di non stare sudando, perché non potrei sopportarlo. 

Gli sorrido in automatico e abbasso lo sguardo, puntandolo sulle Puffole, dappertutto, tranne che verso di lui. Sento che mi guarda, però, Fred non distoglie lo sguardo, e non capisco perché non vada a servire gli altri clienti, non ce ne sono molti, a quell’ora del mattino, ma qualcuno che gira incuriosito c’è, leggendo le descrizioni sulle scatole di scherzi e giochi e camminando col naso all’insù. 

«Forza, accarezzane una. Insisto.» Si scosta dal tavolo e mi si affianca. Le nostre braccia si sfiorano e lui è alto e muscoloso, me ne rendo conto meglio ora che ce l’ho vicino. Troppo vicino. Tira fuori una Puffola, quella viola che stavo guardando, e me la mette tra le mani. Le nostre dita si sfiorano e lo guardo da sotto le ciglia. Mi guarda anche lui e mi sorride con quel sorriso sghembo e storto che è proprio il suo e che ho sempre guardato da lontano, desiderando che lo rivolgesse a me. Scuoto la testa per darmi un tono e mi concentro sulla Puffola. Si è svegliata e ora emette dei versetti acuti ma dolci e si accoccola tra le mie mani e credo che sia la cosa più morbida e bella che io abbia mai toccato. 

«Vedi? Già le piaci.»

Alzo di nuovo lo sguardo su Fred, in piedi di fronte a me, intento ad osservarmi. 

«A proposito, io sono Fred. Weasley», aggiunge quasi impacciato. È strano, nessuno direbbe che Fred Weasley possa imbarazzarsi di fronte a qualcuno. Mi allunga una mano e io sposto la Puffola sulla sinistra e gliela stringo con la destra. 

«Astoria Greengrass», replico, e so che, nel momento esatto in cui pronuncerò il mio cognome, tutto si spezzerà, e l’equilibrio e l’incanto costruiti svaniranno per sempre.

Invece Fred mi guarda come incuriosito, ma non c’è ostilità, nei suoi occhi. «Sei in Serpeverde, giusto?»

Annuisco. «Sì. Devo iniziare il quarto anno.»

Lui inarca le sopracciglia. «Sei una ragazzina.»

Sento il mio viso rabbuiarsi. Eccoci, siamo arrivati al momento che aspettavo e temevo: Fred Weasley si accorge che sono una bambina. Mi giro e rimetto al suo posto la Puffola Pigmea. 

«È meglio che vada, mia sorella mi starà cercando.» Il tono della mia voce è mutato, lo percepisco, e ricaccio giù in gola un nodo fatto di saliva e lacrime trattenute. Stupido Fred. Stupido stupido stupido. E stupida pure io. Cosa credevo?, che Fred Weasley mi avrebbe considerata al suo livello?, che mi avrebbe chiesto cosa?, di uscire? Mi sento avvampare di nuovo e ora vorrei davvero scomparire. 

«Perché? Alla Puffola mancherai.»

Lo guardo di nuovo e lui mi sta sorridendo. Vorrei che non lo facesse. «Scusa, non volevo chiamarti ragazzina. Mi è uscita male.»

Distolgo lo sguardo. «Non ti preoccupare, è quello che sono.»

«Mi ha fatto piacere conoscerti, Astoria», continua lui fronteggiandomi. Non voglio guardarlo, e fisso con ostinazione la teca con le Puffole. «Torna quando vuoi, eviterò di vendere la tua Puffola. La conserverò per te, quando la vorrai.» Ora non posso fare a meno di guardarlo. Gli sorrido. 

«Eccoti qui!»

Sobbalzo nel sentire la voce di Daphne. Mi raggiunge e mi si affianca e la vedo lanciare un’occhiataccia a Fred, che intanto assiste divertito all’arrivo di mia sorella. 

«Cosa stai facendo?» Daphne sposta lo sguardo da me, a Fred, alle Puffole, e ritorno. «Sai che la mamma non vuole animali.»

Alzo gli occhi al cielo. «Lo so, lo so, non preoccuparti.»

«La Puffola Pigmea non è un animale qualsiasi», interviene Fred. Mia sorella gli rivolge un’altra occhiataccia. «Nessuno qui ha chiesto il tuo parere, Weasley, grazie. Ora ce ne andiamo.»

Fred alza le mani in segno di resa e Daphne mi prende per mano, cominciando a trascinarmi via. 

«Non dimenticare la tua Puffola», mi grida.

Mi volto un’ultima volta a guardarlo. Ci sorridiamo. 

 

I know it’ll be cold like winter
But I still wanna try
If you push me, I’ll fall, just raise me up again

‘cause I’ll be in love maze

 



Note

Allora allora, intanto vorrei ringraziare chiunque sia arrivato sin qui, perché mi rendo perfettamente conto che la coppia non sia particolarmente “gettonata” e quindi forse meno “accattivante”. Quindi ripeto, grazie a voi coraggiosi. Seconda cosa, con questa storia ho voluto sperimentare un pochino, usando una struttura narrativa a ritroso, cioè partire dal 2001 per “tornare indietro” fino al 1996. 

 

Vorrei anche precisare alcune cose: 

  • non sappiamo con esattezza quando Astoria abbia sposato Draco; io colloco il matrimonio nel luglio 2001; chi mi conosce sa quanto ami Draco e Astoria, quindi non avrei mai potuto non mettere un riferimento a loro in questa storia
  • nel dicembre 2000 ho pensato che Astoria abbia deciso di far visita a George ai Tiri Vispi, ed è già fidanzata con Draco; secondo la Rowling, Ron ha lasciato gli Auror dopo soli due anni, quindi per quel periodo potrebbe benissimo già lavorare con il fratello maggiore
  • durante la Battaglia di Hogwarts, non sappiamo se i Greengrass fossero presenti, io ho immaginato di sì; Astoria assiste addirittura alla morte di Fred, mi sono presa una piccola licenza poetica
  • durante il dicembre del 1997, Fred e George lavorano già per Radio Potter, e gestiscono un “traffico” di articoli dei Tiri Vispi alla Tana, quindi ho pensato che dovessero aver chiuso il negozio a Diagon Alley in via temporanea
  • il 1° settembre 1996, ovviamente Fred non si trovava a King’s Cross, altra licenza poetica
  • a luglio 1996, Fred e George hanno da poco aperto i Tiri Vispi e Astoria capita in negozio
  • titolo e citazioni arrivano dalla canzone “Love Maze” dei BTS

 

Dopo queste doverose precisazioni, concludo sperando che questa storia vi sia piaciuta e ringraziando Bess che mi ha sfidata a scrivere una Fred/Astoria, riportandomi su questa coppia dopo tanto, tanto tempo ♥︎

 
   
 
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