Crossover
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Autore: evil 65    07/11/2020    11 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccovi un nuovissimo capitolo!
Vi auguriamo una buona lettura ;)
 


Capitolo 27 - La caccia ha inizio
 
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La nobile famiglia dei Royston aveva ufficialmente due castelli come residenza: uno a Gongmen, e l’altro a Londra, ed era la dimora originale finché la famiglia di Logan non aveva deciso di ampliare i propri orizzonti amministrativi in tutt’altro continente.
Era lì che Darth Vader si era recato, una volta appreso dai servi rimasti alla residenza cinese che il padrone era partito da almeno due settimane per questioni di affari.
Quando bussò al cancello e chiese di poter vedere il marchese, ad accoglierlo sulla porta trovò un giovane uomo dai folti capelli neri e dal vestiario impeccabile.  
<< Buon pomeriggio, Lord Vader. Sono Sebastian Michaelis, capo della servitù di questa casa. Mi rincresce molto, ma il signor Royston al momento è molto impegnato, non può ricevere visite. >>
Nonostante le parole dell'uomo, tuttavia, il Signore Oscuro mantenne la sua posizione.
<< Ne sono sicuro >> replicò freddamente, non lasciando trasparire il minimo segno di irritazione o impazienza << Ma sfortunatamente per lui, giungo sotto ordine del nostro illustre sovrano, il Maestro. E penso che non debba essere ricordato né a te né a Lord Royston… che niente al mondo può avere la priorità sulle richieste del padrone di Battleground. >>
Chinò appena la maschera in avanti, incombendo sulla figura del maggiordomo.
<< Ora… chiamalo. Io aspetterò. >>
Michaelis si accigliò, ma non osò ribattere. Si piegò in avanti in un rigido inchino, il braccio steso sul petto. << Vi prego allora di seguirmi nel salone per farvi accomodare, milord. Dopodiché eseguirò la vostra richiesta. >>
Vader si tirò indietro, apparentemente soddisfatto.
<< Procedi >> ordinò con lo stesso tono di voce che riservava a qualunque persona che non avesse il suo stesso grado militare.
Soldati, politici, civili… per lui non faceva alcuna differenza. Erano solo ingranaggi della macchina imperiale che lui e il Maestro avevano realizzato dalle ceneri di un multiverso in fiamme.
Il maggiordomo lo condusse nel salone e si congedò con un inchino, allontanandosi ad ampie falcate. Un minuto dopo, sulla soglia si presentò il padrone di casa, con espressione cordiale e disponibile dipinta sul volto.
<< Buonasera, Lord Vader >> salutò Logan Royston, avvicinandosi e accennando un inchino << Perdonate l'attesa, è un piacere accogliervi qui. >>
L’Oscuro Signore dei Sith si limitò a inclinare leggermente la testa e scrutò l’uomo attraverso le lenti della maschera. Sembrava quasi che stesse cercando di leggere dentro di lui. E dato quello che aveva sentito dire sull’uomo, Logan non si sarebbe stupito dallo scoprire che l'inquisitore fosse capace di una simile impresa.
<< Lord Royston >> salutò Vader con un rapido cenno del capo << Spero di non avervi sorpreso in un momento inopportuno. Il vostro maggiordomo mi ha detto che eravate particolarmente impegnato. In cosa, se posso chiedere? >>
<< Solite questioni burocratiche e amministrative tipiche di noi osservatori dall'alto, se capite che intendo. A volte certi documenti sembrano aumentare e apparire dal nulla, delle volte mi sono ritrovato a chiedermi se non fossi in una rappresentazione dell'orrore. Ma è chiaro che non siete qui perché io vi annoi con i miei sproloqui da principino cresciuto nella bambagia >> replicò, sorridendo per lasciar intendere l'autoironia << Che cosa posso fare per voi, Lord Vader? >>
<< Potreste cominciare… a parlarmi di questo >> rispose il Sith, mentre estraeva un data-pad da sotto il mantello.
Lo porse nella mani del nobile, mostrandogli che lo schermo raffigurava le ultime notizie riguardanti l'assalto alla magione di Anakin Skywalker.
<< Ditemi, cosa sapete di questo attacco? >>
Royston inarcò le sopracciglia, perplesso nello scrutare lo schermo. << Nulla più di quanto il telegiornale abbia fatto trapelare, milord. >>
<< E così? >> domandò Vader, quasi retoricamente.
Prima che il nobile ebbe la possibilità di rispondere, gli afferrò il data-pad dalle mani e vi armeggiò sopra per qualche secondo.
<< L'identità degli attentatori non è stata ancora resa pubblica >> continuò il Sith, con aria apparentemente disinvolta << Per questo motivo, volevo chiederle in via confidenziale se ha familiarità con uno di loro. >>
Gli porse nuovamente il dispositivo tra le mani… rivelando un’immagine di Royal Noir sullo schermo.
Logan sapeva che il figlio avrebbe partecipato alla festa, ed era un uomo intelligente, aveva capito che l'attacco alla magione aveva avuto a che fare con lui, come sapeva che era ancora vivo ed era riuscito a fuggire, perché in caso contrario la notizia sarebbe giunta a tutti. Quello che lo preoccupava davvero e che lo costringeva a domarsi era che Darth Vader fosse giunto a parlargliene personalmente e che gli stesse chiedendo proprio del Vigilante Mascherato.
Fissò l'immagine per almeno cinque secondi, percependo chiaramente lo sguardo inquisitorio del Sith su di sé, ma rimase calmo e sollevò lo sguardo.
<< Mi state chiedendo se ho confidenza con Royal Noir, il Vigilante Mascherato della città di Gongmen? Lord Vader, forse dovreste chiedervi quanti non ne hanno con lui. È molto conosciuto, perfino oltre la Cina. Pensate, sono stati i francesi a dargli il suo nome! >>
<< Speravo che foste più informati sulla questione rispetto al cittadino medio >> ribatté Vader, con un tono di voce impassibile, ritraendo l’apparecchio e facendolo sparire nel mantello << Sarebbe logico… visto che si tratta del vostro figlio adottivo. Baelfire Royston, dico bene? >>
A quel punto, Logan lo fissò per quasi un minuto buono. Sul suo volto c'era una magistrale espressione incredula, sbalordita e per certi versi anche sdegnata e scandalizzata.
<< Fatemi capire bene >> scandì, come incapace di credere alle proprie orecchie << Avete appena insinuato… che mio figlio, l’unico erede del mio casato… non sia sangue del mio sangue? E per di più… che sia segretamente un giustiziere che passa le notti a combattere il crimine armato di frecce? >>
<< Appurato dal governatore della vostra città, Lord Shen >> confermò Vader, implacabile << E io stesso posso confermare la presenza di vostro figlio durante la notte dell'attacco… nonché la sua scomparsa in seguito all'attentato. >>
Il Sith compì un unico minaccioso passo in avanti, sovrastando appena l’uomo con la sua statura.
<< Dalla vostra reazione deduco che voi non foste a conoscenza della sua seconda vita… o sbaglio? >>
Logan sentì inevitabilmente i brividi attraversarlo, tuttavia incrociò le braccia come se nulla fosse, sostenendo la pressione di quelle lenti scure.
<< Mio figlio non ha un carattere docile, ma che potesse essere capace di compiere un simile scempio è assolutamente per me inconcepibile. >>
Vader rimase in silenzio, completamente immobile, soppesandolo con lo sguardo per quello che sembrò un tempo interminabile. Le sue lenti rosso sangue incontrarono gli occhi del marchese, e lì vi rimasero bloccate.
<< Tu menti! >> ringhiò all'improvviso, attraverso il respiratore della maschera, per poi sollevare la mano destra in avanti.
Royston non si aspettava uno scatto di rabbia violenta come quello. Per un attimo, gli sembrò che il Sith volesse colpirlo, così, contro ogni buonsenso, l’istinto e i sviluppati riflessi da combattimento ebbero la meglio e gli fecero sollevare il dorso del braccio per difendersi… ma Vader non lo toccò con un dito: eppure l’uomo si sentì letteralmente scagliare via, come se il Sith gli avesse rifilato una spinta tale da mandarlo a cozzare dall’altro lato della stanza, dritto con la schiena contro la parete.
Incredulo, fece per raddrizzarsi, ma all’improvviso si sentì mozzare il fiato: una presa invisibile l’aveva afferrato per la gola, tenendolo inchiodato al muro. La pressione fu tale da fargli inarcare il capo all’indietro e irrigidire tutti i muscoli, tanto che non riuscì nemmeno a seguire il primordiale istinto di serrarsi le dita attorno al collo.
<< Posso sentirlo attraverso la Forza! >> tuonò Vader, avanzando minacciosamente verso di lui, la mano tesa semichiusa a pugno << Tu sapevi esattamente quali fossero i crimini del ragazzo, molto prima che cominciassimo questa conversazione! >>
Logan aveva perso ogni compostezza: si ritrovò ad annaspare in cerca d’aria, ma a stordirlo di più c’era la paura generata dalla completa, avvilente sensazione d’infermità. Era completamente inerme di fronte a quella presa invisibile che lo strangolava. Aveva sentito parlare delle capacità del Sith, ma provarle sulla pelle era tutt’altra cosa. Non c’era niente che potesse fare per contrastarlo, non aveva alcun potere per farlo. Poteva solo cercare di risultare più convincente possibile perfino sotto tortura.
<< Non... lo... sapevo... >> tentò ancora, boccheggiando << Non... ne avevo... idea...! >>
<< Bugiardo >> sibilò Vader, stringendo la presa sulla sua trachea << Per le informazioni che hai nascosto all’Impero meriteresti la pena più alta! Fortunatamente per te... ho ancora bisogno dei tuoi servigi. Tu mi parlerai di lui… e di come si è ritrovato sotto la tua custodia. >>
Sciolse le dita e il corpo di Logan ricadde pesantemente sul pavimento: l’uomo tossì rumorosamente, e fece appena in tempo a porre le mani in avanti per fare pressione sul pavimento e attutire la caduta.
Si sentiva completamente intontito per colpa dell'aria che gli era stata strappata pochi minuti fa. Si risollevò lentamente, sentendo ogni muscolo del proprio corpo irrigidito per la tensione prorompente. Dovette appoggiarsi alla parete e sorreggersi alla spalla, mentre volgeva nuovamente lo sguardo in direzione dell’Oscuro Signore dei Sith.
<< Non potrei dirti niente che ti risulti utile per arrivare a lui... >>
Aveva capito che mentire era inutile e che adesso la sua posizione era irrimediabilmente compromessa... ma non gli importava. L’unica cosa di cui gli importava ora era difendere suo figlio fino all’ultimo.
<< Non è questa la ragione per cui sono qui >> ribatté Vader, sprezzante << Tutto quello che voglio, almeno per il momento… è capire che tipo di persona è il mio figlio biologico. >>
A quelle parole, Logan, già psicologicamente provato, sbiancò completamente, e barcollò cadendo seduto con le ginocchia piegate. Lo fissò, pallido, gli occhi vitrei e lo sguardo vacuo. Poi, dopo un tempo che sembrava interminabile, scosse il capo, rassegnato al fatto che il Sith gli avesse appena svelato la più folle, scioccante e sconcertante delle verità.
<< Quindi alla fine ha avuto una delle sue risposte >> sussurrò, più a se stesso che a lui << Ho sempre saputo che fosse speciale... ma non credevo fino a questo punto. >>
Vader prese a fissarlo con aria incuriosita.
<< Finalmente cominciamo ad andare da qualche parte. Dimmi, dove lo hai trovato? Sono davvero curioso di sapere come un nobile sotto il giogo del mio più grande rivale abbia finito con l’adottare il figlio del secondo in comando dell’Impero. >>
Il marchese rimase in silenzio per qualche istante, evidentemente in guerra con se stesso sulla possibilità di rispondere o meno. Ad essere onesti non aveva alcuna intenzione di parlare: non aveva paura delle torture, non se questo significava proteggere Baelfire... ma conosceva i metodi di uno come Vader.
Molto probabilmente, a lungo andare, gli avrebbe estorto tutto: se poteva capire se mentiva o meno, cosa gli impediva di estorcergli ciò che sapeva direttamente dalla mente? Oppure, per facilitare le cose, sarebbe perfino potuta balenargli in mente l’idea di prendere di mira Sebastian o qualcun altro dei suoi servi per obbligarlo a parlare, e non aveva alcuna intenzione di mettere in mezzo degli innocenti.
Per quanto la cosa non gli piacesse, non aveva scelta che fidarsi del fatto che fosse solo interessato a Fire: sperava con tutto il cuore di non dire nulla che potesse essere usato contro di lui.
<< Non lo so >> dichiarò, ed era sincero << Era solo un bambino in mezzo a tanti, nell’orfanotrofio di Gongmen. Un bambino triste, solo e sconsolato per essere stato abbandonato. >>
A quelle parole, le mani di Vader si strinsero in un paio di pugni serrati.
<< Non abbandonato: rubato. Sottratto dal posto a cui appartiene >> ringhiò minacciosamente << Costretto a vivere una vita indegna della sua grandezza. >>
Logan lo fissò, inarcando le sopracciglia. << Dunque nemmeno tu sai come sia arrivato lì. Anzi… sono piuttosto sicuro che non avessi la minima idea prima di quell’attacco di avere un figlio... è così? >>
Vader abbassò appena lo sguardo, sorpreso dalla sagacia dell’uomo.
<< È corretto >> rispose con un sussurro a malapena udibile.
Poi sollevò nuovamente la testa.
<< E nonostante la tua disonestà iniziale, posso confermare che le tue parole siano... sincere >> ammise quasi con riluttanza << Suppongo di doverti ringraziare per esserti preso cura di lui in mia assenza. Ma quello che non capisco… >> proseguì, indicandolo minacciosamente << è come tu abbia potuto permettergli di intraprendere un simile percorso. >>
<< Perché non è più un bambino da molto tempo. >>
Nonostante la situazione in cui si trovava, di fronte alla dichiarazione del guerriero nero il tono di Logan si era fatto serio, severo e inflessibile.
<< Perché è abbastanza grande per decidere da solo come governare la propria vita… e per fare le proprie scelte. Arriva un tempo per tutti i genitori di farsi da parte e permettere ai figli di spiccare il volo. E sebbene lui sia ancora lontano dal diventare un uomo... sta inevitabilmente imboccando quella via. Con le sue sole forze, e con le proprie decisioni. E non c’è niente che tu possa fare per fermarlo. >>
Vader scattò in avanti, consumando la distanza che c’era fra loro, fermandosi ad appena un paio di centimetri dall'uomo disteso. Questi sentì un altro brivido attraversargli la spina dorsale, ma riuscì a mantenere una fredda espressione risoluta anche di fronte alla possanza del Signore Oscuro incombente su di lui.
Suo malgrado, il Sith si ritrovò piuttosto impressionato dalla determinazione del nobile. Era sempre stato abituato a trattare con membri dell'alta società caratterizzati da personalità pompose o codarde, motivo per cui il comportamento di Lord Royston era piuttosto rinfrescante. Ma non per questo lo avrebbe risparmiato dalla sua ira.
<< Voglio essere il più chiaro possibile >> dichiarò, freddamente << L’unica ragione per cui sei ancora in vita… è perché la tua morte potrebbe farmi incorrere nell’ira di mio figlio, ed è qualcosa che per il momento preferirei evitare. Ma non pensare neanche per un solo secondo… di poterlo nascondere a me. Quindi te lo chiederò una volta, non di più: hai idea di dove possa essere? Se menti… lo saprò. >>
Logan sostenne il suo sguardo. Per la prima volta nella propria vita, fu grato di essere totalmente ignorante riguardo un determinato argomento.
<< No >> affermò << Non ne ho la minima idea. >>
Il suono del respiro di Vader aleggiò nell’aria per qualche secondo.
<< E io ti credo >> dichiarò, mentre da una tasca nella sua armatura estraeva un comunicatore.
Con un gesto, lo fece levitare e lo spedì nelle mani del nobile, il quale vide le proprie braccia scattare e i propri palmi prendere al volo l’oggetto, contro la propria volontà.
<< Per ora è tutto quello che ho bisogno di sapere. Ma mi terrò in contatto >> proseguì il Sith, voltandosi e dirigendosi verso l’uscita del salone << Ho ancora molte domande da farti. Dopotutto… quale padre non vorrebbe conoscere suo figlio? >>
Royston non rispose. Cupo in volto come mai prima d’ora, abbassò lo sguardo sul comunicatore e d’istinto lo strinse forte fra le dita, quasi, inconsciamente, pensasse di poterlo distruggere con la semplice pressione delle dita.
<< Naturalmente è superfluo precisarti che non devi neppure pensare di provare a liberartene >> disse Vader, in tono apparentemente tranquillo, fermandosi in piedi e dandogli le spalle << Se non avrò modo di risentirti direttamente... tornerò a farti visita, e sarò molto meno gentile di oggi nel farti le mie domande. >>
<< Naturalmente >> bofonchiò il nobile.
<< Sarebbe preferibile che non ti allontanassi da questa residenza, almeno per il momento >> proseguì il Sith << Ma se perfino le pareti della tua stessa dimora inizieranno a starti strette, forse potresti prendere in considerazione l’idea di chiedere… aiuto. So bene che normalmente non potresti, ma scopriresti che il mio dono ha molte funzionalità... >>
<< Mi dispiace doverti deludere, Lord Vader >> replicò Logan, con un sorriso storto, capendo al volo l’antifona << ma nessuna prigione dorata potrà estenuarmi al punto di chiedere a mio figlio di venire a salvarmi. >>
<< Era un invito a renderti la situazione più… facile. Non lo concedo a chiunque, mi sembra di essere stato abbastanza chiaro, perciò vedi di non abusare né della mia pazienza né della mia pietà. E tieni a mente che quando il ragazzo tornerà lo verrò a sapere anche senza il tuo aiuto. >>
<< Non tornerà da me. Sa che non deve. >>
<< Oh, credimi, tornerà >> ribatté freddamente il Sith, riprendendo a camminare verso l’uscita << Ha sicuramente l’animo di uno Jedi. Qualcosa che ho intenzione di cambiare... >>
<< Non so che cosa sia uno Jedi, ma trovo il nome abbastanza ridicolo... >>
Da dove gli uscisse la forza di fare battute, nemmeno il marchese lo sapeva. Fece un respiro profondo e addolcì il tono, lo sguardo accorato.
<< Ti prego di riflettere, Vader. Se, da quello che ho capito, speri davvero di riavere l’amore di tuo figlio… non tentare di costringerlo ad essere quello che non è e che non vuole essere. Non mi serve questo comunicatore per confessarti quanto io lo ami. So come si sentirebbe. Come... un uccellino in gabbia. >>
Questo fece frenare il Signore Oscuro, ma solo per un paio di secondi. Quando quel breve lasso di tempo giunse al termine, oltrepassò l’uscio della porta e la sbatté violentemente dietro di sé.
 
                                                                                                                             * * * 
 
Analogamente al suo acerrimo rivale, il Maestro non era mai stato un individuo facile da sorprendere. Con più di 3000 anni alle spalle, il Signore del Tempo si era sempre vantato di essere quel tipo di persona capace di cogliere qualunque cosa capace di influenzare i suoi piani anche in minima parte.
Ecco perché quando Vader gli aveva rivelato pochi minuti prima ciò che aveva scoperto durante l’attacco alla sua magione… be', diciamo solo che parte del palazzo imperiale avrebbe necessitato di ristrutturazioni immediate.
Il solo pensiero che Lada fosse riuscita a nascondergli un bambino lo aveva irritato non poco. Come aveva fatto a perdere un pezzo così fondamentale della scacchiera? Come molti dei problemi che l’uomo era stato costretto ad affrontare nel corso della sua lunga vita, il suo primo pensiero fu subito rivolto al potenziale intervento dell’unico altro individuo in tutta la Galassia capace di competere mentalmente con lui: il Dottore.
Gli ci erano voluti venti minuti buoni per calmarsi a dovere e valutare con attenzione quale sarebbe stata la sua prossima mossa. Dopo aver dato a Vader campo libero per occuparsi della questione, si era subito teletrasportato nei pressi di una piccola catapecchia situata nel Nevada, dimora di una coppia dei suoi più stretti collaboratori, la cui posizione superava perfino quella del Consiglio Imperiale.
L'uomo si fece avanti e picchiettò l'uscio della baita un totale di quattro volte. La porta si aprì letteralmente da sola: nessuno l’aveva toccata, nessuno aveva risposto, semplicemente questa si era aperta. Il Signore del Tempo, soddisfatto, si fece avanti ed entrò, trovando altre scale ad attenderlo, ma quando scese, finalmente si ritrovò all’interno di una sala.
Era un piccolo appartamento rettangolare, disseminato di bizzarri armadi in ferro e intere scaffalature in legno contenenti antichi libri di ogni forma, colore e dimensione. Conteneva un camino acceso e sulla parete di destra c’erano tavoli contenenti bizzarri marchingegni, scaffali più piccoli con cassetti altrettanti piccoli in ferro, tavoli con alambicchi, tubicini e congegni alchemici. Al centro della sala c’era un lungo tavolo di legno rettangolare con almeno quattro sedie.
A contrastare con l’ambiente tipicamente da laboratorio e da centro di studio, c’era una preziosa arpa dorata, svettante in un angolo della stanza, che lasciava suggerire la capacità del padrone di casa nel destreggiarsi con essa.
Il Maestro volse lo sguardo da una parte all’altra della sala.
<< Ohi! C’è nessuno in casa? Walteeer? Walterino? Sono io, il Maestro! Signore e padrone di tutto ciò che vive e respira, hai presente? >>
Non appena spostò lo sguardo, vide una grande poltrona dal cui schienale si potevano scorgere punte raccolte di capelli corvini: non era una sedia girevole, eppure fu proprio il movimento di una sedia girevole quello che attuò, rivelando così l’uomo completamente vestito di nero che vi era seduto, con le gambe elegantemente accavallate.
<< E come potrei mai dimenticare i dolci toni del mio caro vecchio amico? >>
<< Walter! >> esclamò il Signore del Tempo non appena lo vide, allargando ambe le braccia << Mi sei mancato! Sul serio, questo lavoro è diventato un incubo. Si parla sempre di politica, ribellione… nessuno che cominci mai con un po’ di buonumore… >> Emise un sospiro rassegnato. << A volte vorrei non aver cancellato dall’esistenza Danny De Vito, tutto sommato era un tipo simpatico... >>
<< Ribellioni... ah, ti assicuro che comprendo. Ne avrò sventate due o tre in questo periodo, quei maledetti marmocchi hanno la fastidiosa tendenza a cercare di scappare. Ma ti dirò… sono stati… incontri... accesi. >>
A quelle parole, le dita della mano di Walter Padick all’improvviso vennero avvolte dalle fiamme, sfrigolando come candele filanti.
Il Maestro scoppiò a ridere, per poi indicare la figura dello stregone. << Vedi, è questo che manca alla mia élite! Sono tutti così cupi e seri, sempre a pensare al lavoro, sempre intenzionati a voler fare le scarpe al prossimo! >>
Emise un sospiro drammatico.
<< Sai, ho sempre pensato che, una volta arrivato ai piani alti… ci sarebbero stati arcobaleni, o cuccioli a tre teste. Ma sinceramente… è stato un inferno. >> terminò con un borbottio.
<< Pretendi troppo dai tuoi cagnolini, in fondo sono dei mortali >> replicò Walter, in tono conciliante << ciò che conta è che continuino a contribuire a crearlo, l’Inferno… >>
All’improvviso, una lieve scossa attraversò l’ambiente circostante e il Maestro dovette poggiarsi alla parete per rimanere in equilibrio. L’Uomo in nero, al contrario, sospirò e socchiuse gli occhi, quasi avesse appena assistito ad uno spettacolo a dir poco commovente.
Il Signore del Tempo fischiò impressionato. << Vedo che il lavoro procede bene. >>
<< Lentamente >> lo corresse lo stregone, con un sospiro << e delle volte è estenuante, i pargoli più promettenti non riescono a smuoverla neanche di un millimetro. Mi consola il fatto che muoiano un istante dopo per lo shock e la troppa energia mentale sfruttata, almeno so con cosa cibare il mio… cuginetto. Metto l’acqua per il tè? >>
Il Maestro si limitò a sorridere, annuendo.
<< E che sia bella calda. Ho anche portato i biscotti >> disse mentre estraeva un sacchetto rosso dalla tasca della giacca << Realizzati con il grano coltivato nelle foreste di Pandora. Pensa, ogni giorno muoiono almeno dieci persone per raccoglierne solo mezzo campo! Non mi stupisce, considerando tutte le bestie che vivono in quella zona. Ma credimi, vale davvero la pena sacrificare tutto questo capitale umano, anche solo per un assaggio. >>
Lo stregone schioccò le dita, e sul tavolo di legno al centro della stanza apparve una tovaglietta bianca ricamata con sopra un servizio da tè di ceramica bianca.
<< Ti crederò solo quando avrò assaggiato, come sempre. >>
Detto questo, si avventurò verso uno degli scaffali e ne estrasse degli infusi di tè. Fatto questo, si voltò verso un angolo buio della sala.
<< Cugino, abbiamo ospiti >> dichiarò, col classico tono compiacente che si utilizza nei confronti di un bambino << Non fare il maleducato e vieni fuori. Per stavolta potrai mangiare qui, ma non dovrai macchiare per terra. >>
Il Maestro girò appena la testa e i suoi occhi si posarono su una vista che avrebbe fatto inarcare parecchie sopracciglia.
C’era un clown, nascosto nell’oscurità dell’ufficio, alto circa due metri e vestio con pallidi abiti di fattura vittoriana, completi di colletto. La sua testa era innaturalmente sproporzionata, con una fronte larga da cui spuntavano grossi e ampi capelli rossi gonfiati. Ma ciò che spiccava davvero su di lui… erano gli occhi gialli, diabolici, coronanti un sorriso truccato che avrebbe fatto invidia allo stesso Joker, da cui spuntavano un paio di incisivi prominenti.
<< Proverò a contenermi, caro cugino >> disse con voce gutturale e squillante al tempo stesso, per poi volgere lo sguardo in direzione del loro ospite e sventolare la mano guantata << Hiya, Maestro! È molto tempo che non vieni a trovarci. Occasione speciale? O semplice visita di cortesia? In entrambi i casi, spero tu abbia portato del cibo, perché Walter ha deciso di mettermi a dieta! >>
<< Ho semplicemente deciso di dosare le quantità di cibo che ti infili in bocca. Per quanto tu sia un bravo spazzino, non gradisco dovermi occupare del tuo stomaco ogni maledetta volta >> replicò l’Uomo in nero, alzando gli occhi al cielo << Quanto a tutto il resto, ora ci faremo una bella chiacchierata. >>
Entrambe le entità si sedettero, mentre il Maestro schioccava le dita ed evocava un piatto, sopra cui versò il contenuto del sacchetto.
<< Prendi pure quelli rossi, Nyog >> disse, rivolto verso il clown << Li ho conditi con ugole di neonato. Mi hanno detto che sono molto tonificanti. >>
<< Oh, Maestro, ormai ci conosciamo da tanto tempo. Chiamami pure Pennywise! >> esclamò il pagliaccio, per poi afferrare uno dei suddetti biscotti e inghiottirlo intero << Uhmmmm… hanno un retrogusto niente male. >>
<< Penny, abbi almeno la decenza di masticare, quando sei in pubblico >> sbuffò lo stregone, accavallando elegantemente le gambe << Allora dimmi, collega, a cosa dobbiamo questa visita? >>
Il Maestro si appoggiò allo schienale della sedia e incrociò ambe le mani davanti a sé.
<< Porto notizie a dir poco interessanti. Informazioni che potrebbero cambiare o meno i nostri piani, a seconda di come saremo in grado di sfruttarle. >>
Gli occhi color del ghiaccio di Walter erano puntati sul Maestro, così come ogni muscolo del suo corpo era teso, immobile.
<< Ora hai la mia attenzione >> ammise << di che si tratta? >>
Gli occhi del Maestro si fecero improvvisamente più affilati.
<< Ricordi per caso il nostro piccolo investimento? Una certa... Lada Dracul? >> chiese con il lieve accenno di un sorriso.
Il fuoco del caminetto al loro fianco si innalzò di colpo, sfrigolando potentemente e liberando scintille dai tizzoni ardenti che parvero riflettersi nelle iridi di Padick.
<< Come dimenticare la mia amata ex protetta? >> sospirò lui in tono oscenamente sentimentale, tanto da simulare il gesto di lasciarsi crollare abbattuto sullo schienale << Non ho ancora superato l’immane perdita. Era una fanciulla così promettente… >>
A quelle parole, il ghigno sul volto del Maestro sembrò allargarsi. << Con un pargoletto alle spalle, a quanto pare! >>
L'Uomo in nero scattò seduto, gli occhi sbarrati. << Come... prego? >>
<< Hai capito bene >> confermò il biondo, con un rapido cenno del capo << Lada Dracul, ex regina e voivoda di Valacchia, tua protetta e generale della nostra amata macchina imperiale… era incinta! >>
<< Aspettate un secondo, time out! >> si intromise Pennywise eseguendo il segno del comando con le dita, per poi scrutare lo stregone al suo fianco con un’espressione corrucciata << Non l’avevi trasformata in una vampira? Pensavo che i tuoi nosferatu non potessero avere figli! >>
<< Difatti è così, i miei non possono >> replicò Walter, incrociando le dita sotto il mento, socchiudendo le palpebre << a meno che lei non abbia trovato la maniera di arginare la sua condizione con la magia. Il che mi lascia molto perplesso. Non è mai stata esattamente una tipa molto materna né ansiosa di diventare tale… >>
<< Il che ci porta ad un’opzione particolarmente eccitante >> disse il Maestro chinandosi in avanti con fare cospiratorio << Non hai la minima idea di chi sia il suo amante! Ti do un piccolo indizio: ha il feticcio di strangolare le persone e vestirsi di nero! Non che possa criticarlo, visto quanto sta bene a gente come noi... >>
Padick accolse la notizia in silenzio, una maschera di impossibilità sul volto, le sopracciglia inarcate a tradire lo stupore. << Oh… eppure gliel’avevo ripetuto più volte di prendere precauzioni, qualora avesse tentato avventure di questo tipo. >>
Scosse il capo senza ridere alla propria battuta. Si alzò e si diresse verso uno degli armadi: come ci si trovò di fronte, le porte si aprirono lateralmente con uno scatto, permettendogli di allungarne la mano ed estrarne una piccola sfera di cristallo blu dai riflessi violacei. Fatto ciò, si diresse verso uno dei tavoli, precisamente nei pressi di quello sopra cui spiccava una fessura fatta apposta per incastrare l’oggetto al suo interno, come lo stregone fece nell’immediato.
<< Mostramelo >> ordinò in un sussurro << Mostrami il frutto. >>
La sfera di cristallo si illuminò di una nebbia perlacea che si proiettò nell'aria, attraverso la quale cominciarono a delinearsi delle immagini.
Un ragazzo. Un ragazzo con un lungo mantello e un cappuccio piumato lungo la schiena, seduto con le gambe stese su un grande letto posizionato sotto una chiusa finestra aerea dalla quale si poteva scorgere lo spazio aperto e verso quale il giovane guardava.
Walter allargò il palmo e la nebbia si concentrò sull’ingrandire il suo volto, palesemente perso nella contemplazione dell’infinito e in chissà quali pensieri, mentre teneva il gomito steso sul parapetto.
Era impressionante quanto i tratti e la fisionomia risultassero assolutamente familiari.
<< Bene, guarda chi c’è >> commentò, con un sorrisetto, picchiettandosi il mento << Sgualdrinella che non è altro, sembra quasi che ci abbia tenuto a farci dispetto, immortalandosi nel suo pargoletto. Però ha palesemente gli occhi sia di mamma che papà. Poetico e insolito... >>
<< Sono più interessato al fatto che potrebbe essere una vera propria miniera psichica ambulante >> ribatté il Maestro, mentre dava a propria volta una lunga occhiata a colui che aveva dato così tanti problemi a Shen << Il figlio di una nosferatu… e dell’utente di Forza più potente del multiverso, l’ultimo rimasto. Immagina il suo potenziale latente... >>
<< Oh, lo sto immaginando eccome... >>
Gli occhi color del ghiaccio dello stregone vagavano bramosi sul volto dell’adolescente, che si era rannicchiato con la schiena sulla parete, stringendosi le ginocchia al petto, poggiandovi il mento e abbassando lo sguardo.
Walter allungò due dita affondandole nella nebbia, e la figura del giovane tremolò deformandosi in dei cerchi concentrici. L’Uomo in nero socchiuse le palpebre nell’avvertire una forte scarica attraverso quel contatto, perché era questo il potere di quella sfera magica: gli permetteva di vedere tutto ciò che desiderava per poterlo osservare e ad analizzare, al prezzo di non poterne individuare l’ubicazione.
Poteva sentire le emozioni ribollire dentro quel ragazzo, ma più di tutto sentiva ribollire il suo potere intrinseco: la Forza scorreva potente in lui, la percepiva chiaramente, ma c’era qualcosa di più nascosto sotto la superficie… qualcosa per cui serviva un’analisi più profonda.
Inspirò a fondo, toccando il vapore con la punta del dito, e stavolta l’immagine cambiò, mostrando scene del passato: Royal Noir che combatteva ferocemente contro Darth Vader, usando le frecce luminose e trasformandole in armi a suo piacimento; Vader che cercava di leggergli nella mente, e il ragazzo che lo respingeva con insospettabile violenza; e infine il ragazzo che perdeva il controllo, liberando l’onda d’urto di energia psionica verde.
<< L’ho visto! >> sbottò Pennywise all’improvviso << Anche se solo per una frazione di secondo! Il suo tocco… la sua luce… la SUA essenza… la Luccicanza! >>
Tirò appena indietro le labbra, scoprendo una fila di denti seghettati da squalo. << Anche nella morte, quel dannato rettile continua a schernirci. Tuttavia, non posso dire quanto sia potente… non senza averlo di fronte. >>
<< C’è dell’altro >> aggiunse Padick, ritraendo la mano e dissolvendo il tutto << Ho avvertito chiaramente la Forza dentro di lui. Signori, penso che ci troviamo di fronte a qualcosa mai visto prima d’ora. Questo spiegherebbe come ha fatto Anakin a mettere incinta Lada. La Forza è intervenuta nella sua nascita… e al contempo la Tartaruga, che ha scelto di benedire il bambino appena nato, creando così qualcosa di assurdamente potente e letale. >>
Pennywise si esibì in un sorriso predatorio.
<< Affascinante. Il potere della Forza e della Luccicanza... fusi insieme. Il solo pensiero di affondare i denti nella carne di quel ragazzino... cavoli, che visione meravigliosa! >> esclamò, compiendo una rapida piroetta su se stesso.
<< Questa situazione può essere sfruttata a nostro vantaggio >> continuò il Maestro << Sarebbe senz’altro un ottima aggiunta alle nostre armate, quanto un possibile candidato. Dunque, Walter, la mia domanda è… >> congiunse ambe le mani << saresti disposto a prendere il ragazzo sotto la tua ala? >>
<< Assolutamente. >>
Il Signore del Tempo emise un sospiro di sollievo. << Uff, grazie al cielo. Non avrei mai potuto lasciare il compito a Mister Respiratore, sappiamo tutti quanto è breve il suo temperamento. Avrebbe ucciso il bambino dopo mezz’ora di lezione dopo avergli fatto tremila sermoni sul Lato Oscuro e le sue vie. >>
<< Ah, la sua impulsività. Ne deduco che non ha ancora imparato del tutto a controllarla >> disse l’Uomo in nero, in tono di rammarico << Non temere, la pazienza non mi manca, così come i mezzi di persuasione. Hai un punto: il ragazzo è davvero potente, non possiamo sprecare un’occasione così ghiotta. Tuttavia… >> proseguì, i palmi sui fianchi << anche Penny ha un punto: finché è fuori dalla nostra portata, le nostre percezioni e supposizioni servono a ben poco. >>
<< Allora lascia che lo porti qui! >> esclamò il clown, con fili di bava che gli colavano dalla bocca semi aperta << È da così tanto tempo che non vado a caccia! Penso sia l’occasione perfetta per ricadere nelle vecchie abitudini. >>
<< Oh, certo, ti lascio andare alla tua caccia >> replicò lo stregone, in tono accondiscendente, che poi si trasformò in veleno gelido << E magari ti lascio anche divorargli un arto, o forse due? E perché non lasciarti direttamente fare scempio del suo corpo come tutti gli altri marmocchi! >>
Pennywise lo fissò in silenzio per qualche secondo: << ...penso che tu sia sarcastico. >>
<< Ma non mi dire. Come se non fossi a conoscenza di quanto la tua fame sia alquanto incontrollabile di fronte ad un così promettente banchetto >> sbuffò l’altro << Non lo toccherai con un dito, Penny, nemmeno per fargli paura. Ci serve vivo ed incolume, sia mentalmente che fisicamente. >>
<< E allora chi vorresti mandare? Il suo papino? >>
Walter scosse la testa. << Non per prelevarlo direttamente. È troppo emotivamente coinvolto, potrebbe generare solo complicazioni e fastidi. >>
Il Maestro, al suo fianco, si portò una mano al mento, il volto adornato da un’espressione pensierosa. Dopo qualche attimo di silenzio, arricciò le labbra nel suo classico sorriso.
<< Lo farei di persona, ma sfortunatamente è diretto in un luogo che sono costretto ad evitare. Tuttavia… penso proprio di sapere chi potrebbe fare al caso nostro. >>
Batté ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< Ma prima… meglio richiamare la vecchia guardia a rapporto! >>

                                                                                                                           * * *

Il sole del mattino illuminò Asgard, risvegliando gli dei dal loro torpore. Fu così anche per Loki, il quale – come ogni giorno – si recò nelle segrete dell’arena per far visita ad alcuni dei gladiatori più amati dal pubblico. Non poteva certo permettersi che morissero o si ammalassero prima di aver intrattenuto le folle del regno, quindi era suo preciso dovere controllare che le guardie svolgessero al meglio il loro lavoro.
Mentre passeggiava tra i cupi corridoi del sottosuolo, la sua attenzione venne sviata dalla porta della cella contente le due donna che il Maestro gli aveva consegnato. Ripensando a ciò che aveva detto sul conto di questa insolita coppia, volle dare una sbirciata attraverso lo spiraglio del portone.
Ciò che vide fu Auth immobilizzata dal suo stato di impotenza, seduta sulle lunghe gambe incrociate, la coda attorcigliata attorno alla vita sottile, apparentemente impegnata in uno stato di meditazione. Era praticamente inerme, incapace di usare i suoi poteri a causa del collare che indossava.
Il dio delle malefatte, incuriosito, si decise a entrare per osservare meglio… e alla fine parlò.
<< Impressionante stato meditativo, mia signora. Mi scuso se il soggiorno non è dei migliori, ma il Maestro ha chiesto espressamente di tenerti qui assieme alla sua consorte. Personalmente, mi ritrovo a concordare… siete due persone alquanto singolari >> commentò con quel suo tono calmo e accomodante.
Auth sollevò lo sguardo e spalancò appena gli occhi.
 << Non è semplice meditazione: è concretizzazione delle idee… il concetto stesso di creazione. Nei miei pensieri risiede IL potere. La creazione e distruzione, la nascita e la morte, persino lo scorrere del tempo... Ma non fingere attenzione, e non fingere cortesia, Signore della Menzogna. Questo posto per me è come un altro… ma per la donna che mi accompagna è una prigione >> sussurrò cupamente << Ma in fondo, è questo che vuole essere. Una prigione per coloro che si fanno le domande sbagliate, giusto? >>
<< Dite il vero, anche se non è propriamente esatto. Qui risiedono solo persone le quali non credono nella pace e nell’ordine. Non so se anche voi siate qui per lo stesso motivo, ma se il Maestro vi ha prelevato significa che la ragione è almeno concorde. O forse ci sono dettagli che trascuro? >>
Per tutta risposta, Auth gettò la testa all'indietro, ridendo, sinceramente divertita. << E cosa sai tu di Ordine, o Pace? La tua mente è acuta e la tua lingua è più affilata di un rasoio. Tuttavia… ti culli in parole che basano la propria esistenza su una menzogna difesa strenuamente. Può esserci pace, può esserci ordine se vi sono paura e insicurezza? Ho visto, fatto e provocato molte guerre e ho visto gli imperi raggiungere le sponde degli oceani, per poi cadere. Non può esserci pace o ordine, poiché il mortale è una variabile imperfetta nell'insieme che regola l'universo >> continuò con tono di fatto, per poi arricciare le labbra in un sorriso nostalgico. << Alle volte scorgevo queste variabile mutare il risultato di milioni di anni di esistenza, piccole sfumature che persino io non riuscivo a cogliere... ma lasciavo che accadessero. Dopotutto, l'idea di essere liberi forse ha più potere della libertà stessa, mi sbaglio? Non è su questa idea che avete costruito le vostre convinzioni? >>
<< Peccato che Asgard non sia popolata da mortali >> ribatté freddamente Loki << Io mi occupo di mantenere la sicurezza nel mio regno. Che Midgard se la gestiscano i mortali, e si accaniscano su di essa come dei cani davanti a un pezzo di carne. Non cambia il fatto che il Maestro vi ha portato qui per la vostra follia. Avevate una nuova vita, potevate semplicemente accontentarvi anziché portare disordine… ma avete scelto la strada più difficile, come bambini che non si accontentano del giocattolo appena ricevuto. >>
Auth rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Accontentarsi... è facile per coloro che siedono sui cuscini dire a coloro che si sdraiano sulla terra di "accontentarsi". Oh, non parlare a Me di regni, Signore della Menzogna. Ho visto gli dei creare e voltare lo sguardo, e ho visto gli uomini consumare ciò che avevano… ma ho visto anche gli dei rispondere alle preghiere e gli uomini acquisire la saggezza necessaria per mantenere ciò che erano riusciti a costruire >> sussurrò con affetto. << Tuttavia, chi è povero - chi sta in basso - guarderà sempre a coloro che stanno in alto… così come chi è in alto si coricherà sempre su un letto fatto di persone soffocate dalle ambizioni e dagli status del singolo individuo. Alla fine è sempre così, in ogni realtà, in ogni tempo… e la gente continuerà a combattere contro questa condizione. Potete anche soffocare questi pensieri, rinchiudere coloro che cercano di ribellarsi! Ma creare un mondo e manipolare gli animi di chi lo popola… sono due aspetti molto diversi, ricordalo. >>
Lo sguardo sul volto di Loki si fece improvvisamente più affilato. << Se sei tanto superiore, avresti potuto quanto meno accontentarti. Avresti potuto abbandonare la tua amica e vivere il resto dei tuoi giorni in pace. Al Maestro questo non avrebbe creato alcun tipo di fastidio, e da come parli sei chiaramente disinteressata dallo scorrere delle vite mortali. Le motivazioni che ti hanno spinto ad attaccare il nostro governo sono alquanto illogiche. >>
L’entità scrollò le spalle e poggiò la schiena alla parete della cella, ponendo il capo della dormiente Marie sulle cosce.
<< Sono giunta in questo posto non di mia volontà. Questa donna mi ha salvata, e per questo ha rischiato. Ciò che è venuto dopo è stata solo una sequenza di eventi al di fuori del mio controllo >> ammise con voce disinvolta << Alla fine contano i fatti, giusto? E secondo i fatti io sono qui, tu fuori dalla cella e le posizioni di potere sono invertite. Tuttavia, se le mie motivazioni sono illogiche… allora le vostre sono folli. Cercate di contenere un fiume che prima o poi romperà gli argini, e sta già succedendo. Quando si crea un qualcosa, bisogna sempre tenere conto che nulla è eterno, che il fine ultimo della realtà è l'evolversi e il cambiamento. Dopotutto, guardami... secondo certe logiche, non dovrei neanche essere qui. >>
<< Questo vale anche per te, dunque >> ribatté Loki << Anche il tuo fiume ha straripato. Volenti e nolenti... siamo tutti vittime delle Norne. >>
<< Ovviamente... alla fine succede sempre. Magari, goccia dopo goccia, il fiume passa attraverso la diga, oppure, fiocco dopo fiocco, la neve fa crollare un tetto. Credere che un qualcosa duri in eterno non è altro che una sciocca illusione... lo so bene, lo so meglio di molti. Io posso dire di esser esistita per un'eternità, per una tale quantità di tempo che non saprei quantificare, ma alla fine ho lasciato spazio a qualcosa di nuovo >> sussurrò cupamente.
Il sorriso del sovrano di Asgard si fece più accentuato.
<< Allora sarai ben lieta di sapere che il filo delle Norne è stato reciso. I fati non colpiranno Asgard mai più, e questo fa di Loki il vincitore. Anche io ho vissuto innumerevoli millenni e subito altrettante sconfitte, ma sono la prova che il fato può essere sconfitto, mia signora. Potresti fare lo stesso, non hai bisogno di marcire in una cella. Potresti cambiare le cose, se decidessi di sistemare la tua ritrovata vita. Vuoi solo stare con quella vampira, no? Allora potresti aiutarci. Voi ed io abbiamo scopi simili, ci importa solo della nostra casa. Il Maestro non ha motivo di temervi! Se ci aiuterete a mantenere questo delicato equilibrio, sono sicuro che sarà clemente. È una situazione vantaggiosa per entrambi... e per la felicità tua e di quella non morta. >>
Per la prima volta nella sua vita, Auth dovette restare in silenzio per qualche attimo, concentrandosi solo sul suo respiro, prima di rivolgersi verso Marie, fissandone i lineamenti che poco a poco riprendevano colore.
<< È un'offerta quanto meno allettante… ma purtroppo, mi vedo costretta a declinarla. Vedi, Signore dalla lingua tagliente… alla fine tu sai davvero così poco >> avvicinò il pollice e l'indice della mano destra, fin quasi a toccarli << e sei altrettanto piccolo che ignori molte cose. Prima di tutto, cosa sia la felicità. In secondo luogo, che il destino non può essere controllato da nessuno. E terzo... che sei solo un granello di sabbia nell'infinito dello spazio che ci circonda. Per certi versi, ugualmente piccoli, ma a differenza tua io ne sono consapevole. Quindi va a parlare con qualcuno altro, rivolgi i tuoi discorsi melliflui a qualche altra ragazza. Ho fatto molte promesse simili... e mai sono riuscita a mantenerle. Proprio per questo… so che nemmeno tu potrai farlo. >>
A quelle parole, l’espressione sul volto di Loki si fece molto più rabbiosa.
<< Hai avuto la tua occasione, gladiatrice >> sputò attraverso i denti << Ti ho offerto la possibilità di creare una vita con la tua dama, ma hai fatto la tua scelta. Bene, rimani pure a sguazzare nel porcile insieme agli altri maiali se lo desideri così tanto, non mi importa. L’unica cosa che mi interessa è che voi due regaliate un degno spettacolo nell’arena al popolo. Guardie! Tenete sotto controllo le due prigioniere e fate sì che rimangano in forze quanto basta per affrontare le sfide nell’arena. Voglio due turni di guardia, tutto chiaro? >>
<< Sì, mio re! >> esclamarono i sottoposti appena sopraggiunti.
Loki sorrise soddisfatto. << Bene. Addio, donna. Posso dire che la nostra discussione sia stata quantomeno... istruttiva. >>
E, detto questo, il sovrano cominciò ad allontanarsi con passo elegante e un colpo deciso del mantello.

                                                                                                                                 * * * 
 
Il Joker sedeva comodamente sulla poltrona del suo ufficio. O forse era il salotto? Poteva trattarsi della cucina, visto che aveva un sacchetto di pop corn appena sfornati tra le mani. Però la cosa di fronte a lui era sicuramente il televisore del salotto... la cui spina tesa sembrava fuoriuscire da una stanza che si trovava a circa una decina di metri dalla sua attuale posizione.
Il Joker prese in considerazione le opzioni a disposizione... e si limitò a stringersi nelle spalle, dopo essere giunto alla conclusione che non valeva la pena crucciarsi per simili questioni. Non quando aveva l'ultimo episodio di Psycho Pass che scorreva sullo schermo!
Amava le serie poliziesche, specialmente quelle in cui i serial killer riuscivano a farla franca, nonostante i migliori tentativi dell'eore di turno di fermarli. Era qualcosa con cui poteva relazionarsi. Inoltre, gli rammentavano i bei vecchi tempi andati! Certe volte il pipistrello gli mancava davvero.
Aveva pregato a lungo il Maestro di trascinarlo a Battleground con il resto della combriccola di Gotham City, ma il Signore del Tempo aveva convenuto che la sua eterna nemesi era un personaggio troppo pericoloso da lasciare in vita. Non che Joker potesse contraddirlo, ma la decisione del governatore di Battleground lo aveva spinto a cercare in lungo e in largo qualcuno con cui avrebbe potuto sostituire il suo eterno nemico, anche solo per provare un'unica volta il brivido che non aveva più sentito da oltre vent'anni, dopo essere stato catapultato in questa discarica multiversale.
Ma fino ad ora, la sua ricerca si era rivelata abbastanza infruttuosa. E francamente, il pagliaccio principe del crimine dubitava seriamente che avrebbe mai avuto fine.
Rilasciò un sospiro affranto e si accasciò sulla sedia, proprio mentre l'inconfondibile figura della sua fidanzata sbucò da dietro la porta.
<< Ehm... puddin'? Abbiamo una chiamata urgente >> disse la bionda con un sorriso esitante.
<< Harley! Non vedi che sto guardando Psycho Pass? Questi giapponesi ne sanno una più del diavolo... e poi sono giù di corda... >>
Tirò un lungo sospiro.
<< La nostra bella famiglia che domina da vent'anni... inizia a diventare noiosa. E vuoi sapere perché? Perché mi manca quel pipistrellaccio... >> rilasciò un altro sospiro rassegnato, accasciandosi lungo la poltrona come un bradipo << Non c'è più nessuno capace di accendermi il sorriso, capisci? Certo, potrei compiere qualche omicidio, così, giusto per ridere... ma a che serve senza qualcuno che ti insegua, che ti affronti in un vero duello come i vecchi tempi, che ti riempia di frasi sull'eroismo e sulla moralità come... "È finita, Joker, la città non udirà più la tua risata". Ammetiamolo... stiamo scaricando le pile... perfino il vecchio Edward sta uscendo di testa senza più una sfida intellettuale da sottoporre ai suoi giochi. Sono giochi molto divertenti, da perderci la testa, letteralmente! Ma ora la testa la sta perdendo lui. >>
Non ebbe nemmeno la forza di ridere alla sua stessa battuta, e ritornò a godersi Psycho Pass.
<< Di' al nostro amico che lo richiamo il giorno in cui, magari nei film, verrò interpretato da qualche attore strambo... magari da un imperatore romano... >>
<< Ehm... lo farei volentieri, pudding, perché sai che odio deluderti, ma... >>
Harley si dondolò sulla punta dei talloni, quasi come se avesse paura di proseguire. Dopo quasi mezzo minuto, si porse in avanti e prese un respiro profondo.
 << È LUI >> sussurrò, mettendo particolare enfasi sull'ultima parola.
Perfino Joker ebbe un fremito a sentire ciò, così si tirò su per bene e strappò la cornetta dalle mani della ragazza. Prese un bel respiro e...
<< Maestro! Vecchio amico mio! Sbaglio o ci telefoniamo spesso nell'ultimo periodo? Presto inizieremo a scambiarci e-mail e a organizzare cenette romantiche! >> concluse con una risata << Che cosa turba in quella testolina da Dio Onnipotente viaggiatore nel tempo? >>
La voce del governatore di Battleground non tardò a farsi sentire. << Joker, è un piacere come sempre. Spero che tu ti sia riposato a dovere... perché ho un lavoro per te. Uno che potrebbe renderti molto felice! O meglio... più felice del solito. È difficile a dirsi, quando si tratta di te. >>
<< Maestro, caro, io sono SEMPRE felice! Specie quando si tratta dei tuoi lavoretti. Devo arredare il tuo salotto di rosso? Magari rosso sangue, se capisci che intendo >> disse con un'altra risata.
<< Per quanto il mio palazzo abbia bisogno di una restaurazione, temo che il lavoro in questione ti porterà assai lontano da casa >> ripose il Signore del Tempo << Più precisamente… nelle regioni proibite di Battleground. >>
<< Uuuuuuuh >> disse l’altro, mentre il suo sorriso si allargava leggermente << Il Maestro è proprio nei guai se mi chiede una cosa simile. Dimmi, dimmi tutto, e non tralasciare i dettagli! Voglio sapere tutto di questo regalo di Natale anticipato. >>
<< Beh, se l'idea ti stuzzica così tanto... >> cominciò il tiranno, incapace di nascondere il sorriso dietro alle sue parole << ho bisogno che tu e la tua allegra banda di fenomeni di baraccone vi uniate ad un paio di altre squadre di pulizia per dare la caccia ad una nostra vecchia conoscenza, il Dottore. Oh, e anche alla sua nuova combriccola di invasati in armatura scintillante. >>
Fece una pausa di qualche secondo.
<< Ti ho già menzionato... che Kirby Earth sarà con loro? >>
<< Ah! Un vero regalo di Natale anticipato! >> esclamò Joker, alzandosi estatico dalla poltrona << Quel vecchio trombone del Dottore ha finalmente smesso di incassare e si è deciso a contrattaccare! Sembra una metafora di Mike Tyson contro Cassius Clay. E si è pure portato dietro il figlio di Meta? Questa sì che è una notizia con i contro fiocchi! Non vedevo l’ora di giocare con lui... >>
Dall'altra parte della linea, il Maestro si limitò a roteare gli occhi. << Non m'importa davvero cosa decidi di fare con il ragazzo e la sua squadra, purché tu me li tolga dai piedi. Sei liberò di usare ogni trucco del tuo repertorio. È la tua occasione di portare a termine il lavoro incompiuto di tanti anni fa, quindi ti conviene non sprecarla. >>
<< Oh, assolutamente, Maestro, e non ti preoccupare... ho già dei piani per tutti loro! Non vedo l'ora! Bene, vado a organizzare la truppa! Ma prima... ti racconto una barzelletta! >>
Il Maestro rilasciò un sonoro sospiro. << È davvero necessario? >>
<< Per tirarti su il morale! Lo sanno tutti che una sana risata aumenta la produttività, lo dice la scienza! E tu sei un uomo di scienza. >>
<< Oh, ma guarda... psssssh... ci sono delle intereferenze... psssssh... roba brutta, forse è un attacco ribelle... pshhhhh... scusa, devo lasciarti, meglio controllare. Adieu! >>
E, detto questo, il Signore del Tempo mise giù il telefono. Joker sbatté le palpebre un paio di volte.
<< Ha riattaccato. Si vede che non vedeva... L'ORA! AHAHAHAHAH! A volte mi faccio davvero morire. Harley! >> gridò, e la ragazza scattò subito come un soldato << Di' a Spaventapasseri di mettersi un bel grembiule e cucinare tanta di quella sua sbobba degli incubi. Poi di' a Croc di fare pesi, ma non di farsi prendere troppo la MANO. Poi di' a Bane di ingurgitare molti steroidi e infine... ridammi il numero di Edward, perché a questo giro potrà tornare a divertirsi coi suoi giochi, e dopo così tanta astinenza chissà cosa si inventerà. È letteralmente impazzito più del solito... non è meravigliosa la pazzia? Presto torneremo a divertirci come ai vecchi tempi! Sarà uno spasso! Un vero tripudio di risate, sangue e budella! >>
Spalancò le braccia e si lasciò andare in una lunga, fragorosa e inquietante risata a pieni polmoni.
 
                                                                                                                              * * *
 
La torre nera dove Salem governava Remnant era appena un'ombra del palazzo del Maestro, ma non di meno possedeva una figura impressionante per chiunque se la trovasse davanti nel bene o nel male, specie con le varie orde di Grimm tutto attorno a fare i loro comodi.
Grugaloragran, capo indiscusso delle spie del Maestro, stava volando nel cielo che sovrastava la struttura. Poche ore prima, infatti, il dittatore lo aveva incaricato di guidare la spedizione che presto si sarebbe tenuta su uno dei pianeti più pericolosi di Battleground. Un mondo che l’uomo aveva definito “a prova di Signore del Tempo”, motivo per cui non avrebbe potuto recarvisi di persona per accogliere l’arrivo del suo vecchio rivale.
Per questo motivo, aveva ordinato a Grugaloragran di creare una squadra abbastanza forte da poter contrastare i guerrieri che avrebbero accompagnato il Dottore. Inutile dire che il mutaforma aveva subito pensato di chiedere assistenza al membro del Consiglio del Maestro con cui era riuscito a instaurare il miglior rapporto: Salem, la regina di Renmant.
Con un rapido battito d’ali, atterrò davanti al portone  del palazzo, per poi assumere la sua forma umanoide. La padrona di casa era già lì ad attenderlo nel suo elegante abito nero.
<< Benvenuto, Grugal. Spero tu abbia fatto un buon viaggio dalla Terra. Qualche novità sulla missione? >> disse Salem dando un largo sorriso al drago assieme a un rispettoso inchino, mentre questi ricambiava il saluto.
<< Niente di cui tu non sia già a conoscenza >> rispose impassibile << Hai già radunato i tuoi pargoli? >>
<< Armati e pronti per qualsiasi battaglia. Le loro abilità superano di gran lunga quelle di qualunque altro Cacciatore di Renmant, sono sicura che non ti deluderanno >> rispose la strega, invitandolo a entrare.
I due servitori del Maestro si inoltrarono nelle viscere del palazzo, fino ad arrivare alla sala d'addestramento in cui la donna era solita allenare i suoi protetti.
Similmente a quella di Dreamland, era un'enorme stanza armata con le migliori attrezzature da battaglia. Al suo interno si trovavano quattro giovani ragazzi impegnati a combattere ricostruzioni olografiche di Grimm e altre creature:
Cinder Fall, Adam Taurus, Emerald Sustrai e Mercury Black, il team CASM... la miglior squadra di Cacciatori mai uscita dall’accademia Haven.
Fin dal loro secondo anno avevano svolto missioni di rango non indifferente e ognuno di loro era estremamente fedele alla regina di Remnant.
Adam era un fauno toro dai capelli rossi, caratterizzato da un paio di piccole corna che gli spuntavano dalla testa. Vestiva in un elegante completo nero, e aveva un aspetto alquanto minaccioso. Gli occhi erano rivestiti da una maschera bianca, mentre al suo fianco una coppia di armi: Blush, una katana rossa e Wilt, il fodero della suddetta, capace di fungere anche da fucile.
Cinder era una bella ragazza dalla lunga chioma castana e gli occhi color oro. La sua arma era lo stesso vestito rosso con ghirigori gialli che indossava, capace di scatenare potenti attacchi elementali o creare lame da taglio non meno pericolose.
Emerald era una ragazza dai capelli verdi, gli occhi rossi e la pelle scura, vestita con un abito aderente e privo di maiche. Alla cintola, Grugaloragran intravide due grossi revolver da lunga gittata, perfetti per gli scontri a fuoco.
Mercury era il più alto del gruppo. Aveva corti capelli color argento, e occhi del medesimo colore. Indossava una felpa con lunghi pantaloni neri che celavano le sue gambe meccaniche, a cui erano state incorporate due bocche di fuoco caricate a proettili di Polvere. Secondo quanto aveva letto il drago, le aveva perse dopo aver combattuto contro suo padre, un rinomato assassino morto per mano dello stesso Mercury circa cinque anni fa.
Al momento, il quartetto era più simile ad un agglomerato di saette multicolori, piuttosto che ad una squadra di Cacciatori appena graduati. Colpivano i loro bersagli con spietata efficienza, raggruppandosi quando necessario e riempiendo la stanza con esplosioni elementali di grande bellezza visiva. I sistemi della stanza riuscivano appena a rigenerare e gli ologrammi cominciarono a tremolare.
A interrompere quella scena di eleganza e letalità fu un battito di mani da parte della stessa Salem. Lo scontro si interruppe e i quattro guerrieri si schierarono di fronte al loro ospite senza perdere tempo, ritti come colonne, apparentemente appena provati dall'allenamento.
<< È un piacere conoscervi >> disse semplicemente il drago, ispezionandoli uno a uno e valutando attentamente i loro livelli di Aura.
<< Che ne pensi? Vi sosterranno bene durante la missione? >> domandò Salem.
In tutta risposta, Grugagloragran mosse gli artigli della mano destra con un movimento fulmineo, fermandoli a poca distanza dalla gola di Mercury. Allo stesso tempo, la gamba del ragazzo partì spedita verso il dragone, piazzandosi a pochi centimetri dalla sua tempia. Ad essa sì unì subito una freccia fiammeggiante creata da Cinder, cosa che suscito un sorriso soddisfatto ad opera del Mutaforma.
<< Impressionante. Non ho dubbi che farete il vostro lavoro >> commentò la creatura, apparentemente impressionata da quella dimostrazione di rapidità e disciplina.
Cinder si limitò a porgergli un rispettoso inchino. << Non la deluderemo, Lord Grugagloragran. Ci siamo preparati per anni ad una battaglia come questa. >>
A quella parole, l’espressione sul volto del mutaforma si fece molto più seria.
<< Sapete bene che questi ribelli non sono cosa da poco. State per combattere l’uomo più pericoloso dell’intera Galassia, colui che per vent’anni è riuscito a sfuggire all’occhio del Maestro. Avete paura di un simile scontro? >> domandò il drago, desideroso saggiare la loro decisione.
<< Certo che abbiamo paura >> fu la fredda risposta di Adam.
Affianco a lui, Mercury annuì in accordo. << Dopotutto… nessun guerriero sano di mente affronterebbe la morte in faccia senza temere per la sua vita >> commentò con un sorrisetto stoico.
Il dragone annuì compiaciuto.
<< Semplice, ma degna risposta. In questo caso… partiremo subito >> disse secco il drago, per poi fuoriuscire dalla stanza assieme a Salem.
Pochi minuti dopo furono raggiunti dai quattro ragazzi, tutti armati fino ai denti e pronti per la battaglia imminente.
Grugaloragran riacquisì quindi la sua vera forma e si alzò subito in volo. Al contempo, i corpi dei giovani Caccaitori vennero avvolti da un totale di quattro sfere luminose che cominciarono a fluttuare nel momento in cui la creatura si sollevò da terra, seguendone la traiettoria.
Salem si ritrovò a sorridere alla vista.
<< Allora, Ruby… tornerai all’ovile? Oppure cadrai sotto la volontà del nostro signore? >> si domandò un'ultima volta la guerriera dagli occhi d'argento, prima di rientrare nella sua torre.
Aveva dato ai quattro l'ordine di risparmiare Ruby e le sue compagne se possibile, sia per questioni personali che politiche.
Anni prima, aveva accettato di seguire il Maestro a una condizione: la possibilità di riavere una famiglia dopo secoli di rimpianto. Qualcuno a cui poter affidare il suo cuore prima di cedere finalmente al segno del tempo. Qualcuno… a cui poter lasciare il proprio regno.
Alla fine, aveva scelto nientemeno che Summer Rose come sua figlia adottiva, dopo che il padrone di Battleground le aveva modificato i ricordi. Un’ultima beffa nei confronti di Ozpin, colui che in passato aveva cercato di usare il potere della donna per combatterla.
Salem l'aveva allenata, aveva acconsentito alle sue scelte e aveva assistito alla nascita di Ruby. Avevano vissuto felici per quindici anni. Ma ora… tutto questo stava per finire.
“O forse no” fu il pensiero che attraversò la mente della strega.
L’esito di questa missione sarebbe forse bastato a portare le cose com’erano prima? O avrebbero consolidato per sempre la scelta di Ruby?
<< Suppongo che avrò presto modo di scoprirlo… >>

                                                                                                                                * * *  
 
L'idea di affrontare il problema della guerra di Cybertron con un approccio un po' diverso dal solito era sorta a Megatron dopo l'ennesima sconfitta subita dal suo gruppo di Decepticon per mano dei loro acerrimi nemici, gli Autobot. O meglio, aveva cominciato a farsi strada nelle sua mente dopo che il cybertroniano aveva preso contatto con l’individuo che avrebbe cambiato per sempre le sorti dell’eterno conflitto tra queste due fazioni: il Maestro.
L’uomo si era presentato al leader dei Decepticano durante l’anno 2010 del pianeta Terra, offrendo a Megatron la possibilità di vincere il conflitto in cambio di una futura alleanza.
Forse perché oramai stanco di essere sbeffeggiato dagli Autobot, il tiranno aveva così dato seguito ad un rapporto che in altri tempi avrebbe liquidato come un malfunzionamento dei suoi circuiti logici causato dall'umidità terrestre. Per fortuna, il potere dimostrato dal Signore del Tempo nei giorni successivi aveva istantaneamente messo fine a tutte le proteste aizzate dai membri della fazioni che erano stati contrari fin da subito all’idea di unire le forze con un organico per somigliava quasi in tutto e per tutti ai miseri umani della Terra.
In meno di una settimana, il Maestro era riuscito a ribaltare le sorti della guerra e aveva restaurato Cybetron alla sua gloria passata, così che Megatron potesse diventarne il sovrano indiscusso.
Dopo alcuni anni, il nuovo alleato della causa Decepticon era giunto ancora una volta sulle lande del pianeta meccanico per riscuotere il debito. Fu così che Megatron e il resto del suo esercito si erano ritrovati coinvolti nella guerra tra il Maestro e gli dei di un altro universo, gli Asgardiani.
E poi era arrivato lo Scisma, il fenomeno che aveva rischiato di cancellare per sempre il multi-verso, destino a cui Megatron e il pianeta Cybertron erano scampati per grazia dello stesso uomo che aveva garantito la loro vittoria sugli Autobot.
In poche parole, il leader dei Decepticon aveva ormai appurato da tempo quanto fosse potente colui a cui aveva giurato di servire per i giorni avvenire. E per quanto l’idea stessa di sottomettersi ad un organico lo disgustasse nel profondo, Megatron doveva ammettere che l’alleanza con l’uomo aveva drasticamente migliorato la situazione della sua fazione.
Ora, i Decepticon erano una delle razze più rinomate e rispettato del nuovo universo creato dal Maestro, e Megatron stesso aveva assunto la posizione di uno dei pilastri portanti a capo della galassia di Battleground, proprio accanto a regnanti come Loki, Salem e Vorkye. Un bel cambiamento, se paragonato ai suoi giorni di gladiatore nelle arene di Cybertron.
Ecco perché avrebbe continuato a seguire il Maestro, consapevole che non avrebbe mai avuto il potere necessario per potersi ribellare. E quando il Maestro chiamava… chiunque era costretto a rispondere, perfino lui.
Quel giorno, la convocazione del Signore del Tempo era giunta dalle piane di sale del Mar Morto, situato sul pianeta Terra, il centro dell’Impero di Battleground. Sebbene con grande riluttanza, Megatron e il suo fidato braccio destro, Soundwave, era subito partiti verso la destinazione con tutta l’intenzione di ricevere il loro sovrano.
Utilizzando le loro forme aeree, i due cybertroniani atterrarono di fronte al Signore del Tempo, sollevando sbuffi di polvere bianca. Il Maestro incontrò gli occhi scarlatti del mech più grosso con un sorriso accomodante.
<< Megatron! >> esclamò gioviale, come se stesse salutando un vecchio amico << Allora, come sta il mio cybertroniano preferito? >>
Nonostante il tono allegro del Signore del Tempo, tuttavia, il leader di Cybertron mantenne un’espressione impassibile.
<< Perché mi hai chiesto di incontrarci qui? >> sibilò con una voce che per milioni di anni aveva terrorizzato lo stesso pianeta di cui ora era il sovrano indiscusso.
Il Maestro inarcò un sopracciglio. << Dritto al punto, vedo. Mi piace! È sintomo di professionalità. >>
Detto questo, tirò fuori un holo-proiettore dalla tasca della giacca e lo lanciò di fronte all’automa. Meno di una frazione di secondo dopo, l’immagine olografica del Dottore si materializzò in mezzo alla coppia.
<< Ricordi il nostro impavido amico? >> domandò il Maestro, senza mai perdere il suo sorriso.
Megatron strinse ambe le ottiche in un paio di linee sottili e scrutò attentamente la proiezione da capo a piedi.
<< Il Signore del Tempo che hai cercato di catturare negli ultimi vent’anni…senza successo >> sogghignò, volgendo al creatore di Battleground un luccichio malizioso.
A quelle parole, il volto del Maestro venne attraversato da un cipiglio.
<< Wow, Megan, davvero maturo da parte tua >> borbottò imbronciato.
Il cybertroniano ringhiò attraversò i denti metallici. << Ti pregherei di non chiamarmi in quel modo >>
<< Tutto quello che vuoi, Meg >> ribatte l’altro con una scrollata di spalle, per nulla preoccupato dall’implicita minaccia dietro quella dichiarazione << Comunque sia, stiamo organizzando una piccola operazione per catturarlo una volta per tutte. E voglio che tu ne faccia parte. >>
Megatron strabuzzò le ottiche e rimase in silenzio per qualche secondo. 
<< Non potresti chiedere a Vader o a un altro dei tuoi cagnolini? >> domandò con aria visibilmente stizzita, quasi come se trovasse l’intera situazione un insulto alla sua persona << Lo sai che ho un pianeta da governare. >>
<< Ma so anche che sei il miglior cacciatore della galassia >> continuò il Maestro, implacabile << Hai esperienza con questo genere di cose. Inoltre, al momento Vader è impegnato con altre questioni ed è off limits. >>
Megatron non disse nulla e si ritrovò a contemplare le parole del Signore del Tempo. Brevemente, si chiese quale missione sarebbe stata tanto importante da sovrapporsi alla cattura del Dottore, ma l’ultima cosa che voleva era immischiarsi ulteriormente nella vita del Maestro. Governare Cybertron era già sfiancante di per sé.
<< Chi altri sarà presente? >> domandò burbero.
L’Imperatore di Battleground sembrò fare mente locale. << Il Joker e la sua banda di allegri compari. Più una piccola squadra di giovani promesse organizzata da Salem e Grugaloragran. Se non sbaglio, il vecchio dragone porterà anche uno dei suoi cacciatori di taglie favoriti… più un’aggiunta da me personalmente selezionata. >>
Megtatron sbuffò sprezzante. << Vuoi davvero che mi metta a lavorare con degli organici? >>
Il Maestro si strinse nelle spalle una seconda volta.
<< Perché no? Lo hai già fatto in passato. O devo forse rinfrescarti la memoria? >> chiese con un tono di voce molto più sinistro.
Affianco alla coppia, Soundwave si irrigidì all’istante, mentre una tensione palpabile calò bruscamente sulla piana di sale. Megatron dovette fare appello a tutto l’autocontrollo che aveva in corpo per mantenere un’espressione calma e controllata, e fece cenno al suo secondo in comando di mantenere la posizione.
<< Certo che no… mio Maestro >> disse con il tono più rispettoso che riuscì a trovare, pur ribollendo internamente.
Il Maestro ridacchiò con aria apparentemente divertita.
<< Ti sta uccidendo dentro, non è vero? Essere costretto a prendere ordini da uno del mio genere? Una di quelle stesse creature che per milioni di anni avete considerato inferiori >> commentò beffardo.
Gli occhi di Megatron s’illuminarono per la rabbia, ma anche questa volta il Signore del Tempo non ne fu affatto intimidito.
<< Bada bene, non ti sto mica giudicando. Dopotutto, anche a me irrita non poco il dover lavorare con queste scimmie puzzolenti >> disse con una smorfia di disgusto evidente, per poi recuperare il suo solito sorriso << Ma suppongo che alcune siano meglio di altre. >>
E questo era un sentimento con cui Megatron poteva concordare. Le sue interazioni con gli umani e specie associate erano state a dir poco sgradevoli, salvo alcune eccezioni.
Darth Vader, ad esempio, si era rivelato un alleato per cui il Leader dei Decepticon era riuscito a sviluppare un minimo di rispetto, probabilmente a causa delle sue abilità tattiche e dei suoi talenti nell’arte del combattimento.
Tuttavia, per quanto i suoi sentimenti per gli organici fossero sprezzanti, non poteva certo discutere con gli ordini dell’individuo che aveva di fronte. Giunto a questa conclusione, sospirò mentalmente.
<< Avrò bisogno della mia vecchia squadra. >> 
Il Maestro schioccò la lingua. << Anche quello a cui piace parlare di se stesso? Non ha già cercato di spodestarti tre volte? >>
Questa volta, fu lo stesso Megatron che si ritrovò incapace di trattenere un sorriso.
<< Starscream è sicuramente un individuo indegno di qualunque tipo di fiducia. Ma ha la sua utilità >> rispose in modo consapevole.
Il sovrano di Battleground inarcò un sopracciglio. << Ovvero? >>
A quella domanda, il ghigno sul volto del cybertroniano si fece molto più predatorio.
<< Mi costringe ad essere sempre all’erta >> disse con un luccichio malizioso nelle ottiche << Inoltre, è uno dei miei migliori guerrieri. Non gli ho certo dato il comando dei Seekers per mancanza di opzioni. >>
Il Maestro annuì comprensivo << La squadra è tua, fai come preferisci. >>
E, detto questo, la sua elegante figura venne avvolta da un intenso bagliore azzurro.
<< Mi aspetto di sentire buone notizie al più presto >> disse mentre scompariva in un lampo di luce, lasciandosi dietro la coppia di Decepticon.
Megatron digrignò i denti, prima di prendere un paio di respiri calmanti. Poi, volse la propria attenzione nei confronti del suo fidato sottoposto.
<< Soundwave, dammi l’attuale posizione di Shatter, Berserker, Mohawk e Blitzwing. È il momento di andare a caccia. >>
 
 
 
 
Boom!
Ebbene sì, signore e signori, in questo capitolo tornano molti personaggi che se ne erano stati tranquilli per un po’.
In particolare Megatron, che non si vedeva dal secondo capitolo, Joker,  rimasto in disparte dallo scontro al porto, il misterioso Grugaloragran e Auth, che dopo la sua batosta per mano del Maestro e conseguente imprigionamento nelle segrete di Loki aveva deciso di prendersi una piccola vacanza. Ma ora sono tornati, e in questa parte della storia saranno molto più presenti.

Al contempo, scopriamo che il Maestro non sta agendo esattamente da solo…perché ha la piena collaborazione di due delle entità più famose e potenti del King Verse: l’Uomo in Nero (già visto nei flashback su Lada) e Pennywise/IT, l’incarnazione del concetto di distruzione partorita dalla mente del suddetto scrittore. E a quanto potete vedere, stanno lavorando a qualcosa…
Ebbene sì, nemmeno il dominio totale su Battleground sembra soddisfare il Maestro.
Cinder, Adam, Emerald e Mercury, invece, sono personaggi che vengono dalla serie RWBY.
Al contempo, Vader continua la sua ricerca di informazioni sul figlio, che è finito nel mirino della trinità del male.

E come mai il Maestro non può recarsi sul pianeta in cui ha nascosto il TARDIS? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!


 
  
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