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Autore: Dryas    07/11/2020    5 recensioni
1851, Londra. Il Crystal Palace ospita l'Esposizione Universale, un turbinio di luci e riflessi, di disordine e novità. In questo ambiente che profuma di progresso, gli sforzi di Margaret per nascondere la sua vera personalità verranno messi alla prova dall’incontro con un perfetto sconosciuto.
“Questa storia partecipa al contest “Voglia di tè (II edizione)” indetto da elli2998 e Inchiostro_nel_Sangue sul forum di EFP”.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I dinosauri di Waterhouse Hawkins




Di fronte allo sguardo castigatore di mia madre abbassai gli occhi e realizzai di essere esattamente come la tazza di tè verde che stringevo tra le dita: all’apparenza uguale a tutte le altre, nella sostanza diversa. Il familiare sapore amarognolo della bevanda più famosa dell’Impero si fondeva con l’esotico aroma di fichi e in un attimo si era catapultati in una soleggiata mattina di fine estate sulla costiera amalfitana.
Abbandonai la tazzina al tavolo dell'espositore e mi guardai attorno. Il Crystal Palace era un turbinio di luci e riflessi, di disordine e novità. C’era di tutto -orologi, gioielli, ceramiche, mobili, macchine agricole, locomotive- ma senza ombra di dubbio i dinosauri di Waterhouse Hawkins erano l’attrazione più affascinante di tutta l’Expo, nonché il motivo per cui mi trovavo lì.
-Come hai detto che il Times ha definito il Crystal Palace,
-Dannatamente brutto.-
Questo era stato l’errore che aveva aizzato la silenziosa minaccia di mia madre, l’aver risposto a una domanda al posto di mio fratello Richard. Da una giovane donna come me, infatti, non ci si aspettava di certo che leggessi il Times.
La più grande paura di mia madre era che si venisse a sapere che ero una bluestocking, una donna istruita, una studiosa. Il mio difetto di aspirare a vivere della mia scrittura invece che passare il resto dei miei giorni comodamente seduta in un salotto ben arredato mentre qualcun altro -mio marito- lavora al mio posto era una vergogna che non poteva permettere si sapesse in giro.
-E voi siete d’accordo con l’opinione del Times, Miss Hyland?-
A chiederlo era Brian Secker, il più riservato e silenzioso tra gli amici di Richard. Non avevo scambiato che poche parole di cortesia con quell’impiegato della Merchant Bank e credevo che il disinteresse fosse reciproco quando la sua voce, che si perdeva nel bazar di suoni e rumori dell’Expo tanto era bassa, tornò a rivolgersi a me.
-Io credo che abbiano una bella faccia tosta a criticarne l’architettura, la cupola dell’ingresso è quattro volte quella di San Pietro, solo questo basta per renderla strabiliante. Non siete d’accordo?-
D’istinto il mio sguardo andò verso mia madre. Era di spalle e stava cercando di trascinare il gruppo ad ammirare la fontana di cristallo situata dall’altro lato della galleria. Era, insomma, abbastanza lontana perché non le arrivasse una sola parola della nostra conversazione, ma quando tornai a guardare Brian Secker lei trovò lo stesso un modo per controllarmi.
Margaret ricordati che la conoscenza è pericolosa per una donna. Se non vuoi passare il resto della tua vita a chiedere perdono al mondo la devi tenere nascosta, come un segreto profondo.
Ero stata istruita che nel caso la conversazione si spostasse su questioni come letteratura seria, scienza, politica o economia sociale bisognasse essere dotate del buon senso di limitarsi a quelle brevi esternazioni di meraviglia, ammirazione o stupore che possono significare qualsiasi cosa e al tempo stesso non significare niente. All’idea di esprimere la mia opinione le centinaia di spaventosi destini fatti di solitudine, povertà e miseria che mia madre mi aveva dipinto dopo avermi ripetuto quella frase fino allo sfinimento mi piombarono addosso con violenza. Non riuscivo a parlare, provavo un terrore vero e fisico ed ero certa che sarei stata sopraffatta quando il moto viscerale della rabbia mi scosse. L’intensità con cui mi colpì mi spaventò, ma ciò che mi sorprese di più fu che era rivolta verso di me, che andavo tanto orgogliosa della mia diversità eppure lasciavo che lei, mia madre, un’altra donna, mi tappasse la bocca, mi chiudesse la mente, mi rubasse il futuro.
-E’ solo una statua, non c’è niente da temere.-
La voce ovattata di Mr. Secker mi scosse.
-Come?- gli domandai.
-Siete impallidita di colpo- disse, -ma non c’è niente da temere. Sono i dinosauri di Waterhouse Hawkins, delle sculture.-
A quel nome la mia mente fu accecata dall’eccitazione. Seguii la direzione del suo sguardo e alle mie spalle vidi la testa di un enorme dinosauro sbucare tra le fronde tropicali del Crystal Palace.
Un oh mi sfuggì dalle labbra. La bocca semichiusa dell’essere lasciava intravedere due fila di denti appuntiti, ma solo avvicinandomi mi accorsi che il resto del corpo, fino a quel momento nascosto alla mia vista, era ancor più stupefacente. Coperto da un’armatura di scaglie, il dinosauro aveva quattro possenti zampe che lo ancoravano al terreno, tutte munite di artigli in grado di arpionare qualsiasi preda.
-Un megalosauro- sussurrai. Nello stesso istante Mr. Secker mi raggiunse.
Mi sentì, ne ero certa. Io non dovevo nemmeno sapere che esistesse la parola “megalosauro” né che significava “grande rettile” e che era uno dei maggiori predatori del Giurassico medio, circa 167 milioni di anni fa.
La mia mente impazzì. Da un lato l’entusiasmo per avere di fronte l’immagine di una creatura vissuta in un tempo che è difficile anche solo immaginare per quanto è lontano, dall’altro la consapevolezza di aver infranto una legge non scritta.
Atterrita, non osavo guardarlo. Mr. Secker non era un uomo che si distingueva per la sua presenza fisica, ma temevo l’espressività dei suoi occhi scuri e profondi più di quanto potesse fare una corporatura robusta. Temevo il suo giudizio. Temevo la sua condanna.
-Margaret!- sentii chiamare. Mia madre stava trottando nella nostra direzione tenendo fermo il cappello sulla testa con una mano.
-Allontanarsi così! Non lo sai che questo posto è un labirinto?!- esclamò quando mi fu di fronte. -Non l’avrai fatto per queste mostruosità!-
Anche Richard e il resto della sua compagnia di amici ci raggiunsero. Parlottavano tra loro, ridevano, sogghignavano e indicavano con fare derisorio prima il dinosauro e poi me. Sapevo cosa stavano pensando e l’umiliazione mi fece impallidire.  
 -E’ colpa mia Mrs. Hyland.- Incredula, alzai lo sguardo verso Mr. Secker. -Desideravo vedere le sculture di Waterhouse Hawkins e vostra figlia è stata così gentile da accompagnarmi. Se dovete arrabbiarvi con qualcuno, quello sono io.-
Mentì senza esitazione. Mia madre, che non avrebbe mai osato contraddire un uomo in pubblico, farfugliò una risposta sbrigativa e chiuse la questione. Io, d’altro canto, ero senza parole. Non mi aspettavo la sua difesa. A dire la verità non mi aspettavo la difesa di nessuno. E quando lo scandalo della mia fuga fu archiviato e Richard e la sua comitiva si allontanarono a bocca asciutta, Mr. Secker approfittò del momento per voltarsi verso di me.
-Non siete la sola ad essere diversa, Miss Hyland- disse.
Quella frase ebbe l’effetto di placare di colpo l’inquietudine che mi attanagliava costantemente e al suo posto sentii crescere qualcosa che avevo smesso di provare da tempo: speranza. Ed era incredibile, più dei dinosauri di Waterhouse Hawkins, che si trovasse nell’unico posto in cui non l’avevo mai cercata: dietro il sorriso di un uomo.








Grazie per aver letto questo piccolo racconto senza troppe pretese.
Qui trovate tutto ciò che serve sapere sui i dinosauri di Waterhouse Hawkins.


Dryas

   
 
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