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Autore: _Misaki_    07/11/2020    7 recensioni
Tra i grattacieli della moderna Seoul si nasconde l'associazione segreta per cui lavorano Iris, May, Wendy e Lizzy, quattro agenti oberate di lavoro. Al rientro dall'ennesima missione viene subito assegnato loro un nuovo, urgente incarico: recuperare una micro SD che contiene preziose informazioni sulle attività estere di una nota organizzazione mafiosa. All'inizio sembra un gioco da ragazze, ma la situazione si complica quando il nemico, ex collaboratore della loro stessa agenzia, ordina ai propri sottoposti di ucciderle.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 DANGEROUS
 
- Cap. 13 -



   Cancún, 10:53 AM.

   Dopo aver discusso sugli strani avvenimenti della sera precedente, Wendy e Iris erano scese al ristorante dell’hotel per fare colazione. Pochi minuti dopo che ebbero preso posto, fece la sua comparsa Lizzy, che non si faceva vedere dal giorno prima. La bionda le raggiunse e, senza nemmeno salutare, si sedette al loro tavolo.
   «Ragazze.» esordì «Poco fa ho ricevuto una telefonata da L. Un informatore messicano ha avvistato il magnate nei quartieri malfamati della città. Dovreste andare a farci un giretto.»
   «E tu?» chiese Wendy, decisamente infastidita dal comportamento superficiale e inaffidabile della collega.
   «Io sono…» ci pensò un attimo «Impegnata, naturalmente.»
   «E a fare cosa, sentiamo?»
   «Molte cose…»
   «Tipo?»
   «Comunque, non c’è tempo da perdere!» Lizzy si alzò di scatto dalla sedia. «Ora vado, ci sentiamo stasera! Fatemi sapere com’è andata.»
   Wendy, presa da uno scatto d’ira, le lanciò addosso la prima cosa che le era capitata tra le mani, ovvero un panino, sotto lo sguardo perplesso di Iris e dei presenti nella sala.
   «Ma sei pazza!?» urlò la bionda, spazzando via un po’ di briciole dal vestito.
   «Visto che sei tanto impegnata portati via la colazione e fila. Di corsa!» ribatté Wendy.
   «Razza di insolente…» farfugliò Lizzy, per poi dar loro le spalle e andarsene ancheggiando sui suoi tacchi da venti centimetri. Sembravano scarpe nuove. Evidentemente aveva trovato anche il tempo di fare shopping.
   «Ok…» Iris aprì bocca solo quando fu certa che Lizzy fosse abbastanza lontana. «Quindi ci tocca andare nei quartieri malfamati.»
   «Almeno senza di lei non attiriamo troppo l’attenzione. Possiamo giocarcela come turiste.»
   «Già. C’è qualcosa di bello da vedere lì?»
   «Murales, edifici antichi… purtroppo però sono zone perlopiù frequentate da spacciatori ormai.»
   «Capito.» rispose Iris, riflettendo sul da farsi. «Ci conviene fare un giro veloce tanto per dare un’occhiata. Dubito che troveremo qualcosa di utile in mezzo a quella confusione.»
   «Cosa?!» esclamò Dawon, inserendosi improvvisamente nella conversazione dopo averne captato solo qualche parola «Volete andare lì da sole? Siete pazze?»
   Sistemato per le feste James, anche Dawon e Taeoh erano scesi nel ristorante dell’hotel, quasi sicuri che vi avrebbero trovato le due agenti. Come al solito la loro supposizione si era rivelata esatta. Se finora nulla era andato per il verso giusto, almeno potevano contare sulla prevedibilità delle loro mosse. Probabilmente stavano cercando qualcuno in zona ed era facile incontrarle in hotel o alla spiaggia.
   «Non pensavo foste così temerarie!» osservò Taeoh.
   Prima di aprir bocca, Wendy lanciò un’occhiataccia a Iris. La sua espressione era indubbiamente quella di chi riceve una visita indesiderata e anche quella della collega non era da meno. Entrambe temevano che i due ragazzi avessero sentito troppo dei loro discorsi.
   «Cosa volete?» chiese Wendy.
   «Oh, niente. Abbiamo intercettato per sbaglio il discorso.» si giustificò Dawon.
   «Per sbaglio?»
   Dawon ignorò l’ultima domanda.
   «Mi ricordo che all’asta mi avevi detto di essere appassionata di arte, è per questo che vuoi vedere i murales? Se volete vi accompagniamo, è una brutta zona per andare da sole.»
   «No grazie, staremo bene da sole. Vero Iris?»
   «Sì, sappiamo badare a noi stesse.» Dopo l’esplosione del magazzino e il quasi avvelenamento della sera precedente non era proprio il caso di coinvolgerli di nuovo. Prima era necessario capire cosa fosse realmente accaduto.
   «Ho sentito che ci sono spesso delle risse in quella zona, è pericoloso!» rincarò la dose Dawon «E poi anche noi pensavamo di farci un salto in questi giorni, se andiamo in gruppo è meglio.»
   «Buon per voi. Noi adesso dobbiamo andare, quindi…» concluse Wendy, alzandosi da tavola. Fino al giorno prima pensava di potersi fidare di loro, ma dopo che le era stato raccontato che Dawon aveva provato a toglierle i vestiti era diventata estremamente diffidente. Anche Iris la seguì facendo un cenno di scuse, ma rimanendo ferma sulla propria posizione. A quel punto Taeoh picchiettò con il gomito il suo complice per istigarlo a fare qualcosa, così Dawon fece un ultimo tentativo.
   «Aspetta!» esclamò, fermando Wendy per il polso. «Perché non vuoi? Ho fatto qualcosa di male? Pensavo stessimo diventando amici.»
   «Ehm, amici? non direi…»
   «Volevamo solo essere gentili…» provò ad aiutarlo Taeoh «E poi visto che anche noi ci saremmo andati lo stesso pensavamo di visitarlo tutti insieme.»
   «Già, e poi ci tengo a conoscerti meglio, Wendy, mi sembri una ragazza con la testa sulle spalle.»
   «È quello che pensavo anche io di te fino a ieri sera…»
   Dawon sentì un tonfo al cuore. Li avevano scoperti? Come era successo? Poi improvvisamente realizzò che Iris aveva sicuramente raccontato all’amica dei vestiti e si tranquillizzò.
   «Aspetta… forse ho capito cosa intendi. Si tratta di un fraintendimento, davvero. Non sono quel tipo di persona. Volevo solo che stessi comoda e visto che Iris si stava occupando di Taeoh ho fatto da solo e non ho pensato che stavo per fare una cosa inopportuna. Mi dispiace, ti chiedo scusa e ti prometto che starò molto più attento d’ora in poi.» Dawon si inchinò in segno di scuse. Wendy rimase colpita dal fatto che avesse ammesso il suo errore davanti a tutti, senza preoccuparsi degli sguardi delle persone sedute ai tavoli intorno, non se lo aspettava.
   «E va bene, sei perdonato.»
   «Possiamo venire con voi?»
   «Ok.» Wendy decise di arrendersi alla richiesta. «A questo punto mi sembra maleducato rifiutare.»
   I due ragazzi si scambiarono uno sguardo soddisfatto.
   «Per che ora pensavate di andare?» chiese Taeoh.
   «Tra poco, mangiate pure con calma, ci vediamo nella hall tra un’ora.» concluse Wendy.
   «Perfetto. A dopo allora.»
   Le due ragazze andarono ad aspettare Dawon e Taeoh all’ingresso. Per l’ennesima volta le indagini sarebbero state rallentate dalla presenza di non addetti ai lavori. Anche se non si aspettavano di trovare niente, il rischio che correvano portandosi dietro due civili era piuttosto alto. D’altro canto, però, sarebbero stati molto utili per confondere le acque e spacciarsi per semplici turisti.
 
   Un’ora dopo, i quattro si erano addentrati per le vie del quartiere più povero e malfamato della città. Le pareti esterne degli edifici erano ricoperte di dipinti, ognuna presentava un’opera d’arte diversa. Alcuni murales erano più stilizzati, altri più precisi e dettagliati e nel complesso coloravano il quartiere con tinte vivaci, facendolo apparire migliore di quello che in realtà non fosse. Mentre osservavano i murales, le due agenti tenevano d’occhio anche qualche tipo apparentemente sospetto che gironzolava per le strade. Ad un certo punto passarono per strada due uomini dall’aria familiare. Bassi, tarchiati e dai capelli grigi: visti di spalle somigliavano entrambi al magnate Kang TaeYoo. Per un breve tratto camminarono entrambi nella stessa direzione, ma alla prima traversa presero due vie opposte, allontanandosi a passo spedito. Sia Iris sia Wendy li avevano notati e non ebbero bisogno di dirsi nulla, bastò uno sguardo per decidere come agire. 
   «Sentite, ormai sono quasi le due, direi di velocizzare un po’ la visita. Io vado da quella parte, esploro la zona.» disse Wendy, inseguendo il primo uomo.
   «Ok, io guardo cosa c’è di là.» concordò Iris, tenendo d’occhio l’altro.
   «Chiama se trovi qualcosa di interessante!»
   «Ok!» Iris pensò che fosse meglio portare con sé almeno uno dei due ragazzi, in modo da dividersi le responsabilità. «Taeoh, vieni con me?»
   «Arrivo!» come si aspettava, il ragazzo la seguì senza porsi problemi.
 
   L’uomo seguito da Iris aveva rallentato il passo e, avvicinandosi a lui, l’agente aveva realizzato che non si trattava del loro obiettivo. Al contrario, l’individuo pedinato da Wendy, si era in qualche modo reso conto di essere inseguito e aveva cominciato a correre, addentrandosi in una via secondaria e facendo perdere le proprie tracce prima che la ragazza riuscisse a raggiungerlo. Dawon era perfettamente consapevole di ciò che stava accadendo. Una persona normale avrebbe cominciato a fare mille domande pur di sapere perché Wendy si fosse messa a correre dietro a un passante, ma anche Dawon era curioso di scoprire chi era l’uomo a cui le agenti davano la caccia, così sacrificò la recita e seguì la ragazza senza fare obiezioni. Improvvisamente partì uno sparo. Appena svoltato l’angolo, i due si resero conto che un gruppo di ragazzi, molti dei quali probabilmente nemmeno maggiorenni, erano nel bel mezzo di una rissa con armi da fuoco e coltelli. Due dei ragazzi tra quelli che avevano una pistola fecero partire altri colpi intimidatori. Wendy, di riflesso, si abbassò per proteggersi ed estrasse la pistola dal fodero, che teneva all’altezza della vita, nascosta dai vestiti.
   «Cosa state facendo!?» I ragazzi si girarono verso Wendy e Dawon e, spaventati, cominciarono a sparare nella loro direzione. Wendy fece in tempo a nascondersi dietro a un cassonetto, mentre Dawon tentò di raggiungere un riparo dall’altra parte della strada, ma, prima che riuscisse a mettersi in salvo, un proiettile lo colpì al braccio. Istintivamente strinse la ferita con la mano opposta, non riuscendo a trattenere un gemito di dolore, e raggiunse il riparo. Non aveva nemmeno portato armi con sé, non avrebbe potuto fare nient’altro.
   «Dawon!» urlò Wendy, preoccupata. L’agente uscì di nuovo allo scoperto, sparando ai ragazzi e colpendone uno alla gamba. Gli altri, temendo l’arrivo della polizia, lo abbandonarono lì e scapparono. Vedendo che ormai il pericolo era passato, Wendy mise via la pistola e raggiunse Dawon, che, seduto a terra, cercava invano di fermare il sangue che sgorgava copioso dalla ferita.
   «Dawon, rispondimi, dimmi qualcosa!» esclamò, accovacciandosi accanto a lui e controllando le sue condizioni.
   «S-sto bene…» rispose il ragazzo. Il suo volto stava diventando pallido. Aveva assolutamente bisogno di cure. Wendy chiamò l’ambulanza e poi avvertì anche Iris, chiedendole di raggiungerli. Dawon era sempre più debole e la sua vista cominciava ad annebbiarsi.
   «Dawon!» esclamò di nuovo Wendy, scuotendolo, preoccupata più che mai «Ehi! Parlami! Dimmi qualcosa!» purtroppo non arrivò nessuna risposta perché, un attimo dopo, Dawon perse i sensi.
   «Accidenti! Svegliati, idiota!»
   Proprio in quel momento arrivarono Iris e Taeoh, trafelati per la corsa.
   «Wendy!» esclamò Iris, richiamando l’attenzione dell’amica.
   «Cos’è successo?» chiese Taeoh, preoccupato e allo stesso tempo incredulo che uno come Dawon si fosse lasciato colpire così facilmente.
   «Siamo rimasti coinvolti in una sparatoria.»
   In lontananza si sentì il rumore della sirena dell’ambulanza avvicinarsi nella loro direzione. I medici fermarono l’autovettura in mezzo alla strada e caricarono in tutta fretta Dawon e l’altro ragazzo ferito alla gamba sulle barelle per trasportarli al pronto soccorso.
 
   Una volta arrivati in ospedale, i due infortunati furono portati d’urgenza in sala operatoria, mentre gli altri dovettero fermarsi in sala d’attesa. Wendy era in preda al rimorso per non essere riuscita a impedire tutto ciò. Con i vestiti ancora sporchi di sangue si era seduta su una delle sedie del corridoio e teneva la testa tra le mani. Vedendola così preoccupata, Iris cercò di consolarla e distrarla.
   «Wendy, tutto ok? Vado a comprarti un cambio di vestiti?»
   «No. È tutta colpa mia… se fossi stata più attenta non sarebbe successo.»
   «Cosa è successo di preciso, si può sapere?» chiese Taeoh in tono un po’ brusco, camminando nervosamente avanti e indietro davanti alla fila di sedie metalliche della sala d’attesa.
   «Taeoh, per favore.» lo rimproverò Iris, che non voleva far sentire ancora più in colpa Wendy.
   Taeoh non disse nulla, si limitò a pensare e ripensare a come fosse possibile che uno come Dawon si fosse lasciato colpire così facilmente.
   «Sono sicura che hai fatto tutto il possibile.» continuò Iris, rivolta all’amica.
   «Dovevo preoccuparmi prima di lui che di me stessa…»
   «Chiunque avrebbe reagito così, se fossi rimasta ferita anche tu non avresti potuto soccorrerlo.»
   «Mi dispiace… non volevo…»
   «Non è colpa tua, non potevi prevederlo! Senti, vado a comprarti qualcosa da mettere, non poi restare tutta sporca di sangue.»
   «Non fa niente…»
   «Dai, non fare così, ti sentirai solo peggio… ci metto un attimo.»
   «Ti accompagno.» disse Taeoh. Se fosse rimasto solo con Wendy era sicuro che non sarebbe riuscito a mantenere la calma e avrebbe finito per incolparla di tutto. Mentre scendevano in ascensore, Taeoh ne approfittò per mandare un messaggio a Daeju, spiegandogli la situazione e chiedendogli di indagare, così quest’ultimo si affrettò ad andare sul luogo della sparatoria a cercare indizi e parlare con le persone della zona. Nel frattempo, Taeoh e Iris cercarono un cambio per Wendy in un negozietto di vestiti vicino all’ospedale.
   «Tutto ok?» chiese al ragazzo Iris, mentre piegava e rimetteva al suo posto una maglietta che non andava bene. «Scusa per prima. Non volevo che ti arrabbiassi con lei, ma immagino sia preoccupato anche tu.»
   «Scusami tu, sono solo un po’ agitato. Dawon non è uno sprovveduto, mi chiedo cosa stesse pensando in quel momento per lasciarsi ridurre in quel modo... non volevo arrabbiarmi con lei.»
   «Sono sicura che Wendy ci spiegherà cosa è successo quando si sarà ripresa, probabilmente Dawon è stato colto alla sprovvista.»
   «Forse… spero si riprenda presto.»
   Mentre parlavano, Iris aveva trovato la taglia giusta ed erano andati insieme a pagare alla cassa.
   «So che in questo momento non possiamo fare niente, però sono sicura che andrà tutto bene, dobbiamo avere fiducia.» continuò la ragazza una volta fuori dal negozio.
   «Sembra che tu abbia fatto questo discorso altre volte…» osservò Taeoh. Ogni tanto si dimenticava che Iris era un’agente e probabilmente davvero si era trovata molte volte in situazioni simili.
   «Il fatto è che non c’è una cosa giusta da dire in questi casi.»
   «Stavo solo scherzando…» sdrammatizzò lui.
   «Io dicevo sul serio, voglio fare del mio meglio per stare vicino a Wendy, ma anche a te e Dawon.»
   «Sei più sensibile di quel che pensassi. In positivo intendo.»
   «Già, me lo rimprovero spesso.» concluse Iris, pensando che se si trovavano in questa situazione era perché si era affezionata a lui e a Dawon e non li aveva tenuti lontani dal suo pericoloso lavoro. «Andiamo, Wendy ci sta aspettando.» la ragazza si affrettò a raggiungere l’amica, rimasta sola ad aspettare che Dawon uscisse dalla sala operatoria.
 
 
 
***
 
 
 
   «Eccoci!» esclamò Iris, andando incontro a Wendy «Spero di aver azzeccato la taglia.»
   Wendy annuì tristemente e rispose solo «Grazie…» con voce flebile.
   «Dai, vai a cambiarti, tra un po’ avranno finito di operarlo. Non vorrai farti vedere così quando si sveglierà! Si spaventerebbe!» l’amica cercò inutilmente di convincerla a cambiarsi.
   «Aspetto ancora un po’…»
   «Uffa, ma quanto ci mettono?» esclamò Taeoh, tamburellando nervosamente con un piede mentre se ne stava mezzo rannicchiato su una delle piccole sedie di metallo della sala d’attesa. Era passata quasi un’ora da quando erano arrivati in ospedale.
   Alle due passate, le porte della sala operatoria finalmente si aprirono e i medici portarono fuori la barella su cui giaceva Dawon, privo di sensi. Solo in quel momento Wendy decise di alzarsi dalla sedia per correre incontro ai medici.
   «Come sta? Si riprenderà completamente, vero?»
   «Al momento è molto debole.» spiegò il chirurgo «Abbiamo dovuto fargli una trasfusione, ma il proiettile non ha creato fratture ossee per fortuna, credo che entro domani tornerà stabile.»
   «Grazie!»
   Anche Taeoh e Iris tirarono un sospiro di sollievo.
   «Per ora dovrà restare sotto osservazione, ha bisogno di molto riposo.» continuò il dottore «Chi di voi è il suo tutore?» Wendy e Taeoh alzarono la mano contemporaneamente. Il dottore li guardò un po’ confuso. «E siete? Fratello? Ragazza?»
   «Io sono un amico e collega…» rispose Taeoh, non sapendo esattamente come funzionassero le cose.
   «Non c’è un parente più stretto?» insistette il dottore. A quel punto Wendy, sentendosi in colpa e volendo assolutamente fare qualcosa per aiutare Dawon, decise di intervenire.
   «Io sono la sua ragazza! Può andare bene?»
   Iris la guardò con gli occhi spalancati come per dire “sei sicura di ciò che stai facendo?”. Il chirurgo non fece nessuna obiezione e, al contrario, sembrò piuttosto soddisfatto della risposta.
   «Ok, perfetto, allora potrai stare con lui finché non si risveglierà.»
   «Per te va bene?» chiese Wendy a Taeoh, pensando che magari lui avrebbe preferito non affidare il suo amico a persone che conosceva solo da pochi giorni.
   «Sì, certo.» rispose il ragazzo. Sapeva che Wendy era un’agente, perciò era sicuro di potersi fidare. In più se fosse rimasta lei ad assisterlo la notte, lui avrebbe potuto continuare le indagini insieme a Daeju.
   «Va bene?» chiese anche all’amica, ma fu immediatamente interrotta dal dottore.
   «Perché non dovrebbe andare bene? Ora seguitemi nella stanza del paziente. E poi la pregherei di cambiarsi signorina, gli abiti sporchi di sangue non sono igienici.»
   «Ah, sì.» Rispose Wendy, realizzando di avere ancora addosso gli abiti macchiati.
   «Tieni Wendy.» Iris porse il cambio all’amica per poi rispondere alla domanda di prima senza essere di nuovo oscurata dal chirurgo «Se vuoi restare con lui stasera non c’è problema.»
   «Stanotte vorrei rimanesse solo lei ad assisterlo.» continuò il medico «Se si sente stanca può chiedere il cambio al collega a una certa ora. Non è il caso di affollare troppo la stanza.»
   «Non c’è problema, posso rimanere io.»
   «Perfetto, allora vi lascio.» concluse soddisfatto, lasciando che gli infermieri sistemassero la barella e le flebo di Dawon.
   «Scusate… Sapete nulla dell’altro ragazzo rimasto ferito?» chiese loro Iris.
   «È più o meno nelle stesse condizioni, tra poco porteremo anche lui in questa stanza.» rispose uno dei due infermieri. Questa era una buona notizia, quando avrebbe ripreso i sensi le agenti avrebbero potuto fargli domande più precise sull’accaduto. «Ora però vi chiederei di andarvene, il paziente ha bisogno di assoluto riposo.» concluse l’infermiere.
   «Certamente, grazie.» rispose Iris, salutando poi l’amica.
   «A più tardi.» rispose Wendy «Avverti anche Lizzy…» ora che lei era fuori gioco per occuparsi di Dawon e c’era questa nuova situazione da chiarire Lizzy non avrebbe potuto tirarsi indietro, non poteva occuparsi di tutto Iris, o almeno così sperava.
   «Lo farò.»
 
 
 
 
***
 
 
 
 
   Iris e Taeoh rimasero nei paraggi dell’ospedale fino all’orario di visita serale, quando tornarono a trovare Wendy e Dawon. Il ragazzo non si era ancora risvegliato, ma tutti i suoi parametri vitali erano rientrati nella norma. Era solo questione di tempo prima che riprendesse conoscenza.
   Taeoh lanciò un’occhiata all’orologio a muro della stanza e realizzò che il tempo per le visite stava per scadere.
   «Credo che noi qui non possiamo fare altro.» disse, scostando la schiena dal muro a cui si era appoggiato.
   «Già, credo ci toccherà andare.» concordò Iris. «Wendy, se avessi bisogno di qualsiasi cosa non farti problemi a chiamare.»
   «D’accordo, grazie.» l’amica annuì, sforzandosi di sorridere.
   «Allora a domani mattina!» la salutò Iris.
   «Prenditi cura di Dawon!» aggiunse Taeoh.
   Wendy ricambiò con un cenno della mano e rimase ad osservare i due mentre lasciavano quell’asettica stanza d’ospedale.
 
   Iris e Taeoh presero un taxi per tornare insieme in hotel, ma per tutto il tragitto nessuno dei due osò dire nulla. Né uno né l’altra erano presenti al momento della sparatoria, perciò avevano entrambi le idee un po’ confuse su quanto accaduto. Gli unici a sapere con precisione come si erano svolti i fatti erano Wendy e Dawon, ma nessuno dei due si sarebbe sbottonato in presenza di qualcuno dell’altro gruppo, perciò Iris e Taeoh non avrebbero potuto fare altro che aspettare l’occasione di parlare a quattr’occhi con i rispettivi colleghi.
   Iris era preoccupata soprattutto per lo stato d’animo di Wendy, che si sentiva ingiustamente in colpa, e temeva che avrebbe finito per trascurare sé stessa pur di restare accanto a Dawon. Tuttavia, anche Taeoh le dava da pensare. La sua impressione era che il ragazzo non riuscisse ancora a credere a ciò che era successo e percepiva chiaramente il suo stato di tensione.
   Scesi dal taxi, i due entrarono nell’hotel, attraversarono la hall e si diressero all’ascensore.
   «Hai già avvertito Daeju?» Iris provò a spezzare il silenzio mentre aspettavano che raggiungesse il piano terra. Naturalmente non immaginava nemmeno che Taeoh avesse già inviato il collega a cercare indizi. 
   «Umm?» solo in quel momento il ragazzo sembrò distrarsi dai propri pensieri e abbandonare per un attimo la sua espressione preoccupata. «Gliel’ho solo accennato per messaggio. Non volevo si preoccupasse troppo.»
   «Immagino. Passi da lui adesso?»
   Taeoh annuì con un cenno del capo. «Non mi sarei mai aspettato che ci saremmo ritrovati in una situazione del genere.» si lasciò scappare un sospiro.
   «Mi dispiace…» ora anche Iris cominciava a sentirsi un po’ in colpa per non aver impedito ai ragazzi di seguirle. La stupida cotta per Taeoh le stava facendo perdere la fermezza nel fare il proprio lavoro.
   «Direi che Cancún non sarà più nella mia lista delle vacanze…» cercò di sdrammatizzare lui, recitando mestamente il proprio ruolo di turista.
   L’ascensore arrivò al piano terra. Scesero quattro persone, ma nessun’altro salì oltre a Iris e Taeoh.
   «Spero si sistemerà tutto.» cercò di dargli coraggio Iris. Poi digitò sul display i numeri dei piani. Le porte si richiusero.
   «Sono sicuro di sì. Dawon è più forte di quanto sembri, basta mettergli del cibo sotto al naso e si riprenderà in fretta.» Taeoh ce la stava mettendo tutta per mostrarsi ottimista, ma dentro di sé era arrabbiato come non mai con chi aveva fatto del male all’amico e il suo stato d’animo era irrimediabilmente tradito dall’espressione dura dei suoi occhi. «Tu hai sentito Lizzy?»
   «Sì, mi ha detto che starà in giro anche stasera.»
   «Umm. Tra un’oretta credo andrò a mangiare qualcosa con Daeju. Ti va di unirti a noi?»
   Iris ci pensò un attimo. Razionalmente avrebbe dovuto rispondere di no, lo sapeva. Ma in quel momento si era resa conto che, per quanto lo stesse negando a se stessa, in fondo anche lei si sentiva frastornata, stanca, in balìa degli eventi. Persino l’idea di passare la serata in solitudine la rendeva inquieta. Ripetersi che era forte e indipendente, che non aveva bisogno di nessuno, non sarebbe servito a nascondere che invece avrebbe tanto voluto una spalla a cui appoggiarsi.
   «Va bene, grazie!»
   «Figurati. Bene, ora non mi resta che fare due chiacchiere con Daeju.»
   «In bocca al lupo! Spero non la prenda troppo male.»
   «Sono sicuro di no. In fondo Dawon si riprenderà, quindi non c’è motivo di disperarsi troppo.» ancora una volta il tono di voce di Taeoh suonava perfettamente tranquillo, ma l’espressione sul suo volto era rigida. Iris non riuscì a ignorarlo, forse perché vedeva in lui lo stesso bisogno di conforto a cui lei stessa anelava, e lo abbracciò.
   Taeoh rimase sorpreso. Stava davvero ricevendo supporto morale dalla ragazza che doveva uccidere? Pensò che Iris aveva una capacità di tenere i nervi saldi incredibile, ma era soprattutto la forza che stava dimostrando rassicurando costantemente lui e Wendy ad averlo colpito. Era abbastanza sicuro che anche lei dentro di sé non se la stesse passando bene. Come avrebbe potuto? Eppure non lo lasciava trasparire, almeno non a parole, perché, in quel momento, così vicina a lui, gli sembrò tanto piccola e fragile da non poter fare a meno di stringerla forte a sé e sorriderle nel tentativo di rassicurarla. Stava diventando sempre più difficile piegarsi al volere di Ray. Non era più indifferente. Probabilmente non sarebbe riuscito ad evitare il futuro, ma decise che almeno per quella sera voleva starle accanto in modo sincero.
   «Allora a dopo, sono arrivata.» La ragazza sciolse l’abbraccio. Sul display era apparso il numero del suo piano.
   «A presto.» La salutò Taeoh, guardandola scomparire oltre le porte automatiche. Lui sarebbe sceso al piano successivo.


Fine cap. 13
____________________________



Eccoci alla fine anche di questo capitolo!
Dawon è stato preso alla sprovvista ed è finito in un brutto guaio. Un bel paradosso essere salvato dalla ragazza che doveva uccidere! Chissà come la prenderà al risveglio.
Nel frattempo scopriamo un Taeoh più vulnerabile di quel che sembrasse. Ormai ha ceduto a Iris, ma il tempo scorre e ha un compito da portare a termine. Riuscirà ad impedire l'inevitabile?
Lo scopriremo nei prossimi capitoli! Stay tuned!

Misa

 

Ps: ho risolto il problema della qualità dell'immagine. :)
 
  
  
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