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Autore: Soul Mancini    07/11/2020    5 recensioni
[Scritta per il compleanno di Jia, OC controversa ma tanto amata ♥]
“Hai una faccia tremenda oggi, me ne sono accorto dal momento in cui sei entrata al palaghiaccio. Non che tu in genere abbia una faccia allegra, ma oggi sembra che tu voglia uccidere qualcuno. Cos’è successo?”
Magari voglio davvero uccidere qualcuno, pensò Jia con una punta di ironia, ma evitò di esprimerlo ad alta voce e si limitò a stringersi nelle spalle. “Niente.”
“Non è vero” obiettò subito Randy.
La ragazza sbuffò. “Vattene e lasciami in pace.”
“Ho ragione a dire che sei più nervosa del solito!” esclamò lui.
“Sono nervosa da quando sono nata.”
“Dai, Jia…”
Lei incrociò le braccia al petto. [...]
“Mio padre” disse infine, tenendo lo sguardo basso e scalciando via alcune stelle filanti che aveva tra i piedi.
“Cos’ha combinato stavolta?”
- DECIMA CLASSIFICATA al contest "Wr-Ink-Tober" indetto da fantaysytrash sul forum di EFP.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ice'
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Jia
The day my dreams fade away
(it’ll never come)

 
 
 
 
Il confusionario frastuono della città rimbombava ovattato e lontano tra le pareti del palaghiaccio, che pareva quasi una bolla staccata dalla realtà, un luogo fatto di quiete.
Jia quel giorno, al termine della lezione di pattinaggio, si era attardata là dentro e, dopo essersi sfilata i pattini e aver raccattato le sue cose, si era avvicinata al bordo pista ed era rimasta immobile a osservare la lastra di ghiaccio graffiata dalle lame, su cui si rifletteva la luce biancastra dei faretti appesi al soffitto.
Sul suo viso dai tratti orientali si era dipinta un’espressione imperscrutabile e un po’ truce, quella che nessuno riusciva mai a decifrare. In effetti nemmeno lei riusciva a mettere ordine nel caos che le era scoppiato dentro poco prima di uscire di casa, un misto di rabbia, disperazione e paura. Non era certo la prima volta che discuteva con suo padre, ma quella volta era stato diverso.
E ora stava facendo una fatica incredibile a lasciare il palaghiaccio; in parte perché non aveva nessuna voglia di tornare a casa e avere a che fare con i suoi genitori, in parte perché temeva che quella sarebbe stata l’ultima volta.
Se affinava l’udito, poteva sentire il leggero fruscio dei fogli proveniente dal ventre dell’edificio; al termine della lezione Celia, la sua allenatrice, si era recata presso gli spogliatoi annunciando che aveva diversi documenti da compilare. Probabilmente la donna era convinta che tutte le sue allieve fossero andate via, dal momento che Jia non si era fatta scoprire.
Sospirò appena e si domandò se avrebbe dovuto salutare per sempre anche lei nei prossimi giorni.
Ah, ma ci stava davvero riflettendo? Suo padre era riuscito seriamente a metterle paura con le sue minacce e le sue parole? Jia scosse la testa: avrebbe lottato con le unghie e con i denti, non gli avrebbe mai permesso di portarle via l’unica cosa al mondo che la facesse stare bene.
Lanciò un’altra occhiata alla distesa lucida davanti a sé, si soffermò sui riflessi di luce che andavano a incastrarsi tra le scheggiature del ghiaccio e si disse che avrebbe dato la vita pur di salire ancora sui suoi pattini.
Era talmente presa dalle sue riflessioni che si accorse troppo tardi di una presenza alle sue spalle, avvicinatasi di soppiatto.
Un improvviso grido la fece sobbalzare, ma prima che potesse reagire in qualsiasi modo qualcosa la colpì in pieno viso; Jia non seppe classificarlo in un primo momento, ma non le fece male, era leggero e morbido come la carta.
Solo quando riaprì gli occhi si accorse di averli chiusi e di aver sollevato le mani in aria, come a volersi riparare da quell’attacco.
“Randy!” ringhiò subito quando mise a fuoco il volto divertito del ragazzo.
“Dolcetto o scherzetto?” ribatté lui in tono innocente, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Continuando a trucidarlo con lo sguardo, Jia si passò le mani tra i lunghi capelli e le sue dita si impigliarono in alcune striscioline di carta. Lanciò una breve occhiata verso il basso: i suoi vestiti, le sue scarpe, il pavimento… era tutto ricoperto di stelle filanti nere e arancioni.
“Ma come cazzo ti saltano in mente certe cose?” strillò, spintonando Randy all’indietro e allontanandosi di qualche passo, i pugni stretti e la rabbia che non faceva che moltiplicarsi dentro di lei. Era già una pessima giornata, ci mancava solo quell’idiota a peggiorare ulteriormente le cose.
Randy riusciva a essere tremendamente inopportuno quando ci si metteva; Jia certe volte si domandava come potessero essere amici.
Lo erano davvero, poi?
“E dai, Jia, perché prendi sempre così male gli scherzi che ti faccio?” esclamò lui senza perdere la sua consueta allegria, accostandosi e piazzandosi di fronte a lei per tentare di incrociare il suo sguardo.
“Perché sono tutti di pessimo gusto” ribatté lei in tono rabbioso, strofinandosi i palmi sui vestiti per scacciare le stelle filanti che le si erano appiccicate addosso.
“Ma tu non sorridi nemmeno oggi che è Halloween?”
“Sai quanto me ne frega, di Halloween? E lasciami in pace” lo liquidò, allontanandosi nuovamente. Quel giorno non poteva davvero sopportare il suo sorrisone entusiasta, la sua voglia perenne di scherzare, e perfino le stupide striscioline nere e arancioni che le erano rimaste impigliate nelle scarpe le mettevano voglia di piangere dalla rabbia e spaccare tutto.
Randy era sempre felice, non gli succedeva mai niente di brutto.
Se ne sarebbe potuta andare dal palaghiaccio, ma la verità era che non ne aveva nessuna voglia. Andò a sedersi su una panchina e sperò quasi che Celia giungesse in quell’esatto momento: avrebbe dato di matto non appena si fosse accorta del casino che suo figlio aveva fatto con le stelle filanti.
“Jia, guarda che l’ho fatto per tirarti su di morale.” Randy le si accomodò a fianco.
“Non ho bisogno che qualcuno mi tiri su” mentì lei in tono piatto.
Qualunque altra persona ci avrebbe creduto, ma non Randy. Lui la conosceva meglio di chiunque altro e, anche se Jia provava a eludere le sue domande e fregarlo, non ci riusciva mai.
Infatti lui scosse il capo e alcuni riccioli ramati gli piovvero sulla fronte. “Hai una faccia tremenda oggi, me ne sono accorto dal momento in cui sei entrata al palaghiaccio. Non che tu in genere abbia una faccia allegra, ma oggi sembra che tu voglia uccidere qualcuno. Cos’è successo?”
Magari voglio davvero uccidere qualcuno, pensò Jia con una punta di ironia, ma evitò di esprimerlo ad alta voce e si limitò a stringersi nelle spalle. “Niente.”
“Non è vero” obiettò subito Randy.
La ragazza sbuffò. “Vattene e lasciami in pace.”
“Ho ragione a dire che sei più nervosa del solito!” esclamò lui.
“Sono nervosa da quando sono nata.”
“Dai, Jia…”
Lei incrociò le braccia al petto. Stava cominciando a prendere in considerazione l’idea di dirglielo, giusto per farlo stare zitto; sapeva già che non l’avrebbe lasciata in pace tanto facilmente, lui era fatto così. E in fondo non era un grande segreto: Randy conosceva bene la situazione che lei viveva ogni giorno a casa sua, negli anni precedenti l’aveva portata gradualmente ad aprirsi – sfinendola e tempestandola di domande – e ora era uno dei pochi a sapere ciò che viveva e provava.
Per quanto certe volte sentisse di detestarlo, era l’unico in grado di ascoltarla e accettarla così com’era. E sotto sotto, anche se non l’avrebbe mai ammesso, anche lei stava cominciando a convivere col suo carattere esplosivo e perfino ad apprezzarlo.
“Mio padre” disse infine, tenendo lo sguardo basso e scalciando via alcune stelle filanti che aveva tra i piedi.
“Cos’ha combinato stavolta?” chiese il ragazzino dopo qualche istante di pausa.
“Ha minacciato di non farmi più venire a pattinaggio.” E, mentre parlava, la rabbia ricominciò a montare dentro di lei.
“Ma ti minaccia sempre e non l’ha mai fatto” le fece notare Randy in tono rassicurante.
“Ma stavolta è diverso.” Jia prese un profondo respiro e cominciò a torcersi nervosamente le dita. Non aveva tanta voglia di parlarne. “Finché vado bene a scuola, a lui non importa cosa faccio nel mio tempo libero. Non è mai stato d’accordo sul pattinaggio, me l’ha sempre fatto pesare, ma io non gli ho mai creduto quando ha detto che me l’avrebbe impedito.”
“Quindi tu ora hai preso un brutto voto e lui si è arrabbiato?”
Jia si mise in piedi, le mani tremanti per la rabbia. Si avvicinò a bordo pista e ancora una volta si rese conto che non ne avrebbe mai potuto fare a meno. “Non è che ho preso un brutto voto. Semplicemente non sono stata brillante come al solito, non ho preso il massimo, e lui ha cominciato a sbraitare che era colpa di questo inutile sport, che dovrei spendere più energie per il mio futuro e la mia carriera da donna d’affari… ma cosa ne sa lui della carriera che voglio io?”
Randy era rimasto al suo posto, ad ascoltare le parole della sua amica che si facevano man mano più irate. Per l’ennesima volta si ritrovò a pensare a quanto fosse paradossale: lui, che non aspirava a fare strada nel mondo del pattinaggio, era il figlio di un’allenatrice, mentre Jia voleva diventare un’agonista ed era nata in una famiglia che si opponeva a quella sua passione. Poco importava che la situazione economica e sociale della ragazza fosse migliore: lei stava male e – Randy lo sapeva – sarebbe stata disposta a vivere in un monolocale e morire di fame pur di inseguire il suo sogno.
“Ma, scusa… non è tua madre a pagare le tue lezioni di pattinaggio? Cosa c’entra lui?” le chiese.
“Ricordati che il signor Huang ottiene sempre quello che vuole” sputò Jia in tono sprezzante, poi si voltò nuovamente verso il suo amico, ma senza trovare il coraggio per incrociare il suo sguardo. Quando doveva parlare di sé, di ciò che le accadeva e dei suoi sentimenti – soprattutto delle sue debolezze – Jia perdeva tutta la sua sfrontatezza. “Tanto a mia madre non importa niente, e se lui le chiederà di smetterla di mandarmi a pattinaggio, lei eseguirà senza farsi domande. Lei paga l’abbonamento, ma non perché sia dalla mia parte.”
Dietro quella corazza di rabbia e risentimento, Randy riconobbe tanta tristezza, paura e disperazione. La sua migliore amica si mostrava sempre così fredda e scontrosa, ma la verità era che aveva tanta paura di affrontare da sola quella battaglia.
Era soltanto una ragazzina che non aveva nemmeno compiuto quattordici anni.
Fu Jia a rompere nuovamente il silenzio: “Certe volte mi chiedo come posso essere figlia di un tizio talmente stronzo da volermi togliere l’unica cosa che mi fa felice”.
Randy si mise in piedi e si passò una mano tra i capelli ricci e scarmigliati. Lui non era di sicuro la persona più adatta a parlare di argomenti così complicati e dare consigli, ma cercava sempre di fare del suo meglio quelle poche volte in cui Jia si confidava.
“Hai mai provato a spiegargli che per te è importante?”
Lei annuì appena. “Dice che è solo un capriccio e che prima o poi passerà, quindi non è il caso di buttare tutto all’aria per un motivo così stupido. Capito? Io, i giorni in cui vengo ad allenarmi qui, studio di notte pur di prendere buoni voti e farlo contento… cos’altro vuole che faccia?” Il suo tono di voce non era più così arrabbiato, ma colmo di stanchezza e rassegnazione.
“Ma questo è il tuo sogno, Jia. Lui non te lo può portare via, dico bene?” ribatté prontamente Randy, col cuore in gola e la voce piena di speranza. Non avrebbe mai sopportato che la sua amica si arrendesse, proprio lei che non si lasciava mai scoraggiare da niente e nessuno.
Jia scosse il capo, come a volersi riscuotere: si era aperta decisamente troppo per quel giorno, non avrebbe aggiunto altro. Nonostante si trovasse sola con Randy, con cui ormai non aveva quasi segreti, aveva bisogno di scacciare quella bruttissima sensazione che sentiva addosso tutte le volte che si sentiva debole.
Non avrebbe più parlato, del resto suo padre non meritava di essere nominato ancora. Si sarebbe chiusa nuovamente in se stessa, sarebbe tornata la Jia glaciale di sempre e avrebbe finto che andasse tutto bene.
Sollevò lo sguardo e, per la prima volta da quando era cominciata quella conversazione, incrociò gli occhi verde bottiglia di Randy che erano sempre così calmi, luminosi e pieni di speranza. Quel ragazzino era una delle poche persone che credeva davvero in lei – Jia non era nemmeno certa di meritarlo – e, con quel viso arrotondato, pieno di lentiggini e dai tratti ancora infantili, le ricordava ogni giorno come si viveva.
Mise su un un’espressione sicura e annuì. “Nessuno, tanto meno lui, mi impedirà di diventare una pattinatrice agonista. Non gli darò mai questa soddisfazione.”
Randy si aprì in un sorriso soddisfatto e raggiante. “Anche se non ti manderà più al palaghiaccio. A costo di riempire la vasca da bagno di acqua fredda, farla congelare e pattinare lì!”
“Sì, che idea brillante…” tentò di ironizzare lei, ma come al solito il tentativo fallì per colpa della serietà sul suo volto e nella sua voce.
Ma il ragazzo capì anche quella volta e ridacchiò. “Sai Jia, non posso proprio pensare a te e al pattinaggio come due cose separate. Altrimenti non saresti tu.”
Lei si strinse nelle spalle e le venne quasi da sorridere, più per il fatto che lei e Randy stessero riuscendo ad avere una conversazione civile che per le parole in sé. Litigavano sempre loro due, erano come il bianco e il nero, come l’estate e l’inverno.
“Senti, mi è venuta un’idea che potrebbe tirarti su di morale” si illuminò a un certo punto il ragazzino, piazzandosi di fronte a Jia con il suo solito sorrisone sbilenco.
Lei indietreggiò istintivamente di un passo e lo fulminò con lo sguardo. “Non avrai mica un altro pacco di quelle maledette stelle filanti!”
Lui scoppiò a ridere. “No, e anche se lo avessi non lo userei, mi sono reso conto che quello scherzo non è andato proprio a buon fine…”
“Ma va’? E non potevi accorgertene prima di farlo?”
“Che noiosa che sei certe volte!” la sbeffeggiò, scalciando alcune stelle filanti nella sua direzione. Ormai si erano sparse ovunque sul pavimento, le avevano trascinate loro stessi.
“Non stavi per proporre qualcosa?” gli ricordò lei con fare disinteressato, ma in realtà Randy era riuscito a instillarle un pizzico di curiosità.
Lui allora le si avvicinò e prese a parlare a bassa voce. “Sono le sette e un quarto, è Halloween, la città è in festa e tu hai bisogno di distrarti… perché non usciamo?”
“Non abbiamo il permesso. Io ora dovrei tornare a casa mia.”
“E chi se ne importa?”
Jia inarcò le sopracciglia. “Vuoi andartene in giro senza dirlo a tua madre?”
Lui si strinse nelle spalle, come fosse la cosa più ovvia del mondo. “Tu non vuoi vedere i tuoi genitori, io non voglio sorbirmi l’ennesima maratona di CSI New York insieme a mia madre… non ci succederà niente di grave. E poi voglio vedere la gente in maschera e comprare le castagne arrosto!” si entusiasmò.
“A me non piace Halloween.”
“A te non piace niente, Jia Huang.”
“E poi non siamo travestiti.”
Randy le strizzò l’occhio. “Vestita di nero e con quella faccia da morta vivente, in realtà tu ti intoni benissimo all’atmosfera!”
“Pensa a te e ai tuoi terribili capelli rossi” ribatté la ragazzina, piccata.
“Non sono rossi, sono castani con dei riflessi ramati” precisò lui.
Jia sospirò, si avvicinò alla panchina su cui aveva abbandonato la sua borsa e se la mise in spalla. “E va bene, andiamo a fare questa passeggiata…”
Randy lanciò un grido vittorioso e la seguì verso l’uscita del palaghiaccio, non prima di essersi assicurato che Celia non avesse sentito nulla e non se ne accorgesse.
“Non gridare, altrimenti ti mollo là fuori da solo” lo minacciò Jia.
“Meglio, vorrà dire che mangerò pane alla zucca anche da parte tua.”
“Vendono anche il pane alla zucca?”
“Certo! E se ti togli quel broncio dalla faccia, te lo offro io!”
“Ho i soldi per comprarlo.”
“Che antipatica che sei, Jia Huang!”
“Che palla al piede che sei, Randy Baker!”
 
 
Con qualche stella filante ancora incastrata tra i lacci delle scarpe, una ragazzina dai tratti orientali e l’aria annoiata e un ragazzino di quasi tredici anni con la faccia da bimbo facevano la fila in un botteghino che vendeva diverse leccornie a tema Halloween, battibeccando tra loro. Tutt’attorno era un tripudio di persone dalle più disparate età travestite da zombie, mummie, vampiri, streghe e diavoli; nell’aria risuonavano voci e risate, colonne sonore di celebri film horror e tormentoni del periodo.
Quando arrivò il loro turno, Jia si rivolse al venditore ambulante: “Due pagnotte alla zucca, grazie”.
“Ehi, non mi hai nemmeno chiesto cosa volevo!” protestò Randy, esibendosi in un adorabile broncio.
“Stai zitto.”
“E se la zucca mi facesse schifo?”
“Lo so benissimo che ti piace. E se così non fosse, ti toglierei il saluto.” Jia si sporse sul bancone per porgere all’uomo dall’altra parte una banconota, poi afferrò il sacchetto con gli acquisti e trascinò via Randy. Da quando le aveva proposto di comprare il pane alla zucca, lei aveva già deciso di pagare e così era stato.
“Ehi, ma dovevo offrire io questa volta!” protestò il ragazzo mentre si dirigevano verso un’aiuola posta al centro dell’ampio marciapiede.
“Non rompere” ribatté Jia evasiva, ripulendo il basso muretto dal mantello di foglie secche che vi si era depositato sopra.
I due si accomodarono sul bordo dell’aiuola e presero una pagnotta alla zucca a testa.
Randy non poté trattenersi dal ridacchiare nel vedere la sua amica divorare il suo pasto con insolita voracità.
“Che hai da guardare?” si indispettì subito lei, aggrottando le sopracciglia.
“Possibile che questa roba ti piaccia così tanto da togliermi il saluto se mi facesse schifo?”
Lei si strinse nelle spalle e continuò a masticare il suo boccone.
Randy piegò appena la testa di lato. “Almeno so già cosa regalarti per il compleanno.”
“Compleanno?!”
“Non fare la finta tonta: tra una settimana compi gli anni!”
Ah già, il 7 novembre stava nuovamente per arrivare.
“Ma io non voglio nessun regalo.”
“E perché?”
“Perché non è una cosa importante.”
“Sì che lo è invece! Ti farò trovare una zucca gigante sui pattini al palaghiaccio!”
Jia si batté una mano sulla fronte mentre il suo amico scoppiava a ridere per la sua reazione. “Ma perché io ti sto ancora a sentire?”
Eppure, con le strepitanti chiacchiere di Randy a riempirle le orecchie, il pane alla zucca ancora caldo stretto tra le dita e l’atmosfera festiva e allegra tutto intorno, Jia ebbe l’impressione che quella sera i suoi problemi fossero scomparsi.
 
 
 
 
♠ ♠ ♠
 
 
AUGURI JIAAAAAAAA *______________* LA MIA BIMBETTA DIFETTOSA!!!!!!!!!!!
Ventiquattro anni, ma ci pensate? :’3
Oooookaaaaaay… questa storia è brutta al limite del raccapricciante, mi fa schifo la trama, mi fa schifo come l’ho scritta, mi fa schifo come ho sviluppato il pacchetto del contest, ma oggi sono davvero a pezzi, i miei neuroni sono in condizioni pietose e se non avessi riletto questa storia prima di pubblicarla avreste potuto trovare errori grammaticali di ogni genere tipo “ha un c’erto punto”…
MA PER I COMPLEANNI DEI MIEI PERSONAGGI SONO DISPOSTA A PIANGERE SANGUE SUL PC SE NECESSARIO U.U i miei adorati figlioletti! Ecco perché ho fatto l’enorme sacrificio di concludere e pubblicare questa storia oggi, ci tenevo troppo a festeggiare la mia piccola *-*
Perché sì, sarà anche una dinosaura antipatica, scontrosa, acida e scorbutica (non per niente è nata sotto il segno dello Scorpione AHAHAHAHA), io voglio un mondo di bene a Jia, è anche lei una mia creaturina e io la amo così com’è *_________*
E poi vabbè, Randy ♥
In realtà stavolta non ho tanto da spiegare, scrivo queste NdA solo per lamentarmi fare gli auguri a Jia XD e, dato che ci sono, aggiungo anche qualche noticina per la giudice e per chi non conosce la serie!
Faccio accenno ai tratti orientali della protagonista perché Jia (come forse avrete intuito da nome e cognome) ha origini cinesi. La sua famiglia è benestante e agiata, suo padre è un uomo d’affari mentre sua madre è un avvocato, dunque sperano che la figlia segua le loro orme.
Per quanto riguarda Randy, mi sembra che nella storia si capisca abbastanza, ma comunque: oltre a essere il migliore (unico) amico di Jia, è anche il figlio di Celia, l’allenatrice della ragazza; è praticamente cresciuto al palaghiaccio ed è lì che i due si sono incontrati per la prima volta.
Bene, non mi dilungherò oltre ^^ ringrazio chiunque abbia avuto il coraggio di arrivare fin qui, ringrazio fantaysytrash per la bellissima iniziativa e ANCORA TANTISSIMI AUGURI ALLA MIA JIA *_______*
Alla prossima, ora me ne vado a letto e spero di svegliarmi dopodomani XD
 
 
   
 
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