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Autore: Liberty89    08/11/2020    0 recensioni
Piccoli momenti di McHanzo narrati in piccole storie.
1. Whisky e Sakè
2. Centro
3. Mission
4. Sicuro
5. Smemorato
6 - 1.2. Backpfeifengesicht - Questa storia partecipa alla “Parole Intraducibili Challenge” indetta sul gruppo facebook “Il Giardino di Efp”
7. L'ananas della discordia
8. Flue - Storia scritta per la 4shipschallenge indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanzo Shimada, Jesse Mccree
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Flue
Autore: Liberty89
Genere: Hurt/Comfort, Fluff, Romantico
Rating: Verde
Personaggi: Jesse McCree, Hanzo Shimada
Avvertimenti: One-shot, Shonen-ai
Note dell’autore: Storia scritta per la 4shipschallenge indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction


Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.

 
Flue

Un nuovo colpo di tosse gli sconquassò il petto con violenza e lo lasciò esausto, sudato e imbronciato su quello che aveva definito il suo letto di morte. Non bastava il raffreddore che gli aveva fatto somigliare il naso a una grossa fragola, ovviamente dovevano aggiungersi la febbre e una tosse che più secca di così non si poteva. Si sentiva un vecchio di novant’anni con tutti quei dolori articolari e il torace così dolorante da sembrare sul punto di aprirsi in due.
Jesse McCree prese i respiri più profondi che gli riuscirono. Quegli attacchi di tosse lo lasciavano sempre senza fiato. Chiuse gli occhi, ci mancava solo una polmonite a questo punto.
Era talmente rintronato dal suo stato influenzale da non accorgersi nemmeno della porta della stanza che veniva aperta e richiusa. Una fresca mano posata sulla sua fronte rovente lo distolse dai suoi pensieri.
“Hanzo…” Il nome del suo compagno gli uscì in un soffio rauco, ma avrebbe sopportato anche la sensazione della gola ridotta a carta vetrata per giorni se ogni volta avesse ricevuto in cambio quel sorriso.
Infatti, il giapponese gli rispose con un sorriso piccolo e dolce, qualcosa di molto raro da vedere sul suo viso. “Ehi Jesse, come ti senti?”
“Una vera merda…” Rispose, tossendo subito dopo. “Hanzo, è vero che non mi lascerai morire così? Eh?”
A quelle parole l’arciere rise. “Oh, andiamo. Non stai morendo, hai solo l’influenza. Certo, un’influenza molto brutta, ma vedrai che passerà nel giro di qualche giorno. Ti basterà seguire delle istruzioni molto semplici e guarirai prima che tu te ne accorga.”
Jesse avrebbe replicato sicuramente con qualcosa riguardo la noia che lo avrebbe potuto uccidere molto prima della malattia, o che erano tutte bugie, che sarebbe rimasto confinato in quel letto per chissà quanto tempo e che lui si sarebbe stancato di fargli da badante e lo avrebbe abbandonato al suo triste destino. Il suo compagno, però lo colse di sorpresa e uccise la sua risposta sul nascere: Hanzo si era chinato su di lui e gli aveva baciato la fronte con una leggerezza unica, con una dolcezza che era ancora più rara di quel sorriso che gli aveva mostrato poco prima. Lo guardò con meraviglia, affascinato da quanto riuscisse a leggere sul viso di Hanzo nel suo stato febbrile.
“Resterò con te tutto il tempo, mi prenderò cura di te.” Lo rassicurò il giapponese, accarezzandogli la testa e districando le ciocche disordinate con le dita. “Te lo prometto.”
Quello fu uno dei tanti momenti in cui Jesse McCree, noto attaccabrighe e portatore di caos ovunque mettesse piede, si chiese cos’avesse mai fatto di buono nella sua vita piena di disastri ferroviari per meritarsi un angelo come Hanzo Shimada al proprio fianco.
“Adesso ti aiuto ad alzarti, è ora che tu mangi qualcosa e prenda la medicina, altrimenti quest’influenza non passerà mai.”
L’americano annuì, distratto, perché solo in quel momento si accorse del vassoio posato sul comodino vicino al letto. Fece leva sui gomiti per alzarsi, ma Hanzo fu più veloce nel mettergli un braccio attorno alle spalle per tenerlo sollevato, mentre con l’altro sistemava i cuscini dietro la sua schiena. Era così strano per lui avere qualcuno che lo accudisse per una banale influenza, per quanto brutta fosse. Di solito avevano a che fare con ferite più o meno gravi, infezioni e avvelenamento con una febbre che avrebbe fritto il cervello a chiunque, questa volta invece dovevano affrontare la brutalità di un naso gocciolante, febbre alta ma non a un livello tale da giustificare un bagno nel ghiaccio, e una brutta tosse. Tosse che giusto in quel momento volle ricordare la propria fastidiosa presenza. McCree si piegò in avanti, tossendo nel pugno, ma il suo compagno lo costrinse a tornare dritto e prese a massaggiargli la schiena, finché non si calmò.
“Ecco, prendi.” Disse poi, porgendogli un bicchiere d’acqua.
Bevve avidamente e non si accorse della mano di Hanzo che sostava a qualche centimetro dal vetro, pronta a reagire le sue fossero venute meno. Sparito il bicchiere, si ritrovò il vassoio con una ciotola di zuppa ancora fumante, posato in grembo.
“Mangia quello che ti senti, d’accordo? Torno tra un minuto.” Hanzo si congedò con un bacio sulla tempia e si girò per uscire dalla stanza.
“Non mi imbocchi?” La domanda gli uscì con un tono così triste e amareggiato che avrebbe sciolto il cuore di chiunque, ma Hanzo beh- Hanzo rise.
  
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