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Autore: _Cthylla_    11/11/2020    2 recensioni
[Sequel della fanfic del 2013 “The Specter Bros’”]
Dopo la battaglia che ha portato alla distruzione dell’Omega Lock, molte persone in entrambe gli schieramenti si sentono perse o hanno perso qualcosa -o, ancora, qualcuno.
Il ritorno di vecchie conoscenze più o meno inaspettate sarà destinato a peggiorare ulteriormente la situazione o porterà qualcosa di buono?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Autobot, Decepticon, DJD/Decepticon Justice Division, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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(Un altro po’di chiacchiere)
 






 
 
 




 
 


 
«M-mi… mi dispiace… mi dispiace…»
 
La visuale di Spectra era piuttosto confusa ma era riuscita comunque a riconoscere Tarn, che in modo fermo ma delicato stava stringendo la mano con cui lei l’aveva accarezzato tenendola ancora poggiata sulla maschera.
 
Le parve di sentire un “Non sforzarti” in risposta, poi di vedere dei sensori ottici azzurri e stanchi e delle manine piccole che riuscì in qualche modo a ricondurre a Nickel.
Non era particolarmente lucida e si sentiva come se una schiacciasassi le fosse passata sopra dieci volte, ma continuò a ripetere “Mi dispiace, mi dispiace”, o almeno a provare a farlo con quel filo di voce che riusciva a far uscire. A un certo punto ebbe l’impressione di non star emettendo alcun suono ma continuò a dirlo lo stesso, decisa a far intendere quel suo messaggio e sperare che in futuro sarebbe riuscita a farlo arrivare a tutti, anche a Soundwave e anche a…
 
Dov’era Dreadwing?
 
Continuò a ripetere “Mi dispiace” finché la stanchezza la trascinò nel buio caldo e avvolgente della ricarica.
Aveva proprio bisogno di dormire.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo vari minuti di tensione,  Tarn permise a se stesso di rilassarsi almeno un po’.
 
«Prognosi?» domandò a Nickel.
 
«Il fatto che si sia svegliata significa che non andrà offline per un altro crollo improvviso. Al momento è in una fase di comune ricarica» rispose la minicon, indicando gli schermi di certi macchinari «Il che è normale. Inoltre ha parlato, il fatto che le sue condizioni mentali non sembrino causarle afasia è positivo anch’esso. Non sono sicura che sapesse dove si trova e con chi…»
 
«Mi ha riconosciuto» disse rapidamente Tarn «Prima che ti svegliassi. Ha detto il mio nome e mi ha toccato il viso, o meglio, la maschera».
 
«Anche questo è un buon segno» annuì Nickel, tornando a guardare Spectra «Però non significa che sia tutto a posto, immagino che te ne renda conto. Dovrò informare il suo compagno di vita che non ho la minima intenzione di farle lasciare questa astronave in tempi brevi, anche se si è svegliata: era vicinissima a finire offline solo poche ore fa, bisogna continuare a seguirla da vicino e in modo costante. Mi auguro per lui che arrivi a capirlo».
 
«Se non ci riuscirà da solo darò il mio contributo perché lo faccia» replicò Tarn «Puoi contare su questo».
 
“Non ne dubitavo guarda” pensò Nickel. «E il colpo che ha preso ha danneggiato parecchio il suo regolatore di temperatura, ho dovuto mettergliene uno nuovo ma ci vorrà un po’perché si installi a dovere. Quando in futuro potrà uscire almeno dall’infermeria consiglierei che lo faccia avvolta in una coperta termica o qualcosa di simile, così che resti più costante».
 
«Sarà fatto. Altro?»
 
«Il mio pensiero non va solo alle sue condizioni fisiche, penso che tu lo sappia già. Eravamo lì tutti e due quando ha cercato di farsi uccidere, perché è di questo che si è trattato, e non vorrei che cerchi di fare il bis» disse la prioniana, schietta come suo solito «Quindi va tenuta d’occhio, ma in tutto questo bisogna cercare di non farla sentire un’invalida pazza senza speranza: peggiorerebbe la situazione. Bisognerebbe anche capire di preciso perché ha fatto quel che ha fatto, sperando che ne voglia o ne riesca a parlare, e partendo da quello cercare di darle dei “punti fermi”. Forse il suo compagno di vita riuscirà ad avere risposte da lei più facilmente?...»
 
«Il compagno di vita dal quale aveva così tanta voglia di tornare da preferire l’idea di correre rischi maggiori restando in qualsiasi luogo non fosse la Nemesis?» commentò Tarn «Si può provare, ma ho qualche dubbio in proposito».
 
«Non sei il solo. A meno che l’altro-»
 
«È stata insieme a “l’altro” per oltre un mese, ormai, e il risultato ce l’hai davanti. Di sicuro non è stato utile» sentenziò il Decepticon «E in ogni caso la persona in questione è nella nostra Lista. Inoltre… se quando ci siamo incontrati giorni fa non fosse stato così svelto a portarla via, ci sarebbero state meno probabilità che lei riuscisse a farsi ridurre in questo modo».
 
«Non dai per scontato che non sarebbe successo».
 
Tarn scosse la testa. «Non si finisce ad avere certi pensieri di punto in bianco, forse nella sua mente quel “qualcosa” sarebbe scattato lo stesso, però avrebbe avuto meno occasioni di provarci».
 
Nickel si chiese se anche il suo comandante fosse stato vittima degli stessi “demoni” anche in situazioni dove altri non avevano cercato di proposito di portarlo a un simile stato. Ricordava le immagini che Bustin le aveva mostrato e anche quello che aveva visto di persona, e non era raro che le vittime di una barbarie come l’empurata -non solo menomate, ma anche trattate come appestate indegne di appartenere alla società o al cosmo stesso- fossero state soggette anche a depressione e tendenze suicide; si poteva dire che ne avessero ben donde. Aver subito una cosa simile spiegava in parte anche la teatralità di Tarn in determinati contesti, mostrando a se stesso e al mondo il cambiamento che aveva fatto, di certo grazie a Megatron. Ecco: quello avrebbe spiegato da cosa derivava davvero così tanta devozione, non solo da un ideale in cui rispecchiarsi ma da qualcosa di molto più personale, alias il pensiero di dovere la propria vita a un singolo individuo… che lo vedeva come fumo negli occhi.
Era una cosa triste quanto pericolosa, ancor più pensando che non era già venuta a galla era solo per qualcosa di molto simile a un favore personale fatto a lei.
 
«Capisco, mi sembra sensato» disse la minicon «Ascolta, tu prima mi hai detto che Kaon si era stabilizzato subito, giusto? Lo è abbastanza da essere trasferito qui? Dato che lei ora è messa così posso e voglio occuparmi anche di lui».
 
«Chiederò conferme a riguardo ma penso che sia fattibile. A petto, braccia, mani e antenne hanno già lavorato».
 
«Alias quel che gli serve per sopravvivere stando almeno seduto dritto e per gli attacchi elettrici, quando si sveglierà».
 
Tarn non negò. «Naturalmente bisogna lavorare anche al resto ma quelle sono le due cose più fondamentali in questo momento».
 
Nickel fece un breve sospiro. «Anche questo ha senso».
 
«Hai detto che non dovrebbe avere altri crolli che potrebbero ucciderla, giusto? Se è così, se ne sei sicura, allora forse è il caso che tu torni a riposare qualche altra ora, o potresti finire ad aver bisogno del medico a tua volta, Nickel» la avvertì il Decepticon «Ho notato che gli orari in cui si fa vivo il suo compagno sono sempre quelli, tu avresti modo di essere presente quando arriverà».
 
«Dici di me, ma tu quanto tempo di ricarica hai fatto da quando lei è qui dentro, se sei mai andato in ricarica -cosa di cui mi permetto di dubitare? Tu sei stato qui davanti per tutto il tempo, se ti sei mosso è stato solo per andare a controllare le condizioni di Kaon» disse Nickel, guardandolo severamente «Ammettilo».
 
«In realtà non è esattamente così, mi sono mosso anche per andare a prendere questo» replicò Tarn, tirando fuori un datapad da uno scomparto «L’amministrazione non poteva restare indietro, dunque tra un crollo e l’altro, tra una visita a Kaon e la successiva, ho cercato di stare in pari. Credo che continuerò anche adesso».
 
«Non credo di voler commentare questa cosa».
 
«Negli ultimi tempi non sono mai riuscito a fare più di due ore continue di ricarica, non fa granché differenza» ribatté  Tarn «E in ogni caso sai già che di mio non dormo granché. L’ultima volta in cui sono riuscito a fare sei ore filate di ricarica è stato...» diede una breve occhiata a Spectra «Qualche vorn or sono».
 
«Ecco un motivo per cui volevi ritrovarla, ti concilia il sonno... basta che poi non debba svegliarvi io di nuovo! D’accordo» cedette Nickel, prima che lui potesse rispondere «Non andrò in ricarica perché non credo sia il momento, ma l’idea di poter fare almeno una breve doccia calda mi andrebbe a genio. Farò presto e ora che dorme non dovrebbe capitare niente, ma se tu vedessi qualcosa che non va-»
 
«Ti chiamerei. Ovvio».
 
Dopo un’ultima occhiata a Spectra, a Tarn e al datapad con la burocrazia, Nickel uscì e in pochi passi raggiunse la propria stanza e poi il bagno. Toltasi tutte le parti di armatura che era possibile rimuovere, accolse il getto di olio caldo della doccia con un lungo sospiro di sollievo.
 
“Spero davvero che si riprendano entrambi” pensò riferendosi a Kaon e Spectra “Se penso che quando Tarn ha deciso di venire qui eravamo tutti convinti che sarebbe stato facile… invece da quando abbiamo fatto rotta verso questo pianeta siamo finiti in un disastro dopo l’altro: prima non riuscivamo ad andare via da Pettinathia, poi abbiamo rischiato di restare intrappolati per sempre dalla strega, e ora ci si è messo quella bestia di Specter maschio… e Bustin”.
 
Forse un giorno sarebbe riuscita a sentirsi indifferente nei confronti dell’altro minicon, invece che arrabbiata e confusa, ma non era quello il giorno. Anche con tutti i pensieri che aveva e con la prospettiva del doversi occupare di due pazienti, non riusciva a impedire che una parte del suo processore andasse a lui, non in senso positivo. Magari non riusciva ancora ad accettare l’idea di essere stata la fidanzata di un testa di cazzo, perché per fare ciò che aveva fatto e stava facendo doveva esserlo per forza.
 
“Magari è diventato così dopo la distruzione della nostra colonia e quando stava con me non… aaah, ma chi voglio prendere in giro?! Mi ha detto in faccia di avermi abbandonata, e Prion in quel momento non era ancora distrutta, se questo non è un comportamento da testa di cazzo non so cosa possa esserlo! Ricordando quel che è successo nella foresta forse è vero che non toccherebbe me, anche in Antartide avrebbe potuto spararmi e non l’ha fatto, ma non cambia il resto”.
 
Certi incubi che aveva fatto -alcuni dei quali ancora perfettamente impressi nella sua memoria dopo vorn e vorn- probabilmente avevano cercato di dirle qualcosa, segno che forse in qualche recondito meandro della sua coscienza aveva sempre saputo di cos’era innamorata ma aveva scelto di non vederlo per vari motivi, in primis che con lei si fosse sempre comportato a meraviglia. Con la sua attuale “famiglia” di assassini più o meno cannibali in fin dei conti stava facendo lo stesso: evidentemente aveva quella tendenza.
 
Finita la doccia e rindossati i pezzi di armatura, tornò ad accantonare -ma non a far sparire, ahilei- immediatamente le sue faccende personali: c’erano dei pazienti che avevano bisogno di lei e che in quanto membri del gruppo avevano la precedenza su qualsiasi altra cosa, sempre e comunque.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
La lucidità di Spectrus non era al cento per cento in quel momento, e tantomeno la salute, sebbene si sentisse decisamente meglio rispetto a prima - un “prima” che ora il suo orologio interno suggeriva essere collocato negli ultimi due giorni.
Aveva iniziato a perdere il senso del tempo poco dopo che Bustin, in seguito alle cure che gli aveva prestato seguendo le sue indicazioni, aveva provato a montare il braccio di Wheeljack. Poco dopo aver iniziato, Spectrus aveva iniziato a sentirsi in un modo che definire “poco bene” era un eufemismo. Se fosse stato una persona meno razionale avrebbe pensato che Wheeljack gli avesse mandato una maledizione dall’aldilà ma, dato che invece era razionale, aveva concluso che tutto ciò fosse imputabile a una qualche infezione.
Di quanto era accaduto in seguito non riusciva a ricordare granché, aveva solo sprazzi di memorie miste ad allucinazioni più o meno lunghe e definite. Inizialmente erano state deliranti, fatte di elefanti rosa con la testa di Bustin che suonavano la tromba, poi erano diventate perfino gradevoli quando aveva sognato di un… matrimonio aperto?... con una nobile, giovane, bella e ricca seeker mai vista prima di nome Redwing, ma poi il tutto aveva preso un’altra piega quando era comparso suo padre.
Ricordava solo alcune parole qui e là…
 
 
 
“Figlio-”
 
“Errore-”
 
“… stringere alleanze, tu invece-… nemici su nemici-”
 
“Fallimento!”
 
 
 
Ma ricordava anche di aver risposto con qualcosa sulla falsariga di “Sei morto, chi se ne frega di te”.
O forse aveva risposto proprio in quella maniera  molto sentita e del tutto onesta rivolta a un genitore per il quale da tempo aveva smesso di nutrire il benché minimo sentimento, e naturalmente non aveva ricominciato ad averne quando aveva saputo che il massacro della sua famiglia non era stato ordinato da Megatron.
Quando aveva rincontrato Starscream per la seconda volta e aveva cercato di farlo fuori gli aveva detto “Per mio padre, per mia madre, per tutta la mia famiglia, ma soprattutto per la MIA vita rovinata a causa TUA”, ma lo sapeva per certo: in quella frase aveva incluso il padre per una questione di rispetto verso il “sangue” -nobile- in comune, non di lui come persona, né tantomeno per una questione d’affetto.
Il sangue era la stessa ragione per cui aveva deciso di non abbandonare Spectra in un cassonetto come avrebbe dovuto fare, in fin dei conti.
A proposito di Spectra, ora che riusciva a formulare pensieri sensati e compiuti poteva constatare di trovare fastidioso il modo in cui il suo destino e quello della sua cara sorella si erano legati anche in quell’occasione: forse l’aveva uccisa, di quello non aveva ancora la conferma, ma anche lui era andato un po’troppo vicino a fare la stessa fine.
Era stato sincero anche quando le aveva detto che condivideva l’idea di non voler avere niente in comune -oltre a quel che purtroppo si ritrovavano a condividere geneticamente- con un’imbecille simile, e anche su tutto il resto, dal giudicarla quale un’egoista ingrata che si fingeva meglio di quel che era al ritenerla una codarda per aver deciso di rinunciare alla vita. A dirla tutta aveva trovato seccante che nel darle quel che secondo lui meritava avesse fatto quello che lei aveva voluto.
 
Avvertendo un movimento alla sua destra voltò la testa in quella direzione.
 
 
“Dori me
Interimo, adapare
Dori me
Ameno Ameno
Latire…”
 
 
Due Bustin quasi sovrapposti erano vicino a lui, avevano un mantello color nero e oro col cappuccio e lo stavano fissando mentre “Ameno” veniva riprodotta in sottofondo.
 
 
“Latiremo
Dori me
Ameno!”
 
 
Riguardo la presenza di un gemello di Bustin aveva qualche dubbio ma non credeva che il resto fosse un’allucinazione considerando che si era trovato davanti quella scena, identica, almeno un paio di volte mentre si trovavano in Messico.
Rigorosamente in piena notte.
 
 
“Omenare imperavi ameno
Dimere, dimere matiro…”
 
 
In quelle occasioni ricordava di aver guardato il suo coinquilino, aver commentato con un “Bah” ed essere tornato in ricarica senza prestargli ulteriore attenzione, stavolta però nonostante la stanchezza non poteva permettersi un lusso simile.
 
«Tu e il tuo gemello dovete piantarla» sbuffò.
 
«Ti pare il modo di trattare tua moglie e tuo cognato?» sospirò Bustin. «Ieri mi hai scambiato per una femme di taglia normale e ho dovuto nascondermi nell’impianto di aerazione, sappilo. Più che altro mi chiedo se davvero sia utile raccontartelo visto che non so come sei messo… quanto fa due più due?»
 
«Quattro. E mi rifiuto di credere di averti scambiato per una femme» aggiunse Spectrus, che avrebbe tanto voluto massaggiarsi la fronte ma, sfortuna sua, senza braccia non poteva farlo «Tantomeno di taglia normale, per diventare alto anche solo come l’ingrata invalida aspirante suicida dovresti crescere di oltre… un te stesso e mezzo…» borbottò, cercando di mettersi almeno a sedere.
 
«Vacci piano, non so se te ne sei accorto ma non sei messo bene» lo avvertì il minicon «Anche se adesso ci sei con la testa… gemello a parte s’intende. Bene, cominciavo a pensare che le medicine non sarebbero bastate, invece stai migliorando».
 
«Che mi sono perso?» domandò il mech, debole a livello fisico ma sempre fermo nella sua volontà di stare al passo.
 
«Niente di nuovo né dai Decepticon né dagli Autobots» disse il minicon, volando a sedersi sulla sua spalla destra «È vero che i Decepticon stanno cercando di costruire un Omega Lock ma non è qualcosa che si faccia in un giorno, né in due o tre, né in una settimana se è per questo. L’unica cosa nuova è che ho capito perché il tentativo di metterti il braccio di Wheeljack ha fatto questo effetto: ho trovato dei residui di colla di valvola che non avevamo pulito! Sono riuscito a fare un paio di analisi».
 
«La DJD allora è passata da Pettinathia una volta o più prima di venire qui» commentò Spectrus «Perché ad appiccicare Wheeljack alla montagna sono stati loro e so per certo che quella roba non è in vendita sul sito di Extranet».
 
«Non sarai al cento per cento ma stai riprendendo a capirmi al volo, potrei commuovermi marito mio!»
 
«Se non la pianti con questa faccenda di marito e moglie e soprattutto di strusciare la testa sulla mia guancia ti prendo a sberle anche se non ho le braccia!»
 
«E se in quel posto magico che è la Florida un uomo senza braccia è riuscito a pugnalare un turista, non stento a credere che possa riuscire anche tu a fare altrettanto» replicò Bustin.
 
Specter alzò gli occhi al soffitto ma non si curò di rispondere, anche perché il nano era effettivamente tornato a stare fermo e composto. «Dici che quella città è ancora in piedi?»
 
«Lo è senz’altro: nel caso abbia bisogno ha un buon sistema di difesa e  una famiglia a dare un po’di sostegno. A proposito di famiglia, cosa mi dici riguardo la tua?»
 
«Morta, se il colpo è andato a segno».
 
«Metti che invece non sia così e che tua sorella sia ancora viva» ipotizzò il minicon «In considerazione dell’averla definita “aspirante suicida”, proveresti ad aiutarla ancora una volta?»
 
Al mech non piacque il termine “aiutarla”, che sembrava ricalcare il pensiero avuto poco prima. «Presumo di sì».
 
«“Presumi”?» ripeté Bustin.
 
Spectrus rimase in silenzio per qualche secondo. «Non ho esitato a infilzarla» disse «Era quel che volevo fare da un pezzo e quindi ho colto l’occasione, sarebbe stato stupido non farlo».
 
«Ma?...»
 
«Ma che lei per prima fosse arrivata a riconoscersi quale l’essere inutile che era e a buttarsi via quasi come se nulla fosse, fa sì che io non abbia potuto trarre particolare soddisfazione dall’ucciderla. Anche adesso all’idea che sia morta penso “Sì, è offline, ok, benissimo, ma non le ho tolto niente di cui le importasse”. Se avesse mostrato più attaccamento alla vita sarebbe stato perfetto, invece così mi viene in mente che nelle condizioni in cui era ridotta le avrei fatto più male lasciandola vivere che sollevandola dalle sue miserie come ho fatto. Se ci penso trovo molto più soddisfacente averla distrutta e averla quindi fatta arrivare a tal punto per “paura di fare del male agli altri e diventare come me” che l’averla -forse- terminata in sé. Capisci che intendo?»
 
«Il destino peggiore per una persona non è sempre la morte, se questa persona non capisce il valore di una vita ben vissuta e crede di non avere niente da perdere: su questo non ci sono dubbi» concordò il minicon «Quindi?»
 
«Quindi, che sia morta o viva, sarebbe inutile perdere altro tempo con quella deficiente. Per il momento. Se ne riparlerà nel caso, oltre a essere ancora viva, in futuro riesca a essere felice e io venga a saperlo» concluse Spectrus, costretto a socchiudere gli occhi per un capogiro «Io invece devo iniziare a pensare a qualcosa che alla fine di tutto comprenda una nave per noi» continuò Spectrus «Fosse anche temporanea prima di procurarcene una nuova. Il modulo per l’iperspazio di questa non è riparabile, così mi dicevi. Voglio che colpisca anche più gente possibile, e possibilmente dev’essere anche qualcosa che faccia molto male a quel coso violaceo con i mini Megatron a corrergli nel processore al posto degli heliocriceti».
 
Il pensiero di Bustin corse alla registrazione di Megatron che aveva fatto ascoltare anche a Nickel, e proprio per Nickel scelse di continuare a fingere di non possedere nulla del genere.
Se avesse deciso di giocare quella carta sarebbe stato tutto ridicolmente semplice, perché quel che Spectrus aveva immaginato qualche tempo prima si sarebbe avverato quasi di certo: un omicidio generalizzato/suicidio a opera di Tarn, con buona pace di tutti -o meglio, con buona pace sua e di Spectrus. Il problema era che una cosa simile avrebbe finito per coinvolgere anche Nickel, e provare a rapirla prima avrebbe solo generato problemi obbligandolo a tenere anche lei legata in uno sgabuzzino proprio come il compianto Bernie, cosa che Bustin non voleva affatto.
 
«Io direi di stare a vedere come si mette la situazione e starcene buoni fino a quando ti sarai ripreso, avrai di nuovo un nuovo braccio e avrai preso dimestichezza con la nuova parte del corpo, Specter, perché qualunque cosa tu voglia fare dovrai essere fisicamente a posto… o a posto per quanto possibile. Vedi ancora il mio gemello?»
 
«Ne vedo due, tra un po’avrai più cloni tu di quanti ne avesse Cell, e che per colpa tua ormai conosca Dragon Ball Z abbastanza da citarlo è preoccupante».
 
Magari era preoccupante anche il fatto di riuscire ad ammettere a se stesso, ma soprattutto davanti a un’altra persona -ossia Bustin- di non essere in condizioni di fare questa o quella cosa. Da un lato era meglio per il suo fisico, che in caso contrario avrebbe sottoposto a ulteriori stress che in quel momento non servivano, dall’altro però avrebbe potuto dargli da pensare: non era sicuro al cento per cento se definire la cosa un’evoluzione o un’involuzione. Forse era meglio non domandarselo affatto, concluse, perché non valeva nemmeno la pena. Meglio concentrarsi su altro, nello specifico sull’aiuto che gli aveva dato e gli stava dando il miglior peggior coinquilino mai avuto, che era innegabile.
 
Fece un lungo sospiro. «Nano?»
 
«Sì?»
 
«Perché fai tutto questo?»
 
«Istruirti sulla cultura pop di questo pianeta? Tecnicamente non l’ho fatto io» disse Bustin facendo spallucce «Hai assorbito le cose per osmosi o perché ti sei interessato».
 
«Non mi riferisco a quello e credo che tu lo sappia benissimo, come sai benissimo di non stare parlando con un coglione».
 
«Vero» riconobbe il minicon, tornando ad appoggiarsi contro la testa dell’altro transformer e ignorando il suo conseguente sbuffo «Più che altro, come mai questa domanda all’improvviso?»
 
«Finora abbiamo parlato di quel che abbiamo già fatto e di possibili progetti futuri, dunque non è una domanda fuori contesto. Siamo andati via dal Messico un po’ perché era ora e un po’ perché aveva iniziato a scottarti  sotto i piedi, a dir tuo. Sempre a dir tuo ti faceva comodo “uno grosso” perché ti saresti potuto difendere meglio, e hai detto che mi avresti aiutato in cambio di quest’ultima cosa…»
 
«Cheee poi è quel che sto facendo» disse Bustin, senza scomporsi.
 
«Non ho detto il contrario, e tutto il resto può anche essere vero, ma se hai veramente bisogno di essere difeso allora perché hai la tendenza a viaggiare da solo, tra l’altro senza sapere praticamente nulla di medicina? Quando si viaggia da soli c’è sempre il rischio di essere feriti e cose simili, e da certi rischi non sei immune neanche tu. Immagino».
 
«Certo che posso essere ferito come chiunque altro, in caso contrario non mi sarei nemmeno curato di evitare di farmi sparare da Ultra Magnus in Antartide, per dirne una. Per quanto riguarda il resto, tu e io abbiamo già avuto una conversazione riguardo il destino, giusto? Ho pensato che non fosse un caso se un cybertroniano spuntato in Messico all’improvviso aveva intenzione di venire qui insieme a me, e scoprire che Nickel è viva, sebbene sia del tutto indifferente nei miei confronti» aggiunse, mentendo «E non cambi il fatto che per me il resto della sua squadra può tranquillamente finire offline, è stata la prima dimostrazione».
 
«Quello è stato un colpo di sfortuna, non “il destino”» replicò Spectrus «Non credo a questa roba e, per quanto possa essermi tornato utile, in futuro non dovresti farlo nemmeno tu. Ammetto l’esistenza dei colpi di fortuna e di sfortuna ma al di là di quelli ci si crea la vita con le proprie mani».
 
«E si finisce a perderle!»
 
Specter, pur barcollando e sentendosi bruciare per via della temperatura interna troppo elevata, si alzò in piedi. «Rischi del mestiere» rispose, deciso a non dare alcuna soddisfazione al suo coinquilino.
 
«Dove vuoi andare?»
 
«Fuori. Siamo a terra, no? E ammesso che in questo momento io sia “fuori servizio” credo che sia il caso di dare al Team Prime, o quel che ne resta, la lieta novella riguardo Bernie. Sentirti nominare Ultra Magnus mi ha fatto tornare in mente tutta la combriccola».
 
«E c’è bisogno di andare fuori? Se cadi non posso tirarti su, pesi come un roboyeti» gli ricordò Bustin, aprendo comunque il portello principale della nave dopo essere volato a prendere un datapad.
 
«I roboyeti non esistono, nano».
 
«Eppure ne ho uno davanti a me!»
 
«Nemmeno ti rispondo…»
 
 
 
 
 
 
 
Non sarebbe stata mia intenzione concludere il capitolo in questo modo, tanto più dopo un mese di non aggiornamento :’D avrei voluto mostrare il Team Prime qui in fondo e Ratchet in precedenza, ma alla fine ho deciso diversamente, complice anche il fatto che il capitolo fosse già lunghetto.
 
Ringrazio come sempre chiunque mi stia seguendo ancora, eee credo che a MilesRedwing non sia sfuggito il particolare che non doveva sfuggirle xD alla prossima!
 
_Cthylla_
 
   
 
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