«Draco, c’è la tua nuova
precettrice. Vieni, scendiamo a salutarla».
Il bambino si alza, un po’
infastidito, ma segue la madre senza fiatare. L’ultimo precettore che ha avuto
è sparito dopo un litigio con suo padre – non era presente, ma li ha sentiti
urlare –, quindi era certamente uno sciocco, ma non gli piace l’idea di
cambiare. Non sa nulla della nuova insegnante ma già prova un pizzico di
antipatia istintiva.
Quando, arrivati nel salone
d’ingresso, alza lo sguardo, ciò che vede lo stupisce.
Oltre a una donna alta e bionda,
a cui sua madre va subito incontro, c’è una bambina che le somiglia molto. È
piccola, certamente più di lui.
«Pandora, cara, ti ringrazio per
aver accettato la mia offerta così all’ultimo. Lei dev’essere la piccola Luna,
suppongo?»
La donna sorride – un sorriso
diverso da quelli di sua madre, luminoso. «Sì. Come accennavo nella
lettera, mio marito è in viaggio per un progetto di ricerca, quindi speravo di
poter tenere Luna qui con me».
«Naturalmente. Su, Draco» lo
esorta sua madre, voltandosi verso di lui. «Vieni a salutare le nostre ospiti».
Si avvicina, obbediente,
fermandosi accanto alle gambe di Narcissa. «Salve» dice, guardando verso la
donna che ancora sorride.
«Ciao, Draco» ricambia, chinando
appena la testa. «Lei è mia figlia Luna» aggiunge, spiegando l’ovvio con un cenno verso la bambina al suo fianco. «Ha un anno in meno di te, ma spero che
andrete d’accordo».
Draco sorride educatamente,
portando lo sguardo sulla bambina in questione. «Ciao» dice lei, aprendo bocca
per la prima volta; non è la sua voce infantile a colpirlo, però. Si ritrova a
fissare i grandi occhi grigi puntati su di lui, incapace di distogliere lo
sguardo – gli appaiono stranissimi.
«Sarete stanche» afferma
Narcissa. Schiocca le dita e dietro di lei appare un elfo. «Terry ti guiderà al
vostro alloggio, un cottage poco distante. Puoi iniziare domani alle nove?»
«Con piacere» risponde Pandora,
assentendo. «A domani, Draco» saluta infine, prima di seguire l’elfo e lasciare
la Villa con Luna in braccio.
«Quindi,
se facciamo così…» Pandora si interrompe. «Guardi molto fuori dalla finestra,
oggi, Draco».
Lui
neanche considera l’idea di negare. «Cosa sta facendo Luna?» domanda invece,
fissando l’insegnante. «È tutta la mattina che la vedo passare lì fuori».
Pandora
sorride. «Sta cercando una farfalla che abbiamo visto ieri, sul tardi».
Draco la
fissa confuso. «Una farfalla? Perché? Ce ne sono tantissime».
«Non
come quella» spiega la donna con un brillio negli occhi. «È stato solo un
secondo, ma aveva un disegno molto particolare sulle ali. Se Luna la trova
potremmo fare una scoperta interessante. Ma ora torniamo ai nostri esercizi,
vuoi?»
Draco
annuisce in silenzio, pensando tra sé che sprecare una mattinata dietro a una
farfalla – rara o meno – è proprio strano. Questo, però, non lo trattiene dal
raggiungere la bambina in giardino una volta finita la lezione – né dall’unirsi
alle ricerche.
Luna è
seduta accanto a lui e osserva le stelle con sguardo sognante; a differenza sua
sembra sveglissima. Draco gonfia le guance: com’è possibile? Lui è più grande –
ha appena compiuto dieci anni, lei ne ha ancora nove – ma fatica a tenere gli
occhi aperti! Si schiaffeggia gentilmente, cercando di svegliarsi. Non
può addormentarsi prima di lei, assolutamente no.
«Siete
pronti, bambini?» domanda Pandora.
Draco
annuisce rapido. È la prima lezione di Astronomia che riceve, nonché la prima
lezione a cui sua madre assiste (seduta poco distante).
Pandora
Lovegood si siede poco dietro al telo su cui poggiano Draco e Luna,
direttamente sull’erba. Stende un braccio per invitarli a seguirne la
direzione.
«Vedete
quei due punti luminosi, molto più degli altri?»
«Sì»
mormora Luna. Anche Draco li vede, ma rimane in silenzio.
«Sono
Eltanin e Rastaban» spiega Pandora, con voce chiara ma sottile, come se non
volesse spezzare troppo il silenzio della notte. Come se sussurrasse segreti.
«Sono le due stelle principali di una costellazione antica. Qualcuno l’ha
chiamata Serpente, un tempo, ma il suo nome più diffuso è Dragone
– Draco, in latino. Come te».
Draco
sussulta, spalancando gli occhi. Gli è stato detto che è tradizione dei Black –
la famiglia di sua madre – prendere i nomi dalle stelle, ma non ci ha mai
pensato molto.
«Vedete
le due stelle sopra? Brillano un po’ meno. Queste quattro insieme formano la
testa del drago».
Draco le
collega tra sé, stupito, iniziando a visualizzare la creatura a cui deve il
nome.
«Poi
dobbiamo salire» mormora ancora Pandora, avvicinandosi di più e indicando con
la mano una stella e poi un’altra. «Vedete? La coda del drago si muove così».
«È
bello, mamma» dice Luna, lo sguardo sempre rivolto verso il cielo.
Bello?
Draco si acciglia. Per un attimo si è lasciato trasportare dalla magia di
quella figura disegnata nel cielo; si è chiesto se lo guardasse mai, da così in
alto. Adesso però pensa che ha sonno e che un draco così distante non è
poi così speciale – meglio uno in carne e ossa. «Sono più bello io»
borbotta, distratto, stropicciandosi un occhio.
Pandora
sorride benevola. «Si è fatto tardi» dichiara, alzandosi. «È ora di mettervi a
letto».
Draco
non protesta, quando sua madre si avvicina e l’invita a rientrare con lei.
«Cosa
disegni?»
«È uno
Snaso che gioca con un Nargillo. E tu?»
«Sono io
che prendo il Boccino e faccio vincere la mia squadra».
Luna
osserva il disegno curiosa. «Hai usato il verde e l’argento. Credi che sarai un
Serpeverde?»
Draco le
rivolge un’occhiata indulgente. «Non lo credo, lo so» afferma, fiero.
Torna ad
ammirare il suo disegno: è venuto proprio bene. Lancia uno sguardo a quello di
Luna e rimane stupito – è brava, gli animali sembrano veri. Anche se in
effetti non ha mai visto un Nargillo.
«Non
vedo l’ora di andare a Hogwarts» commenta, pensoso, finendo di colorare il suo.
Dall’altra parte della stanza la mamma di Luna lavora a una pozione che ha
definito “complicata”, qualcosa che ha a che fare con i lupi mannari. Draco non
ha capito, ma suppone che si tratti di un potente veleno. I lupi mannari gli
fanno paura – è un segreto.
Luna
assentisce. «Sì, dev’essere bello» dice sognante. «È bello anche fare lezione
così con mamma, però».
Draco ci
riflette un po’. Sì, è vero, le lezioni di Pandora non sono male; è sicuramente
la precettrice meno noiosa che abbia mai avuto. E poi con lei c’è Luna, che
spesso si unisce alle loro lezioni rendendole più divertenti. Luna è diversa
dagli altri bambini che conosce – Blaise e le sorelle Greengrass –, ma giocare
con lei gli piace. E poi c’è sempre o quasi.
È più
piccola, però, come la sorella di Daphne: realizza adesso che l’anno dopo non
raggiungerà Hogwarts con lui. Pensarlo è strano.
«Non so
se puoi essere una Serpeverde» dichiara, senza alzare gli occhi dal foglio.
E se
fosse una Grifondoro? Dovrebbe smettere di parlarle, ma non gli va. No, decide:
Luna non può essere una Grifondoro, non ha il suo permesso.
Luna
posa la matita blu che ha usato per colorare il cielo del suo disegno. «Saremo
amici lo stesso, no?» domanda tranquilla, alzando lo sguardo. Non lo ferma però
su di lui, lo punta oltre e mormora: «Verde».
Draco la
guarda confuso: è un’uscita insolita anche per lei. Si gira.
Dense
nuvole di fumo verde salgono dal calderone di Pandora, che controlla frenetica
alcuni appunti.
La
pozione emana un odore strano; non gli piace.
«Mamma»
chiama Luna, ma si blocca.
Il fumo
da verde inizia a divenire nero. Draco scorge paura sul volto della
donna, ora rivolto verso di loro. «Andate via» ordina, estraendo la bacchetta.
Draco si ferma, incerto, ma Luna scende dalla sedia e sembra volerla
raggiungere; le afferra un braccio d’istinto. Nota un movimento di bacchetta di
Pandora e poi più niente – solo rumore.
«Mamma,
chi è quello strano signore? Dove porta Luna?»
«A casa.
Non vivrà più qui».
Draco
non risponde: fissa un po’ triste e un po’ confuso lo sconosciuto – sta
piangendo? – che si allontana tenendo per mano la sua amica.
«Lovegood,
Luna».
Draco,
fino a un momento prima intento a scherzare sull’assenza di Potter allo
Smistamento di quell’anno, si blocca. Lancia un’occhiata furtiva in direzione
del Cappello Parlante e si sofferma sulla bambina che l’indossa. Luna.
L’ultima
volta che l’ha vista, due anni prima, piangeva. Ora sembra serena.
Per un
attimo s’immagina di accoglierla tra i Serpeverde e recuperare, in parte,
un’amicizia quasi dimenticata. Non l’ha pensata molto, nell’ultimo anno, ma
adesso che la rivede sente che gli è mancata.
Per un
attimo si chiede cosa penserà dei suoi amici: Zabini, Tiger, Goyle, Parkinson e
la minore delle Greengrass che si è unita a loro solo da pochi minuti. Il verde
e l’argento starebbero bene, su Luna.
Passato l'attimo, però, il Cappello decreta la Casa sbagliata. Draco l’osserva
raggiungere i Corvonero festanti e rafforza, arrabbiato, la stretta attorno al
bicchiere.
«Che
hai, Draco?» domanda Pansy Parkinson con voce zuccherosa.
«Nulla»
risponde, riportando la sua attenzione alle persone intorno a sé. È stato
sciocco ripensare al passato: è a Hogwarts, ora, è tutto diverso. Ghigna. «Chi
vuole scommettere che Potter sarà espulso?»
«Oh,
ciao, Draco!»
«La
conosci, Malfoy?» domanda scettico Zabini.
Draco squadra
gli assurdi orecchini e i piedi scalzi della ragazza prima di passare oltre e
dichiarare secco: «No».
«Non
posso… Non posso farlo…» sussurra con voce spezzata, sentendosi patetico nel cercare
consolazione da un fantasma. «Mi ucciderà…»
Rabbrividisce
e, d’istinto, alza lo sguardo sullo specchio incrinato. Luna lo guarda dalla
porta socchiusa.
Si volta
di scatto, arrabbiato, ma non solleva la bacchetta. «Che fai qui? Mi spii?»
Luna
scuote la testa; c’è tristezza nella sua espressione. «Voglio aiutarti, Draco»
dice semplicemente – come se fosse naturale, come se fossero amici che si sono
salutati il giorno prima e non persone che non si parlano da anni.
Sono
parole tentatrici, ma non abbastanza. «Nessuno può aiutarmi» sibila,
distogliendo lo sguardo. Non riesce a reggere oltre l’esame di quegli occhi
grigi (terribilmente familiari, nonostante tutto il tempo che è passato).
«Non rivolgermi più la parola, Lovegood». Calca la voce sul cognome – ha
un suono strano: non l’ha mai chiamata così, prima – e si fa strada fuori dal
bagno senza che lei cerchi di fermarlo.
Vuole aiutarlo?
Ma per favore.
Un
ricordo torna, vivido, alla mente: è stato alla festa di Natale di Lumacorno
solo per pochi secondi, ma gli è bastato per notarla accanto a Potter.
Non sa perché la loro vicinanza gli faccia così rabbia; scoprire la sua
partecipazione all’Esercito di Silente l’anno prima gli ha suscitato emozioni
molto più blande.
La
figlia di Pandora a Hogwarts sta compiendo tutte scelte sbagliate – un po’
come lui.
Potter è
a Hogwarts. Lord Voldemort e i Mangiamorte – con i suoi genitori –
saranno lì a momenti per dare battaglia. Il suo mondo presto si sgretolerà
ancora di più.
Ha paura.
«Bene,
signorina Parkinson, uscirai per prima insieme al signor Gazza. Il resto della
tua Casa è pregato di seguirti».
Si alza
meccanicamente insieme a tutti i Serpeverde. Che succederà? Il Signore Oscuro
lo spedirà a combattere in mezzo agli altri, a battersi contro i suoi
insegnanti e i membri dell’Ordine?
«Verremo
ricompensati».
La voce
di Tiger lo riporta alla realtà. Sta confabulando con Goyle.
«È un
rischio» commenta quest’ultimo, ma si vede che è combattuto.
«Sarà
facile, invece» incalza il primo. Ghigna. «Prenderemo Potter e il Signore
Oscuro ci ricoprirà d’onori».
Draco
sussulta. Il piano di Tiger ha senso. Inizia a pensare: se cattura Potter – l’ha
già lasciato scappare una volta – e lo consegna, tutto sarà perdonato.
Suo padre direbbe così. Suo padre – l’ha visto torturare, dopo l’ultima fuga
di Potter – lo farebbe.
Draco
deglutisce. Deve fare la sua parte.
Vede
Tiger e Goyle scivolare verso il retro della fila. Si ferma. Dovrebbe
raggiungerli, unirsi a loro – prendere Potter.
«Draco».
È
un’allucinazione, deve esserlo. Per quale altro motivo Luna Lovegood si
sarebbe appena materializzata al suo fianco? Ma non lo è, Draco se ne convince
incrociando il suo sguardo. Lo fissa in un modo troppo reale.
«Che fai
qui?» riesce a domandare.
Luna gli
sorride – perché lo fa?
«Volevo
dirti di non fare la scelta sbagliata».
La
guarda incredulo. “Non fare la scelta sbagliata”? Sono due anni che non fa
altro che scelte sbagliate. Ha provato a prendere quella giusta, quando gli
hanno chiesto di riconoscere Potter e i suoi amici (non è convinto che non
fosse sbagliata anche quella), ma è finita male. Tuttavia lei è lì, davanti a lui, genuinamente
convinta che basti parlargli per convincerlo a non sbagliare ancora – che non
sia troppo tardi.
Lancia
un’occhiata esitante a Tiger e Goyle, per un attimo incrocia lo sguardo del
primo. Sembra chiedergli “Vieni o no?”, ma il contatto non dura.
Draco
riporta lo sguardo su Luna e qualcosa dentro di lui si muove. L’ha evitata per
anni, ma ora è qui – cerca ancora di salvarlo. «Va bene» dice, anche se
non ha senso. «Va bene» ripete, notando che i suoi due compagni sono spariti.
«Ma» aggiunge, senza quasi pensare, «promettimelo anche tu».
Lei
inclina la testa, curiosa. «Di fare la scelta giusta?»
«Promettimi
di non morire». È rimasto indietro, deve sbrigarsi se vuole raggiungere gli
studenti in evacuazione. «Altrimenti potrei tornare sulla strada sbagliata».
Il
sorriso di Luna si addolcisce. «La morte non è una fine, Draco» afferma. «Ma
non penso che morirò tanto presto. Vediamoci, dopo, va bene?»
Luna gli
fa un cenno che è un saluto e una promessa, prima di allontanarsi da dov’è
venuta. Lei resta, naturalmente – combatte.
Draco non
è così coraggioso. Si ricongiunge agli altri studenti, cercando di conciliare
l’immagine di una bambina che piange con quella della ragazza ottimista che gli
ha promesso di tornare.
«Sei
venuto».
Draco
assentisce, ma il suo sguardo è attratto dalla casa alle spalle di Luna.
Ammesso di poterla chiamare così; non ha mai visto un’abitazione a forma di tuba, prima.
«È qui che...?» domanda, esitante.
«Che ho
vissuto dopo la morte di mamma? Sì» conferma Luna. Il suo sorriso non vacilla.
«Vieni, è per di qua» l’esorta poi, facendogli strada per un sentiero
secondario che oltrepassa la tuba nera salendo la collina.
È quasi
sera; c’è ancora luce – è piena estate – ma la luna è già visibile nel cielo.
Le stelle non lo sono ancora, ma Draco ripensa a una lezione lontana sul prato
di Villa Malfoy, quando ha scoperto la sua costellazione. Dopo quella volta si è
trovato spesso a cercare le sue stelle – non sempre le ha trovate, ma non è mai
stato solo.
Luna si
ferma. Davanti a loro c’è una stele striata su cui qualcuno ha dipinto il volto
di Pandora Lovegood. Draco non ha mai visto una lapide simile, ma decide che
gli piace. Luna gli ha detto di non portare fiori, ma – se voleva – solo dei
semi.
Si china
e interra un piccolo seme di girasole accanto alla tomba.
«Sarebbe
contenta di averti qui».
Draco si
rialza, lentamente. Lo sarebbe davvero? Non ne è così certo – lui, però, è
contento. «Spero sia così» mormora.
Draco
guarda il cielo, imbronciato. Non vede Luna da mesi, da quando Pandora…
rabbrividisce al solo ricordo.
Sa che è
andata a vivere con suo padre – lontana da lui.
Le
stelle non si vedono bene dalla finestra della sua stanza, non riesce a
individuare il drago di cui porta il nome.
C’è però
una luce che non si assenta mai, sembra vegliarlo dall’alto. Il suo nuovo –
noioso – precettore gli ha insegnato il suo nome in latino: Luna.
Chissà
se la guarda anche lei.
NdA
L’idea
di una what if? in cui Pandora Lovegood fa da precettrice a Draco e lui
e Luna crescono come amici d’infanzia mi frullava in testa da un po’; sono
finalmente riuscita a darle una forma cogliendo l’occasione del contest “Canon
compliant? I think not!”.
L’idea
di base era un Draco che, convinto da Luna, diserta Voldemort prima della
battaglia di Hogwarts (senza provare a fermare Harry in pratica, unico evento
realmente canonico modificato da questa OS). Naturalmente per questo Luna non
poteva essere una sconosciuta, quindi ho costruito un loro passato (che
ovviamente canonico non è, non ho dubbi in merito, ma è anche vero che
dell’infanzia di Draco e Luna non si sa nulla di preciso). Pandora muore quando
Luna ha nove anni, di fronte ai suoi occhi (e a quelli di Draco, qui).
Per
quanto riguarda la conclusione {spero sia chiaro che è un flashback}, il
dettaglio del latino è perché naturalmente l’italiano qui finge da funzione
dell’inglese dei personaggi: per Draco (e gli altri) la luna è moon, il
collegamento con il nome di Luna non è così immediato com’è per noi in Italia.
Per il
resto, non ho altro da dire, spero che sia tutto chiaro.
Grazie
per aver letto!
Mari