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Autore: Lisbeth Salander    12/11/2020    7 recensioni
«Sai, ho fatto qualche ricerca in giro e penso proprio che il tuo sia un record».
Riconoscerebbe il tono canzonatorio di Lily ovunque, l’unico, in quel momento, in grado di strappargli un sorriso.
«Che genere di record?» le chiede, fingendosi disinteressato e continuando a sfogliare quel vecchio manuale.
«Dalle mie accurate ricerche sei il primo Caposcuola da almeno cento anni a finire in punizione, per di più dopo un solo mese di scuola».
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Storia partecipante alle iniziative Gioco di Scrittura e Scrivimi del gruppo Facebook Caffé e calderotti.

 

Fuori-classe

 
Di una cosa è assolutamente certo: detesta i sotterranei, detesta Pozioni, detesta il dannatissimo professor Lumacorno. 
In questo momento, pensa James, detesta anche suo padre e il suo amore per quella stupidissima materia, l’esigenza di non deluderlo e la decisione di continuare a studiare intrugli e miscele varie. 
Certo, suo padre non è l’unica ragione.
Si sta combattendo una guerra che sembra diventare più sanguinosa ogni giorno che passa e vuole essere in grado di preparare o, quanto meno, riconoscere un antidoto se ce ne dovesse essere bisogno.
Il suo vero problema è che le lezioni di Pozioni sono quelle in cui lui e Sirius danno il meglio di sé per la confusione e non è infrequente che spesso degenerino in attacchi a distanza tra gli studenti, diventando teatro di regolamenti di conti. 
Non è nemmeno infrequente che James si becchi una punizione a causa di quel che succede nelle ore di Pozioni. 
A ripensarci, una buona percentuale delle sue punizioni è legata a qualcosa avvenuta nei sotterranei - motivo in più per detestarli con tutto se stesso.
La cosa, in verità, non lo ha mai disturbato più di tanto fino a quel momento, fino a quella specifica ed ingiusta punizione perché, tra le tante collezionate, questa è indubbiamente tra le più immeritate che abbia mai preso.
Forse, riflette, è stata la prima volta in cui si è trovato dalla parte di chi tentava di placare gli animi piuttosto che tra gli attaccabrighe. La colpa - ne è certo - è di quella maledetta spilla da Caposcuola che è attaccata alla sua divisa da più di un mese e che gli sta soltanto causando innumerevoli problemi.
Nessuna persona sana di mente avrebbe affidato quell’incarico ad uno studente che ha un intero cassetto di Gazza a lui dedicato. Nessuna persona sana di mente gli avrebbe affidato la sorveglianza dell’intero corpo studentesco. 
Nessuna persona sana di mente lo avrebbe insignito di quella carica, nessuno tranne Albus Silente e Minerva McGranitt.
Nel pieno dell’estate quel distintivo è piombato a sparigliare le carte del suo settimo anno, affidandogli un ruolo di responsabilità.
Responsabilità, a quanto pare, significa che, se Sirius inizia a duellare a distanza con Snivellus ed Avery, è lui che finisce in punizione per essere intervenuto a cercare di sedare gli animi e che deve consegnare entro l’indomani due rotoli di pergamena sugli usi di zanne di serpente.
Bell’affare essere un Caposcuola. Un ottimo - inutile - affare.
Avrebbe potuto impiegare quel pomeriggio in almeno trecento modi diversi e ne avrebbe tratto indubbiamente maggiori benefici della stupida ricerca di Lumacorno. 
Trecento dev’essere anche il numero dei suoi sbuffi negli ultimi dieci minuti mentre è dedito a sfogliare vecchi volumi impolverati che l’anziano Professore di Pozioni gli ha imposto di consultare.
«Sai, ho fatto qualche ricerca in giro e penso proprio che il tuo sia un record». 
Riconoscerebbe il tono canzonatorio di Lily ovunque, l’unico, in quel momento, in grado di strappargli un sorriso. 
«Che genere di record?» le chiede, fingendosi disinteressato e continuando a sfogliare quel vecchio manuale.
«Dalle mie accurate ricerche sei il primo Caposcuola da almeno cento anni a finire in punizione, per di più dopo un solo mese di scuola».
Lily, con una spilla identica alla sua appuntata sul petto, lo osserva ferma sulla porta, con le braccia incrociate e l’aria di finto disappunto.
«Non pensi che meriterei una medaglia?», ribatte lui, «Un record va pur sempre festeggiato».
«Che medaglia vorresti, Potter?».
«Mi affido alla tua fantasia» risponde provocatorio.
«Sarebbe un bel Premio al Miglior Caposcuola Combinaguai di sempre» replica lei, avvicinandosi al suo banco.
«Per curiosità, quanta gente concorre per questo premio?».
«Solo tu. Sei un fuori-classe» chiosa Lily mentre si siede sul banco davanti.
James si ferma a scrutarne i dettagli: i capelli lunghi ed ordinati che le coprono un po’ la fronte, le dita sporche di inchiostro, la cravatta leggermente allentata, segno inequivocabile di stanchezza e vizio che è fiero di averle trasmesso l’anno precedente, le gambe magre che ha incrociato nervosamente.
«Belle gambe, Evans. Te lo ha mai detto nessuno?».
«Non è un complimento che mi è nuovo, in effetti» ride Lily mentre le gote le si colorano appena.
«Pensavo di essere un fuoriclasse anche nei complimenti».
«Lo sei. La prima volta che me lo hai detto avevamo undici anni, James, ma dopo sette non credo sia esattamente un complimento originale» .
Lui ride, spettinandosi i capelli nervosamente, prima di guardare nuovamente il tema con aria afflitta.
«Scusa se mi sono fatto mettere in punizione e ho lasciato che sbrigassi da sola tutte quelle faccende da Caposcuola» le dice con aria imbarazzata.
Ci sono volte in cui teme che l’ombra del ragazzino scapestrato, arrogante e presuntuoso di un tempo possa oscurare quel che Lily ha visto in lui l’anno precedente, quello che gli ha consentito di avere una reale possibilità con lei.
«Penso di poterti perdonare, per questa volta. È immeritata ma va a compensare tante delle tue malefatte mai scoperte» lo riprende lei con una smorfia.
«Non so di cosa parli, Evans» replica James, fingendo serietà.
«Tre parole: Polisucco, Quarto anno».
«Era per una giusta causa» si difende prontamente.
«Sono tutta orecchi».
«Be’, non posso proprio dirtela ma era per un esperimento di Sirius».
«Ah, i famosi esperimenti di Sirius», borbotta Lily alzando gli occhi, «Allora, sì, era proprio una giusta causa».
«Non prendere in giro il povero Padfoot. I suoi esperimenti ci hanno condotto a grandi scoperte».
«Che siano grandi, ho qualche perplessità».
«Donna di mala fede» chiosa lui, scarabocchiando altre due frasi nel tema.
«Posso aiutarti?» chiede mentre cerca di sbirciare il contenuto del tema. 
«Dovrei aver quasi finito. Lo rileggo stanotte per sicurezza».
«Passa la pergamena! Lo rileggo adesso, così dopo puoi riposarti» gli dice poi con dolcezza.
James si alza avvicinandosi al banco su cui è seduta Lily. Getta uno sguardo oltre la porta, premurandosi di controllare che non arrivi nessuno, prima di cingerle la vita.
«Non ho molta voglia di riposare, in realtà» le sussurra prima di baciarla.
Baciare Lily, anche dopo mesi, è esattamente come la prima volta che l’ha fatto, in grado di scombussolargli i pensieri e di fargli tremare le ginocchia.
Sua madre gli ha sempre detto, sin da quando era bambino, che prima o poi sarebbe arrivata qualcuno in grado di fargli tremare le lunghe ginocchia ossute che si ritrova1 e, come al solito, ha avuto ragione.
Solo quando Lily interrompe il bacio per riprendere fiato e appoggia la sua fronte contro quella di James senza dire nulla ma con un sorriso compiaciuto sul volto, lui si accorge che la sua vicinanza non gli fa semplicemente tremare le ginocchia.
Riesce ad isolare ogni altro pensiero, qualsiasi preoccupazione se non quella per il cuore che batte così forte che teme di morire per un attacco di cuore da un momento all'altro. 
«Ti rendi conto che mi hai completamente rincretinito?» le sussurra  mentre serra ancora di più la stretta attorno ai suoi fianchi.
«Partivi da un’ottima base, però» lo canzona, giocando con il nodo della cravatta.
«Sei davvero adorabile quando mi riempi di complimenti» replica James, mordendole il labbro inferiore.
Lily lo attrae ancora di più a sé, annullando quel briciolo di distanza rimasta, per baciarlo ancora, e ancora, e ancora fino al momento in cui, James ne è certo, le sue ginocchia cederanno sul serio.
«Mi sei mancato tanto oggi», gli dice passando una mano tra i suoi capelli e accarezzandogli il volto con l’altra.
«Anche tu. Non mi piace quando non mi sei intorno».
Non può fare a meno di notare l’espressione imbarazzata e lievemente emozionata di Lily.
«Neanche a me. Mi piace il tuo essere rumoroso».
«Continui a non saper fare i complimenti» borbotta James, posandole un altro bacio a fior di labbra, «Prima o poi dovrai imparare».
Lily lo interrompe con un altro bacio mentre le sue mani corrono a slacciare la cravatta già allentata di James e a sbottonare i primi due bottoni della camicia. Gli ripete sempre che l’aria seria da Caposcuola non gli si addice ma che preferisce - qualche volta dice che ama - la sua versione spettinata e disordinata, quella vera.
«Lily…» mugola James, con il respiro affannato distaccandosi da lei a fatica, mentre lei gli rivolge un sorriso malizioso, «se mi guardi così, se mi sfiori così, non finirà bene».
Da dove provenga tutto quell’autocontrollo, non sa proprio dirlo.
Dev’essere colpa di quella maledetta spilla da Caposcuola se è improvvisamente diventato responsabile e non ne sta approfittando.
«Quindi, devo smettere?» gli domanda con finto disappunto.
«No, mai, cioè, in questo preciso momento sì, ma, in generale, mai» balbetta prima di chinarsi a baciarle il collo, strappandole un’altra risata.
«Peggio per te, Potter» mugugna Lily, divincolandosi dalla sua stretta e avvicinandosi al banco per prendere il tema di Pozioni.
James le passa il braccio intorno al collo, lasciandole una scia di baci mentre lei scuote la testa e ride.
«Così mi distrai e non riesco a leggere».
«Non sei in condizioni di lamentarti, Evans, e poi chissenefrega del tema di Pozioni».
Lily lascia andare il tema e si volta, arrendevole alle attenzioni di James, intrappolata da un abbraccio dal quale nessuno dei due ha intenzione di sciogliersi.
«Sono passata dalla McGranitt prima. Dobbiamo affiggere l’avviso del primo fine settimana ad Hogsmeade» gli dice dopo un po’, giocherellando ancora con i bottoni della camicia.
James si irrigidisce e non sa se la colpa è delle dita di Lily che continuano a sfiorargli il petto o per l’ansia di doverle chiedere di uscire insieme.
Nonostante si frequentino ormai da mesi, tutti i loro appuntamenti, da quando hanno iniziato a uscire insieme durante l’estate, sono sempre avvenuti fuori Hogwarts, nel paesino babbano in cui vive Lily, angoli nascosti di Londra che si sono divertiti a scoprire insieme, lontani dalle chiacchiere degli altri studenti e dai problemi che orbitano spesso attorno al loro mondo studentesco.
«Quando dovrebbe essere?» le chiede, schiarendosi la voce nel tentativo di darsi un tono.
«Halloween, come sempre».
Lily lo guarda improvvisamente seria, piantando gli occhi verdi nei suoi, il dettaglio di lei che più ama, che più lo ha colpito da quel primo giorno sull’Espresso per Hogwarts quando era stata destinataria delle prime prese in giro sue e di Sirius.
«Nick non sarà contento che coincida proprio con il suo Complemorte» dice James giocando con i capelli di Lily.
«Programmavi di andarci?» gli domanda disorientata.
«No, direi che quell’unica volta al terzo anno mi è bastata» conclude sorridendo nel ripensare al senso di profondo disorientamento provato quattro anni prima insieme a Sirius, Peter e Remus.
«Ne avete combinata una più del diavolo voi quattro» commenta con un tono indecifrabile.
«Fingerò di credere che sia un complimento» replica James, chinandosi a baciarle un angolo della bocca.
Lily si rilassa nuovamente a quel contatto, che sembra aver spazzato via quella serietà improvvisa di poco prima.
«Volevo chiederti una cosa» continua lei, tradendo un sorriso nervoso.
«È successo qualcosa?».
«Hai programmi?» domanda a bruciapelo.
«Devo finire il tema di Pozioni per Lumacorno e affiggere gli avvisi in bacheca e dopo cena, in realtà, dovrei pensare a qualche nuovo schema per il Quidditch».
«Non intendevo oggi», specifica assottigliando gli occhi, «Intendevo ad Halloween».
James la osserva divertito mentre Lily si morde il labbro inferiore e, pur di non farsi vedere così imbarazzata, gli abbottona con una lentezza ineguagliabile i bottoni della camicia.
«Mi stai chiedendo di uscire» afferma con un ghigno.
«Ti ho solo chiesto che programmi avessi».
«Non è una domanda. Tu mi stai chiedendo di uscire con te, Evans. Sono sette anni che ti studio, ormai so leggere tra le righe» dice compiaciuto.
«Non te l’ho chiesto. Mi stavo solo informando su quali fossero i tuoi programmi per quel fine settimana» protesta Lily, arrossendo.
James la stringe ancora mentre lei scuote la testa.
«Allora chiederò ai ragazzi cosa vogliono fare» replica provocatorio, tirandole delicatamente una ciocca di capelli.
«Oh, insomma, James!».
«Tanto tu non mi hai chiesto di uscire, non ancora» dice lui con ovvietà, ridendo dell’espressione esasperata di Lily.
«Potresti anche chiedermelo tu» ribatte lei.
«Credevo preferissi la Piovra Gigante a me».
«In alcuni momenti sei peggio della Piovra Gigante».
James alza gli occhi in segno di resa, prima di baciarla ancora.
«Se non vieni ad Hogsmeade con me, ti do in pasto alla Piovra Gigante» le sussurra ad un orecchio.
«Tanto ti butteresti con me» ribatte a voce bassissima, «ma non ce ne sarà bisogno».
«Quindi, è un sì?» chiede James un po’ incredulo.
«Non è il nostro primo appuntamento, Potter».
«È il primo da quando siamo tornati ad Hogwarts e significherebbe ufficializzare, dire a tutti che usciamo insieme» spiega James, dando voce a tutti i nervosismi reciproci.
«Ti dispiace?» gli domanda sospettosa.
«A te dispiace?».
«Non è corretto rispondere ad una domanda con un’altra domanda. In ogni caso, no, James, non mi dispiace» puntualizza con il tono serio e professionale che utilizza sempre con i ragazzini del primo anno ma che nasconde un po’ di emozione.
«Se è per questo neanche a me dispiace, sono anni che aspetto di uscire con te ma temevo che non ti andasse di essere additata come la ‘ragazza di James Potter’».
«E così sarei la tua ragazza?» chiede con tono incerto.
James arrossisce mentre il suo stomaco si contorce all’idea di aver detto troppo
«Be’, se non ti infastidisce, s’intende» sussurra, passandosi nervosamente la mano tra i capelli.
«Credo proprio che non mi infastidisca» conclude Lily sorridente, stringendosi a lui ancora una volta.
James sente ancora le ginocchia tremare - è la prassi quando è con lei, quando realizza che la loro relazione, intensa, faticosa, problematica, divertente, ha fatto passi che gli parevano impensabili soltanto un anno prima.
Si chiede sempre se stare con Lily sarà sempre così, come essere restare chiusi in una bolla, sentirsi isolati ed impermeabili a tutto il resto, rimanere sospesi
mentre il resto del mondo continua ad andare avanti.
«Dovreste stare più attenti a dove pomiciate». 
La voce graffiante di Sirius interrompe il flusso dei suoi pensieri, cogliendoli di sorpresa nel loro disordine.
«Padfoot, mi hai fatto prendere un colpo» dice James, portandosi melodrammaticamente la mano sul cuore, mentre Lily rimette nervosamente in ordine la divisa sgualcita.
«Ero venuta a dargli una mano con il tema di Pozioni» spiega poi sulla difensiva.
Sirius, alle parole di Lily, scoppia nella sua solita risata tanto simile ad un latrato.
«Al massimo gli hai dato una mano in Anatomia, anche se credo sia abbastanza ferrato in materia, data la durata media delle vostre ronde» commenta facendo l’occhiolino. 
James non reprime un ghigno mentre Lily lancia ad entrambi uno sguardo torvo.
«Secondo me, sei solo un po’ geloso che le attenzioni del tuo Prongs non siano tutte per te» replica Lily, caustica.
«Non fare la permalosa, Evans. Ho anche finto di credere a tutte le scuse che mi ha rifilato questa estate per correre da te», sogghigna, «Stavo facendo un giro nelle cucine. Volete qualcosa?».
James e Lily scuotono entrambi la testa in segno di diniego mentre Sirius replica con uno sbuffo.
«Vuoi sapere una cosa, Padfoot?», chiede James cingendo con un braccio le spalle di Lily, «Viene ad Hogsmeade con me e, a quanto pare, non la infastidisce essere la mia ragazza».
Sirius li osserva perplesso mentre Lily scoppia a ridere, divertita.
«Non è quel che siete da mesi?» chiede disorientato.
«Non avevamo mai usato quella parola» spiega James con convinzione.
«Che dirti, Prongs?!» esclama Sirius «Congratulazioni! L’hai vista, l’hai guardata e dopo soli sette anni è stata tua2. Tu, sì, che sei un vero fuoriclasse». 

 
1 Harry Potter e la Pietra Filosofale, capitolo 12, pag. 200 (I Edizione): «Harry si voltò a guardare i volti delle altre persone riflesse nello specchio, e vide altre paia di occhi verdi come i suoi, altri nasi come i suoi, e anche un vecchino che sembrava avere le sue stesse ginocchia ossute… per la prima volta in vita sua, Harry vedeva la sua famiglia».
Parafrasi di uno scambio di battute tra Ross e Rachel di Friends: «Incontrata, corteggiata e bam! Dopo nove anni sono stata tua».

Note dell'autrice: 
La storia nasce in ragione del Gioco di scrittura del Gruppo Facebook Caffé e Calderotti.
Più precisamente, il Gioco in questione consiste nello stilare una lista di personaggi o nel farsela stilare, come è stato nel mio caso da parte di 
Traumerin_ . Soltanto successivamente, alla lista di personaggi è stata affiancata la lista dei generi/note.
In questo caso, il pacchetto di questa storia è questo: Romantico, 4 e 7 (Minerva McGranitt, Lily Evans) ma ho beneficiato dello switch concessoci sostituendo il 4 con il 10 (James Potter).
Inoltre, questa storia è stata ispirata anche dal prompt datomi in occasione dell'iniziativa Scrivimi da 
SeveraBartySha: Se mi guardi così, Se mi sfiori così, se avvicini la tua bocca al mio orecchio, oh non finirà bene, ma ti prego no, non smettere, non smettere mai" (Tommaso Paradiso). Citazione obbligatoria.
Coppia la tua OTP Genere: romantico
 . 
Nella storia sono disseminati vari miei headcanon, tra cui il fatto che James prosegua lo studio di Pozioni a causa del papà Pozionista, o che Lily e James abbiano iniziato ad uscire prima in incognita per poi ufficializzare.
Grazie ancora per aver letto fino a qui. Un abbraccio,
Fede
 
 
   
 
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