Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: LaMicheCoria    12/11/2020    0 recensioni
2011. Pari a meccanismi di un autonoma, le iridi immobili si animarono, misero a fuoco, rotolarono lungo il bordo delle palpebre e gli si ficcarono addosso.
2013. “Tu che arrivi, ogni volta, come un baluardo di salvezza, un eroe da copertina. Sono tagliato fuori dal mondo, da tutto e da tutti, e l'unico che mi è rimasto, alla fine, sei stato tu. Ci sei sempre tu.”
«Lo sai, no? Gli incidenti capitano.»
Genere: Angst, Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cause Nobody Wants To Be The Last One There :.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ood


{ Ho Cercato Di Urlare – File 12 }





B r a m a.

Desiderio.
Libertà.
Ricordi.
Dolore.
Cosa è ricordo, cosa dolore, cosa menzogna, cosa realtà, cosa sogno?
Ovunque sento dolore, un dolore che mi spezza, un dolore che mi dilania.
Mi dibatto, mi ribello, mi divincolo, mi oppongo.
Troppa violenza, nelle loro mani.
Poca forza, nei mie pugni.
Dolore. Dolore. Dolore.
Tuono, tormento, terrore.
Libertà!
Io sono libero!

Io sono!



R u g g i n e.




Frammenti di immagini che scolorano.
Pezzi di coscienza che stridono, frantumati da lampi di sofferenza.
Pezzi.
Frammenti.
Sono soltanto pezzi.
Sono soltanto frammenti.
Frammenti di storia.
Pezzi di ricordi.
Frammenti di dolore.
Pezzi di me.


D i c i a s s e t t e.





Coordinate Sconosciute.
Velivolo dello S.H.I.E.L.D.
2013


Ad averlo saputo, Skye si sarebbe fermata un po' prima.
In verità la sua intenzione era stata del tutto diversa -All'inizio. Si era svegliata di soprassalto, col cuore in gola ed il sudore appiccicato alle tempie: non ricordava cosa avesse sognato, né cosa avesse sentito nel tramestio caleidoscopico della sua fase REM, ma la sensazione di qualcosa di storto, pauroso, terrificante, le era rimasto addosso come una seconda pelle. Aveva preso aria a grandi sorsate finché il senso di soffocamento non era passato e si era guardata intorno, aveva contato ogni oggetto presente nell'alloggio, aveva elencato a memoria i personaggi del suo romanzo preferito, aveva riconosciuto tre odori differenti, lì, attorno a lei, e aveva trovato conforto nei suoni rollanti dell'aereo.
Era scesa dal letto e dopo un bicchiere d'acqua aveva acceso il portatile per mettersi al lavoro.
Il non sapere dove fosse Coulson la metteva in agitazione: era l'unico, in quella squadra, a trattarla come un essere umano e non come un cucciolo smarrito, lasciato ad uggiolare sotto la pioggia. Non che gli altri la facessero sentire a disagio o fuori posto -Non di proposito almeno, tuttavia avvertiva sempre una specie di spartiacque, tra lei e loro, quasi lei fosse un elemento chimico di dubbia composizione, difficile da amalgamare col resto.
Con Coulson quell'idea spariva.
Coulson la trattava e considerava a metà tra una recluta ed una nipote recalcitrante e bastava così perché riuscisse a farla sentire a casa.
Non averlo intorno, non sapere nulla sulla sua sorte le faceva venire le vertigini.
Phil non aveva detto a nessuno di loro, tranne a May, dove sarebbe andato, quando sarebbe tornato, chi avrebbe incontrato, cosa avrebbe fatto, se sarebbe sopravvissuto. Non aveva inviato alcun messaggio, non aveva cercato di mettersi in contatto, non aveva lasciato tracce: Skye sapeva soltanto che era partito per un qualche in codice S.H.I.E.L.D. sconosciuto ai più -Quindi, il database dello S.H.I.E.L.D. era il posto migliore dove andare a spulciare.
Le difese informatiche non erano niente male e la giovane impiegò mezz'ora buona per superare i firewall e svicolare all'interno delle stringhe di uno e di zero senza che gli anticorpi digitali la rincorressero, alla stregua di Willy Coyote con Beep Beep. Aveva saltellato da una cartella all'altra, ognuna più criptata della precedente, e quando si era accorta di aver perso la strada di casa era stato troppo tardi.
Al pari di una valanga la sua curiosità l'aveva trascinata a fondo, la disperazione l'aveva travolta in pieno e lei era caduta nella Tana del Bianconiglio, novella Alice nel Mainframe delle Meraviglie.
Il Dark Web personale dello S.H.I.E.L.D. era un campo minato di sicurezza, password, codici di accesso che si rigeneravano più velocemente di quanto lei riuscisse a bypassarli: più di una volta era stata costretta ad una manovra evasiva e aveva digitato con tale forza sulla tastiera da sentire i polpastrelli bruciare.
Ma non le era stato permesso di riprendere fiato.
Strano a dirsi e capiva, capiva quanto fosse assurdo, il sistema di sicurezza si stava facendo...Aggressivo. Non stava solo cercando di tenerla fuori: voleva sbranarla, voleva estirpare chiunque osasse avanzare, senza autorizzazione, nell'intrico informatico dei loro segreti.
Quando le riuscì di toccare il fondo del Pozzo era trascorsa più di un'ora e Skye era a pezzi.
Le tremavano le dita ed i polsi, e il sudore aveva tracciato una linea dal principio della nuca alla base della schiena; la lingua guizzò a toccare le labbra, trovandole secche, morse, persino, al punto di farne stillare una goccia di sangue. Avrebbe voluto alzarsi e bere di nuovo, ma la curiosità fu più forte della sabbia che le disidratava la gola.

Progetto InSight...” sussurrò, mentre il cursore si spostava diligentemente sulla cartella.
Sulle prime non capì: c'era una lista di nomi, suddivisi per nazionalità, quindi per sesso, infine per età, e ogni nome riportava il domicilio, l'occupazione corrente, addirittura il gruppo sanguigno. Alcuni di quei nomi Skye li conosceva: di Stephen Strange, ad esempio, sapeva che era un chirurgo di fama mondiale, tuttavia non riusciva a comprendere il nesso tra lui e Jessica Jones, un'anonima ragazza di Hell's Kitchen.
Chiuse la schermata, non prima di averne fatto un download, quindi passò al file seguente.
Fu allora che si tappò la bocca con le mani.
Dio...! Dio, non erano nomi a caso.
Gli occhi s'ingigantirono. Si ficcò le nocche nei denti per non gridare, il battito del cuore che rompeva i timpani e pulsava e pulsava e pulsava contro le tempie, sbiancando i contorni della sua visuale e scagliando fitte roventi allo stomaco. Sentì le lacrime pizzicare sulle ciglia, mentre il respiro sgroppava ed il panico le mordeva i polmoni.
Non erano nomi a caso. Dio del cielo, quelli erano...

Obiettivi.”
La voce di Ward.
Ambigua.
Tagliente.
Skye non lo aveva sentito entrare, né aveva udito lo sblocco di accesso alla porta; si girò nella sua direzione, la mano destra che scattava ad afferrare il bordo superiore dello schermo, in un gesto istintivo ed inutile.
Grant nascose il passepartout elettronico nella tasca dei pantaloni, prese la pistola e la puntò contro di lei.
Non pareva intenzionato a farle del male, ma Skye si tese comunque. Gli occhi dell'altro erano come vetro: illeggibili e freddi, vuoti se non per il riflesso di lei, del suo sguardo impanicato, della lacrima che stava scendendo sulla guancia.

Come...?” sussurrò, inciampando sulla domanda. Si schiarì la gola, si leccò le labbra, riprese fiato “Come potete fare una cosa del genere? Lo S.H.I.E.L.D...”
Lo S.H.I.E.L.D. è solo un acronimo desueto e inutile.” replicò Ward “Un tempo questa agenzia aveva grandi idee e molta fantasia, ma col tempo si è lasciata irretire dalla burocrazia e ha perso di vista la cosa più importante.”
Ossia?”
Ossia che non esiste alcuna libertà da difendere. È solo una grande menzogna. Questo mondo-” un sorriso ironico gli abbruttì i tratti del viso “Questo mondo è soltanto caos. Un guazzabuglio di idioti, di individui patetici, per la minor parte pericolosi, per la maggior parte inutili. InSight.” indicò il computer con un cenno del mento “InSight è il futuro. E' l'algoritmo perfetto. Presto non ci saranno più libero arbitrio, né disordini: ogni cosa sarà epurata e tutti conosceranno una nuova epoca d'oro, un nuovo Impero cui essere asserviti nella consapevolezza di essere niente, se non un branco di pecore bisognose del pastore.”
Se non fosse stata terrorizzata, Skye avrebbe riso. Parole del genere le davano la nausea e da come la guardava, mentre le pronunciava, forse nemmeno Ward ci credeva -Non del tutto. Forse gli avevano inculcato quei concetti a forza, forse le aveva imparate più per rimanere tra i loro ranghi malati che per lealtà al Sommo Ideale.

Questa—Idiozia dell'Impero fa tanto Star Wars, lo sai?” lo canzonò “A quale assassino di bambini appartiene questa bandiera davanti a cui dovremmo sottometterci, come tanti soldatini senza cervello?”
Grant non rispose, si limitò al silenzio mentre un bagliore bianco, proveniente dal computer, costringeva la giovane a voltarsi.
I dati sullo schermo si disfecero in colonne di numeri, cascate di codici, catene di formule, tutte scardinate, tutte in disordine, tutte prive di inizio, di fine, di significato, quindi un lampo, rosso, poi nero, di nuovo rosso, ancora nero -E così rimase, così, nero, mentre dagli angoli rigagnoli scarlatti si spargevano a disegnare la forma di sei tentacoli, il contorno di due orbite vuote, la sommità gibbosa di un teschio.
A Skye le parole morirono in bocca.
Il logo dell'HYDRA la fissava sogghignando.
Sbeffeggiandola.
Deridendola.

No.” bisbigliò “No, non è possibile. L'HYDRA è stata distrutta dopo la Guerra!”
Ci sono ideali che non potranno mai scomparire.” replicò Ward ed abbassò la pistola, un dito appena, consapevole di quanto lei, in quel momento, non rappresentasse alcun pericolo “E l'HYDRA ha trovato terreno fertile in molti cuori, per molti anni, ancor prima degli anni Quaranta. La vostra suffragetta col costume a stelle e strisce ne ha rallentato l'avanzata, certo, ma non l'ha fermata: ci vuole molto di più di un frisbee e di una misera provetta da laboratorio per farlo. ”
Il sorriso di Grant era così gelido da fare male. Così folle, nella sua freddezza, da far accapponare la pelle. Era crudele, in ogni piega, in ogni fossetta.

E adesso, dopo anni vissuti a proliferare nell'ombra, annienteremo qualunque ostacolo si ponga sulla nostra strada. Nessuno potrà---”
Skye sobbalzò, colta alla sprovvista, nel sentire il clangore del pugno impattare contro la nuca di Ward. Gli occhi dello Specialista si rivoltarono nelle orbite, le dita persero la presa sulla pistola, le ginocchia si piegarono, le spalle ed il torso cascarono, la guancia premuta contro il pavimento.
Melinda May sbuffò e si massaggiò le nocche.
“Oh, sta' zitto.”







A l b a


Sono nato.
Sono vissuto.
Sono morto?
Non credo.
Non lo so.
Ma vorrei.
Sono nato? Quando?
Ricordo il cielo grigio come fumo.
Ricordo le strade strette.
Ricordo l'odore delle sigarette.
Forse ho chiamato qualcuno amico.
Forse ho amato.
Forse ho pianto.
Forse dimentico.
Dimentico?
Ricordo...




H o m o

Non ricordo.
E' nero.
E' tutto così nero.
E' tutto così bianco.
E' tutto così vuoto.
Non ci sono colori.
Non ho colori.
Non ho niente.
Non ho più niente.
Non sono più niente.
Sono ancora vivo.
Dimmi, ti prego, se ancora vivo.
Dimmi, ti prego, se ancora
sono.


N o v e



Asgard.
2013.


Clint gridò.
O forse ebbe l'impressione di farlo.
Non gli importava.
Gridò.
Si gettò su Loki, convinto di avere unghie con cui poterlo graffiare, nocche con cui poterlo colpire, mani con cui poterlo strangolare.
Il Dio lo scaraventò indietro e rise e con quella risata sparse al vento i brandelli coscienza raggranellati a fatica dall'arciere.
Ovunque era fumo.
Fiamme. Fumo. Sangue.
Thor gli aveva descritto Asgard, una volta, e Clint aveva espresso il desiderio di visitarla -Chissà quando, chissà come, chissà in quale futuro. Non era lucido, no, Thor gli aveva detto di Asgard forse per convincerlo ad andare con lui, là dove c'erano sapienti che avrebbero potuto aiutarlo, cerusici che lo avrebbero curato, non ricordava, non ricordava bene, le sue proposte, sebbene sincere, erano sfumate nel tumultuare del lutto, nel rancore, nel pianto.

Ma Occhio di Falco ricordava perfettamente la descrizione che lui gli aveva fatto:
Válaskjálf, il Palazzo di Odino, il Pendio dei Caduti, dalle Torri d'Oro e le Pareti d'Argento; Himinbjörg, il cardine del Bifrost, dimora di Heimdall, il Dio dagli occhi lattei, che coglie la trama di un fiocco di neve a Galassie di distanza; i pomi d'oro di Idunn, la cui luce si rinfrange contro le vetrate di Søkkvabekkr, il palazzo di Sága. Ricordava di aver chiuso gli occhi per immaginare i fiumi e le cascate e l'acqua mutare in astri e firmamenti tra gli spruzzi e la spuma.
Fumo, fiamme, devastazione, cenere, lapilli.
Clint mostrò i denti, recuperando forma dalla rabbia che gli incendiava le viscere.
Loki avanzava tra i soldati Asgardiani e la facilità con cui muoveva il suo corpo lo stava facendo impazzire. Eccolo mentre estraeva una freccia, la incoccava e mentre questa era in volo subito, rapido, lesto, scivolava sotto le gambe di un avversario, saltava, gli chiudeva la corda dell'arco attorno alla gola, gli conficcava il ginocchio nella spina dorsale. Una torsione del busto, uno scatto del polso, il riser che si compattava in un bastone d'acciaio, il lampo del metallo, Loki colpì, schivò, danzò tra le spade e gli scudi, letale e perfetto.
Il fatto che gli Asgardiani stessero massacrando le truppe alleate non aveva importanza.
Gli assalti dell'HYDRA si facevano via via sempre più deboli, le fila si facevano via via sempre più sottili.
Il Norreno li aveva condotti lì attraverso la Pietra di Kulja, senza fallo aveva camminato alla loro testa, passo dopo passo su un sentiero bianco di faggio, e quando la nebbia si era alzata a ghermire le caviglie con un gesto aveva dissipato le tenebre.
Aveva sorriso e aveva ordinato l'attacco.
Ora morivano, attorno a lui, uno dopo l'altro, e Loki non poteva essere più incurante.
Quando scattò, Clint provò a tendersi, ad abbrancare la sua coscienza in quell'attimo, in quell'istante in cui il proprio cuore aveva battuto all'unisono col suo, spinto dall'adrenalina. Il Norreno perse un istante l'equilibrio, Occhio di Falco assorbì l'impatto rotolando contro il selciato, il Dio si rimise in piedi, la spia si rannicchiò per evitare la lama di un Asgardiano, il figlio di Laufey agguantò il pugnale che teneva allo stivale e lo affondò nello sprazzo di fianco lasciato scoperto dall'armatura.
"Li stai uccidendo!" gridò allora Clint "Sono il tuo popolo!"
"Loro non sono
niente." sibilò l'altro, mentre con calcio si scrollava l'avversario di dosso e correva verso le porte d'oro del palazzo "La loro vita non conta. La loro morte sì." proseguì "La loro morte sarà il trono su cui siederò ad ammirare la venuta del mio Regno."
Le guardie all'ingresso caddero ancor prima di riuscire a scorgerli.
Forse Occhio di Falco avrebbe dovuto sentirsi fiero di poter, da solo, affrontare gli
Einherjar, i Valorosi, il corpo scelto di Odino, invece non provava che nausea e vertigine: avvertiva la presa sulla realtà sfumare, la propria coscienza svanire, la sensazione dell'Io scolorire e diventare un mero sfondo da palcoscenico, su cui Loki, il primo attore di quella tragedia, si muoveva seguendo le battute del suo copione.
Il rombo del tuono lo riscosse -E come avrebbe potuto essere altrimenti? Non era stato soltanto il suono. Era stata la scarica elettrica che crocchiolando gli era zampettata sulle gambe ed era deflagrata d'improvviso nelle ossa, scoccando fulmini e scrosci di folgore contro lo sterno e i muscoli e i nervi.
Loki alzò gli occhi e la spia cadde in ginocchio, le braccia spalancate: la paura del Norreno fu la sua ancora di salvezza.
Risalì fino ad infrangere con la sommità del capo la superficie della propria Anima, si riappropriò della voce, al punto da urlare e gridare con la pioggia che adesso gli graffiava il volto e gli colava nelle guance e dentro la gola.

Thor!” chiamò “Thor! Thor---!”
Loki gli coprì la bocca, lo ricacciò indietro, ma lo sforzo gli costò abbastanza da dare ad Occhio di Falco la possibilità di annidarsi, lì, in un punto dove il Norreno lo avrebbe creduto indifeso, ma così vicino da dargli la possibilità di ritrovare il filo dei propri pensieri non appena ne avesse scorto la matassa.
Clinton!” berciò il Dio del Tuono ed era una figura maestosa, incoronata di fulmini, gli occhi come braci, Mjolnir in pugno “Cosa significa tutto questo?”
Le labbra di Loki si torsero in un ghigno derisorio -E adesso, s'accorse Clint, l'altro stava parodiando le sue movenze alla perfezione, al punto che provò ribrezzo nel vedersi così, allo specchio.
"Significa
guerra, oh Tonante.” lo derise e rapido incoccò la freccia “Credevi davvero che lo S.H.I.E.L.D avrebbe permesso al vostro stuolo di cosmonauti di viaggiare indisturbati da un mondo all'altro? Facendo il bello ed il cattivo tempo in virtù di qualche vecchio culto pagano? Lo ammetto.” fece “Tracciare una rotta sicura non è stato facile, ma ne è valsa la pena.”
Siete in inferiorità numerica.” Thor avanzò di un passo, le saette che s'intrecciavano e sibilavano sulla testa del Martello “I tuoi sodali stanno morendo. Ti fermerò, Clinton, sebbene il mio cuore pianga nel doverti chiamare
nemico.”
Spostati, ragazzone.” lo mise in guardia Loki, il gomito ora teso all'indietro, il profilo della freccia a baciare la guancia striata di pioggia “Ti stai frapponendo tra me e la mia giusta vendetta.”






B e n e v o l o


Pagina e inchiostro.
Tabula rasa.
Foglio bianco, senza confini.
Non ha inizio né fine questa mia coscienza che non ha coscienza di sé.
Non ho parole da scrivere.
È tutto così...Distante
La mia mente.
Mia?
E' vuota.
Qualcuno parla.
E' una eco.
Mi riporta il suono il pozzo infinito del nulla.
Cammino su cerchi concentrici di voci.
Al centro esatto della mia volontà svuotata il ginocchio si piega.
Mi inchino.
Mi genufletto
Mi prostro.
Non ho volontà se non quella che mi è imposta.


Coordinate Sconosciute.
Velivolo dello S.H.I.E.L.D.
2013.


Cosa facciamo, adesso?”
Si erano riuniti tutti attorno al tavolo, per decidere un nuovo piano, una nuova strategia.
Melinda aveva impostato il pilota automatico, mentre Skye, insieme a Fitz, si era premurata di legare Ward il più stretto possibile e rinchiuderlo nel Modulo di Contenimento. A buon conto, comunque, Leo aveva messo al tappeto il gnaulante Grant con un colpo di
Night-Night Gun -E l'hacker si era astenuta dal domandare a quanto stesse il rapporto tra azione necessaria e soddisfazione personale.
Jemma aveva tentato di tracciare una pista che li conducesse a Coulson a partire dal suo DNA, ma egli, ovunque fosse, era ben schermato ed ogni modello teorico, ogni ipotesi, ogni calcolo si era rivelato inutile.

Se l'HYDRA ha preso il controllo dello S.H.I.E.L.D---” Fitz non riuscì a finire la frase.
Nessuno di noi è più al sicuro.” completò per lui Simmons “E la chiamata al Triskelion è di certo una trappola.”
Una trappola in cui noi dovremo fingere di cadere.” sentenziò May, incurante delle tre paia di occhi schizzate a fissarla, allibiti “Possiamo fidarci unicamente di noi, noi tutti in questa stanza. Dobbiamo impedire all'HYDRA di lanciare InSight.” si girò verso l'hacker “Skye, trova un modo per disattivare il loro programma e fatti aiutare da Leo. Jemma.” la giovane annuì “E' probabile che Ward sia la nostra chiave per entrare al Triskelion senza essere scoperti -Quantomeno non subito. Estrapola una traccia vocale, le impronte digitali, tutto quello che ci permetterà di superare i controlli di base.”

Nella tensione generale, Skye alzò la mano.
E Coulson?” domandò “E' sicuramente in pericolo e forse ignaro di tutto quello che sta succedendo. Non possiamo abbandonarlo.”
La donna inclinò il volto, le braccia incrociate sotto al seno. Il suo volto era imperscrutabile.
Sono ormai sicura che l'indizio su cui Phil è stato chiamato ad indagare sia legato alla morte del Direttore. E che quest'ultima sia stata orchestrata dall'HYDRA.” disse “Se c'è un posto dove abbiamo più possibilità di ritrovarlo, quello è il Triskelion.”
Bene, allora.” Leo si schiarì la gola e si strofinò le mani, forse per simulare una sicurezza che non aveva “Entriamo, liberiamo Coulson e salviamo il mondo. Ho dimenticato qualcosa?”
Sì.” replicò May “Evitiamo di farci uccidere. A differenza della loro la nostra testa non ricresce, una volta tagliata.”



B e n v e n u t a



Grido.
Non lo so.
Urlo.
Forse.
Sono vuoto.
Dolore.
Mi riempono di dolore.
Mi colmano di sofferenza.
Di parole.
Parole che mi piegano.
Parole che mi cancellano.
Ho mai avuto ricordi da cancellare?
Colori da sbiadire?
Una vita da riscrivere?



Asgard.
Prigioni.
2013.


Sangue.
Il sangue colava dalle braccia e dalle gambe e dal petto. Ustioni e pus gli tappezzavano la pelle. Cenere cadeva dai lembi della divisa e dai capelli. Le sopracciglia erano una macchia indistinta sopra gli occhi, la cui sclera era rossa di lacrime e di fumo.
Arrancò in avanti e gettò la testa della guardia ai piedi della cella.
Dietro di essa, Loki Laufeyson dilatò le narici, rilasciò uno sbuffo divertito.
Sorrise.

Sei davvero riuscito ad arrivare fin qui.” commentò “Mi complimento. Credevo che mio fratello ti avrebbe inchiodato col Martello al suo altare di folgori.”
Un rantolo annaspante, un suono inarticolato, la bocca formicolante, la lingua incapace di arrotolare le lettere contro il palato.
Se si era salvato, era stato per l'urlo di Sif.
Thor aveva abbassato Mjolnir prima del colpo finale e lo aveva abbandonato nella sua pozza di sangue diluito, stramazzato a terra dopo che l'ennesimo fulmine gli aveva fritto la cornea dentro il cranio. Forse convinto di averlo, se non ucciso, quantomeno reso inoffensivo, il Dio del Tuono aveva fatto roteare il Martello ed volato via nel volgere d'un baleno.
Errore da principiante.
Anche in ginocchio, era riuscito ad andare avanti. A quattro zampe, come un cane, e quando palmi e ginocchia avevano perso la presa allora aveva cominciato a strisciare, più verme che serpe, spingendosi in avanti coi gomiti, le dita, i polpastrelli. Aveva trovato un punto per recuperare il fiato, ricordarsi come respirare, fare una stima dei danni, delle ossa rotte, dei traumi, delle contusioni.
Quindi era ripartito di nuovo, con la testa che doleva e la visuale ridotta ad un puntolino non più grande dell'unghia del mignolo.
Le ultime energie che possedeva erano state spese per farsi dire come aprire le celle dei prigionieri ed uccidere il loro carceriere.
La parete divisoria ebbe un guizzo, quindi si disattivò e scomparve.
Loki, le mani dietro alla schiena, mosse prima un piede e poi l'altro, le pantofole che non emettevano suono nel loro morbido scivolare sulla pietra.

Sei stato bravo.” disse, all'arciere e sorrise, tendendo la mano alla sua guancia “Mi hai servito bene.”
Nell'istante in cui le dita di Loki gli toccarono la pelle, Clint spalancò la bocca alla ricerca di aria. Così come era stato bandito dal suo corpo, ecco che ci faceva ritorno, come un elastico tenuto teso troppo a lungo e poi rilasciato in un attimo, con il riverbero del rinculo che minacciava di spezzarlo. Sbatté le palpebre, gli mostrò i denti, in uno sprazzo di lucidità cercò di mettergli le mani al collo----Ma Loki fu più rapido e lo abbattè con un pugno.
Rise, mentre il corpo dell'altro si accasciava a terra.

E ora.” sussurrò “Che inizi il Secondo Atto.”




U n o

Sono mai morto.
Non ricordo di essere morto.
Sono mai vissuto?
Non ricordo di aver vissuto.
Sono mai esistito?
Non ricordo di essere esistito.
Non ricordo.
Non.
Ricordo.
Chi sono.
Se sono.
Se.
Sono.
Mai.
Stato.
Sono.
Solo.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.

Vuoto

Vuoto


Vuoto


Vuoto


Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.

Aiuto
.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.

Aiuto
.
Vuoto
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.
Vuoto.








V a g o n e M e r c i


Località Sconosciuta.
2011.


Alexander Pierce si avvicinò.
Sorrise.

Gli avevano tolto il morso dalla bocca e le labbra si erano chiuse, una linea dritta, spianata, senza fossette, senza rughe. Gli occhi avevano una fissità vacua, in attesa che qualcuno dicesse loro
cosa vedere, chi vedere, quando vedere. Non c'era più alcuna tensione nei muscoli delle braccia o della schiena o delle gambe. Vaghe scosse elettriche si rincorrevano attraverso le falangi, a mero riflesso delle scariche che si erano susseguite durante il processo di indottrinamento -Pierce aveva osservato tutto, senza spostarsi di un millimetro, e i piedi indolenziti valevano la pena delle ore trascorse a guardare gli spasimi di quel corpo farsi di volta in volta sempre più radi, sempre più miseri, patetici, la sua volontà indomabile, irreprensibile, scardinata brano a brano dalle ossa e dai nervi, fino a che di lui non era rimasto nulla se non una bambola, priva finanche del desiderio di essere mossa.
L'uomo inspirò l'odore acre della stanza, del sudore, provando un piacere quasi fisico, osceno, da orgasmo, e si chinò, davanti a lui, attese che l'iride azzurra di spostasse, che la pupilla lo mettesse a fuoco.
Alexader Pierce sorrise.

Buongiorno, Capitano.”
Steve Rogers non batté nemmeno le palpebre.
“Pronto ad obbedire.”

















A i u t o.


































Note

Cioè. Cos—Quanti anni sono passati..?

OH SHIT.

Se avete piacere passatemi pure a trovare qui!

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: LaMicheCoria