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Autore: LadyPalma    12/11/2020    8 recensioni
| Questa storia partecipa all'iniziativa "Gioco di scrittura" indetta dal gruppo facebook "Caffè e calderotti"
Un confronto tra Alastor e Albus appena dopo aver smascherato Barty Crouch Jr.
“Andiamo, amico mio, non credere che non capisca le tue emozioni. Ti abbiamo deluso, ti ho deluso. Tuttavia…”
“Io non sono deluso, amico mio” sbotti con una smorfia nel ripetere quel curioso appellativo, prima che il Preside inizi a dire uno dei suoi belli e vuoti discorsetti. “Sono arrabbiato. Nessuno di voi mi ha riconosciuto, non tu, non Minerva, vi conosco da anni! E voi per nove mesi non vi siete resi conto di niente… novi mesi, Albus!”

Implicita Dolastor (Alastor/Dolores).
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alastor Moody, Albus Silente, Dolores Umbridge
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Questa storia fa parte della serie 'Alastor&Dolores'
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Fuori dal baule





 
 
Sei steso finalmente su un letto vero: una vecchia abitudine che sembra un lusso, un conforto che sulle prime è quasi un fastidio. Come riprendere contatto con la gamba di legno e l’occhio magico – non erano mai stati davvero tuoi, eppure senza non ti eri sentito davvero te stesso. Forse, in fondo, non lo sei stato. Tutto il mondo pensava che qualcun altro fosse il vero te, del resto. Dei nove mesi trascorsi in un baule porti i segni fisici addosso (ciocche di capelli mancanti, i chili persi, i muscoli atrofizzati), mentre quelli interiori sono solo ricordi da oblivare (la solitudine, il senso di impotenza, il silenzio). Puoi dimenticare tutto – il bastardo lo hanno preso, te lo ripeti di continuo –, ma c’è una sensazione che non se ne va, che ti fa venire voglia di tornarci in quella maledetta prigione mobile e non uscirne mai più. Perché forse sei in una prigione anche fuori, se a nessuno importa che sei libero, se nessuno si è mai accorto che non c’eri.
“Alastor”.
Lanci un’occhiata al nuovo arrivato nella stanza senza guardarlo – è una magia che adesso puoi fare di nuovo. In risposta, grugnisci e basta. Non hai proprio voglia di parlare con Albus Silente, non vuoi parlare con nessuno in quella cazzo di scuola.
“Andiamo, amico mio, non credere che non capisca le tue emozioni. Ti abbiamo deluso, ti ho deluso. Tuttavia…”
“Io non sono deluso, amico mio” sbotti con una smorfia nel ripetere quel curioso appellativo, prima che il Preside inizi a dire uno dei suoi belli e vuoti discorsetti. “Sono arrabbiato. Nessuno di voi mi ha riconosciuto, non tu, non Minerva, vi conosco da anni! E voi per nove mesi non vi siete resi conto di niente… novi mesi, Albus!”
Silente stringe le labbra sotto la barba, e gli occhi azzurri dietro le lenti sono eccezionalmente spenti. “Lo so, e ne sono profondamente dispiaciuto. A mia discolpa posso soltanto dire che non ti vedevo da anni, non sapevo fino a che punto tu fossi mutato. E il giovane Barty Crouch è stato davvero molto sveglio, così sveglio da incantare tutti, perfino chi ti aveva visto più di recente. Anche Arthur e Molly…”
Reagisci a quella nuova informazione con una risata aspra e rozza. Allora è così, non ti è rimasto proprio più nessuno? “Sei qui per chiedermi scusa e basta? Bene, lo hai fatto, scuse non accettate”.
“È così e non è così, Alastor. Ti devo delle scuse, ma per un’altra colpa, ben più grave: non solo non ho riconosciuto l’impostore, ma ho anche ignorato alcuni sospetti che forse non erano così superficiali come credevo”.
Stavolta ti volti, quasi aggrappandoti a quella debole possibilità. “Tu avevi dei sospetti?”
Il tuo amico – sì, lo è ancora, se dirà le parole giuste – accenna un sorriso e il consueto luccichio torna a brillare nei suoi occhi. “Temo di no. Qualcun altro sì, però”. Le sue mani si muovono e da sotto la veste sfila un plico di fogli legati con uno spago. “Non posso offrirti io il conforto di cui avresti bisogno, amico mio. Ma talvolta siamo in grado di essere di aiuto anche come semplici messaggeri. Spero qui ci sia un po’ di sollievo per te, e forse il sollievo sarà più grande della sofferenza di riaprire vecchie ferite”. Ti stringe un braccio in segno di incoraggiamento e poi ti porge quelle carte.
Non sono banali fogli, sono lettere – e sono di colore rosa, tremi quando te ne accorgi.
“Suppongo di doverti lasciare solo, adesso!” esclama il Preside, avviandosi verso la porta.
Ma tu lo ignori, ti perdi invece in quella grafia piena e quasi infantile che conosci bene, quasi sentendo riecheggiare ogni parola in striduli fastidiosi. Per Salazar, se ti sforzi riesci perfino a cogliere le peculiari pause tossicchiate che nella forma scritta mancano.
Leggi quelle lettere una dopo l’altra, indirizzate al Preside stesso, con avidità. Non sei un uomo deluso né arrabbiato: sei semplicemente disperato. È a metà della quinta lettera che ti fermi e finalmente sciogli quel dolore in un suono strano, che è mezza risata sinceramente divertita e mezzo pianto.

Egregio Signor Preside,
è la quinta volta che le scrivo, ma arriverò anche alla ventesima se non riceverò la sua promessa di un’indagine. La sua condotta rispetto a questa problematica è a dir poco vergognosa e denota una grandissima incompetenza da parte sua. L’ho già detto e lo ripeto – e pretendo di essere ascoltata: il professore che insegna Difesa contro le Arti Oscure quest’anno non è chi dice di essere, non è palesemente Alastor Moody. Può aver perso metà corpo e forse anche metà cervello, ma neanche dopo venti bottiglie di Whisky Incendiario sarebbe mai possibile per il vero Alastor Moody non riconoscere me!

Quando lo sguardo arriva alla firma – Dolores Umbridge, chi altri? – di quel singulto complessivo rimane solo un sorriso che ti rimette quasi in equilibrio e in pace con l’intero cosmo. L’ultima cosa che ti aspettavi era  un conforto da lei – ma sai che il conforto di nessun altro avrebbe potuto avere lo stesso peso. E lo sa bene anche il tuo amico Albus.
 











 

NDA: Le indicazioni della sfida erano: Albus e Alastor, hurt/comfort (ma Dolores ha voluto proprio dire la sua, come sempre).
È la prima volta che affronto un'ipotesi Dolastor riguardante l'anno di Alastor trascorso nel baule, ma mi piace tantissimo pensare che lei sia l'unica ad essersene accorta e che abbia magari perfino scritto al Preside, il quale ha dimostrato ignorandola la sua prima vera "incompetenza". Nel mio universo Dolastor, questa cosa è canonica, punto.
La lettera è un piccolo rimando alla mia minilong "Una scrittura femminile rosa pallido" dove, appunto, Alastor e Dolores si conoscono scmabiandosi delle lettere.
   
 
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