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Autore: GladiaDelmarre    12/11/2020    7 recensioni
Nel South Downs, Crowley decide di piantare un albero nel giardino del cottage che divide con Aziraphale.
Una piccola storia nata per caso
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inizio maggio nel South Downs non era mai stato tanto bello. 

C’erano state una serie di giornate di sole e i campi intorno al cottage si iniziavano a tingere dell’azzurro tenue delle veroniche e il rosa violaceo dei cardi. 

 

Crowley curava il giardino del cottage in modo quasi maniacale. Le violette di vari colori venivano confinate in macchiette ordinate, così come i grandi arbusti di peonie rosso scuro Gardi, miste alle bianche Avalanche. L’angolo delle piante officinali vicino alla porta della cucina era piccolo e curato nel dettaglio, e due grossi cespugli di lavanda incorniciavano l’ingresso al giardino in modo quasi perfettamente simmetrico. Nei punti a ridosso del muro di cinta solo le campanule blu si permettevano di spuntare un po’ alla rinfusa. Crowley faceva sempre finta di non vederle. 

 

Quello che mancava, adesso, era un albero di magnolia.

Crowley lo aveva scelto con cura in un vivaio a parecchie miglia di distanza, e aveva deciso di piantarlo in modo che Aziraphale, quando si sarebbe svegliato col viso rivolto verso la finestra, lo avrebbe visto come prima cosa al mattino. 

 

Naturalmente Aziraphale non c’era, in quei giorni. 

Si trovava a Londra, per controllare la sua libreria. Ci andava circa una volta al mese: dato che non aveva posto per tutti i suoi libri nel cottage, quelli che non era riuscito a portare li andava a trovare. Crowley sbuffò al pensiero. Sciocco sentimentale. Lui ovviamente andava ogni settimana a controllare le sue piante a Myfair, ma le piante erano vive e avevano bisogno di disciplina ferrea, soprattutto ora che non era sempre lì a dire loro come dovessero crescere.

 

Crowley scrollò le spalle. Il lavoro andava fatto in fretta: voleva che fosse una sorpresa e Aziraphale sarebbe tornato in serata o al massimo il giorno successivo. Indossò abiti vecchi perché voleva scavare lui la buca per piantare la magnolia. Dalla “non-apocalisse” aveva quasi smesso di usare i suoi poteri, così come Aziraphale. Nessuno dei due ne sentiva davvero il bisogno, a parte rari casi, e si erano adattati a vivere come una normalissima coppia umana.  

 

Il giardino nel retro del cottage era un luogo incantato, perfino agli occhi di Crowley che se ne prendeva cura. Aziraphale lo adorava. E lui… beh lui adorava Aziraphale.

Scese a piedi scalzi, perché amava sentire l’erba fresca sotto alle piante, in mezzo alle dita. Prese una vecchia pala e iniziò a lavorare nell’angolo che aveva scelto. 

 

Delimitò con cura il perimetro della buca e calcolò la profondità con dimensione del vaso che, per ora, ancora conteneva il giovane albero. Dopo un’ora di lavoro si rese conto di essere più indietro di quanto avesse sperato. Non pioveva da qualche giorno e la terra era più dura del solito.

Ma Crowley era un demone ostinato e continuò senza badare alle nuvole grigie che, a quanto pareva, avevano deciso di arrivare con qualche giorno di ritardo.

 

Le prime gocce di pioggia furono ignorate. 

Raramente c’erano dei veri e propri temporali in zona, e la pioggia spesso assomigliava a una specie di nebbia molto densa e molto molto bagnata. 


Crowley continuò a scavare, incurante. 

Quelle che erano state singole nubi grigie erano divenute una coltre plumbea, e la pioggia si presentava come tutto fuorché leggera. In breve si ritrovò totalmente zuppo, mentre il terreno iniziava ad assorbire l’acqua e si ammorbidiva.

 

Lavorerò più in fretta così.

 

La buca iniziò ad ingrandirsii, finalmente, ma anche a riempirsi di fango.

Crowley non riusciva più a vederne il fondo, ma dopo un’altra ora di lavoro calcolò che dovesse essere più o meno della giusta profondità. Con un po’ di sforzo tirò fuori l’albero prendendolo alla base del tronco e lo sfilò dal vaso. Era pesante, con le radici che trattenevano la terra bagnata. Lo lasciò cadere nella buca, e il fango sul fondo schizzò fuori, macchiandogli i pantaloni fino quasi alle ginocchia. Ora doveva solo riempire gli spazi vuoti con la terra avanzata.

 

Si inginocchiò per terra e lavorò direttamente con le mani. 

La magnolia di Azirahpale doveva essere perfettamente dritta e voleva essere sicuro che fosse posizionata nel modo migliore possibile. La terra fangosa venne spinta con le dita nelle fessure attorno alle radici dell’albero. Presto si sarebbero allargate nel giardino e lo avrebbero fatto crescere sano e solido per anni.

 

Aziraphale lo trovò che ancora dava leggeri colpetti con i palmi delle mani per spianare tutto alla perfezione.

 

“Crowley! Cosa fai sotto la pioggia, dannazione!” gli urlò dalla porta finestra.

Il demone si girò con aria colpevole, come un bambino colto sul fatto.

“Vieni qui!” gli disse ancora. Crowley si avvicinò, rimanendo sul patio di legno a gocciolare. 

“Sei zuppo... mio caro… ma cosa ti è venuto in mente?”

“Volevo piantare un albero” rispose, strusciando i piedi.

“… oggi?” Aziraphale lo tirò dentro, incurante delle pestate di fango sul parquet. Ci avrebbe pensato dopo.

“Era una sorpresa per te” fu la risposta, in tono sommesso.

 

Aziraphale alzò finalmente lo sguardo e notò la magnolia. Un po’ mogia per essere stata interrata di recente e con i fiori ricchi e appesantiti dalla pioggia non faceva una figura eccelsa, ma comunque sarebbe diventata splendida e maestosa con le cure del giusto giardiniere. Nessun giardiniere era migliore di Crowley. Aziraphale lo abbracciò, lo tirò su tra le braccia, - nonostante le sue proteste - e lo portò nella sala da bagno.

 

“Per una volta direi che non mi interessa di fare le cose come un umano” disse, schioccando le dita, e la sontuosa vasca da bagno coi piedini si colmò di acqua bollente e schiuma profumata. Crowley fu certo di aver visto anche una o due paperelle di gomma occhieggiare tra le montagne di schiuma.

Senza troppe cerimonie Aziraphale gli sfilò gli abiti zuppi, combattendo con i suoi pantaloni troppo aderenti, che da bagnati sembravano impossibili da sfilare senza strappare anche un paio di strati di pelle, e lo spinse nella vasca. L’acqua si alzò fino al bordo mentre Crowley si rilassava, sospirando. 

 

Aziraphale gli si inginocchiò a lato, sciogliendo la treccia che Crowley si era fatto per tirare i capelli indietro.

“Che ti è venuto in mente, sciocco, di piantare un albero proprio oggi sotto a un diluvio?” gli disse, sorridendo.

“Volevo che lo vedessi quando tornavi”. Crowley si immerse ancora di più nella vasca, tirando dentro i capelli, tornati ormai lunghi, e lasciandoli galleggiare come nastri rossastri dietro alla schiena. 

“Una magnolia eh. Come mai?”.

Crowley borbottò qualcosa a bassissima voce.

“Non ti sento, mio caro”. Aziraphale stava iniziando a spogliarsi, e la sua pelle bianca e rosata rifulgeva quasi traslucida, nell’aria umida e piena di vapore del bagno.

 

“Per la tua pelle” rispose Crowley, ormai con solo gli occhi fuori dall’acqua.

 

Aziraphale si immobilizzò per un attimo, mentre le guance gli si tingevano di un leggero vermiglio. 

Si infilò anche lui nella vasca, frettolosamente, cercando di nascondere l’imbarazzo. L’acqua e la schiuma colarono copiosamente fuori dalla vasca, inondando il pavimento. 

 

Crowley gli dimostrava spesso apprezzamento, ma era di poche parole… e questo pensiero era dolce e delicato allo stesso tempo. 

 

Con le mani cercò uno dei piedi del demone e lo tirò verso l’alto, facendo appoggiare la schiena di Crowley al lato opposto della vasca. Prese un pezzo di sapone e iniziò a strofinarlo, nonostante le vibranti proteste dell’altro, che agitandosi fece scivolare le lunghe ciocche ramate fuori dalla vasca. 

“Hai l’animo di un poeta, mio adorato” gli disse “Ma sei pieno di fango”.





In tutto ciò, devo ringraziare Martina che è sempre meravigliosa e disegna cose super tenere, e Laiquendi che mi supporta e mi corregge anche nelle storie così piccine. Grazie, senza di voi il fandom non sarebbe la stessa cosa.

   
 
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