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Autore: Miryel    13/11/2020    4 recensioni
In una notte come tante, l'equilibrio di Morty viene spezzato da una visita inaspettata che lo porterà a scoprire una verità che non avrebbe mai voluto realizzare davvero. Di fronte a lui c'è la sua copia esatta ma con una vena crudele e spietata che gli brilla nell'unico occhio visibile, lo spezza in due e lo divora in mille pezzi.
L'anello di congiunzione è sempre, inevitabilmente Rick e questo, inevitabilmente, non porterà a nulla di buono.
[ About Evil Morty - Morty Smith&Rick Sanchez - Introspettivo - Minilong ]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Evil Morty, Morty Smith, Rick Sanchez
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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[ About Evil Morty - Morty Smith&Rick Sanchez - Introspettivo - Minilong]




Evil Morty Analysis: R&M Theory | Rick And Morty Amino
HOW BAD
  CAN I
  BE?



«Nobody exists on purpose, nobody belongs anywhere, everyone is gonna die.»
Morty Smith
 

| Capitolo I 




 
 
 

                 

          Non è la mano di Rick, che lo trascina fuori dal letto, stavolta. Le riconoscerebbe tra mille, quelle dita affusolate strette intorno alla sua caviglia, senza alcuna gentilezza – invece queste, ora, sono dolorose. E Rick non è mai doloroso, almeno non con i gesti. 

Morty apre gli occhi di scatto e sente il pavimento passargli scivoloso lungo la schiena, e il suo corpo viene tirato via, inghiottito poi dal buio di casa. Non vede niente, sente solo passi decisi che gli rimbombano nella testa, ancora non del tutto sveglio per capirci qualcosa. Sa solo che la bocca impastata non gli permette di urlare o di protestare per quella brutalità che gli stanno dedicando e, quando viene buttato come un sacco di patate in una stanza, sbatte la testa e si lamenta, massaggiandosela. La luce si accende, lo acceca per qualche secondo, poi rivela il garage di Rick, ma non c’è suo nonno, di fronte a lui... ma un altro Morty. Una sua copia esatta. Almeno così sembra, se non fosse che porta una benda nera su un occhio, un vestito elegante – impeccabile e un ghigno sinistro che gli fa ombra tra le rughe d’espressione. Qualcosa che Morty non conosce. Qualcosa che Morty non è mai stato.  

La sua copia si china su di lui e, alzando un dito verso la sua faccia e muovendolo come a dire “no”, lo colpisce alla testa con un pugno e Morty quasi perde i sensi. Sente l’altro schioccare le dita; un rumore familiare di portali che si aprono riecheggia nelle sue orecchie che fischiano a causa di quella botta e, poco dopo, si sente prendere di peso e qualcuno lo lega ad un sedia; strettissimo. Così forte che nemmeno contemplare di scappare sembra il pensiero giusto; anzi, sembra quasi pericolosa solo l'idea di provarci. Sente qualcosa di umido scendergli dal naso. Raggiunge la bocca e ne avverte il sapore sgradevole del ferro. È sangue. 

«Un bel posticino, questo. Era una vita che non entravo in uno dei garage del nonno», sentenzia quello, un Morty decisamente oscuro, ricoperto di ombre e di troppi sorrisi sfrontati. Un Morty troppo poco Morty, per poter esistere in quella realtà. Basta lui a provare paura e solitudine per tutti  e due. Per tutti i Morty che esistono in ogni fottuto universo. 

«C-chi… chi… accidenti sei?»

«Che domanda stupida, Morty Smith», sentenzia. Il suo ghigno si spalanca. «Io sono te. O, almeno, una delle innumerevoli copie di te. L’originale, forse. Qualcuno dice che io sia il Morty più Morty di tutti. Forse hanno ragione», risponde quello e alza le spalle. Poi ride, divertito da quella prospettiva, che invece a Morty fa rabbrividire. 

«Nessun… nessun Morty è più Morty di altri.» 

«E questa stronzata chi te l’ha raccontata, Rick?» 

«Può darsi, ma ho… ho… avuto modo di scoprirlo da me. Rick lo ha solo co-confermato.» Cerca di tirare fuori un po’ di palle, quelle che non ha mai avuto. Aggrotta le sopracciglia, indignato, ma questo genera solo più ilarità, in quell’ospite indesiderato. 

«Oh, ho capito. Sei uno di quei Morty che ancora si aggrappa a dei momenti felici e crede nelle cazzate di Rick. Uno di quelli che non si è ancora abbandonato alla cruda realtà», sghignazza la sua controparte oscura, camminando avanti e indietro – il suono dei tacchi delle scarpe eleganti che si infrange con un leggero riverbero in quel garage vuoto. Le mani dietro la schiena e il mento alzato fieramente. Meno Morty di quanto lo sia qualunque altro Morty.

«I-i-io… io non credo di averli più vissuti, dei momenti felici. Da molto, molto tempo!», esclama lui, ed è determinato a non lasciarsi sopraffare da quei modi. Bruschi, crudeli e schietti a tal punto da farlo rabbrividire. Nemmeno Rick è così oscuro. O forse è solo abituato a quell’ombra che lo divide da suo nonno e che non riesce a cancellare. 

«Ah, sì? Nemmeno con il vecchio pazzo?» 

«Con Rick è complicato», risponde, più sicuro. Non ha nemmeno balbettato. Eppure non è nemmeno certo di aver detto la sacrosanta verità. Con Rick è complicato sul serio, ma non sa in che modo. Ci sono momenti in cui si sente un suo pari, quando il nonno gli chiede – chiedere? No, Rick non chiede mai! Prende e non dà mai. Egoista e crudele fin dentro all’anima – di affiancarlo in qualche avventura, e altri momenti in cui si sente al di fuori di un nucleo – quello nel cuore di Rick – in cui nessuno è il benvenuto, siccome quel dannato vecchio non lascia mai uno spiraglio aperto dove intrufolarsi. Anche solo per un po’. Anche solo per condividere qualcos’altro che non sia un viaggio intergalattico dove rischiano ogni volta di morire. Come se entrambi non cercassero altro che quella fine, in una vita che non appartiene più a nessuno dei due, da quando la dimensione da cui vengono è diventata invivibile e si sono rifugiati in quella dove si trovano. Morty finge di non ricordarlo, ma sa che quella famiglia non è davvero la sua. Che quella Beth, il suo vero Morty, lo ha perso in un’esplosione per colpa di un errore di calcolo – un errore di Rick, anche se lui non lo ammetterebbe mai; uno dei tanti, che ha uccisi quegli altri e ha permesso loro di intrufolarsi in quelle vite come rimpiazzi. Morty se lo ricorda bene, il momento in cui ha seppellito se stesso in giardino. E ricorda altrettanto bene i giorni successivi a quello, dove si sentiva un estraneo in un mondo che lo conosceva fin troppo ma che in realtà non sa davvero niente, di lui. Un bel niente.

Ci ha messo una vita ad imparare a fingere che in verità va tutto bene e che niente è cambiato. 

«Con Rick è sempre complicato», sbuffa l’altro Morty, mentre si sistema la cravatta con fare distratto. «Ecco perché sono qui», sentenzia poi; smette di camminare avanti e indietro e lo fronteggia. Piega la schiena e ce l’ha a due centimetri dalla faccia. Il suo ghigno è gelido come il ghiaccio, distaccato. Una micidiale macchina mortale, un soldato calcolatore, un dannato stronzo che porta la sua faccia e una benda nera sull’occhio destro. Le spalle dritte, mai piegate alla perenne e distruttiva inadeguatezza che ogni fottuto Morty si porta dietro. Sono identici, eppure così diversi e, se non fosse che conosce Rick molto più di chiunque altro, lo paragonerrebbe a lui.

No, nemmeno Rick è così distante dai sentimenti. Li prova, ma li chiude in una bolla d’aria fragile come il vetro. Prima o poi si romperà, Morty lo sa, ma non aspetta quel momento con trepidazione, piuttosto con il terrore delle conseguenze. Quelle che ha imparato a gestire col tempo, ma mai completamente<1>.

«S-se… se… se cerchi la portal gun, sa-sappi che…» 

«La portal gun?», lo fredda subito l’altro, alzando una mano davanti alla sua faccia. Scoppia a ridere. Così forte che la sua testa si reclina all’indietro. Morty ha quasi la sensazione che possa staccarsi dal suo corpo da un momento all’altro. «Sai da dove vengo? La Cittadella è piena di Rick a cui rubarla! Come se ne avessi bisogno. Ne ho una tutta mia. Da dove accidenti pensi che sia arrivato?» Schiocca le dita. Due portali si spalancano dietro di lui, e due Rick armati di fucile lo affiancano. Uno a destra e uno a sinistra. Troppo silenziosi per essere dei Rick. Troppo sottomessi.

A Morty non fa più né caldo e né freddo vedere suo nonno duplicarsi, triplicarsi, quintuplicarsi. Non ha nemmeno paura di non saperlo riconoscere, tra i tanti. Il Rick che lo trascina in giro per le infinite realtà che esistono nello spazio-tempo ha occhi diversi. Ogni Rick ha occhi diversi, proprio come ogni Morty. Nessuno è veramente uguale all’altro. Forse è un sollievo, forse no. 

«Co-co-cosa vuoi, allora?»

Il Morty cattivo piega le labbra all’ingiù. Un’espressione pensierosa gli si spalanca sul viso – Morty non sa se sia ironica, oppure no. Si liscia il mento con una mano e poi alza le sopracciglia. «L’unica cosa che ti appartiene davvero, Morty Smith. Il tuo Rick», dice, infine, meno velenoso di quanto non sia stato fino ad ora, poi si rimette dritto sulla schiena. Ricomincia a camminare avanti e indietro. È snervante. «Tuo», ripete poi, sbuffando via una risata. «Lo sappiamo entrambi che non è davvero il tuo Rick, non è così?.» 

«Nessuno appartiene a nessuno», mormora, e sente dolore ai polsi. Le corde stringono troppo, fanno male. Lasceranno il segno. Gli viene da piangere. 

«No, e per quanto possa sembrare assurdo, sono d’accordo con te ma… in termini prettamente familiari, di vero legame, il tuo Rick non è mai stato tuo. Né di Beth, né di Summer. Siete solo una copia, di una copia, di una copia… o per meglio dire: un rimpiazzo.»

«N-nemmeno io appartengo a… a… a questa famiglia. Non per davvero. La mia vera famiglia è… altrove», risponde Morty, la voce tremula. Vorrebbe che fosse più sicura; vorrebbe possedere la stessa sfrontatezza di quel Morty. Almeno per un po’. Almeno per ora. Solo per non farsela sotto come sempre.

Ha affrontato mille avventure diverse, sfiorato la morte in più occasioni, ma confrontarsi con un se stesso così opposto, lo annichilisce. È un po’ come affrontarsi e non saperlo fare. 

L’altro Morty non sembra interessato a quella storia. Non gli interessa di nessun altro Morty che non sia lui – e non gli interessa di nessun altro Rick che non sia quello con cui Morty ha a che fare. 

«Perché?», chiede Morty, solo, e distoglie lo sguardo, quando non riesce a sostenere quello dell’altro, troppo crudele. 

Quello si avvicina ancora e lo fronteggia. Schiocca di nuovo le dita e i due Rick al suo fianco puntano i fucili sulla testa di Morty, che indietreggia quel tanto che la corda gli possa permettere. Strizza gli occhi, ha paura di morire ma è già pronto. Non ha messo in conto la possibilità di uscire vivo da quel garage; è sopravvissuto a qualsiasi cosa, e ora a ucciderlo sarà se stesso

«Perché, chiedi? Perché il tuo Rick non è speciale più di altri, come vuole farti credere. Perché non è l’unico uomo più intelligente dell’universo. Perché va in giro a raccontare frottole e abbandona la famiglia non appena le cose si fanno scomode. Perché il tuo Rick non ti appartiene, ma appartiene a me.» 

«Co-cosa? No, non può essere, lui non mi ha mai detto c-» 

Il Morty cattivo ride. Sguaiatamente. La sua risata rimbomba tra le pareti e nel cuore. Lo fa vibrare e lo lacera, lo rompe. Lo spezza in mille frammenti di vetro. Morty non lo sente nemmeno più battere.

«Il tuo Rick è il mio Rick originale, che ti piaccia o no, Morty Smith», sentenzia, alla fine, dando voce a quello che Morty temeva, ma a cui non avrebbe mai creduto e al quale forse continua a non credere. Rick glielo avrebbe detto. Rick lo avrebbe fatto. Rick… no, non lo avrebbe mai fatto. Mai. Perché è un bugiardo, un infame e un dannato stronzo insensibile. Apre gli occhi e li infila in quello scoperto dell’altro; il suo ghigno si allarga, soddisfatto. Dalla sua delusione o dal coraggio appena mostrato? Morty non lo sa.

«Dunque dimmi dov’è, o ti faccio saltare la testa e lo scopro da solo analizzando il tuo cervello spappolato.» 

I due Rick armati gli spingono le armi contro la tempia. Fanno male, malissimo. Sente già il calore dei proiettili nella testa. Chiude di nuovo gli occhi. 

Rick non merita niente, né il rispetto né il silenzio di Morty, che può riservargli un’esistenza ancora lunga a discapito della sua. Morty potrebbe parlare e salvarsi, ma Morty non è Rick. Morty è dannatamente leale e puro. E continuerà ad esserlo fino alla fine dei suoi giorni. 

«Allora?», lo incalza l’altro, e la sua voce si rompe in una sfumatura di impazienza.

«Allora cosa, Morty? Sono qui. Sono sempre stato qui, razza di idiota.» 

Si voltano tutti, verso quella voce e nessuno, per secondi interi, ha il coraggio di dire niente.

Niente di niente. E Rick li guarda, inespressivo, dalla porta del garage, come se nessuno stesse per uccidere suo nipote. Come se non gli importasse un accidente delle conseguenze.

Morty pensa che, da quella vasca d’acido che avrebbe dovuto insegnare loro qualcosa, non ha imparato niente nemmeno lui.

 


Continua...
 


 <1> Riferimento alla puntata “l’episodio della vasca d’acido” dove Morty ha a che fare proprio con le conseguenze. (MA QUANTO è BELLO QUELL'EPISODIO?)
 

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Note Autore:
______________


 

 MA SALVE! Forse non importa a nessuno, ma ho finito di vedere recentemente Rick&Morty – me la sono tipo divorata e, dopo l’episodio della Cittadella dei Rick, mi è balenata in testa questa storia. Ho cercato su internet varie teorie e per quanto questa che il Rick di Morty, sia il Rick originale di Evil Morty non mi faccia impazzire, devo dire che è stata però il carburante per spingermi ad iniziarla, dunque eccomi qui! Sarà una minilong e, spero con tutto il cuore che non venga abbandonata come altri miei progetti. Di solito non pubblico in corso d’opera ma sono sincera: non vedevo l’ora di buttarla in pasto al mondo per avere qualche feedback e capire se sto affrontando bene il tutto e se i personaggi sono IC. 

 

Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va! 



 


Team Piercey
La vostra amichevole Miryel di quartiere.

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