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Autore: Kodawaru_Eruannon    15/11/2020    1 recensioni
Sarai mai mia, o Morte? La tua letale bellezza mi ha conquistato e non so più vivere senza.
Morte salva una piccola creatura dalla sua fine certa e con il passare del tempo si accorge che anche il più piccolo gesto fra di loro nasconde una verità immensa.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, dopo mesi latitanza eccomi qui di nuovo con una piccola fan fic su uno dei miei personaggi preferiti dell'universo Darksiders: Morte! Io e lui ci assomigliamo parecchio: bellissimo ( lui, non io). solitari, di poche parole con l'abitudine al gioco delle apparenze e del sarcasmo e così mi sono chiesta se potevo far incontrare il magnifico Morte con una creatura molto simile a lui e tramettere il loro legame tramite il gioco del silenzio e degli sguardi e la metafora dei capelli. Non vi annoio ulteriormente e vi auguro una buona lettura!
 

Quando aveva incontrato Morte per la prima volta i suoi capelli a malapena ricoprivano le spalle.
Le ci erano volute parecchie coincidenze fortunate e altrettanto tempo per anche solo avvicinarsi che quando lo aveva avuto a tiro per la prima volta di istinto per tenerlo fermo gli aveva infilato una mano nei capelli accarezzandoglieli mentre quest’ultimo la osservava con i suoi occhi rossi socchiusi.
Erano appena sfuggiti all’attacco a sorpresa di un gruppo di demoni grazie alla spettacolare agilità di Morte, il quale saltando da una roccia all’altra si era arrampicato su di un costone roccioso della altura che stavano esplorando. Erano rimasti li, lui appollaiato sul bordo della sporgenza e lei seduta a cavallo della sua muscolosa coscia con una mano stretta attorno alla cinghia dell’armatura e l’altra fra i capelli tremante mentre cercava di non pensare agli artigli che per poco non l’avevano ghermita e trucidata.
Quando aveva iniziato a muovere la mano lui aveva voltato la testa, all’inizio non se ne era accorta mentre li accarezzava prendendo fiato, con il mento appoggiato sulla sua spalla, la testa reclinata e il cuore che batteva all’impazzata l’unica cosa che sembrava calmarla e trattenere le lacrime erano quei capelli lisci, morbidi e neri come il corvo che saltellava sull’altra spalla.
Si era accorta di essere osservata quando lo aveva sentito sbuffare e muoversi, si stava alzando e lei silenziosa era scivolata giù in piedi di fronte a lui il quale senza proferire parola si era incamminato lungo il costone e così come era salito con pochi agili balzi era sceso.
Quella stessa sera dopo aver raggiunto gli altri aveva cercato di parlargli per scusarsi del suo comportamento invadente e patetico, ma l’unica risposta che aveva ricevuto era stato un grugnito e un “non ti preoccupare” a malapena udibile.

 

La seconda volta che lo aveva incontrato dopo un lungo periodo di assenza i capelli arrivavano a metà schiena.
Gli era mancato, non lo poteva negare, dopo quel piccolo attimo di intimità non ero più riuscito a guardarlo con gli stessi occhi. Non era più solo il feroce guerriero che tutti descrivevano, il temibile combattente che mieteva anime su anime, ma era anche la prima persona che si era curata di lei, come persona e non come il mostro per cui spesso passava.
La aveva dopotutto presa in braccio ed era corso a metterla in salvo incurante del fatto di aver dato le spalle ai suoi nemici.
La seconda volta non aveva avuto la fortuna di avvicinarsi abbastanza da toccarlo, ma la sua presenza la aveva colpita con la stessa potenza di un ceffone in piena faccia; era rimasta a bocca aperta quando lo aveva visto comparire fra gli alberi che segnavano il limite massimo della foresta che circondava il loro piccolo insediamento. Procedeva a passo lento, le spalle pesanti e i piedi trascinati nel terreno umido, la nebbia si stava diradando e la leggera foschia si trasformava in goccioline appiccicose quando veniva in contatto con la pelle. L’armatura era in più punti danneggiata e il tessuto lacero e sbrindellato, le due falci incrostate di sangue oramai nero e i capelli lunghi e neri appiccicati contro il volto, le spalle, il petto e la schiena.
Sembrava il fantasma di un’epoca passata, ma non ancora del tutto conclusa visto i numerosi avvistamenti sia di angeli che di demoni; imponente, silenzioso e con il capo chino, l’unica cosa che emetteva luce in lui erano i due tizzoni ardenti che aveva per occhi, i quali mentre le passava vicino si erano assottigliati mentre spostava alcune ciocche umide dal volto.
 

La terza volta erano così lunghi che aveva prima visto e sentito i capelli e poi lui.
Era tornata la dove tutto era iniziato, questa volta come tutte le precedenti per mettere fine al quel tumulto di emozioni, sensazioni e immagini, ma alla fin si era ritrovata seduta per terra a fissare quella sporgenza senza sapere da che parte girarsi.
Doveva essere passato davvero parecchio tempo poiché in lontananza i primi ululati si erano sollevati verso la luna che spuntava falciforme nel cielo interrompendosi ogni tanto per lasciar calare un silenzio asfissiante.
Ciocche nere lunghe e mosse erano comparse improvvisamente nel suo campo visivo facendola scattare all’indietro e finire contro qualcosa di freddo e duro. Fra le ombre e il buio di quella cortina di velluto un paio di occhi rossi la stavano fissando ipnotici; aveva riconosciuto il luogo poiché glielo aveva indicato con un leggero movimento del capo. Gli aveva sorriso debolmente mentre le sue dita si erano andate ad annodare fra i suoi capelli chiudendo gli occhi e lasciandosi andare con il peso sull’unico braccio appoggiato a terra.
Era rilassante la calma che quella creatura di altri tempi riusciva a portarsi dietro, aveva pensato mentre sorrideva e si diceva che sarebbe potuta rimanere tranquillamente tutta la notte li, nascosta, protetta dalle ombre che i suoi capelli e il suo imponente corpo proiettavano su di lei con solo due stelle rosse ad illuminare la sua notte.
Una mano si era sollevata e dopo aver spostato alcune ciocche aveva raggiunto la maschera e mentre si abbassava la aveva spostata leggermente: a quanto pare i suo capelli non erano l’unica parte di lui morbida e leggermente umida, aveva pensato, no tutto in lui era scuro, morbido, setoso e fresco a contatto con la sua pelle.

   
 
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