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Autore: syila    15/11/2020    4 recensioni
“Che cosa vuoi Yuuri?” sibilò il russo stringendo i pugni “L'anno scorso ti avevo proposto di lavorare in società e tu hai rifiutato!”
“La tua offerta era inaccettabile.” rispose l'altro risentito “Trenta e Settanta non è una divisione equa, è un disonorevole ricatto!”
“Sono stato realista; la vostra fetta di mercato è piccola, limitata perlopiù ad asiatici e italiani, i Black Russian gestiscono i locali frequentati dagli americani.”
“Quindi pensavi che regalarmi le briciole dopo avermi portato a letto sarebbe bastato!”
Il sussurro era appena percettibile, ma tagliente come una lama e Victor si irrigidì.
“Quello non c'entrava niente con gli affari. E ti ricordo che sei stato tu a sparire il mattino dopo.”
“È stata la scelta giusta, a quanto pare preferisci la carne giovane...”
“Yura è un fatto personale allora! Una vendetta nei miei confronti!” a quel punto si girò a fronteggiarlo e incontrò il sorriso sornione del giapponese.
“È capitato al momento giusto, noi orientali lo definiamo Karma.”
|Seconda classificata al contest “Overly Specific Writing Prompts” indetto da fantaysytrash sul forum di EFP.|
Genere: Azione, Drammatico, Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO IV

La sera successiva la Detroit Opera House era gremita di pubblico, c'era un concerto di musica classica, ma Victor aveva altro per la testa che mettersi a guardare il programma della stagione teatrale.
“Eccoli.” Christophe gli toccò la spalla e gli indicò una coppia di personaggi ferma a lato dell'ingresso alla galleria Il suo accompagnatore serrò le labbra in una smorfia di fastidio e annuì; non era il giovanotto con la pelle abbronzata ad interessargli, bensì quello con gli occhiali, vestito di un inappuntabile smoking, indossato con elegante noncuranza.
Nello stesso momento i due si accorsero di loro e si avvicinarono.
“Mr Nikiforov è di una puntualità squisita, lo apprezzo molto.”
“Abbiamo un incontro di lavoro, dove preferisce discuterne signor Katsuki?”
Victor aveva deciso di saltare tutti i preamboli andando dritto al sodo, c'era la vita di Yura in ballo, non avrebbe compiaciuto il mangiariso con inutili smancerie.
“Un vero uomo d'affari. Ho riservato un palco solo per noi due; Phichit farà compagnia al suo amico al ridotto del teatro, servono degli ottimi cocktails.”
“Ah, io a quest'ora bevo solo champagne.” dichiarò Christophe “Alors mon amì, andiamo a veder se c'è del Dom Perignon in fresco?”
“Faccia strada monsieur!” esclamò allegro il thailandese, che nel congedarsi incrociò lo sguardo di Yuuri e vi riconobbe una vecchia amica: l'ansia.
Scambiò con lui un breve cenno d'intesa come a rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene, poi si allontanò in compagnia del ciarliero uomo biondo.

“So cosa vogliono i Red Lotus e perché hanno preso Yura.”
“Parla chiaro.”
Sotto lo sguardo inquisitorio del Capo Otabek perse quel poco di sicurezza che ancora gli rimaneva e provò a mettere insieme una risposta soddisfacente, che non comportasse la sua immediata eliminazione fisica.
Gli aveva raccontato dell'improvviso “colpo di fortuna” e di come fosse riuscito a piazzare il carico di whisky usando certe conoscenze in periferia.
Azzardò anche un'ipotesi abbastanza verosimile sul rapimento: il pivello dei Red Lotus aveva visto un tizio di spalle, con un giubbotto da aviatore e Yura lo aveva indossato la sera prima quando era uscito a fumare.
Gli asiatici avevano fatto due più due e avevano catturato il primo russo che corrispondeva grosso modo alla descrizione.
L'unica cosa che aveva trattenuto Victor dal prendere il suo sottoposto e offrirlo alla gang dei musi gialli in un bel pacco regalo, era la consapevolezza che non sarebbe servito a niente.
Loro avevano già un membro dei Black Russian, non importava che il colpevole del furto fosse qualcun altro; rappresentava comunque una seccatura in meno.


“Il tuo carico è già stato piazzato. Posso rifonderti merce di pari valore o del valore che riterrai opportuno a risarcire il danno.”
Nell'aria si stavano diffondendo le note dei Concerti Brandemburghesi di Bach e Victor era costretto a bisbigliare pur trovandosi accanto al suo vicino; nella penombra riusciva a cogliere il riflesso dorato delle lenti e dietro ad esse la mandorla allungata dei suoi occhi.
“Mi offri della volgare merce per riscattare il tuo prezioso protegé?”
Il tono ironico del giapponese lo fece fremere di rabbia.
“Il suo peso in oro ti suonerebbe meglio?”
“Chi ti dice che io sia interessato ai beni materiali?”
“Che cosa vuoi Yuuri?” sibilò il russo stringendo i pugni “L'anno scorso ti avevo proposto di lavorare in società e tu hai rifiutato!”
“La tua offerta era inaccettabile.” rispose l'altro risentito “Trenta e Settanta non è una divisione equa, è un disonorevole ricatto!”
“Sono stato realista; la vostra fetta di mercato è piccola, limitata perlopiù ad asiatici e italiani, i Black Russian gestiscono i locali frequentati dagli americani.”
“Quindi pensavi che regalarmi le briciole dopo avermi portato a letto sarebbe bastato!”
Il sussurro era appena percettibile, ma tagliente come una lama e Victor si irrigidì.
“Quello non c'entrava niente con gli affari. E ti ricordo che sei stato tu a sparire il mattino dopo.”
“È stata la scelta giusta, a quanto pare preferisci la carne giovane...”
“Yura è un fatto personale allora! Una vendetta nei miei confronti!” a quel punto si girò a fronteggiarlo e incontrò il sorriso sornione del giapponese.
“È capitato al momento giusto, noi orientali lo definiamo Karma.”
“Dovevi lasciarlo fuori dalle nostre questioni!” un mormorio infastidito dal palco attiguo lo convinse ad abbassare il tono di voce “Immaginavo che non saresti venuto a patti facilmente, ecco perché c'era un piano di riserva; in questo momento i miei ragazzi stanno andando a liberarlo. Sappiamo dov'è il vostro magazzino; è l'unico posto dove potreste tenerlo senza destare sospetti.”
Yuuri non si scompose.
“I tuoi ragazzi stanno per fare una brutta fine Nikiforov sama” rispose ironico “Davvero hai pensato che non ci fossimo preparati ad una vostra sortita? Salteranno in aria come birilli e sarà tutta colpa tua.”
“Può darsi che anche qualcuno dei tuoi ci resti secco! Georgi ha la dinamite e stai sicuro che la userà.”ribatté Victor alzandosi in fretta, senza badare ai rimproveri che venivano dai palchi vicini. Yuuri lo imitò.
“Sei pazzo come un fottuto russo Nikiforv sama!”
“E tu sei pieno di sorprese per essere un fottuto mangiariso!”
I due uscirono in fretta e corsero alla caffetteria, dove Phichit e Christophe, ignari di tutto, chiacchieravano amenamente del campionato di baseball.



“Com'è la situazione?”
“Ho fatto il giro dell'edificio sembra tutto tranquillo, c'è una luce accesa sul retro, ho provato ad affacciarmi, però la finestra è coperta dai giornali.”
Otabek si accucciò vicino a Mila dietro alla barriera formata da un carico di assi da cantiere lasciate a marcire lungo il molo, su cui si affacciavano i doks del porto.
Gli asiatici avevano scelto un posto strategico dove stoccare la merce; quei magazzini erano quasi tutti abbandonati e alcuni cadevano a pezzi, nessuna impresa voleva investire nella loro ricostruzione ed avevano finito per diventare una base ideale di traffici illegali e il rifugio di povere anime derelitte.
“Uno è uscito a fumare, ed è rientrato quasi subito.” riferì la ragazza, che nascondeva i vistosi capelli color di fiamma sotto un basco maschile “Quanti potranno essere?”
“Chi se ne importa, bastano un paio di queste a sistemarli tutti.” s'intromise Georgi mostrando l'interno del pastrano, dove alloggiavano due oggetti allungati di forma cilindrica.
“Santa Madre di Dio Gosha! Metti via quella roba! Hai pensato che potrebbe uccidere anche Yura? Mi chiedo perché Victor ti abbia dato il permesso di portarla!”
“Perché nella peggiore delle ipotesi vuole assicurarsi che dei Red Lotus non resti nemmeno la polvere.”
“Li useremo come ultima risorsa.” propose Otabek e gli altri due convennero.
Nonostante il kazako ostentasse calma e freddezza, dentro di sé era dilaniato da emozioni contrapposte.
Aveva ragione di credere che, indipendentemente dall'esito della sortita, lui non avrebbe rivisto l'alba e forse la cosa migliore che poteva fare quella notte, dopo aver messo in salvo Yura, era morire.
La conversazione con Victor lasciava poco spazio ai dubbi; un paio di velate allusioni gli avevano dimostrato che era a conoscenza della loro relazione.
Nemmeno un Capo accomodante come lui avrebbe tollerato un simile affronto.
“Quanto dobbiamo aspettare ancora?”
Georgi consultò l'orologio “È mezzanotte passata. Lo spettacolo a teatro è sarà finito da un pezzo ormai.”
“Gli accordi erano di attendere fino a mezzanotte, dobbiamo muoverci.”
Tre sagome scure uscirono dal nascondiglio, s'infilarono nell'ombra del magazzino e da lì proseguirono rasente muro fino a raggiungere l'ingresso.
Georgi tentò la porticina del passaggio pedonale e questa cedette subito, aprendosi senza fare rumore.
“Puzza di trappola lontano un miglio.” mormorò.
Tutti e tre misero mano alle pistole, Otabek scivolò all'interno per primo, dentro era buio pesto o almeno così gli sembrò finché i suoi occhi si adattarono intercettando un debole chiarore sul pavimento e in quel riflesso scintillò il luccichio metallico di una lama.
Schivò il fendente di puro istinto e fece fuoco; il lampo della detonazione illuminò l'ambiente e gli permise di vedere il suo contendente che si rialzava deciso a tornare alla carica; lo aveva ferito, perché con la mano sinistra premeva sul fianco, ma non abbastanza gravemente.
Al primo sparo ne seguirono altri in rapida successione, ormai era scontro aperto, anche se tutti sparavano alla cieca; il kazako sentiva le pallottole fischiargli attorno e non riusciva a prendere la mira, lo spadaccino lo incalzava costringendolo a retrocedere.
Mila e Georgi aveva trovato un riparo di fortuna dietro alcune casse, tuttavia i loro avversari erano in una posizione migliore e li tenevano bloccati.
“Questi bastardi ci stavano aspettando!” ringhiò Padre Gosha frugando con rabbia nel cappotto.



Yura, dall'ufficio in cui lo tenevano rinchiuso, poteva sentire tutto; lo avevano legato e imbavagliato e per quanto si sforzasse i nodi e il bavaglio resistevano, perciò non poteva avvertire i ragazzi della trappola esplosiva che avevano preparato i musi gialli.
Poi senza preavviso un boato assordante scosse il vecchio magazzino dalle fondamenta, le pareti tremarono come fogli di carta e al prigioniero piovve in testa una nuvola di polvere e detriti.
Appena poté guardò in alto: i primi barbagli di un incendio illuminavano il soffitto impregnando l'aria di un fumo denso e acre, mentre le travi del tetto si erano inclinate; presto tutta quella roba gli sarebbe rovinata addosso e se per caso fosse scampato al crollo sarebbe di certo morto nell'incendio.
Fuori intanto dopo i primi attimi di sconcerto dovuti all'esplosione lo scontro era ripreso, uno dei Red Lotus, il ragazzino a cui Otabek aveva rubato il carico, giaceva a terra svenuto, il suo compagno lo stava trascinando via coprendo la ritirata con la pistola in pugno e, al contempo, cercava di non farsi uccidere, ma la vera spina ne fianco era lo spadaccino, che aveva abbandonato la spada per una più pratica e moderna arma da fuoco.
“Georgi, Mila! Copritemi le spalle!”.
L'incendio stava montando rapidamente, alimentato dal legno con cui era costruito l'edificio; presto il vecchio magazzino si sarebbe trasformato in un inferno e Yura era ancora intrappolato da qualche parte, doveva trovarlo in fretta.
Mentre il suo avversario fu costretto a ripiegare dietro un pilastro il giovane kazako corse verso il retro; il fumo rendeva difficile orizzontarsi e i cumuli di detriti avevano trasformato la sua avanzata in un percorso ad ostacoli.
“Yura! Dove sei? Rispondimi!”
Ad un certo punto, tra le grida e il crepitare delle fiamme, gli parve di udire dei tonfi ritmici e pesanti, che provenivano da qualche parte davanti a lui.
Avanzò a tentoni fino ad una porta chiusa, su cui si avventò, facendola cedere con una spallata; sul pavimento c'era il ragazzo: ferito, malconcio, ma comunque vivo e Otabek sentì il bisogno di ringraziare un Dio in cui comunque non credeva per questo.
“Ce ne andiamo da qui...” gli disse, dopo averlo liberato dal bavaglio.
Una serie di scricchiolii li avvisarono che il tetto stava per cedere.
“Oh cazzo...” mormorò Yuri spaventato.
Otabek raddoppiò i suoi sforzi e riuscì a sciogliere le corde.
“Ce la fai a camminare?” chiese dopo averlo rimesso in piedi alla meglio.
“Ho anche la forza di prenderti a calci nel culo dopo il casino che hai combinato coi...”la replica rabbiosa del ragazzo si spense nella bocca dell'altro; dopo un lungo istante di sconcerto si rese conto che lo aveva baciato e che lo stava allontanando, con tutta la forza che aveva.
“Allora comincia a correre e non fermarti!”

Yuri compì alcuni passi a ritroso, spinto dall'inerzia, incespicò e cadde all'indietro rotolando tra spezzoni di legno in fiamme e lamiere contorte, si sentì abbrancare alla vita e trascinare indietro e mentre tentava di divincolarsi, sordo alle urla di Georgi, che gli intimava di non fare pazzie, vide il resto del tetto crollare e seppellire lo stanzino in cui era stato segregato.
Otabek non era uscito.
Georgi e Mila lo tirarono fuori a forza; all'esterno l'aria era umida e meno soffocante, carica degli odori limacciosi del fiume; i due russi lo lasciarono per affidarlo alle braccia di qualcun altro, che il ragazzo, agitato e fuori di sé, non riuscì a identificare.
“Yura! Sono io, Yura! Guardami!”
“V-victor?” balbettò, i contorni del suo viso erano offuscati dalle lacrime e dalla fuliggine “Dov'è Beka? Lui... Lui non... Era dietro di me! Deve essere uscito!”
Rivolse le stesse domande a Mila e Georgi, ottenendo soltanto dei mesti cenni di diniego.
“Yura...” un nuovo tentativo di abbraccio da parte di Victor venne bruscamente respinto.
Non voleva essere consolato, non provava dolore, solo una grande rabbia per quell'assurda situazione in cui gente come loro si faceva la guerra e moriva contrabbandando qualche bottiglia di whisky.
“Tutto questo per cosa? La morte di Beka per cosa? Eh?”inveì il giovane strattonando l'uomo davanti a lui, che provò a replicare, ma venne zittito.
“Non provare a dirmi che sono affari!” urlò Yuri indicandogli il gruppo degli asiatici, egualmente malridotto, fermo poco distante “Fanculo i vostri affari!”
“Sei sconvolto.”
“Sono incazzato!”
“Sei sconvolto.” ribadì Victor afferrandogli le spalle “Ed è per questo che domani ti metterò su primo treno diretto a New York.”
“Tu sei pazzo se pensi che io...”
“Torni da Yakov e Lilia” Victor continuò ignorando le sue proteste “Christophe verrà con te e si assicurerà che arrivi sano e salvo.”
Yuri lo fissava allibito.
“Scriverò una lettera agli zii e gli spiegherò la situazione, dopo stanotte è chiaro che non posso gestire gli affari della famiglia e le tue intemperanze allo stesso tempo...” si chinò sussurrando alcune parole intellegibili al suo orecchio e il ragazzo, che aveva già pronta una lunga lista di insulti, sgranò gli occhi e tacque.
“Chris accompagnali a casa, tra poco questo posto sarà pieno di gente.”
Lo svizzero annuì e prese in consegna Yuri, che stavolta non si oppose.
“E tu mon coeur?”
Lontano si sentiva l'allarmato scampanellio del camion dei pompieri accompagnato dall'ululato delle sirene della polizia.
“Ho delle faccende da sistemare.” rispose il russo rivolgendo un cenno all'omologo giapponese, che congedò i suoi e si avvicinò solo quando l'altro rimase da solo.

“Che casino, eh?” constatò Yuuri davanti al magazzino ridotto ormai in macerie.
“Già.”
“L'acqua caduta da un vassoio non torna indietro.*”
“È il tuo modo di dirmi che ti sei pentito a non aver accettato la mia proposta di diventare soci?”
“Un samurai ha una sola parola Victor.”
“Fottetevi tu e la filosofia orientale, sei un samurai come io sono uno Zar.” chiarì il russo senza distogliere gli occhi dalle fiamme; le sirene erano ormai molto vicine, si scorgevano i riflessi dei fanali sull'acqua e sulle pareti dei fabbricati.
Yuuri fece spallucce e sorrise.
“Sei mi fai una nuova proposta potrei valutarla.”
“Parliamone questo fine settimana al cottage.”
“Quello di Anchor Bay?”
“Esatto.”
“Va bene, conosco la strada.”
Victor sogghignò soddisfatto.



Due giorni più tardi Phichit mise sotto gli occhi del Capo il suo rapporto sui danni al magazzino.
“Efficiente come al solito Phichit-kun, lo hai compilato in fretta.”
“Coi contatti giusti è facile.” si vantò il giovane thailandese sorridendo.
“E... Il cadavere?” chiese Yuuri, mentre scorreva l'elenco stilato dal suo braccio destro.
“Quale cadavere?” l'altro trasecolò “La polizia non ha rinvenuto cadaveri tra le macerie!”
“Ah...” Yuuri arrotolò il foglio e lo picchiettò sulle labbra con aria pensierosa.
“D-doveva esserci un corpo?” chiese l'interlocutore sempre più preoccupato, nessuno di loro mancava all'appello, perciò la conseguenza più logica era che qualcuno dei Black Russian ci avesse rimesso le penne.
“Probabilmente no.”
“Quindi?”
“Quindi va tutto a meraviglia. Questo fine settimana farai le mie veci, io devo andare fuori città.”
“Da solo? Affari o piacere?” la fervida immaginazione di Phichit aveva già ipotizzato che in quello spostamento in solitaria fosse coinvolto lo Zar.
“Entrambi amico mio, come sempre.”



In Marzo a New York si respirava già un'aria primaverile, la pioggia aveva lavato le strade facendo brillare la vernice scura delle auto sotto i raggi tiepidi del sole.
A Yuri importava poco dei cambiamenti stagionali; appoggiato in maniera indolente all'angolo del palazzo in cui vivevano i suoi tutori, aspettava lo chauffeur che doveva accompagnarlo alla scuola di danza gestita da madame Baranovskaja.
Era stato praticamente costretto a frequentarla.
A lui non dispiaceva ballare, era tutto il resto a non andargli a genio.
Da quando Victor lo aveva riconsegnato come un fottuto pacco non aveva più avuto un momento per sé.
Secondo l'opinione di Lilia tenersi occupato lo avrebbe aiutato a non pensare a quanto era successo a Detroit, ma lui ci pensava anche dopo un intero pomeriggio di esercizi alla sbarra, ci pensava in camera sua, la sera, quando la testa gli ciondolava sui libri, perché a sentire Yakov era scandaloso che avesse perso quasi un anno di studi.
E ci stava pensando anche in quel momento, mentre seguiva con lo sguardo l'approdo della limousine davanti all'ingresso con quindici dannati minuti di ritardo.
“Ce ne hai messo di tempo...” bofonchiò a mezza voce all'indirizzo dell'autista, il quale, appena il ragazzo aprì la portiera, lasciò andare il pedale del freno facendo scivolare l'auto un po' più avanti.
“Che cazzo...”
Yuri lo raggiunse e il giochino si ripeté altre due volte finché non riuscì a salire al volo.
“Vuoi essere licenziato o cosa?” strepitò stizzito all'indirizzo dell'uomo in uniforme scura, di cui, dai sedili posteriori, scorgeva solo la punta del berretto.
“Sarebbe un peccato signore, oggi è il mio primo giorno di lavoro.”
L'autista alzò la testa e girò lo specchietto verso il passeggero, catturando un'espressione incredula e confusa, che presto si scompose in pianto.
“Dove devo portarla?” chiese imperturbabile.
“Dove vuoi portarmi razza di idiota, alla scuola di danza!” rispose il giovane russo tra i singhiozzi; non riusciva a smettere piangere e per lo stesso motivo non riusciva a smettere di ridere.
“Sarebbe un peccato con questa bella giornata, posso suggerire una meta alternativa?”
“Portami dove vuoi Beka, purché sia lontano da qui.”


☼ La voce della trascendenza ☼

Si sono una brutta persona... u.u
O almeno la sono stata per un paio di paragrafi, perché non si può far morire male Otabek-santo-subito!
Chi altri potrebbe sopportare gli scleri del tigrotto?
Non saprei se definirlo esattamente un lieto fine, nel mondo dei gangster raramente le storie finiscono con un "E vissero felici e contenti" però a loro modo le cose sono andate a posto per Yura, Victor, Beka e Yuuri e proseguiranno su binari diversi, magari solo per un po'.
È tempo di mettere la Ford T in garage e di imbarcarci per altri lidi... Ho detto imbarcarci? Uhmm potrebbe non essere così fuori luogo :D
Nel frattempo vi ringrazio e vi rimando qui a data da destinarsi, ho ancora dei progetti nel cassetto per i nostri beniamini On Ice,anche se adesso mi sto dedicando ad altre creature con gli occhi a mandorla che prima o poi vedranno la luce su EFP...
See you next level!

   
 
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