Serie TV > Vikings
Ricorda la storia  |      
Autore: Abby_da_Edoras    16/11/2020    13 recensioni
[Ottava ff della mia serie "L'amore non ha fine" ispirata alla quinta stagione di Vikings. Pairing: Hvitserk/Aethelred]
Alfred è finalmente guarito dal suo male e va a casa dei vichinghi perché ha saputo che la madre ha tentato di uccidere Aethelred. Per fortuna lo trova sano e salvo e... in felice compagnia! Un nuovo pericolo però minaccia i nostri amici: flotte danesi si stanno avvicinando al Wessex e ci saranno nuove battaglie. Hvitserk si rattrista pensando che così non riusciranno mai a tornare a Kattegat, ma questa volta ci pensa Aethelred a consolarlo!
Grazie a tutti coloro che leggono questa serie di storie, a chi commenta e recensisce e a tutti i lettori silenziosi.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Hvitserk, Lagertha, Ubbe
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ship of doom

 

One, two, three, four - see the hungry want some more
Five, six, seven, eight - Take it now or it's too late
Nine, ten, eleven, twelve - Soon it's time to leave this place
We will not forget

Oh we have come to your town with our following
To bring you light but we are gone very soon

We are the kings of a world that has never been
Oh we are bound to the ship of doom

Oh when the sun is down and the moon is up
Our story will be told…

(“Ship of doom” – Xandria)

 

Aethelred, fortunatamente, era riuscito a riprendersi completamente dal principio di avvelenamento, ma le ferite psicologiche erano state più gravi di quelle fisiche e il giovane Principe era rimasto malinconico e taciturno. Hvitserk era rattristato nel vederlo così, tuttavia sperava che, quando tutto fosse finito e lui se lo fosse portato con sé a Kattegat, la malinconia gli sarebbe passata.

Qualche giorno dopo un ospite inatteso giunse a casa dei vichinghi: Re Alfred in persona, che sembrava perfettamente guarito ma anche piuttosto incavolato.

Evidentemente la malattia aveva fatto bene ad Alfred, che adesso sembrava un’altra persona, deciso, tosto e cazzuto!

“Ubbe, Torvi, Lagertha, devo parlare con voi” dichiarò immediatamente ai vichinghi. “Bjorn non c’è? Mi avrebbe fatto comodo. Prima, però, voglio vedere mio fratello Aethelred. Come sta?”

I tre si guardarono in faccia, perplessi. Alfred sembrava piuttosto alterato, non li aveva neppure salutati e ora voleva vedere Aethelred. Che cosa gli era successo? Una vaga preoccupazione aleggiava sui tre: e se Judith gli avesse raccontato un’altra storia, ossia che erano stati loro a cercare di uccidere il Principe?

Da una stanza in fondo all’abitazione uscì Aethelred, seguito da Hvitserk. Entrambi erano stati attirati dalla voce e, finalmente, i due fratelli si ritrovarono l’uno di fronte all’altro.

Alfred attraversò la stanza in pochi passi per stringere Aethelred tra le braccia.

“Fratello mio, stai bene… Sia ringraziato Dio per questo, nostra madre mi aveva detto… non sapevo come ti avrei trovato, venendo qui” mormorò il giovane Re, con voce spezzata.

Aethelred, altrettanto sbigottito e felice, ricambiò l’abbraccio.

“E tu sei guarito dal tuo male, ti sei risvegliato. Stai veramente bene, Alfred?”

“Sì, sto bene e, adesso che ti vedo sano e salvo, mi sento ancora meglio” rispose Alfred, commosso.

“Bene, è bello rivederti in piedi, Re Alfred” intervenne Ubbe con un gran sorriso. “Vieni, accomodati alla nostra tavola, così potrai riferirci tutto quello per cui sei venuto qui.”

Ubbe trovava sempre le parole giuste. I vichinghi e i due fratelli sassoni si accomodarono attorno al tavolo e iniziarono le spiegazioni.

“Mi sono ripreso dal mio collasso tre giorni fa” esordì Alfred, “e i servitori sono accorsi per aiutarmi ad alzarmi, lavarmi e vestirmi. Io ho notato subito che c’era un clima strano, ma l’ho attribuito alla preoccupazione per la mia salute. Quando ho chiesto notizie della mia famiglia, però, tutti sono sembrati molto a disagio…”

“Ci credo” commentò Hvitserk con un sorrisetto.

“Li ho interrogati. Loro non volevano parlare, temevano che potessi sentirmi di nuovo male ricevendo brutte notizie, ma poi mi hanno raccontato tutto, del tentativo di mia madre di avvelenare Aethelred, del vostro intervento, della tragica morte di Amalhug” riprese Alfred, riferendosi al servo che era morto assaggiando il vino e il cibo del Principe. “Non volevo crederci, pensavo che si fossero sbagliati o che, magari, qualcuno di loro fosse in combutta con i nobili che mi odiano per rovinare la nostra famiglia. Allora sono andato a parlare con mia madre e lei… e lei ha confessato tutto, semplicemente, anzi, era perfino fiera di ciò che aveva fatto e in collera con voi per aver salvato Aethelred.”

Alfred si sentiva ancora ribollire il sangue per la rabbia ricordando il colloquio avuto con la madre, proprio nella sala da pranzo dove era avvenuto il tentato omicidio.

“Perché ti arrabbi con me, figlio mio? E’ sciocco da parte tua” aveva detto la spietata Regina. “Io non avrei voluto fare del male a tuo fratello, ma sono stata costretta. Lui ti odia, Alfred, ti ha sempre odiato e, ora che quegli stolti pagani lo hanno salvato, cospirerà ancora e ancora contro la tua vita finché non riuscirà a ottenere la corona, l’unica cosa che ha sempre voluto.”

“Sei pazza, madre” era stata la reazione violenta di Alfred. “Aethelred mi ha salvato la vita sul campo di battaglia, quando gli sarebbe bastato voltarsi dall’altra parte per diventare Re senza nemmeno doversi sporcare le mani del mio sangue.”

“Sei tu che non vuoi ragionare, adesso, Alfred caro. Ti lasci annebbiare la mente dai sentimenti, dall’affetto che provi per il tuo indegno fratello. Ma un vero sovrano non deve avere sentimenti, deve essere diverso dalle persone comuni ed essere pronto a fare anche la cosa più terribile pur di sopravvivere e mantenere il potere.” *

Alfred aveva fissato a lungo la madre con uno sguardo colmo di odio e freddezza.

“Va bene, hai ragione, ho imparato la lezione e tu sarai la prima a subirne le conseguenze” replicò, nel tono più gelido possibile. “Da questo momento in poi tu non sei più la Regina del Wessex e, soprattutto, non sei più mia madre. In considerazione della tua nobile nascita ti concederò di restare alla reggia e non sarai messa nelle segrete, dove meriteresti di stare, bensì sarai confinata nelle tue stanze. Ma non potrai mai uscirne, mai, per nessuna ragione. Un servitore ti porterà due volte al giorno cibo, acqua e il necessario per lavarti e cambiarti d’abito. Non voglio vederti mai più e non tollererò che tu possa posare il tuo sguardo crudele sulla mia Elsewith e sul bambino che avremo. Addio, Lady Judith.”

Pronunciate queste parole, Alfred aveva ordinato alle guardie di portare la donna nelle sue stanze e rinchiudervela. A nulla erano valsi pianti, grida, lamenti e proteste da parte di Judith, sconvolta dal fatto che il figlio non avesse compreso che tutto ciò che aveva fatto era stato per il suo bene!

Attorno al tavolo era sceso un silenzio raggelante dopo che Alfred aveva raccontato la violenta discussione con la madre e il suo epilogo.

“Severo, ma giusto” commentò Lagertha, la prima a ritrovare le parole.

Quegli stolti pagani lo hanno salvato… Beh, sembra che tua madre non fosse di mente aperta come te riguardo all’alleanza con i norreni” cercò di sdrammatizzare Hvitserk. Aveva visto che Aethelred era impallidito mortalmente mentre Alfred riferiva ciò che Judith aveva detto di lui, così gli aveva preso una mano e gliel’aveva tenuta stretta, affettuosamente, e adesso sentiva il bisogno di rassicurarlo e tranquillizzarlo, facendogli comprendere che era la donna ad essere malvagia e ossessionata e non certo lui.

“Quindi adesso l’unica Regina del Wessex è tua moglie Elsewith. Ne sono felice e sono certa che sarà giusta e saggia come te” disse Torvi.

“Judith ha cercato di manipolarti e tu sei stato molto coraggioso e forte nel respingerla” riprese Lagertha. “A dire la verità, temevo che potesse riuscire a condizionare la tua mente, a farti diventare quello che lei voleva, ma tu ormai sei adulto, hai una moglie, presto avrai un figlio ed è molto meglio che lei stia il più lontano possibile da te e dalla tua vera famiglia.”

Alfred abbozzò un sorriso.

“E’ così, ascoltandola parlare ho avuto paura che potesse chiedermi di mostrarmi altrettanto inflessibile con Elsewith. Ho temuto che, se mia moglie le fosse risultata sgradita per qualsiasi motivo, avrebbe potuto avvelenare anche lei o costringermi a ripudiarla. Non voglio diventare il Re spietato e senza cuore che lei avrebbe desiderato” replicò.

“Non lo diventerai mai” lo rassicurò Aethelred, aprendo bocca per la prima volta. La sua mano era ancora nella calda stretta della mano di Hvitserk e questo gli dava forza. “Tu sarai un grande Re proprio per questo: perché governi con giustizia, accogliendo tutti; perché hai imparato a combattere per difendere il tuo Regno ma, allo stesso tempo, mostri affetto e compassione per tutti i tuoi sudditi, oltre che per le persone che ami. Sarai un Re saggio e amato piuttosto che temuto.”

“Cercherò di esserlo, fratello mio, te lo prometto” affermò deciso Alfred. “E… Ubbe, volevo ringraziare te e la tua famiglia per aver salvato Aethelred. Non oso pensare a ciò che sarebbe accaduto se voi non foste intervenuti. Vi sarò grato per sempre e, se posso fare qualcosa per voi, chiedetemelo pure.”

“Beh, per il momento vorremmo sapere per quale motivo sei venuto qui così all’improvviso” ribatté Ubbe. “Per vedere se Aethelred stava bene, certo, ma ho avuto l’impressione che ci fosse anche qualcos’altro. Perché hai chiesto di Bjorn?”

Alfred s’incupì.

“Perché i miei soldati hanno avvistato flotte danesi che si stanno avvicinando sempre di più alle nostre coste” rispose. “Hanno contato più di duemila uomini. Sbarcheranno presto per razziare e depredare e dobbiamo impedirglielo.”

Ubbe e Hvitserk si scambiarono uno sguardo fugace.

“Bjorn è andato a York per accordarsi con Re Harald e partire per Kattegat. Vuole riprendersi al più presto la nostra città” rivelò poi. “Noi aspettavamo sue notizie per prepararci alla partenza e tuo fratello sarebbe venuto con noi con un contingente di truppe sassoni ma… ma questo cambia tutto.”

Hvitserk pareva rattristato e preoccupato per ciò che il fratello stava dicendo, ma non obiettò.

“Non possiamo partire se il Wessex è in pericolo, non era questo il nostro accordo. Sconfiggeremo questi Danesi e solo dopo partiremo per Kattegat” disse Torvi, in accordo con il marito.

“Anch’io voglio combattere al tuo fianco per respingere gli invasori, fratello. Voglio che sia l’ultima cosa che farò per il Wessex prima di andarmene e seguire la mia strada” dichiarò con fierezza Aethelred, finalmente ripresosi dalla malinconia che lo aveva oppresso in tutti quei giorni.

“E, visto che mi hai chiesto cosa puoi fare per noi, per ringraziarci di aver salvato tuo fratello, ecco la mia richiesta: mettimi a capo del tuo esercito” disse Ubbe. “Se lo farai, il Wessex sarà salvo e i Danesi sconfitti.”

“Ne sei certo, Ubbe? Pensavo di mettermi io stesso a capo dell’esercito” replicò Alfred.

“Vedere te a capo dell’esercito sassone non spaventerà i Danesi, vedere Ubbe sì” fu la risposta sincera e decisa di Torvi. “Combatterai al fianco dei tuoi uomini, certo, ma gli invasori dovranno trovarsi davanti un vero vichingo, un figlio di Ragnar.”

Seppure a malincuore, Alfred dovette ammettere che Ubbe e Torvi avevano ragione. Inoltre lui era il Re e doveva pensare anche alla propria incolumità e a quella di sua moglie e del bambino che aspettava. Il giovane sovrano, dunque, si accordò con i vichinghi, salutò ancora affettuosamente il fratello e si accomiatò per far ritorno alla reggia.

Quella sera, però, Hvitserk non si presentò a tavola per cenare con gli altri.

Preoccupato, Aethelred lo raggiunse e lo trovò nella sua stanza, che guardava tristemente fuori dalla finestra. Quando vide che Aethelred era entrato nella camera, il giovane vichingo si sforzò di sorridere.

“Avevo già immaginato la partenza per Kattegat, gli eserciti riuniti, il nostro, quello di Harald e una parte delle truppe sassoni” mormorò, come se stesse raccontando un sogno. “Vedevo già le navi puntare verso la nostra città e tutti noi pronti per scacciare Ivar e riprenderci ciò che ci appartiene e invece… A questo punto mi chiedo se torneremo mai a Kattegat. Ora sono i Danesi, poi a chi toccherà?”

Aethelred non aveva mai visto Hvitserk così avvilito, di solito lui era sempre allegro, positivo e solare anche nelle situazioni peggiori. La cosa lo colpì molto e gli si avvicinò, senza sapere bene come consolarlo.

“Forse dovrei unirmi comunque a Bjorn e Harald e andare a Kattegat con loro, ma non posso tradire Ubbe ancora una volta” riprese Hvitserk. “Mi sento già abbastanza voltagabbana così, non farò di nuovo la scelta sbagliata.”

“Tu non sei un voltagabbana” iniziò Aethelred, tanto per dire qualcosa, ma Hvitserk lo interruppe.

“E tu non verrai mai con me, vero? Non arriverà mai il giorno in cui deciderai di lasciare il Wessex, sarai sempre preoccupato che qualche nuovo nemico possa invadere la tua terra. Non è forse così?” il tono di voce non era deluso o amareggiato, semmai rassegnato.

Aethelred sentì il cuore lacerarsi. Si fece coraggio e si avvicinò ancora di più al giovane vichingo.

“Voglio che il Wessex sia sicuro, è vero, ma quando i Danesi saranno stati sconfitti non ci saranno altri nemici” disse. “Alfred sta diventando sempre più un abile guerriero, oltre che un saggio governante, e con i vichinghi che decideranno di restare qui formerà un esercito fortissimo, non avrà più bisogno di me. E io… io voglio venire con te e aiutarti a riavere la tua terra.”

Lo sguardo di Hvitserk perse subito tutta la malinconia e ritornò luminoso. Non si aspettava quelle parole da Aethelred, il Principe era sempre così chiuso in se stesso e lui non aveva ancora neanche capito fino a che punto gli volesse bene…

Adesso, però, aveva appena detto di volerlo seguire fino a Kattegat, di voler stare con lui. Per Aethelred, con il suo carattere riservato, non doveva essere stato facile, era come una dichiarazione d’amore vera e propria!

“Davvero?” fece, con un sorriso dolce e furbetto, cingendo con le braccia la vita del Principe e attirandolo a sé. “Allora dovremo proprio sbrigarci a respingere questi maledetti Danesi…”

Lo avvolse in un abbraccio caldo e protettivo e lo baciò a lungo. Sì, Kattegat poteva aspettare ancora qualche settimana, del resto era ancora inverno… e poi, chissà, magari nel frattempo Ivar sarebbe diventato tanto pazzo da inimicarsi la sua stessa popolazione e sarebbero stati loro a cacciarlo! Tutto sembrava facile e possibile a Hvitserk quando abbracciava Aethelred e lo baciava dolcemente e languidamente. Si diresse con lui verso il letto, si distesero insieme, sempre restando incollati l’uno all’altro e staccandosi solo per liberarsi degli abiti. I loro corpi si cercarono con naturalezza, fondendosi come se fossero nati per quello, e ogni preoccupazione, amarezza e malinconia svanì.

Le stelle fuori dalla finestra brillarono più forte come per benedire l’unione tenera e affettuosa dei due giovani amanti.

 

FINE

 

 

* Ovviamente ho modificato un po’ la scena tra Alfred e Judith, visto che Aethelred nella mia storia non è morto. Tuttavia le frasi deliranti della Regina sul fatto che un Re non deve avere sentimenti e che deve essere pronto a tutto le ho riprese pari pari (o quasi) dall’episodio 05x17, tanto mi sono sembrate terribili e piene di crudeltà.

 

 

 

 

   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Vikings / Vai alla pagina dell'autore: Abby_da_Edoras