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Autore: Ladybug87    17/11/2020    5 recensioni
In una piccola borgata situata ad ovest in Piemonte, nell'anno del Signore 1230 una giovane guaritrice viene accusata ingiustamente di stregoneria e di aver avvelenato un viandante.
Nell'attesa del processo viene rinchiusa in una prigione situata sopra un arco che sovrasta la via.
Lei è innocente per quanto riguarda l'omicidio ma è una vera strega, riuscirà a fuggire?
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Borgata XXXX anno del Signore 1230

Apollonia stava raccogliendo le erbe mediche che avrebbe distillato per il suo sciroppo che combatteva la tosse che tante vittime mieteva durante i gelidi inverni della valle.
Poi ne vide altre che avrebbe utilizzato, anche essiccate, per aiutare le partorienti.
La sua vicina aveva quasi raggiunto il tempo, per lei avrebbe usato le erbe fresche.
Apollonia amava il mese di giugno, non vedeva l'ora che arrivasse la notte di San Giovanni per cogliere al chiaro di luna le piante che guarivano molti tipi di ferite e contrastavano la putrefazione.
Aveva salvato la gamba al suo vicino, il mezzadro Dagoberto.
Lui l'aveva guardata in modo strano, all'inizio, poi, però, non smetteva più di ringraziarla.
Per lei era normale usare le erbe come panacea per tutti i mali, ma qualcuno in borgata la guardava male.
Lei giovane, allegra e positiva non ci faceva caso più di tanto.
Quel giorno, mentre annusava estasiata i fiori di campo, vide avvicinarsi di gran carriera due guardie a cavallo che scortavano il conestabile della città di XXXXX.
"Apollonia figlia di Beatrice e nipote di Greta devi seguirci al municipio di XXXXX per ascoltare le accuse che ti riguardano ".
Apollonia si inchinó, poi rispose stupita:
"Non ho idea di quali accuse mi possa rivolgere chicchessia, Messere ".
"Ne verrai informata dal tuo accusatore, Padre Gilberto, il rappresentante della Santa Chiesa di Cristo e cacciatore di anime dannate, serve del Demonio. "
"Ma....ma io non sono....nulla di tutto ciò... io sono solo una levatrice...".
Quelli non sentirono ragioni, le legarono i polsi e la trascinarono al palazzo del municipio senza alcun garbo.
Apollonia iniziò a piangere sommessamente, poi poco per volta si calmò, ricordando che non avevano frugato nelle ampie tasche del suo grembiule ancora piene delle sue adorate erbe.
Per tutto il tragitto continuò a domandarsi di cosa potesse accusarla Padre Gilberto, di aver fatto partorire tante donne alleviando il loro dolore? Di aver curato bambini e adulti da una tosse che, senza i suoi sciroppi, faceva sputare sangue e portava anche alla morte?
Non riusciva a capire.
Giunti al municipio fu portata al cospetto di Padre Gilberto, un frate benedettino dall'aria arcigna e severa.
La fecero inginocchiare sul pavimento di pietra della sala del consiglio.
Padre Gilberto era in cattedra, circondato da altri frati, altrettanto inquietanti.
Sui banchi ai lati della sala sedevano il sindaco e i consiglieri.
La volevano processare? Così senza che nessuno l'avesse informata sul presunto crimine.
Padre Gilberto, invece, iniziò a sciorinare tutte le accuse che la riguardavano.
In particolare era accusata dell'omicidio, tramite somministrazione di un veleno mortale millantato come elisir di eterna giovinezza, di un viandante trovato morto alle porte della città, il quale, a detta dei testimoni, si era fermato nella sua stamberga un paio di giorni prima.
Apollonia fece mente locale e si ricordò di quell'uomo, al quale aveva elargito un pasto e un bicchiere di vino.
La giovane donna dai lunghi capelli corvini e gli occhi di brace tentò di difendersi.
Ma non fu creduta.
"Devi abiurare, strega! Se lo farai la tua morte sarà dolce, altrimenti ti aspettano torture indicibili e il rogo..."
Il viso di Padre Gilberto era trasfigurato dalla rabbia.
Apollonia non mostrò la propria paura e disse con voce incredibilmente ferma:
"Non abiuro, Padre. Per il semplice motivo che non ho compiuto nessuna di queste azioni. Men che meno un omicidio.
Io miglioro la vita delle persone, non la estinguo...."
Capì che quell'ultima frase l'aveva perduta, infatti Padre Gilberto sorrise mefistofelico
"Passerai la notte nella cella situata sopra l'arco.
Domani ti attendono le torture e il rogo, ti pentirai di non aver abiurato...
Portatela via!"
Tuonò infine il benedettino
La riportarono nella sua borgata, dove era situata la prigione, a bordo di un carretto.
Apollonia aveva le mani legate e non poteva difendersi dal lancio di ortaggi e uova marce che la gente della borgata le lanciava addosso.
Lei tra le lacrime si imprimeva nella memoria i loro visi distorti dall'odio.
La maggioranza di quelle persone lei le aveva aiutate, in un modo o in un altro e loro la ripagavano con insulti e sputi .

I carcerieri la spinsero nella cella angusta e buia con violenza.
Poi si presero gioco di lei:
"Goditi l'ultima notte di quiete, domani, dopo le torture, neppure tua madre ti potrebbe riconoscere, chiederai di finire la tua miserevole vita al più presto, anelerai al fuoco purificatore del rogo... strega!"
Apollonia pianse calde lacrime.
Aveva solo vent'anni e tanta voglia di aiutare il prossimo, come avevano fatto sua madre e sua nonna.
Invece sarebbe tutto finito tra le fiamme.
Incatenata alla parete, Apollonia si lasciò scivolare giù per il freddo muro di pietra fino a toccare terra.
Raccolse le ginocchia al petto, appoggiando la fronte su di esse, si sentiva spossata, le palpebre stavano cedendo al sonno.
All'improvviso una luce lunare la destò.
La luce prese le sembianze di una donna.
Alta, vestita con una lunga tunica bianca, la donna aveva lunghi capelli biondi, il viso angelico.
"Sto sognando ", pensò Apollonia.
"Non è un sogno, piccola... io sono Margherita, la capostipite della tua famiglia, fui sacerdotessa in queste valli, ero amata e rispettata.
Vengo in tuo aiuto perché non si compia un'ingiustizia.
Tira fuori le erbe che celi nelle tasche e bruciale, intanto dirai una preghiera che io ti insegnerò e penserai ad un luogo noto solo a te.
Se farai tutto ciò che ti ho detto, sarai salva, lontana da qui."
"Cosa vuoi in cambio, Margherita?"
"Nulla, solo che continui a curare la brava gente..."
"Va bene, dimmi la preghiera che devo recitare...."


L'indomani mattina, quando i carcerieri giunsero a prendere Apollonia per portarla dal boia che l'avrebbe torturata, trovarono la cella vuota.
Solo un mucchietto di erbe bruciate era rimasto a testimonianza del passaggio di qualcuno in quella cella.

Apollonia giunse per magia in una valle adiacente, visse ancora molti anni e aiutò tante brave persone che credevano in lei.
   
 
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