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Autore: Serenity0814    17/11/2020    0 recensioni
Mu x Shaka
Nella peculiare concezione hegeliana, il filosofo utilizza il termine tedesco "aufhebung" per riferirsi al "superamento", e al contempo alla "conservazione" di un determinato momento della sua dialettica, la quale si spiega nelle fasi di tesi, antitesi e sintesi. La vita umana procede seguendo ciclicamente questi tre tappe, e così l'acquisizione di nuove consapevolezze. Tutte le sensazioni che proviamo, comprese quelle negative, sono dinamismo, esse ci arricchiscono e ci portano al raggiungimento di nuove "sintesi".
***
“Da quanto tempo?”-Chiese Mu accarezzando dolcemente la morbida guancia del suo amato senza mai staccargli gli occhi di dosso.
I caldi raggi del mattino penetravano dalla finestra della stanza da letto della casa della Vergine. Era forse stato il risveglio migliore della vita di entrambi; quella luce sembrava dover purificare i peccati commessi durante il buio di quella notte. Due uomini o meglio due Cavalieri D’oro avevano consumato i loro amore per la prima volta andando contro ogni legge del Santuario. Proprio loro: Virgo e Aries, i custodi più fedeli di cui Athena non avrebbe mai dubitato. Lo spirito e la mente dei dodici, completamente abbandonati al desiderio dimenticando ogni cosa.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aries Mu, Nuovo Personaggio, Virgo Shaka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AUFHEBUNG

 

Tesi: “l’idea in sé”

“Da quanto tempo?”-Chiese Mu accarezzando dolcemente la morbida guancia del suo amato senza mai staccargli gli occhi di dosso.

I caldi raggi del mattino penetravano dalla finestra della stanza da letto della casa della Vergine. Era forse stato il risveglio migliore della vita di entrambi; quella luce sembrava dover purificare i peccati commessi durante il buio di quella notte. Due uomini o meglio due Cavalieri D’oro avevano consumato i loro amore per la prima volta andando contro ogni legge del Santuario. Proprio loro: Virgo e Aries, i custodi più fedeli di cui Athena non avrebbe mai dubitato. Lo spirito e la mente dei dodici, completamente abbandonati al desiderio dimenticando ogni cosa. 

“L’ho sempre saputo.”-Rispose Shaka giocherellando a sua volta con le ciocche violacee dei suoi lunghi capelli. “E tu?”-continuò.

“Dal primissimo istante. Non vedevo l’ora di vederti anche solo per poco.”-Ricordò con il sorriso sulle labbra.

“Per me era lo stesso. Tu eri l’unico che mi capiva e forse anche adesso è così.”-Gli confessò Virgo.

Mu passò le dita affusolate sui suoi morbidi lineamenti del viso fino ad arrivare alle labbra come se volesse tastare la consistenza e prenderne confidenza.

“Sei reale Shaka?”-gli domandò. 

“Lo sono.”-Rispose ridacchiando, prendendogli la mano, baciando le dita, il palmo e poi le nocche.

“A volte mi chiedo se tu sia solo il frutto della mia fantasia. Perché...Se...Sei bellissimo ed io non mi sento all’altezza...”-Balbettò un un po’ timoroso di confessarglielo.

Di tutta risposta il biondo si avvicinò ancora di più a lui e lo baciò stringendolo forte a sé. 

“Non devi neanche provare a pensarlo.”-Lo sgridò.

A volte Mu non trovava le parole per esprimere dei concetti, e così era in quel momento. L’uomo che aveva di fronte era l’unico per cui aveva mai provato dei sentimenti, lo amava sinceramente e spontaneamente, solo che alcune volte si sentiva incredibilmente inferiore a lui; era imperfetto in confronto a quella creatura quasi ultraterrena. Per quale motivo lo chiamavano ‘Grande Mu’? Per saper riparare delle armature? Inutile dire che non si sentiva degno di questo titolo; mentre Shaka...Era l’uomo che ogni ancella del Santuario (e forse anche qualche Saint) desiderava. Non si spiegava del perché avesse scelto proprio lui. Si chiedeva se si meritasse il suo amore, se valesse la pena andare contro il dovere per uno come lui.

“Shaka”-Lo chiamò sussurrando.

“Dimmi-

“Grazie.-

“Di cosa?”-

“Di esserti donato a me.”-

 

Antitesi: “l’idea che si aliena da sé”

Il Cavaliere dell’Ariete stava camminando nei pressi dell’arena al calar del sole. Le reclute avevano concluso ancora una volta la loro faticosa giornata di addestramento, era giunta l’ora di ritirarsi nei dormitori. Il luogo più affollato del Santuario si era trasformato in quello più silenzioso, percepiva solo una leggera brezza che caratterizzava quelle ultime serate estive. Si fermò ad osservare le montagne all’orizzonte, leggermente offuscate da alcune nuvole passeggere; sembravano maestose, quando in realtà in confronto alle sue vette, quelle del Jamir, quelle erano poco più che delle colline. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto tornarci, ma sentiva che in quel momento il suo posto era lì, ad Atene. Sapeva che sbagliava a rimandare, che prima o poi il dovere lo avrebbe chiamato, ma non poteva lasciarlo da solo proprio in quel momento. Avrebbe voluto avere Shion al suo fianco, parlarne con lui, confidare ogni sua paura o aspettativa, avrebbe voluto chiedergli scusa per essere stato egoista, per aver deciso di lasciarsi andare, ma ormai era tardi...

E mentre la sua mente vagava aldilà di quelle cime si accorse che quel singolare silenzio era stato interrotto. Si avvicinò di più alla fonte di quegli schiamazzi e senza farsi notare origliò dietro un muro dell’anfiteatro la conversazione che stavano intrattenendo due aspiranti cavalieri che sembravano essere in atteggiamenti molto intimi.

“Ren aspetta, non qui!”-Esclamò uno dei due cercando di divincolarsi dalla presa dell’altro.

“Te l’ho mai detto?”

“Che cosa?”

“Ti amo Jou!”

“Anche io.”-Rispose appoggiando le labbra su quelle del suo giovane amante.

“Lo vorrei gridare così forte…”

“No Ren, non vuoi farlo...”

“E invece sì: ti amo Jou!”-Ripeté alzando il tono della voce mentre il suo partner cercava di zittirlo.

“Non avrei mai pensato, che avrei potuto vivere una storia d’amore con qualcuno.-Confessò Jou. 

Ren e Jou erano arrivati in Grecia da poco più di un anno e in quel periodo di tempo era come se stessero vivendo una vita diversa. Il primo sognava di diventare cavaliere da quando era bambino e finalmente all’età di 19 anni espresse il suo desiderio di compiere il percorso di addestramento nella patria dei Saint. Il secondo invece, aveva avuto una vera e propria ‘vocazione’ dalla Dea Atena quando una notte gli apparse in sogno, così anche lui a 16 anni decise di imparare a combattere. Era una strada molto impervia quella che dovevano affrontare, all’inizio il pensiero di mollare si faceva sempre più vivido in entrambi, ma venne il giorno in cui si conobbero e scoprirono un lato diverso di loro stessi. Si vedevano in segreto ogni sera nei dormitori, stando attenti che nessuno notasse che stessero entrando insieme nella stessa stanza. Era una relazione bella, completa e allo stesso tempo triste e vuota in cui due ragazzi nella loro età più bella dovevano nascondere loro stessi.

“Perché?”-Chiese Ren tenendo il suo viso tra le mani.

“Beh, per tanti motivi. Perché aspiro ad un’armatura, perché sono un sodomita e perché sono io.”-

“Cosa vuoi dire Jou?”-

“Che solo uno come te avrebbe sopportato uno come me.”-

Quella frase suonò così tanto familiare a Mu al punto che il suo istinto lo portò ad uscire allo scoperto ritrovandosi faccia a faccia con le due reclute, che spaventate nel vederlo si ritrassero di scatto l’uno dall’altro. 

“Il Grande Mu”-Bisbigliò Ren accennando un inchino. “Noi non...”-Continuò cercando di giustificarsi.

“No tranquilli, non vi farò niente. Me ne vado subito, voglio solo dirvi che se amare vi condannerá all’inferno, allora penso che anch’io vi seguirò e con me tutti quelli che abitano questa città, compresa Athena stessa; se amare è un peccato allora non ha senso l’esistenza del paradiso. Ragazzo non sei un sodomita, né un guerriero, sei un essere umano...Questo è ciò che conta.”-Disse Aries, lasciando i due senza parole ma con una nuova consapevolezza. 

 

Sintesi: “l’idea che fa ritorno in sé”

“Mu guardami”-ordinò Shaka. “Ho sempre provato a reprimere quello che sentivo, quando in realtà ti cercavo. Non puoi neanche cosa provo quando ti guardo di sfuggita o quando ti sfioro per sbaglio. Sono un uomo anch’io, lo prova il fatto che in questo momento sto peccando, ma va bene così, questa notte ho fatto pace con me stesso perché con te sto meglio di quanto passo le giornate in meditazione. E lo so che non dovrei dirle queste cose, ma questo amore è la cosa più naturale e bella che abbia mai vissuto, capace di farmi dimenticare i patimenti di questo mondo.”-continuò.

Era surreale sentire Shaka chiamarlo per nome, adorava il suono del suo nome pronunciato da quelle labbra, lo rendeva delicato, puro e melodioso. Il suo sguardo era così serio mentre gli diceva quelle cose, era come se si stesse confessando davanti ad un sacerdote, parlava in modo intimo ed estremamente sincero...No certo, lui non era capace di mentire, lo percepiva. Come nel Giardino Degli Alberi Gemelli gli sovvenne il pianto perché per la prima volta si accorse che qualcuno si stava prendendo cura di lui, che qualcuno gli stava donando il cuore. Era naturale, era vero, non importava se fossero Saint, non importava se fossero due uomini, non importava nulla. Andava bene così, erano puro spirito e nient altro.

“Scusami…È solo che sono felice, mi sento così fortunato ad averti accanto Shaka.”-Disse asciugandosi le lacrime mentre il Saint della Vergine lo avvolse nel più affettuoso e caloroso abbraccio.

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A te piccola Reb, che sei stata la prima a leggere questa piccola storia e che hai una particolare affinità con il pensiero di Hegel. Ti voglio bene.
Grazie anche a te che stai leggendo di essere qui, ti dono tanta energia positiva.

   
 
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