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Autore: Flos Ignis    18/11/2020    1 recensioni
Storia ambientata alla fine della seconda stagione: Valentine e Sebastian sono morti, Lilith non è mai stata evocata e tutti gli eventi della terza stagione non sono avvenuti, sebbene in futuro potrei prenderne spunto.
L'ispirazione è giunta grazie alla puntata 2X05, in cui compare la strega Iris e la sua pozione, che consente alle donne shadowhunters di rimanere incinte dei demoni. Mi sono chiesta... e se non fosse stata solo Clary a berla?
Una storia d'amore che darà vita a una nuova generazione, una in cui il sangue degli angeli e quello dei demoni mescolato insieme sarà capace di rivoluzionare i vecchi pregiudizi di Cacciatori e Nascosti.
Dal prologo:
Non seppe di preciso cosa andò storto, ma doveva aver sbagliato qualcosa durante la preparazione, o non si spiegava il motivo per cui pochi secondi dopo si ritrovò piegato sul lavandino a rimettere tutto il contenuto del suo stomaco, sentendo dei tremendi conati che gli fecero girare la testa per svariati minuti.
Cosa diavolo gli stava succedendo?
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clary Fairchild, Isabelle Lightwood, Jace Wayland, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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Maledizione e Miracolo


 

-Come ti senti tesoro?-

Per Alec era difficile rispondere a quella domanda.

Catarina aveva efficacemente reso insensibile tutto il suo corpo dal collo in giù, ma parte del suo cervello si sentiva comunque annebbiato, come se avesse preso una leggera sbornia. Poteva solo essere grato di questo, dato che comunque poteva ancora vedere la strega dalla pelle azzurra che armeggiava con un bisturi sottile e affilato dalle parti del suo ventre.

Per quanto si fidasse di lei con la sua vita, lì dentro c’era il suo bambino.

Non vedeva l’ora che tutto finisse per poterlo stringere tra le braccia, ma al tempo stesso temeva quel momento. Non aveva mai avuto paura di niente e nessuno, ma poi aveva conosciuto Magnus e la sua vita era stata messa sotto sopra, aveva provato emozioni sconosciute che avevano colorato la sua vita che prima era solo in bianco e nero.

Non si pentiva di nulla, qualunque sarebbe stato il finale di quella giornata.

Era pronto a morire da quando aveva iniziato il suo addestramento da shadowhunter, dalla sua prima missione sul campo, perciò non era quello il vero problema. Certo, non si sarebbe aspettato neppure in un milione di anni che la morte avrebbe assunto quelle sembianze, ma Raziel agiva in modi misteriosi e lui si sarebbe adattato.

Quello che temeva di più era lasciare Magnus da solo.

Anche i suoi fratelli lo preoccupavano, ma avevano l’un l’altro e si sarebbero sostenuti in ogni circostanza; se la sarebbero cavata, in qualche modo… sperando che non facessero una brutta fine in missione senza di lui a parar loro le spalle.

Ma il suo stregone sarebbe rimasto solo con il loro bambino: lui gli aveva promesso che avrebbe lottato per restare in vita e crescere il piccolo insieme, ma ora non era più sicuro di poter tenere fede alla sua parola.

Percepì, più che sentire, Magnus stringergli di più la mano e si ricordò di non avere ancora dato una risposta al suo compagno.

-Come se tutta la mia vita si concentrasse in questo istante.-

Ottenne in questo modo un bacio amorevole sulla fronte, che tranquillizzò in parte la sua mente surriscaldata dai pensieri.

Il suo ragazzo sapeva sempre ciò di cui aveva bisogno…

-Ouch, Alec, pensavo che dentro fossi una bella persona, ma ora che ti vedo davvero dentro… mi fai un po’ senso, se devo essere sincero.-

...e il suo parabatai era il migliore a stemperare la tensione, tanto che sia lui che Magnus emisero una risatina scioccata e al tempo stesso indignata.

-Il mio angelo non è altro che perfetto, dentro e fuori. Se nessun altro ha potuto apprezzarlo, tanto meglio per me!-

Alec stava per far notare ai due uomini che non era proprio il momento più adatto per parlare di quell’argomento, anzi, fosse stato per lui avrebbe seppellito tale conversazione nelle profondità di Edom, ma ci pensò la sua infermiera personale a farli tacere con un’occhiataccia. Cat sapeva essere davvero inquietante se ci si metteva d’impegno.

-Va bene ragazzone, è ora di partorire. Non sappiamo se la maledizione si attiverà, ma non possiamo più rimandare e io ho finito con tutti i preparativi e i controlli possibili. Jace, dai forza ad Alec, si sta indebolendo. Magnus, quando nascerà il bambino io dovrò occuparmi di lui, perciò tu tieniti pronto a fermare l’emorraggia e inizia a ricucire lentamente la pelle dell’addome. Io alla fine di ciò farò ulteriori esami per assicurarci che padre e figlio siano in salute. Tutto chiaro?-

Annuirono tutti. Che altro potevano fare? Alec pregò che tutto andasse bene, ma se così non fosse stato…

-Jace, ricordati la promessa che mi hai fatto…- prenditi cura del mio bambino, salvalo.

-Va bene… sarò il miglior padrino del mondo, proprio come ti ho promesso.- lo farò, hai la mia parola.

Alec sentì la timorosa perplessità di Magnus, perciò voltò in fretta lo sguardo per incrociare gli occhi felini del suo innamorato, felice e commosso al pensiero che quello sarebbe stato probabilmente uno dei suoi ultimi ricordi.

-Ti amo. Sei pronto a diventare padre insieme a me?-

Un bacio sul dorso della mano, uno sugli occhi e uno sulle labbra, tutti leggeri come piume.

Devozione, protezione, amore.

-Insieme a te, Alexander, sono pronto a qualunque cosa.-

Un ultimo respiro, e via.

-Siamo pronti, Cat.-

E il tempo prese a scorrere al tempo dei battiti del cuore, a volte lento e dolce come il sonno, subito dopo veloce e forte come le emozioni, e poi ancora balbettante come le brusche svolte che capitano nella vita.

Catarina immerse le mani nel suo ventre e quando le ritrasse, oh, la pura meraviglia riempì il cuore di Alec.

Non notò il taglio del cordone ombelicale concesso all’altro padre, né l’afflusso di energia che il suo parabatai gli aveva inviato per la sua improvvisa debolezza.

Era troppo occupato a riempirsi gli occhi della vista di suo figlio.

Era davvero piccolo, ma si vedevano già ciuffi disordinati di capelli neri sulla sua piccola testolina; avrebbe potuto reggerla nel palmo della mano…

Anche se era ancora coperto di sangue, la sua pelle era caramellata come quella di Magnus, Alec ne era più che certo. Aveva passato troppo tempo ad ammirarla da vicino per non riconoscerne il tono a prima vista.

Gli occhi erano ancora chiusi, perciò avrebbe dovuto aspettare per scoprirne il colore, ma intanto la sola vista di quel corpicino era sufficiente per accendere in lui una devozione, un amore e un istinto di protezione tali che temette che il suo corpo non avrebbe potuto reggere. Troppe emozioni, ardenti come mille soli, tutte insieme: come avrebbe mai potuto un corpo mortale come il suo contenerle?

E poi, come una fredda lama di ghiaccio, subentrò anche la paura.

Perchè il suo bambino non stava piangendo?

Aveva letto e studiato molto in quei mesi, sapeva che era necessario, vitale per i neonati piangere.

-Perchè non piange? Cat, perché mio figlio non sta respirando?-

Non si accorse nemmeno che le stesse domande, con il medesimo tono di terrore e panico, erano state fatte anche da Magnus, né che stava stritolando le mani dei due uomini accanto a lui, né che il suo corpo stava lottando per alzarsi in piedi.

Poi udì il suono più bello di sempre, migliore di qualsiasi altro.

Il suo bambino aveva tirato il primo, balbettante respiro, prima di cacciare un urlo piangente tale da spaccare i timpani.

Non avrebbe potuto importargliene di meno.

Suo figlio stava respirando, stava bene. Non contava altro.

-Vostra figlia è sana come un pesce, e potete stare certi che ha dei polmoni davvero forti!-

Figlia.

Una femmina… avevano avuto una bambina.

Una bambina.

Una piccola creatura da amare, proteggere e curare con tutto ciò che avevano.

Baciò la mano di Magnus intrecciata alla sua, sapendo che la stessa meraviglia, la stessa dirompente e pura gioia aveva colpito entrambi.

E il momento in cui si rilassò, tutto iniziò nuovamente a precipitare.



 

Magnus aveva fissato come in trance Catarina prendere in braccio suo figlio e premere delicatamente le dita sul suo petto. Non aveva capito cosa stesse facendo fino a quando sentì il suo bambino emettere il primo vagito.

E quel piagnucolio conquistò il suo cuore nel tempo della prima lacrima del suo piccolo miracolo. Che a quanto pare era una bambina, la loro piccola benedizione.

-Alexander… amore mio, guarda nostra figlia. Sei stato bravissimo!-

Si voltò con entusiasmo per celebrare quel momento con quello che nella sua testa sarebbe dovuto essere il bacio più memorabile della loro storia, ma fu scagliato indietro prima di riuscirci da un’esplosione di magia di un malsano viola scuro.

E al centro di quel vortice di magia c’era il suo Alexander. Assolutamente inaccettabile.

Il suo potere prese vita prima ancora di un esplicito comando, come se persino la sua natura demoniaca fosse diventata protettiva verso il suo compagno.

Lungi da lui lamentarsene, la spinse con tutta la sua forza di volontà verso la magia che aveva preso in ostaggio lo shadowhunter sbagliato.

Come reazione allo scontro di potere, il fumo viola prese la forma di due grossi serpenti fatti di magia solida, serpenti che si erano strettamente avvolti intorno al suo compagno.

La Maledizione di Medea si era attivata, non c’era alcun dubbio.

Vide Jace cercare di attivare una lama di serafino, ma non poteva permettere che facesse qualcosa di stupido con in gioco la vita di Alexander.

-NO! Proteggi Catarina e mio figlio, ad Alec ci penso io! Magia contro magia!-

Fortunatamente, a eccezione della sua espressione contrariata, non ci furono proteste.

Se fosse stato nelle condizioni mentali per ragionare avrebbe capito che il biondo si stava comportando in modo strano, ma era troppo concentrato a cercare di salvare il suo compagno in quel momento per dedicarsi a qualunque altra cosa.

Alexander sembrava per metà cosciente e per metà dolorante, ma stava stringendo i denti con forza per resistere. Era pallido e la maledizione stava cercando di prendere la sua vita, ma la magia di Magnus la stava trattenendo con la forza dell’inferno che abitava il suo sangue.

Era un perfetto stallo, ma le energie di Magnus non erano infinite.

Possibile che non potesse fare nient’altro per salvare l’amore della sua vita?

Ci mise ancora più forza, tutta la determinazione, la fermezza, il coraggio e l’amore che aveva dentro di lui, tanto che per un attimo gli sembrò di riuscire a sopraffarre la maledizione.

Ma essa era troppo potente, creata dagli Angeli Caduti che si erano trasformati in Demoni Superiori. Era semplicemente troppo per lui.

Non che questo l’avrebbe fermato.

Si avvicinò, un passo dopo l’altro, mantenendo attiva la magia che aveva posto a protezione della vita di Alec.

-Tieni duro, sto arrivando da te!-

Alec scosse la testa, sfinito ma ancora ostinato. Sarebbe morto prima di cedere su qualcosa.

-Non… venire! Prendi la bambina… vai via!-

-Non senza di te. Non senza che tu sia al sicuro.-

-Stregone… testardo!-

-Devo pur competere con la testa dura di un certo cacciatore d’ombra.-

Alec fece un cenno che non capì, non finché non vide Jace tirarlo bruscamente dietro di lui, facendogli quasi perdere il controllo sul suo potere.

-Che stai facendo? Lasciami andare!-

-Ho giurato ad Alec di proteggere la sua famiglia. Sto eseguendo l’ultima volontà del mio parabatai.-

-Non possiamo lasciarlo morire!-

-Se continui a usare tutto quel potere ti esaurirai!-

-Sono disposto a qualunque cosa per salvare Alxander, perché non lo capisci?-

-E tu perché non capisci che Alec mi ha fatto giurare che sua figlia avrebbe avuto con sé almeno uno dei suoi genitori? È il suo ultimo desiderio e per quanto mi si stia spezzando il cuore, farò ciò che il mio parabatai vuole che faccia: tenere te e la piccola al sicuro.-

Magnus urlò di rabbia, diviso a metà tra i suoi impulsi primordiali: proteggere il suo compagno o la sua bambina.

Era una persona egoista… ha sempre desiderato ogni cosa.

Non sarebbe cambiato proprio ora.

Si levò di torno Jace, balzando verso Alec. Sentì Jace e Catarina urlare, ma fu lo sguardo di puro orrore del suo compango a perforargli il cervello.

Pensava sul serio che avrebbe accettato senza protestare la sua stupida decisione di lasciarsi stupidamente morire?

Abbracciò strettissimo l’esausto cacciatore d’ombre, decidendo di cambiare tattica.

Nel corso degli studi che aveva effettuato in tutti quei mesi, aveva scoperto che spesso il punto debole delle maledizioni è la sua stessa sorgente.

Affidandosi alla sua ultima possibilità, spinse tutta la magia che gli era rimasta direttamente dentro il corpo abbracciato al suo, vedendo scomparire almeno uno dei due serpenti che componevano la maledizione in una fiammata blu brillante.

Non mi è rimasta abbastanza magia.

Magnus si sentì privo di forze, aveva eliminato parte della minaccia ma ora non restava altro che potesse fare.

-Ti amo, Alexander. Perdonami per non averti salvato.-

-Ti amo anch’io Magnus. Non c’è niente da perdonare. Mi dispiace lasciarti solo… dovrai amare nostra figlia anche per me.-

Non trovava altre parole da dire, troppe lacrime gliele bloccavano in gola senza che potesse liberarle. Tutto quello che gli uscì, fu una domanda tremolante.

-Come la chiamiamo?-

-Non lo so… non abbiamo deciso. Non l’ho ancora nemmeno tenuta in braccio...-

Magnus stava per rimediare a tale ingiustizia, quando il serpente viola riprese forma dopo essersi scomposto quando la maledizione aveva perso potenza.

Strinse a sé Alexander.

Non esisteva niente al mondo che lo avrebbe fatto allontanare dal suo compagno, specialmente perché quelli avrebbero potuto essere i loro ultimi momenti insieme.

Entrambi però furono colpiti al tempo stesso dal forte urlo che proveniva dalla figlia, ancora in braccio a una protettiva e prudente Catarina – cosa per cui l’avrebbero ringraziata in eterno.

Girarono istintivamente gli sguardi per cercarla, allungando le mani come per prenderla con loro.

Sorprendentemente anche la piccola, ora tutta pulita e avvolta in una copertina bianca di lana, allungò una piccola manina paffuta verso di loro, aprendo per la prima volta gli occhi sul mondo.

I neonati dovrebbero avere le iridi di un colore indefinito per molto tempo, ma probabilmente la loro bimba non aveva ricevuto il promemoria.

Erano di un azzurro cielo splendido, ma la cosa che più li sorprese fu che in un secondo le sue pupille passarono da rotonde a verticali come quelle da gatto di Magnus.

Notarono il cambiamento nei suoi occhi grandi nonostante la distanza, ma non riuscirono a interrogarsi perché da quegli occhi che erano il perfetto mix di entrambi partì una magia di un tenue celeste che investì i due neogenitori.

Bruciando fino alle fondamenta la maledizione.

Il serpente svanì e con esso il pericolo, la paura e la tensione che avevano attanagliato i loro cuori nel corso degli ultimi nove mesi.

Andava di nuovo tutto bene.


 

  
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