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Autore: Max_BLack    18/11/2020    1 recensioni
Una storia d'amore poco convenzionale.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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• Mi sveglio troppo stanca per sorridere e troppo triste per sognare una vita migliore. Guardo le pareti scrostarsi lentamente a causa dell'invisibile e inesorabile passo del tempo, ma soprattuto della famigerata umidita. Il colore della pittura, bianco sporco, invece di compiere con il lavoro patuito, nascondendo o perlomeno camuffando l'accumulazione di sporcizzia, causa di una mancata pulizia regolare e coscenziosa. Risalta a mo' di scherno, e con la solerzia di un faro, le varie macchie, causate da: umidita, sporcizzia, polvere, ed altre di origine sconosciuto, ubicate nelle zone piu inprobabili della stanza. (Uno sfondo sufficentemente eloquente sulle mie prospettive di vita!) • Ancora prima di aprire gli occhi percepisco un raggio di sole accarezarmi il viso, come una mano premurosa che ti desta dal sonno in modo dolce e carezevole, per poi discendere lungo il corpo procurandoti un brivido di piacere che ti scuote languidamente. Apro gli occhi salutando il giorno e subito noto come una coppia di passerotti ha eletto come teatro proprio la mia finestra, delizziandomi con la loro ode al sole e l'aria della mattina. (Sono sempre stata una persona solare, ma in giorni cosi tutto sembra possibile!) • Mi alzo, mi trascino fino a lo specchio del lavandino, e quando decido di alzare lo sguardo, vedo un cadavere davanti a me. Le occhiaie scavate, gi occhi di un verde spento, la pelle bianchiccia, le labbra sproporzionatamente grandi rispeto al viso, i capelli disordinati e stopposi... Raccolgo la capigliatura scarmigliata, che non ho nessuna intenzione di districare, in un moρo informe, vesto la divisa, giallo senape, del burger dove lavoro e calzo un paio di snikers. Arrivata a la cucina mi servo un caffe caldo espressamente nero. Senza mangiare niente coma da abitudine. Finito il caffe metto la tazza nel lavandino della cucina e guardo l' ora, nell'orologio della sala, sono le 8.00. (Cazzo sono in ritardo!) Esco dalla porta sgommando e quasi investo la vecchietta del piano di sopra, che ignara del pericolo a cui andava in contro, stava scendendo le sale per andare a buttare la spazzatura proprio in quel momento intasando cosi il trafico delle scale. Driblada la vecchietta e lasciatomi il portone alle spalle sferccio tra le stradine che mi separano dal burgher. (Adesso sono davvero in ritardo cazzo!) • Un gorgoglio di tortora mi richiama a la realta e mi impone di dare un inizio a la mia giornata spingendomi a volteggiare fino a lo specchio del lavello per oservarmi conpiaciuta. Il viso denotava segni di stanchezza, causa delle lunghe giornate di lavoro no stop a cui si sottoponeva, ma senza che questo riuscisse a intaccare la bellezza dell'insieme che manifestaba tutti il suo viso. Gli occhi di un verde intenso con sfumature azzurine e striature dorate. La pelle candida e perlacea come il chiaro di luna. Le labbra carnose e sensuali come un bocciolo di rosa rosa. E i capelli ricci e ribelli di un rosso fuoco. Mi senti bella, e questo mi fece sorridere. Mi raccolsi i capelli in un moρo per poter lavorare piu comodamente, poi mi misi la divisa e armata di un buon paio di snikers mi diressi a la cucina. La mattina mi sarei concessa volentieri il lusso di mangiare dei biscotti per fare colazione . Ma per paura di inizziare a ingrasare e siendo spesso in ritardo, mi auto disuadevo sempre per prendere solo una taza di caffe nero, e rinunciare totalmente a toccare cibo fino all'ora di pranzo, quando mi sarei avventata su un insalata mista nel bar vicino a dove lavoro. Finita la colazione, appoggio la tazza nel lavandino della cucina e guardo l'ora nell'orologio in sala. Sono le 8.00. (Sono in ritardo!) Esco dalla porta e saluto a una vicina di casa che sta scendendo le scale, volo fuori dal portone e comincio a correre per le stradine che mi portano al burgher dove pasero la successive 8h de la mia giornata lavorando a contatto con persone di tutte le speci e tipologie. Quando passo vicino al porto, mi concedo il lusso di fermarmi alcuni minuti a osservare la citta ancora addormentata sommersa in uno stato di calma e tranquillita . (Ora sono decisamente in ritardo!) • Entro nel burgher e la prima cosa che mi invade, e che mi fa retrocederere istintivamente, e l'intenso odore a olio, di bassa qualita vecchio di 2 secoli, che cercano disperatamente di spremere prima che esali l'ultimo respiro. Subito dopo vengo, raggiunta e investita, da un violento odore di carne grasienta, cucinata su una piastra che non a visto una spugneta in millenni. E solo quando, vinto il ripudio, mi decido a entrare.. mi si presenta uno spettacolo, il cui unico fine non puo che essere di risaltare il mcDonald come un ristorante lussuoso. Pareti giallastre ormai scrostate da la muffa, macchie di differenti provenienze che per fortuna la scarsa illuminazione del posto permetteva non mettere in risalto in forma conpromettente e un allestimento di tavolini e seggiole di platica piu propie di un campeggio che di un "ristorante". Il capo non sembra essere in vista, quindi decido sgattaiolare dietro il bancone e decidio acampare la scusa di essere rimasta in bagno durante tutto il turno, denunciando un problema intestinale, che con un poco di fortuna, m'avrebbe rispedita a casa immediatamente per paura di un infezione virologica estesa tra coleghi e clienti. (Evvai!) • Entro e guardo quella, che ormai e la mia seconda casa, dove infatti passo piu de la meta del mio tempo. Il familiare odore di patate fritte e amburgher, che permea il posto, mi pervade, non che sia una fan di questo tipo di cibi, ma sicuramente ne capisco il facino cautivadore che spinge le persone a sfamarsi nel nostro locale. Non si puo sicuramente descrivere come un posto lussuoso, ne per il suo arredamento e ancor meno per la qualita del suo cibo, ma ha un tocco familiare, che le persone tipiche dei quartieri popolari, amano incontrare durante i loro pelegrinaggi culinari. Dopo una breve occhiata in giro, sicura di non vedere il capo da nessuna parte, mi decido a sgattaiolare dietro al bancone sperando di non essere vista e macinando gia una serie di scuse possibili da acampare se necesario. (Odio mentire pero so che a volte e necesario!) • Esco dal lavoro a le 16.00 ma, avendo alle 17.00 un compromesso di lavoro come baby seater presso una coppia di gemelli, rimanendomi Cosi solo 1 ora per svolgere tutti quegli impegni che comporta gestire una casa. (Come sempre arrivo trafelata) • Uscita dal lavoro, aprofitto di una serie di commisioni lasciate in sospeso, per passeggiare per la citta godendomi il sole e la compagnia delle persone. Una ora dopo, piu o meno, arrivata a casa dei deliziosi fratelli per i quali lavoravo durante il pomeriggio e Che sempre risultava essere la mia parete del giorno preferita, perche mi aiuta a sentirmi meno sola, come se anche io avessi un famiglia. (Grazie di questa opportunita) • Entro in casa, lascio che la porta sbatta dietro di me, lancio le chiavi sul tavolino dell'entrata e mi trascino fino al divano per sprofondare tra gli enormi cuscini. Poi in preda a lo sconforto decido accendere la televisione, ma il telecomando non si trova. Mi guardo in torno, per terra e poi comincio a ravanare tra i cuscini del divano quando sto per darmi pervinta eccolo che appare incastrato tra due cuscini. Accendo la televisione sono le 8.20 so che dovrei mangiare qualcosa ma invece lascio lo sguardo vagare sullo schermo fingendo di percepire le immagini che appaiono e in realta intricandomi in pensieri cupi e negativi. Una telefonata inprovvisa mi risveglia dai miei pensieri sullo schermo appare il nome.. Andy . (Cosa faccio,cosa faccio, cosa faccio!) • La giornata, e stata lunga ma piacevole, prima ancora di entrare in casa pregusto le lasagne lasciarte nel forno, che ho cucinato ieri. Per prima cosa, pensavo godermi un poco di tele, con l'obbietivo di staccare un poco da vari pensieri che ultimamente mi affollavano la mente in modo assiduo. Ma giusto mentre iniziavo a zappeare sovra pensiero mi arriva una chiamata con anesso invito a cena e a uscire a ballare. Mi gongolo nell'idea di dire di no alcuni momenti, ma poi cedo, un po per educazione e un po con la speranza di passare una bella serata spensierata. Cosi, anche se a fatica, mi alzo dal divano e mi dirigo al dormitorio per poter inizziare i preparativi per la serata. ( Vediamo cosa premedita il destino...) • Rispondo svogliatamente al telefono, mentre le immagini dell'imminente serata sfreciavano ordinatamente davanti ai miei occhi .. con un tocco noiosamente familiare come di routin.. cena, disco, letto ( rigorosamente di un altro). • La telefonata dura pochi minuti un noioso scambio di battute mirate a sostenere una certa immagine sociale di nobile reticenza.. insomma un obligo conviviale di queste circostanze. Mi avvio al dormitorio per inizziare una lunga sequela di insulti bestemie pianti e piagnistei causa del disgusto e indecisione su come dovrei mettermi in mostra per potermi sentire all'alteza di tutte quelle miriade di persone che sicuramente mi sarei incontrata nel cammino e con le quali sicuramente mi sareri trovata a mettermi a paragone ero disperata. (Perche ho detto si ‘) • Scelgo un vestito nero mate, a tubino corto fino a meta coscia molto raffinato ma con una scollatura a v molto provocante, (non so bene come mi trovavo a fare determinate scelte, come se a volte la testa pensante non fosse proprio la mia) , mi scoprivo infatti spesso a scegliere cose o situazioni per niente concoradanti con la mia temperanza, normalmente mite e benevola che mi portava per natura a una vita semplice e rutinaria anche se felice. (Quasi fosse un mormboso e oscuro desiderio inconscio di ignoto, di inprevisto, e di nuovo.) Una volta scelto il vestito mancavano solo le scarpe... optai per le solite snikers da lavoro e sali leggermente in anticipo, con l'obbiettivo di occupare la mia passeggiata, finno al luogo dell'appuntamento, sbirciando la faccia notturna della citΰ. (<3)
   
 
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