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Autore: ShinigamiGirl    19/11/2020    3 recensioni
Questa è la storia di Charlie Winchester. Ovviamente non si tratta di una ragazza come tutte le altre.
Potrebbe stupirvi il fatto che non sia intelligente come L, Light, Mello o Near. Ma è proprio così.
E allora perché si trova improvvisamente nelle indagini contro Kira?
Perché è una cacciatrice. I cacciatori uccidono i mostri.
E Kira è solo uno dei tanti.
D'altronde, salvare persone, uccidere mostri... Sono gli affari di famiglia, o no?
[Fanfiction CROSSOVER Death Note/Supernatural ]
Genere: Dark, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

 

Le strade di Los Angeles avevano molte sfaccettature. Le vie principali erano piene in ogni periodo dell'anno, di turisti provenienti da tutto il mondo, senza alcuna eccezione. Le folle animavano le strade principali, costringendo chiunque a scegliere le vie secondarie. C’erano persone che si spingevano persino nella periferia.
Le vie residenziali erano frequentate solo da persone anziane e famiglie di operai. Eppure, nei sobborghi di questa meravigliosa metropoli, i quartieri malfamati erano numerosi. Erano luoghi che davano sensazione di viscido, pericolo e desolazione, anche se paradossalmente erano estremamente frequentati. Semplicemente, negozianti e clienti erano sempre stati eccelsi nel muoversi con attenzione, senza lasciare tracce. Ma anche se si fossero fatti vedere, la polizia non avrebbe fatto nulla a riguardo. Il mercato nero corrompeva chiunque, ed era sempre stato in grado di mettere abbastanza paura da tenere lontano i curiosi.
Tuttavia, Kira era riuscito a decimare le persone che facevano parte di quello scenario. Non tutti se la cavarono, ma Charlie fu una di loro. Forse perché i suoi servigi giravano molto alla larga da droga, traffici illegali e furti.
Nessuno dava peso ai cacciatori. Anzi, per essere più precisi, molti non sapevano nemmeno della loro esistenza. L’apertura del caso Kira, tuttavia, diede alla loro carriera una specie di svolta. In America c'erano religioni di vario genere, ma la cultura sugli dei della morte aveva fatto il suo scalpore, e i casi di possessione venivano presi più sul serio, così come la necromanzia e l'esoterismo.
Charlie aveva avuto a che fare con moltissimi tipi di entità, molto diverse e lontane dai comuni Shinigami, non ne aveva mai visto uno, anche se sapeva della loro esistenza.
In quel momento Charlie stava guardando dritta davanti a sé, camminando svelta verso i vicoli sinistri della città degli angeli. Come accennato prima, non erano strade raccomandabili, ma lei si muoveva in quei posti con estrema disinvoltura. I suoi passi riecheggiavano negli angoli dei vicoli; non c’era anima viva.
Aveva indosso dei jeans usurati, una larga maglia a maniche corte con sopra una camicia a quadri neri e rossi. Il volto era coperto da un enorme paio di occhiali da sole. Aveva sul fianco una tracolla abbastanza pesante, che a ogni passo sbatteva contro la sua coscia, facendo risuonare un clangore metallico.
Svoltò a destra, in un vicolo cieco dove un barbone stava dinnanzi a una porta malandata, che sembrava l’uscita sul retro dell’enorme edificio abbandonato.
Il barbone si voltò di scatto, come allarmato, incrociando lo sguardo della ragazza. Lei si fermò a squadrarlo, ma poi decise di continuare ad avvicinarsi per accovacciarsi alla sua stessa altezza, guardandolo dritto in faccia.
-Sto cercando Mello- disse, con voce tranquilla ma decisa.
Il senzatetto assunse un’espressione inacidita: -Chi lo cerca?
-Winchester- rispose lei, levandosi gli occhiali che le coprivano il viso pallido. Aveva degli occhi castani, con delle ciglia lunghissime, ma poco memorabili.
-La prova?- Insistette lui, impassibile.
Charlie aprì la tracolla, piena di cianfrusaglie e armi. Estrasse una collana d’argento, il cui pendente era una croce tirata a lucido, impreziosita da un rubino centrale e diamanti incastonati sui lati. Girando il ciondolo, si potevano vedere chiaramente delle lettere incise nel metallo prezioso, le quali erano “D. W.”. Al che, l’uomo si alzò in piedi, aprendo la porta alle sue spalle e rivelando delle scale che portavano nel seminterrato dell’edificio.
La ragazza si alzò ed entrò senza esitazione, scendendo i gradini sino alla stanza illuminata da una luce giallastra. Appena si affacciò nella sala, tre uomini le puntarono contro altrettante pistole. Alzò le mani, sospirando.
-Lascia a terra la borsa- ordinò una voce giovane, da dietro gli uomini.
Lei obbedì, sporgendosi incuriosita mentre si chinava a poggiare la tracolla. Vide un ragazzo biondo seduto comodamente su un divano rosso, che ricambiò l’occhiata incuriosita. Fece poi un gesto con la mano e due uomini vicino a lui superarono i compagni armati, avvicinandosi alla ragazza. Uno allontanò la borsa col piede, l’altro strattonò Charlie, girandola e mettendola al muro per perquisirla. Nascosto nella cinta dei jeans, tirò fuori un coltello con strane incisioni, ma non le trovò altre armi addosso. Una volta allontanati coltello e tracolla, gli scagnozzi abbassarono le armi e finalmente Charlie fu libera di voltarsi e vedere in faccia tutti quanti senza la minaccia di una pallottola in fronte.
-Era proprio necessario?- chiese, alzando un sopracciglio.
-Siediti- le ordinò il ragazzo biondo, addentando una tavoletta di cioccolato fondente -sono io che faccio le domande, qui.
La ragazza, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans, si avvicinò a un divano libero, lasciandosi cadere in maniera molto spartana. Il divano era morbidissimo, nuovo di pacca.
Nel mentre tutti gli uomini nella stanza se ne andarono e al loro posto fece ingresso nel salottino un ragazzo magro, strano, con dei capelli rossi scuro, tenuti sulla fronte da un paio di goggles gialli. Si chiuse la porta alle spalle, isolando i tre da tutti gli altri.
-Chi di voi due è Mello?- chiese Charlie, ignorando l’ammonimento di poco prima.
-Vedo che non ci senti da quell’orecchio, mocciosa- la fulminò il biondo -Sono io Mello.
Lei fece spallucce, sollevando le sopracciglia: -Ditemi per cosa sono qua.
-Come ti è già stato anticipato, ci serve indagare sulla scomparsa di alcuni membri dell’organizzazione. Abbiamo il sospetto che si tratti di qualcosa di sovrannaturale, e qui entri in gioco tu, o no?- fece Mello, con tono quasi di scherno.
-Sì… Certo. E in cambio mi offrite un lavoro retribuito… Giusto?- domandò Charlie, come a confermare quello che era stato già deciso. Aveva ricevuto una chiamata misteriosa al numero di cellulare del lavoro solo una settimana prima. Una voce disturbata le aveva descritto il problema in maniera molto chiara: sei uomini, addetti al traffico illegale di organi e sangue umano, spariti nel quartiere di Pico Union. Sembrava che i clienti si fossero indispettiti dell’aumento di prezzo e avessero iniziato a fare strage di chiunque fosse il corriere di quella merce. Tuttavia, spariva solo il sangue, e i corpi dei poveri malcapitati.
-Sarai parte dell’organizzazione. In quanto tale, sarai sotto mio comando, e dovrai fare quello che ti dico- rispose il biondo, con aria quasi minacciosa.
-Altrimenti?
Il ragazzo dai capelli rossi, rimasto silenzioso tutto quel tempo, si era avvicinato a lato della ragazza. Estrasse una pistola, fece per puntarla alla ragazza ma lei scattò, e con un colpo secco fece cadere l’arma. Gli tirò una ginocchiata nel basso ventre, facendolo accasciare dal dolore e guadagnando tempo per recuperare la pistola a terra. Si alzò in piedi e la puntò contro Mello, che nel mentre aveva estratto la sua, puntandola alla ragazza.
-Figlia di puttana!- esclamò il rosso, ancora a terra, mentre si rialzava.
-Molla la pistola- ordinò subito dopo Mello.
Lui aveva una smorfia di puro fastidio stampata in volto. Non poteva mandare a puttane l’unica via che poteva aiutarlo a capire la natura del quaderno citato negli appunti d’indagine di L. L’informazione era stata ovviamente rubata con le abilità di hacking di Matt dal computer dell’organizzazione SPK, della quale era a capo Near, suo acerrimo rivale.
Charlie però non accennava ad abbassare l’arma.
-Io non prendo ordini da nessuno- sibilò lei -e soprattutto non da una persona come te. Vi aiuterò in questo lavoro, perché so bene chi ci sta dietro, ed ero sulle loro tracce già da tempo, ma non mi immischio nei vostri affari, ho altro a cui pensare.
-Metti giù la pistola, o te lo do io un motivo per cui non immischiarti, i morti non danno fastidio a nessuno- minacciò Mello.
La ragazza lo guardò quasi incredula, poi inaspettatamente abbassò la pistola, ridacchiando sommessamente, da cui scoppiò una vera e propria risata come se lui avesse fatto la battuta più divertente al mondo.
Era evidente che i due ragazzi non sapessero nulla.
-D’accordo… Quindi voi chiamate una cacciatrice e vi aspettate che abbia paura di morire? Certo che siete proprio dei fenomeni! Secondo voi io non ho già contattato altri colleghi, informandoli sul mio attuale cliente?- domandò, sorridente.
I due amici si scambiarono un’occhiata rapida. Matt però non vacillò, era sicuro di averla pedinata in ogni movimento online. Charlie notò il loro scambio silenzioso, perciò aggiunse: -Ho sette telefoni cellulari diversi, di cui solo uno ha accesso a internet. E, guarda caso, avete chiamato proprio su quello. Sicuri di aver fatto bene le vostre ricerche precauzionali?
Il ragazzo dai capelli rossi arricciò il labbro superiore in una smorfia. Ne aveva tre sotto suo controllo, gli erano sfuggiti ben altri quattro. Chi se lo aspettava che una sprovveduta del genere avesse sette telefonini? Ma soprattutto, a che diamine le serviva averne così tanti?
-Ho i miei motivi per proteggermi, come voi avete i vostri- continuò Charlie -ma ci potrebbe essere qualcosa su cui possiamo collaborare.
-Definisci “collaborare”, ragazzina- sibilò Mello. Aveva ancora la pistola puntata contro di lei.
-Io vi aiuto con questo lavoro. E con gli altri a venire, se proprio ci tenete. Ma la mia famiglia ha la priorità, se vengo chiamata, io devo andare. E mi aspetto che mi procuriate una scorta, per proteggere la mia gente.
-Stai insinuando che potresti piantarci in asso in qualsiasi momento, e vorresti pure che mollassimo le nostre questioni per te?!- esclamò Matt, incredulo.
-Qua giochiamo col fuoco, piccola stronza. Questa è solo una prova, per vedere se sei all’altezza. Quello in cui ci aiuterai dopo è mille volte più pericoloso, offrire aiuto alla tua famigliola significherebbe esporla al peggio. Non ha senso- disse il biondo, con tono gelido.
-La mia famiglia è sempre esposta al pericolo. Vampiri, lupi mannari, fantasmi, angeli, demoni, dei di qualsiasi genere, mostri da ogni dove… I fucili della mafia non sono nulla in confronto! Ma non mi aspetto che possiate capire. Quel che non posso negare, è che ci servono persone- cercò di spiegare la ragazza.
Mello era rimasto impassibile davanti all’elenco di assurdità dette da Charlie. Era impossibile che esistessero tutte quelle cose, ne era certo. Kira era sicuramente un’eccezione, ma tutto il resto era davvero un’esagerazione. D’altro canto, non aveva tutti i torti a chiedere degli uomini, in caso quelle cose fossero state vere.
Dopo una lunga pausa, finalmente parlò: -Facciamo così. In base a come andrà quest’operazione, deciderò se coinvolgerti ulteriormente ai nostri affari. Ti fornirò già una scorta, se mi dimostrerai l’esistenza di questi mostri, accetterò la tua richiesta. Come ti suona?
-Non potevo chiedere di meglio- rispose subito lei.
-Matt... Dalle gli uomini che le servono- disse quindi, rivolgendosi all’amico dai capelli rossi.
-Serviranno anche dei machete. E volendo anche sangue di uomo morto!- avvertì la ragazza. -Mi servono almeno cinque persone. Cercherò di riportarvele tutte, ma dovete darmi quelli che se la cavano col combattimento corpo a corpo e non si spaventano di fronte a dei denti aguzzi. Ci muoviamo al tramonto.
-Io verrò con voi. Ci servono altri quattro uomini- decise improvvisamente Mello, alzandosi in piedi.
Charlie lo guardò sorpresa, ma apprezzò quella dimostrazione di coraggio. Si avvicinò a lui, superando quel metro che li divideva: -Sicuro di voler rischiare la vita così? Non assicuro protezione a nessuno, io.
La ragazza era più bassa di Mello, ma si era avvicinata abbastanza da costringerlo ad abbassare la testa per guardarla in volto, toccandogli quasi il mento con il naso.
Lui la guardò dritta negli occhi, improvvisamente infiammato da quell’affermazione. Chi si credeva di essere questa ragazzina? Sicuramente non aveva molti anni in più di lui. Anzi, forse erano addirittura coetanei. Ma lei si comportava come se fosse un’adulta, e soprattutto come se ne sapesse più di lui. E non c’era cosa che dava più sui nervi a Mello di chi si comporta in modo saccente. Gli ricordava l’atteggiamento superiore di Near. Le diede uno spintone alla spalla, allontanandola violentemente, ma lei, invece di spaventarsi come una qualsiasi ragazza della sua età, si lasciò cadere sul divano, scoppiando in una fragorosa risata.
-Cos’hai da ridere?!- esclamò il biondo, maggiormente innervosito.
Charlie si rialzò, ignorando la domanda: -Posso riavere la mia tracolla? Ho le mie armi lì. E molte cose importanti. E sarebbe gradito anche il coltello…  È molto importante per me.
Matt alzò gli occhi al cielo, vedendo Mello diventare rosso dalla rabbia per essere stato ignorato. Prese la tracolla sopra a un mobile vicino alla porta e la lanciò alla ragazza, che la prese al volo, nonostante il peso non indifferente. Se la mise addosso, e si avvicinò a prendere il coltello.
Lui nel mentre andò a chiamare alcuni uomini per la missione.
Charlie rimase sola con Mello, che aveva sfogato il nervosismo sul cioccolato, finendo la tavoletta che aveva ancora in mano mentre si avviava alla porta accanto alla ragazza.
-Quanti anni hai?- chiese lei.
-Non è cosa che ti interessi, Winchester- rispose lui, seccato.
-Preferisco che mi chiami Charlie- disse lei, avvicinandosi di nuovo al ragazzo, e chiese beffarda: -Ti intimidisce la vicinanza?
Mello rimase fermo, impietrito, ma era evidente che l’avesse presa sul personale: -Non mi intimidisce, mi da profondamente fastidio. Allontanati, non hai più il divano su cui atterrare.
Lei alzò le mani, facendo un passettino indietro, trattenendo un sorriso.
-Che ci fa un ragazzino come te a capo di uno squadrone mafioso? Hai dato il culo a qualcuno?- domandò.
E fu lì che Mello non ci vide più dall’ira. Si voltò di scatto, e facendo spinta col braccio contro il collo di Charlie, la sbatté al muro, levandole il fiato e sollevandola di almeno un centimetro da terra: -Queste insinuazioni non mi piacciono, specialmente dette da una mocciosa del cazzo come te!- esclamò -Vedi di cucirti quella fogna che ti ritrovi, o ti ammazzo con le mie stesse mani!
La lasciò andare, lei si appoggiò al muro tossendo, riprendendo a respirare. Non si aspettava un’impulsività tale da minacciarla in quel modo. Nonostante non le avesse dato una vera e propria risposta, sicuramente quel gesto le aveva fatto capire come quel ragazzo si fosse fatto spazio nella mafia. A gomitate, di prepotenza, finché non si era conquistato la fama.
-Non sono a capo solo di questi coglioni. Comando tutto. E sai perché? Perché ho sgozzato il capo- le confessò, con un sorriso beffardo stampato in faccia, chinato sopra di lei e fissandola con uno sguardo al limite della pazzia.
Charlie era frastornata, ma si sentì rabbrividire da capo a piedi. E lei doveva lavorare con quel pazzoide? In che diamine di guaio si era andata a cacciare?
-Mello, ci sono tutti- la voce di Matt interruppe quel momento terrificante.
Il biondo si allontanò dalla ragazza come se niente fosse successo.
Lei lo imitò, sistemandosi la camicia a quadri e facendo quasi istintivamente un passo verso l’uscita.
-Ci troviamo all’entrata del cimitero al tramonto. Stai attenta che nessuno ti segua, ragazzina- disse Matt, congedandola.
Charlie non se lo fece ripetere due volte, e si diresse alle scale. Salì due gradini alla volta, finché non raggiunse la cima e poté uscire dall’edificio.
Il mendicante davanti alla porta non la degnò di uno sguardo mentre lei si allontanava a passo svelto. Dopo aver svoltato due volte ed essersi sufficientemente distanziata, la ragazza frugò nella tracolla per prendere uno dei numerosi cellulari. Compose un numero frettolosamente, ma le tremavano le mani e sbagliò un paio di volte. Quando riuscì a fare la telefonata, era già arrivata alla fermata del pullman. Sbatteva il piede a terra ripetutamente, impaziente.
-Pronto?
-Alla buon’ora! Potevo essere già morta- rispose lei, seccata.
-Charlie, stai calma. Sei in pericolo?
-No. Non ancora. A che punto sei con lo zio?
-In che senso non ancora? Dov’eri fino a poco fa?
La ragazza alzò gli occhi al cielo. Non aveva chiamato per sentirsi fare una ramanzina: -Ero ad occuparmi del nido di vampiri a Pico Union. Il problema è che i clienti sono la mafia, quella vera.
-Charlie ma sei impazzita?! Non ti posso permettere di…
-Lo so!- lo interruppe lei -Me ne sono resa conto! Per questo ho chiamato. Se non ti dispiace, avrei bisogno che mi raggiungeste. Potete?
Ci fu un attimo di silenzio, rotto dal pullman che frenava davanti alla fanciulla per farla salire a bordo. Poi l’uomo dall’altro capo della cornetta fece un sospiro esasperato.
-Vedo cosa posso fare.
Charlie sorrise, mentre le porte della vettura si chiudevano alle sue spalle: -Grazie, Castiel.

   
 
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