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Autore: Ghostclimber    19/11/2020    1 recensioni
I-Pin è innamorata di Lambo, ma lui ne è del tutto inconsapevole e non la ricambia.
La situazione precipita quando lui si innamora di un'altra persona.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: I-Pin, Lambo
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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I-Pin guardò melancolicamente fuori dalla finestra. Quel giorno proprio non riusciva a concentrarsi sullo studio. Distolse lo sguardo dalla pioggerellina che pareva tingere il mondo di grigio e controllò il cellulare: niente, nessun messaggio.

Lambo era uscito di casa con l'aria felice, tutto ben vestito e... meraviglioso. I-Pin aveva cominciato ad accorgersi che si stava affezionando troppo a lui più di dieci anni prima, subito dopo il conflitto degli Arcobaleno. Il bambino, avendo visto fin troppe cose brutte per la sua età, aveva trovato una pacatezza più matura, che quasi contrastava con la sua precedente iperattività. E se tutti erano parsi trovarla una cosa buona, I-Pin era preoccupata, dall'alto dei suoi cinque anni.

In qualche modo, capiva che in Lambo c'era di più di quel che vedevano gli altri, e si arrabbiava con Tsuna e con Reborn quando facevano i complimenti al bambino per aver finalmente trovato un po' di maturità. Il suo momento di maggior soddisfazione era stato quando il suo maestro, Fon, era passato a Namimori in visita e aveva espresso preoccupazione per la salute mentale di Lambo. Non era normale, aveva detto, che a sei anni un bambino fosse calmo e pacato. Reborn aveva preso ad esempio proprio lei, I-Pin, chiedendo a Fon quale fosse allora la differenza con lei, e prima che Fon potesse ribattere lei aveva detto “Io non sono tranquilla, sono preoccupata. Per Lambo.”

La sera stessa, prima di raggiungere suo nipote Hibari, a casa del quale avrebbe trascorso la notte prima di ripartire, Fon l'aveva presa da parte e le aveva detto che Reborn e Tsuna non volevano sentire ragioni. O meglio, Tsuna non sapeva che pesci pigliare, e Reborn aveva opposto uno strenuo ed inspiegabile rifiuto ad indagare sulle condizioni di Lambo.

“Sta a te, I-Pin.”, aveva detto Fon, “Rallegralo. Fagli capire che gli vuoi bene. Prima o poi si aprirà con te.” lei aveva accettato il compito, felice che il suo maestro la ritenesse degna di occuparsene.

Due giorni dopo, lei e Lambo si stavano inseguendo in giro per casa; dopo un'oretta di pressing, I-Pin aveva convinto l'amico a giocare ai cowboy, ed ora eccoli lì. Lambo l'aveva costretta in un angolo; lei avrebbe potuto scappare, ma non senza fargli male, e la sua esitazione le era costata cara in più di un modo. Lambo aveva alzato una mano con due dita tese a simulare una pistola e aveva detto “Bang-bang!” mettendo fine al gioco con la sconfitta di I-Pin.

Guardando il quaderno di fisica senza riuscire a decifrarne neanche una riga, I-Pin ricordò la gioia di Lambo per la vittoria, troppo grande e troppo chiassosa per essere solo una questione di cowboy. La sera stessa, un po' imbarazzato, Lambo le aveva confessato che era felice di aver vinto perché, aveva detto, lui non vinceva mai in niente.

Erano seguite lunghe conversazioni, dapprima a spizzichi e bocconi perché nessuno di loro due era abbastanza grande da essere in grado di analizzarsi a fondo, e poi via via più profonde. Era ancora loro abitudine, almeno una volta a settimana, costruirsi un fortino di cuscini e infilarcisi dentro a confidarsi i loro segreti.

Tranne uno.

 

"I was five and he was six,
we rode horses made of stick,
he wore black and I wore white,
he would always win the fight.
Bang-bang, he shot me down,
bang-bang, I hit the ground,
bang-bang, that awful sound,
bang-bang, my baby shot me down..."

 

Lo zio Kawahira bussò alla porta di I-Pin e disse: -Piccola, c'è il tuo Lambo!- I-Pin cercò di non arrossire. Lei stessa l'aveva chiamato così un paio di volte, accidentalmente lasciandosi sfuggire in maniera implicita che per lei, quella, era più di un'amicizia.

-Fallo entrare, grazie!- rispose, poi chiuse il libro di fisica. Tanto era inutile, quella sera non sarebbe riuscita a concentrarsi su nulla. La verità era, pensò mentre sentiva i passi del suo unico amore risalire la scala, che vedere Lambo felice la confondeva: da un lato, era ovviamente lieta di vederlo sorridere, ma dall'altro sapeva che il ragazzo aveva avuto qualcosa come mezzo milione di amanti, e aveva sempre paura che prima o poi lui andasse da lei per confessarle che questa era la volta buona, che era... la porta si spalancò: -I-Pin, sono innamorato!- ...ecco.

-Oh, cielo, un'altra volta?- chiese I-Pin, fingendosi insensibile. Dentro di sé sapeva benissimo che Lambo non aveva mai detto una cosa del genere, al massimo parlava di baci e tette e sederi sodi, ma mai una volta aveva nominato l'amore.

-No, ti giuro, stavolta non è solo un bel faccino... anche perché ha una gran faccia da schiaffi, te l'assicuro.- ribatté Lambo, e ghignò. Si sedette di peso sul letto di I-Pin e si lamentò: -Ouch.- la ragazza impallidì, e Lambo la guardò male.

-Oi, pervertita che non sei altro! Che cosa stai andando a pensare? Mi ha solo mollato il calcio nel culo del secolo.

-Ah beh! Lambo, scusa se te lo dico ma messa così somiglia più alla Sindrome di Stoccolma piuttosto che all'amore...

-Cosa c'entra la Norvegia?

-Svezia, Lambo, Stoccolma è la capitale della Svezia!- I-Pin sospirò e aggiunse bofonchiando: -La capitale della Norvegia è Oslo, ignorante.

-Va beh, Stoccolma, Oslo, Mosca, che c'entra?

-Lascia perdere, ci metterei un'ora a spiegartelo.

-Comunque, non indovinerai mai chi è!- disse Lambo, tirandosi su a sedere con le gambe incrociate.

-Chi è, Reborn?- sparò a caso I-Pin, mettendo le matite nel portapenne. Dietro di lei, solo un silenzio assordante, e finalmente la ragazza prese atto di qualcosa che era sempre stato sul fondo della sua mente, come una poltiglia gelatinosa in una pozza di torba.

Poi, Lambo la cinse in un abbraccio da orso, la scaraventò sul letto e la bloccò con il proprio corpo. Era del tutto ignaro dell'effetto che stava provocando su di lei, e di quanto la ferì il disintegrarsi della neonata punta di speranza quando lui le chiese: -Come cacchio fai a sapere sempre tutto?

-Ti conosco da tutta la vita, cretino! E adesso levati di dosso, pesi!- ribatté I-Pin, e lo lanciò di malagrazia giù dal letto. Approfittò della parentesi di lamentele per chiedersi come si comportava di solito quando Lambo le raccontava di una nuova conquista o una nuova cotta, e con il cuore che sanguinava chiese: -Allora. L'hai capito e basta o è successo qualcosa?

-In realtà...- Lambo si grattò la testa e si sedette sul pavimento, -Lo so da un sacco. Solo che... voglio dire, lui è Reborn e io sono Lambo, per la serie... ma ti pare?! E quindi boh, non ci ho mai pensato più di tanto, almeno ci ho provato.- I-Pin si stampò in faccia un sorriso amaro: sapeva benissimo cosa intendeva Lambo. Lei l'aveva fatto per tutta la vita, da quella volta in cui Lambo le aveva dato un bacio sulla guancia dicendo “Grazie per esserci”. Lo ascoltò blaterare di un mezzo non appuntamento per un caffè in un bar del centro, e di come Reborn si era comportato da perfetto cavaliere, trattandolo come un essere umano invece che come una pezza da piedi come al solito, infine lo interruppe e chiese: -E Bianchi?

-In che senso?

-Reborn sta con Bianchi. Come la metti con lei?

-Oh, Reborn ha detto che sono in rotta. La sta per lasciare.

-Lambo, scusami ma mi pare una gran cavolata. Tutti gli uomini dicono all'amante che lasceranno la moglie, e non è mai vero!- sbottò I-Pin. Non sapeva se la sua protesta fosse dettata più dalla preoccupazione per Lambo o dal desiderio di dividerlo da Reborn.

Lambo, però, parve ferito dalla sua frase. Con voce tremante disse: -Lo so. Ma per una volta nella vita voglio sperare in qualcosa di buono. Posso?- I-Pin sospirò.

-Certo che puoi. Ma se ho ragione, ti farà tanto, tanto male.

-Lo so.- disse Lambo, guardando a terra; poi alzò lo sguardo e chiese: -Posso sempre contare sulla mia amica I-Pin che mi lascia vincere?- lei arrossì, -Guarda che non sono scemo, lo so che un sacco di volte mi lasciavi vincere per farmi contento, da bambino.

-Io...- il problema di trovare qualcosa di intelligente da dire fu risolto da Lambo, che si mise in ginocchio e la abbracciò, appoggiando la testa contro la sua pancia: -Sei la migliore amica del mondo, I-Pin, ti voglio bene!

-Ti voglio bene anch'io, Lambo.- rispose lei, soffocando un sospiro di rassegnazione.

 

"Seasons came and changed the time,
when I grew up, I called him mine,
he would always laugh and say:
Remember when we used to play?”

 

I-Pin scese dal treno e sospirò.

Aveva appena terminato l'esame di fisica all'università, ed era praticamente sicura di aver sbagliato almeno tre domande su cento. Decisamente sotto alla sua media.

Ma il pensiero di Lambo la tormentava da ormai una settimana, lui e il suo stupidissimo innamoramento per Reborn; i giorni passavano, e I-Pin doveva trattenersi costantemente dal chiedere con sarcasmo se Reborn avesse già lasciato Bianchi.

Si incamminò verso la base dei Vongola: dopo un esame importante, Lambo la aspettava sempre lì con una scorta enorme di dolciumi per quelle che lui definiva con magnificenza “Le Ventiquattro Ore di Cazzeggio Obbligatorio Post-Esame”.

Si fermò in una piazzetta con una piccola area giochi e si avvicinò alla fontanella per bere un sorso d'acqua: era una giornata calda e soleggiata, e lei aveva sete. Rialzandosi, vide che dal bar sul lato opposto della piazza stavano uscendo due persone familiari.

Con orrore, al pensiero di quel che avrebbe provato Lambo quando glielo avrebbe riferito, perché sarebbe stata obbligata a farlo, vide Reborn stringere Bianchi in un abbraccio, poi discostarsi appena un po' e guardarla negli occhi sorridendo.

Poi, i due si scambiarono un bacio.

Di colpo, la rabbia e la frustrazione esplosero in I-Pin, che mollò a terra lo zaino con i libri e attraversò la piazza urlando: -EHI!

-Ciao, I-Pin, com'è andato il tuo e...

-SEI UN BASTARDO!

-Calmati, I-Pin.- disse Reborn, alzando le mani, -Credo che tu abbia fra...

-NON PENSI A LAMBO?- a I-Pin parve di sentire il proprio nome, ma ormai era cieca di furia. Si allungò in avanti, verso la fondina di Reborn. Il killer, impreparato, non riuscì a bloccarla in tempo, e poté solo prendere Leon e farlo trasformare in un'altra pistola.

Si puntarono le armi addosso, poi I-Pin disse: -Bang-bang.- e sparò.

-No!- sentì Reborn urlare, e poi: -Bianchi... Bianchi, chiama un medico!- I-Pin aprì gli occhi che non si era accorta di aver chiuso e si sentì venir meno. A terra, in un lago di sangue, giaceva Lambo. Il lato destro della sua testa era coperto di sangue.

-Lambo, amore, resisti.- disse Reborn. I-Pin lasciò cadere la pistola e svenne.

 

"Bang-bang, I shot you down,
bang-bang, you hit the ground,
bang-bang, that awful sound,
bang-bang, I used to shoot you down."

 

I-Pin assistette al funerale dal fondo della chiesa. Lambo era cristiano, e di tutta quella pantomima con tanto di candele e incenso lei non capiva nulla.

E inoltre, non si sentiva meritevole di avvicinarsi di più. Era a causa sua se in quel limpido giorno di quasi estate le campane dell'unica chiesa cattolica di Namimori avevano suonato il loro lugubre richiamo a morto.

Quando la cerimonia finì, la bara transitò di fianco a I-Pin, che allungò una mano per accarezzarla. Nessuno ebbe niente da obiettare. Durante una struggente conversazione con Tsuna, I-Pin aveva tirato fuori tutto: il suo amore per Lambo, la sua gelosia per Reborn e il sospetto che lui non avesse intenzione di lasciare Bianchi, la scena a cui aveva assistito.

Uscì sul sagrato, nella luce abbacinante che sembrava contrastare così tanto con il funerale, e vide Bianchi abbracciare Reborn. Poi, i due salirono su due auto diverse. Per I-Pin, sapere che Reborn l'aveva davvero lasciata per Lambo, era stato il colpo finale.

 

"Music played and all the people sang,
just for me, the church bells rang..."

 

I-Pin seguì con lo sguardo Reborn che saliva sul sedile posteriore di un'auto con i finestrini oscurati. Una parte di lei voleva prenderlo a schiaffi: durante tutto il funerale, il killer era rimasto nella navata laterale, impassibile, e non aveva versato nemmeno una lacrima.

Come se Lambo, in fondo, non valesse abbastanza da essere pianto.

Si trattenne, rendendosi conto che la sua rabbia era irrazionale: era ovvio che Reborn non avrebbe pianto in pubblico, dato il suo ruolo. Ma probabilmente in privato avrebbe versato amare lacrime; I-Pin, prima di svenire, aveva colto il suo sguardo disperato e sconvolto alla vista di Lambo a terra, esanime, e si era resa conto che davvero il killer provava qualcosa per lui.

Fon le passò un braccio intorno alle spalle, ma non insistette per allontanarla. I-Pin rimase immobile, a chiedersi se fosse il caso di andare da Reborn e dirgli qualcosa, ma non trovò il coraggio. Lo vide scambiarsi una stretta di mano e un frettoloso, rude abbraccio con Tsuna, un piede già sul predellino della macchina e l'altro ancora sul marciapiede, poi lo vide togliersi il cappello; la portiera si aprì un po' di più mentre montava a bordo.

I-Pin vide chiaramente che dall'altra parte del sedile c'era una persona avvolta in un fagotto di coperte, con la testa pesantemente fasciata, e sussultò.

-Vieni, I-Pin.- disse Fon, -Andiamo a casa.

-Maestro... avete visto anche voi...?- Fon le rivolse un sorriso enigmatico e la prese gentilmente per un braccio. I-Pin si guardò intorno, e realizzò che nessuno sembrava davvero triste. Si chiese chi sapesse e chi no, se fosse una messinscena solo a suo beneficio; ma non lo riteneva possibile. Tsuna non avrebbe mai fatto una simile cattiveria nei confronti di nessuno, e inoltre sembrava preoccupato, quasi in ansia, ma se le condizioni di Lambo erano tali da poterlo trasportare in auto non poteva essere angosciato per la sua salute.

-Non fare domande, I-Pin. Il tuo intervento ha innescato una serie di eventi che dovevano comunque accadere, prima o poi. Non ti angustiare.- disse Fon a voce bassissima quando si furono allontanati dal sagrato.

I-Pin si gettò tra le sue braccia e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

Quale che fosse la ragione, lei non avrebbe più visto Lambo.

Tanto sarebbe valso che qualcuno sparasse anche a lei.

 

"Now he's gone, I don't know why,
to this day, sometimes I cry,
he didn't even say goodbye,
he didn't take the time to lie..."

 

I-Pin strisciò nel fortino di cuscini che si era costruita, appoggiò la foto di Lambo di fronte a sé e disse: -Ciao, Lambo. Mi manchi. Ti amo.- senza aggiungere altro, si appoggiò la testa sulle braccia e rimase nella penombra, sola con il ricordo del suo unico amore.

 

"Bang-bang, he shot me down,
bang-bang, I hit the ground,
bang-bang, that awful sound,
bang-bang, my baby shot me down."

   
 
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