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Autore: Bluemoon Desire    19/11/2020    2 recensioni
[L\\\'Allieva]
[L\'Allieva]SEQUEL DI "PAURA D'AMARE"
La storia si colloca idealmente durante gli eventi dell'attuale terza stagione della fiction RAI.
E' trascorso un anno.
Molte cose sono cambiate dentro e fuori dall'Istituto di Medicina Legale di Roma.
Malcomess è andato in pensione e al suo posto è arrivata una "Suprema" di tutto rispetto, gli ex specializzandi sono ormai medici legali a tutti gli effetti, Alice e Claudio fanno ufficialmente coppia fissa e una bimba meravigliosa è arrivata a rallegrare (e tormentare) le giornate di Alice e della sua famiglia allargata.
Insomma, tutto sembra filare per il verso giusto. Ma il passato non sembra voler mollare la presa. Il ricordo del rapimento continua a tormentare Alice, e una nuova indagine finirà per riaprire quella ferita mai risanata, spingendola ad affrontare i suoi demoni interiori...
ATTENZIONE: La storyline e la caratterizzazione dei personaggi prendono spunto sia dalla fiction che dai romanzi di Alessia Gazzola.
Genere: Commedia, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                              CAPITOLO PRIMO
                             
                                                   "NUOVE REALTA'"

  
“Non c’è nessuno in certi cuori, neanche il proprietario.”

 — Anonimo 

Un vistoso fulmine squarciò il cielo oltre l’orizzonte scuro e tempestoso della radura boschiva, illuminandola per una breve manciata di secondi.
La pioggia cadeva incessante e fitta, cullata da forti raffiche di vento gelido che gli mozzavano il fiato ad ogni respiro.
La piccola indistinta figura si mosse veloce nell’ombra, sfrecciando attraverso la radura come una scheggia impazzita.
Il suo respiro pesante e affaticato dallo sforzo faceva a gara con il battito impazzito del suo cuore.
Un inquietante crepitio alle sue spalle, come un rumore di rami spezzati, gli fece perdere l’equilibrio.
Cadde in avanti, frenando l’impatto con il terreno come meglio poté, ma la caviglia si storse dolorosamente, impedendogli di riprendere la sua corsa verso la salvezza. Strisciando, si trascinò a forza verso il cespuglio più vicino, sperando così di nascondersi alla SUA vista.
Niente di più sbagliato.
                                               ・・・
Alice aprì gli occhi di colpo, ritrovandosi immersa nella silenziosa penombra della sua camera da letto, la fronte imperlata di sudore freddo e il cuore che le batteva come un forsennato nel petto. Negli ultimi tempi le capitava sempre più spesso di svegliarsi così, di soprassalto, tormentata da incubi e visioni terrificanti che le disturbavano il sonno.
Secondo il parere della sua eccentrica coinquilina Cordelia, nonché ex cognata in carica, era tutto frutto degli angosciosi ricordi del suo rapimento, e - strano ma vero - per una volta il suo ragionamento sembrava avere una certa logica.
Mesi e mesi di terapia e sostegno psicologico erano riusciti a malapena a scalfire la spessa corazza di quei ricordi dolorosi, e a più di un anno di distanza da quella terribile notte, le capitava ancora di sognare Marchesi e i suoi spaventosi occhi iniettati di sangue che la fissavano nell’oscurità. Le ci erano voluti mesi prima di riuscire anche solo a restare di nuovo a casa da sola di notte, e ancora - di tanto in tanto - le capitava di scattare come una molla impazzita quando un forte rumore improvviso la coglieva alla sprovvista.
Con la mente incupita da quei pensieri, fece un paio di profondi respiri per cercare di rilassarsi, poi spostò lo sguardo verso il lato opposto del letto, dove Claudio dormiva sereno e beato. Sorrise intenerita a quella vista, allungando una mano per sfiorargli con dolcezza i capelli che gli ricadevano ribelli sulla fronte. Era uno di quei rari momenti della giornata in cui tutto le sembrava così giusto e perfetto da farle desiderare solo che il tempo potesse fermarsi, cristallizzando quell’istante e tutto ciò che esso custodiva in un’immutabile eternità.

Un improvviso tonfo sordo, seguito dall’inconfondibile rumore di vetri infranti, irruppe nel silenzio dell’appartamento, scuotendo bruscamente Alice dai suoi dolci sogni ad occhi aperti. Al di là della porta della camera da letto, le voci concitate di Cordelia, Lara e Marco si mescolarono in un crescendo di nevrotici brusii, accompagnate dall’immancabile pianto acuto della piccola Camilla Allevi, recente new entry di quel nucleo familiare sempre più problematico e disfunzionale…unico nel suo genere.
Accanto a lei, sepolto sotto le coperte, Claudio mugugnò delle frasi incomprensibili con voce impastata di sonno.
Alice scosse la testa, divertita. Dubitava che si trattasse di un affettuoso buongiorno.
Era ben consapevole di quanto odiasse essere svegliato dai gorgheggi mattutini di Camillina, anche se sospettava che, in fondo - MOLTO IN FONDO - avesse un debole per quella bimba.

“Ma come fa ad essere così piccola e ad avere così tanto fiato in corpo?”

Claudio riemerse lentamente dal groviglio di coperte, i capelli scarmigliati e l’aria infastidita e contrariata di chi avrebbe tanto voluto potersi godere in pace un’altra mezz’oretta di riposo.

“Tanto era quasi ora di alzarsi!” provò a ribattere Alice, chinandosi a baciargli teneramente una guancia prima di scivolare rapida fuori dal letto.
Claudio la guardò accigliato, grattandosi la nuca.

“E’ domenica, Sacrofano…anche l’Onnipotente si è riposato di domenica. Che fretta hai? “le fece notare con una vena polemica nella voce “Ti aspettano in chiesa per il rosario mattutino?”

Alice scelse la sicura via del silenzio. Gli voltò le spalle, raccogliendo in fretta i vestiti dallo schienale della sedia, per poi agguantare al volo dal primo cassetto del comodino un paio di slip e un reggiseno pulito da indossare.

“…hai avuto di nuovo gli incubi?”

La domanda di Claudio la spiazzò.
Non aveva idea che se ne ricordasse ancora, erano trascorsi mesi da quando gliene aveva parlato, la sola ed unica volta in cui aveva trovato il coraggio di confidarsi con lui sull’argomento. Era una cosa che la faceva sentire debole e vulnerabile, e aveva giurato a se stessa che non avrebbe permesso mai più a niente e a nessuno di farla sentire in quel modo.  

“No, nessun incubo” gli mentì spudoratamente, con il miglior falso sorriso che riuscì ad indossare “Mi hanno svegliata i rumori in cucina, tutto qui”

Detestava raccontargli menzogne, ma non voleva che lui – o chiunque altro – la considerassero ancora una povera vittima da compatire e proteggere. Era stufa di tutti quegli sguardi compassionevoli e quelle mezze frasi sussurrate alle sue spalle ogni volta che passava per i corridoi dell’Istituto. Voleva lasciarsi quella storia orribile alle spalle, una volta per tutte.

“A proposito…” soggiunse, voltandosi di scatto verso Claudio, ora impegnato a controllare la mail dal suo cellulare “…nonna Amalia voleva sapere se oggi ti fermi a pranzo con noi”

“Oddio, Alice…”

“Dai Claudio, le avevi promesso che ci saresti stato…lo sai quanto ci tiene!

Claudio le rifilò un’occhiata torva delle sue e poi, con l’agilità e la grazia di un furetto isterico, saltò giù dal letto e s’infilò in fretta i pantaloni, sfrecciando fuori dalla stanza diretto in bagno, le braccia cariche del resto delle sue cose.
Alice sospirò nel sentire la porta del bagno sbattere in lontananza, l’ombra di un sorriso rassegnato sulle labbra. Incredibile come, dopo più di un anno di frequentazione, riuscisse ancora a defilarsi con tanta maestria dalle cene e dai pranzi con la sua famiglia. Non che lo biasimasse più di tanto, in realtà. A volte perfino lei trovava difficile la convivenza con la sua famiglia.
Da quando poi Camillina era piombata nelle loro vite, 6 mesi prima, non c’era stato più un solo momento di respiro.
Adorava sua nipote, era la luce dei suoi occhi, ma ormai c’era sempre un tale via vai di gente in quell’appartamento, ad ogni ora del giorno e della notte, che a volte sentiva il bisogno impellente di uscire di casa solo per godersi un po’ di rilassante solitudine.
                        
                                                                         ・・・

“…sì nonna, gli ho ricordato che te lo aveva promesso, ma aveva del lavoro in sospeso e ha preferito tornare a casa…”

“…lavora di domenica?!”

“Sta portando avanti un progetto molto importante…”

“Sarà…a me sembra che trovi sempre delle scuse per svignarsela!”

“Non te la prendere, lo sai com’è fatto…non è abituato a stare in famiglia”

“E se doveste sposarvi cosa farà? Il desaparecido a vita?”

Istintivamente, Alice sfiorò con la punta delle dita l’anello di fidanzamento che spiccava sulla sua mano sinistra.
A volte si domandava se Claudio avesse mai avuto davvero intenzione di sposarla, o se quell’anello fosse stato solo un gesto impulsivo dettato dalla paura di perderla. Era trascorso quasi un anno da quando glielo aveva messo al dito, e da allora, mai, neppure per sbaglio, aveva accennato al matrimonio. “Consideralo una promessa” le aveva sussurrato quel giorno, guardandola dritto negli occhi.
E in fondo al cuore, Alice continuava a credere che fosse davvero così, e che un giorno lui l’avrebbe finalmente onorata.

“ALICE!”

Il vocione di Nonna Amalia la fece sussultare sulla sedia.

“Sì?”

“…ma dov’è che te ne vai sempre co’ sta testa, eh?” la riprese affettuosamente la nonna, accarezzandole una guancia “Ti ho chiesto se domani sera ti andrebbe di fare da babysitter alla piccola urlatrice insieme a me…sempre se il tuo dottorino non offre piani migliori, ovvio”

Alice roteò gli occhi con un sorriso.

“Non credo che protesterà, nonna”

“Può sempre unirsi a noi, eh”

“Per quello ci vorrebbe un miracolo!”

Aveva appena finito di pronunciare quelle parole, quando le urla concitate e furibonde di Marco e Lara esplosero dall’appartamento vicino, rimbombando così tanto da far quasi tremare i vetri delle finestre.

“Ma che stanno combinando quei due lì dentro?!” esclamò allarmata nonna Amalia, affrettandosi subito verso il pianerottolo per assicurarsi che non fosse accaduto nulla di grave. 

Un po’ controvoglia, Alice la seguì.
Non poteva di certo lasciarla a combattere da sola contro quelle due testacce dure.
Non che fossero mai stati particolarmente equilibrati, ma da quando Camilla era nata, le cose erano addirittura peggiorate.
Marco si era visto costretto a rinunciare ad un importante reportage fotografico in Africa per stare con la bambina mentre Lara preparava la sua tesi di dottorato, e in quell’ultimo periodo il peso di quei sacrifici aveva cominciato a dare i suoi frutti.
Non aveva mai visto suo fratello così scontento e frustrato.

“Ehi, che succede?” esclamò a gran voce, facendo il suo ingresso nell’appartamento di Lara e Marco.

In un angolo del soggiorno, Nonna Amalia stava cullando tra le braccia la piccola Camilla in lacrime, mentre dall’altra parte della sala, la coppietta si dava addosso come mai prima d’allora.

“Ti rendi conto che cosa significherebbe per noi, Marco?!” ruggì Lara, chiaramente esasperata dall’atteggiamento del compagno.

“Certo che me ne rendo conto, ma non posso rinunciare anche a questa occasione, lo capisci o no? E’ in gioco la mia carriera!” ribatté duramente Marco, rosso in volto “Lara, ho rinunciato all’Africa perché era la cosa giusta da fare in quel momento, ma ora tu sei un medico legale a tutti gli effetti, Camilla è grandicella, e io...”

“Ma stiamo parlando di 6 mesi, Marco, è tantissimo tempo!”

“Lo so”

“Perderesti quasi un anno della sua vita…è davvero questo quello che vuoi?”

Ad Alice sembrò quasi di poter sentire il cuore di Marco spezzarsi a metà nel petto a quelle parole.
Sapeva bene quanto suo fratello amasse quella bambina e anche Lara, e immaginava a stento quanto potesse costargli dover prendere quella decisione. Ciononostante, non poteva evitare di mettersi anche nei panni di Lara.
Madre single e medico legale…un’accoppiata potenzialmente esplosiva.

“Marco…sei sicuro che non ci sia un altro progetto meno impegnativo a cui dedicarti?” fece rivolta al fratello, intromettendosi timidamente nella loro discussione.

“Alice, non ti ci mettere anche tu…”

“Non voglio costringerti a fare niente, ma ti conosco bene…finiresti per rimpiangere tutti questi mesi lontano da Cami!”

Marco tirò un profondo sospiro, passandosi nervosamente una mano tra i folti e riccioluti capelli bruni. Sembrava combattuto.

“Io non so che cosa fare…davvero…” mormorò poi, guardando alternativamente prima Alice e poi Lara.
 
                                                     ・・・

“E quindi alla fine tuo fratello che ha deciso? Partirà per il Brasile?”

Claudio si piegò a raccogliere il bicchiere di caffè dal distributore, poi lo porse ad Alice.

“E chi lo sa?” rispose lei, facendo spallucce “Non puoi mai sapere che cosa passa nella testa di mio fratello…”

“Da che pulpito!” fece Claudio sarcastico, infilando una seconda moneta da cinquanta centesimi nel distributore delle bevande calde, per poi selezionare di nuovo un caffè espresso.

Alice sollevò un sopracciglio, fissandolo indispettita.

“Cosa vorresti insinuare, scusami?” lo apostrofò, battagliera.

“Lo sai benissimo” replicò lui, dandole un tenero buffetto sulla guancia.

Alice emise un verso a metà tra uno sbuffo e un mugugno.

“Il bue che dice cornuto all’asino, Claudio” commentò a mezza voce, per poi spostare subito lo sguardo in direzione della scalinata, lì dove la nuova Direttrice dell’Istituto – la Suprema e perfettissima Andrea Manes – stava chiacchierando fitto fitto con il professor Anceschi “Ma secondo te, è vero che la Manes detesta la Boschi come dice Erika?”

Claudio fece schioccare rumorosamente la lingua contro il palato.

“Ma cosa vuoi che me ne freghi, Alice?” le rispose senza giri di parole, portandosi alle labbra il suo caffè fumante “Che se la sbrighino tra loro…”
Alice gli restituì un’occhiata storta.

A Claudio la nomina della Manes non era mai andata veramente giù, e la cosa divertente era che non aveva mai fatto nulla per nascondere il suo disappunto. Era più che certa che, almeno in un paio di occasioni, la Direttrice avesse colto perfettamente il suo astio nei suoi riguardi, pur fingendo il contrario. D’altronde la Suprema era fatta così. Sembrava che nulla riuscisse mai a sfuggire al suo controllo.
A volte la invidiava profondamente, lei che invece lottava costantemente con la sua innata insicurezza.

“Ma non sei curioso di sapere cos’è successo tra loro o perché la Boschi si sia rinchiusa nel seminterrato?” lo rimbeccò con aria indispettita, colpendolo debolmente al braccio con la mano.

“Assolutamente no”

“Sei noioso, Claudio”

“E tu sei un’impicciona”

“Non è vero!”

“Sì, invece.”

“No”

“Sì”

“Antipatico.”

Claudio le rifilò un sorrisetto vittorioso e le baciò rapido la fronte, poi dopo aver scagliato al volo nel cestino il suo bicchiere ormai vuoto, si avviò spedito verso il suo ufficio, spostato al piano superiore dell’Istituto. Alice fece per seguirlo, convinta che fosse il momento giusto per punzecchiarlo un po’ sulla questione “matrimonio”, ma giunta ai piedi della scalinata, venne bloccata dalla Manes che subito la trascinò in un angolo per parlarle a tu per tu.

“A quanto pare, il PM Einardi avrebbe intenzione di avvalersi della tua collaborazione nel prossimo futuro” la informò con quel solito tono asciutto e professionale che tanto la contraddistingueva “Gli ho detto che te ne avrei parlato e credo che per te sarebbe un’ottima occasione per emergere, Alice. E’ arrivato il momento di staccarsi dall’Istituto e dai vecchi maestri e dimostrare il tuo valore, non credi?”

“Ehm…certo, professoressa” ribatté Alice con una punta di esitazione, spiazzata non soltanto dalla proposta inaspettata – forse perfino prematura - di Sergio, ma anche dalla sincera stima che la Manes sembrava riporre in lei.

Ottimo…” concluse la Manes, rivolgendole un ultimo tenue sorriso, e senza aggiungere altro, si allontanò veloce lungo il corridoio che conduceva ai laboratori, il camice bianco che svolazzava in aria come lo sfavillante mantello di un supereroe.

Ancora intontita da quanto accaduto, Alice risalì con passo svelto i gradini della scalinata che la separavano dall’ufficio di Claudio, per poi irrompere nella sua stanza come una specie di furia, dimenticandosi – come sempre - di bussare alla porta.

“Ma tu lo imparerai mai il significato di una porta chiusa?!” sbottò prontamente Claudio, distogliendo lo sguardo dal monitor del computer per puntarglielo indispettito addosso.

“Scusami, avevo bisogno di parlarti” rispose frettolosamente Alice, raggiungendolo alla scrivania “La Manes mi ha appena riferito che Sergio vorrebbe chiamare me per la sua prossima perizia…”

“E quindi?” incalzò Claudio, inarcando un sopracciglio.

“E quindi ho l’ansia, Claudio!” esclamò Alice tutto d’un fiato, appoggiandosi contro il bordo della scrivania, le braccia conserte sul petto e un’espressione che lasciava trasparire tutta la sua agitazione.

Suo malgrado, Claudio provò un improvviso moto di tenerezza nel vederla ridotta in quelle condizioni.
Anche se era trascorso molto tempo dalla sua prima perizia autoptica, ricordava fin troppo bene tutta la pressione emotiva e quel desiderio inconscio di voler onorare le aspettative di tutti. La paura di sbagliare era sempre appostata dietro l’angolo, in agguato, una minacciosa spada di Damocle perennemente sospesa sulle loro teste. E questo discorso valeva sia per un professionista navigato come lui, sia per un qualsiasi ex specializzando alle prime armi. Con un sospiro, Claudio spinse indietro la sua poltrona e si alzò, sistemandosi in piedi davanti a lei.

“Ehi” le sussurrò, prendendole dolcemente il viso tra le mani “Aver paura è normale, Alice, ma non devi permettere che questo ti impedisca di fare lucidamente il tuo lavoro. Sei brava, hai terminato gli studi con uno dei migliori punteggi del corso…ora devi andare lì fuori e dimostrare quanto vali. Sergio non chiamerebbe mai te se non si fidasse, lo sai che è un tipo puntiglioso”

“Non voglio deluderti” mormorò Alice, sfiorandogli dolcemente il palmo della mano con un bacio.

“Sono sicuro che non lo farai”  le sussurrò Claudio, prima di attirarla a sé in un caldo abbraccio “In caso contrario, dovrò trovarmi un’altra allieva meritevole da sedurre ed istruire…”

A quelle parole, Alice si rabbuiò e, prima ancora che Claudio potesse indietreggiare e mettersi in salvo, lo colpì con un pugno sul torace.

“Cretino!”

E senza aggiungere altro, si tuffò di nuovo tra le sue braccia, affondando il volto nell’incavo del suo collo, lasciandosi cullare da quel profumo inebriante di Declaration e mentine che sapeva di casa e amore.



ANGOLO DELL'AUTORE: Rieccoci qua dopo una luuuuunga pausa. 
Avevo detto che un giorno o l'altro avrei regalato un bel sequel a "Paura d'Amare", e niente...alla fine non ho resistito!
Come avrete potuto notare, questo primo capitolo è molto introduttivo e descrittivo, con un focus sulle nuove realtà che si dipanano davanti  ai nostri protagonisti e che poi andranno ad intrecciarsi in tante storie interessanti (o almeno spero che lo siano!). 
Prometto che, già a partire dal prossimo capitolo, cominceremo ad entrare nel vivo della storia. #STAYTUNED

 
   
 
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