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Autore: lightvmischief    20/11/2020    0 recensioni
Una ragazza.
Un gruppo.
La sopravvivenza e la libertà.
Le minacce e i pericoli della città, delle persone vive e dei morti.
Prova a sopravvivere.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 43

KAYLA

«Li aggiriamo, non è così difficile.» Io ed Elyse lanciamo un’occhiataccia a Leon dietro di noi, ancora in groppa al cavallo. «Cosa?» chiede ingenuo, con le sopracciglia alzate in modo interrogativo in risposta ai nostri sguardi.

«Non abbiamo tempo da perdere, Leon» risponde Wayne, sempre e comunque paziente in qualsiasi situazioni si trovi. Vorrei avere anche un solo briciolo della sua immensa tolleranza.

«Ma abbiamo i cavalli, non sarebbe poi così lunga-»

«E così sei morto. Cavolo, ragazzo, ne hai da imparare» ribatte Calum, interrompendolo e aprendo le braccia, per poi grattarsi il capo con fare pensieroso.

«E se li uccidessimo? Prima che mi guardiate male,» Leon alza le mani ai lati delle sue guance, «potremmo scaricare una cascata di proiettili su di loro-»

«E siamo morti. Di nuovo.»

Strizzo gli occhi, portandomi le dita alle tempie, cercando di ragionare; l’orda di Morti si estende da un lato all’altro della strada, ma i campi non sono del tutto liberi dai cadaveri: la maggiore concentrazione è sull’asfalto, tuttavia sul terreno dei due campi aridi a lato della carreggiata ci sono almeno una trentina di Morti da ogni lato, che stanno arrancando per avvicinarsi all’enorme massa di corpi in decadimento. Cerco di concentrarmi nonostante il rumore dei loro lamenti, che mi arriva forte e chiaro alle orecchie anche a qualche metro di distanza. Non credo di aver mai visto una cosa del genere, o almeno, non da così vicino. Il numero è così vasto che sembra che l’intera popolazione delle almeno sei cittadine che abbiamo oltrepassato si sia riunita proprio qui. Se questo è ciò che troviamo in mezzo alla campagna, non voglio nemmeno pensare a cosa potremmo trovare a Lancaster.

«Li attiriamo» esordisce Elyse dopo un’attenta elaborazione di tutti i dati a sua disposizione. 

«E io ero morto, poi?!» sbotta incredulo Leon, di qualche ottava più in alto del suo normale tono di voce e un po’ troppo forte per i miei gusti. «Cavolo, a questo punto mi state prendendo in giro!»

«Stai.» Elyse si porta un dito alle labbra, lanciandogli uno sguardo truce, «Zitto.»

Sento i muscoli del torso irrigidirsi in un istante quando scorgo i Morti più esterni all’orda girare il loro volto marcio dalla nostra parte. Mi maledico mentalmente per averlo portato assieme a noi. Noi tre a terra rimaniamo immobili, tratteniamo perfino il respiro, con gli occhi puntati davanti a noi in attesa del loro prossimo movimento, in attesa della mossa finale. Non si può pensare di sopravvivere a così tanti Morti assieme, solo un pazzo avrebbe anche solo un briciolo di speranza di potercela fare. Nonostante non possano vederci, mi sento troppo esposta davanti ai loro occhi vitrei, mi sento nuda. 

Riprendiamo fiato quando decidono di concentrare la loro attenzione su di un minuscolo passerotto e il suo cinguettio, in completo disaccordo con l’ambiente che ci circonda e la tensione perpetrata perfino nelle nostre ossa.

«Stai cercando di farci uccidere?» sibila a denti stretti Elyse, che con grandi falcate ha raggiunto il ragazzo - finalmente sceso dal cavallo - ed ha già le mani pronte per stringerle attorno alla stoffa del maglione che indossa. Lo sguardo di Leon si tramuta in un istante da fin troppo rilassato a terrorizzato della giovane donna con lo sguardo furente a pochi centimetri dalla sua faccia. Vedo di sfuggita la mano del ragazzo appoggiarsi sul suo walkie-talkie, ma l’azione è così rapida che mi chiedo se non me lo sono solo immaginata.

«Sono contenta di vedere che questo è il tuo modo di dare il benvenuto a tutti, qui dentro» commento senza pensarci troppo, tornando indietro a mesi fa quando venni sbattuta contro il muro proprio da Elyse al ritorno dalla nostra prima missione insieme.

«Faresti meglio a chiudere la bocca. È colpa tua se lui è qui con noi» ribatte truce, adesso rivolgendo il suo sguardo omicida dalla mia parte, che sostengo senza problemi. Ne abbiamo passate troppe insieme per essere tornate allo stesso punto di inizio, non ci facciamo più intimidire l’una dall’altra. Non che fosse successo così spesso, comunque.

«Più tempo perdete a tagliarvi la testa a vicenda e meno ne abbiamo per trovare una dannata soluzione.» Elyse lascia andare malamente Leon alle parole accusatorie di Wayne e torna a studiare la situazione davanti a lei.

«E se...» inizia Calum, facendo schioccare le dita, pensante. Ha qualcosa in mente. Infatti, con uno scatto fulmineo toglie il suo zaino dalle spalle e ne tira fuori una piccola scatolina. «… li bruciassimo?» 

Fiammiferi.

«Come, esattamente, credi di poter dare fuoco a decine di Morti senza un combustibile? Il solo fuoco non basterebbe.»

«Elyse ha ragione. Sono troppi» acconsento, annuendo più volte con la testa, ma con lo sguardo perso sull’asfalto davanti a noi. 

«Adesso aggirarli non suona più come una cattiva idea, eh?»

«Leon, se non hai nulla di utile da dire, stai semplicemente zitto» ribatto, fulminandolo con lo sguardo. Mi sto amaramente pentendo di averlo portato con noi: pensavo potesse imparare qualcosa, invece si sta rivelando più inutile e cocciuto dei bambini del campo. Mi chiedo come abbia fatto a sopravvivere da solo così a lungo.

«Potremmo mescolare le due soluzioni.» Wayne si avvicina a me, Elyse e Calum dopo aver osservato la situazione a qualche passo di distanza da noi. «Diamo fuoco a qualcosa e lo lanciamo in mezzo ai Vaganti; quelli che non muoiono bruciati, li attiro via da voi. In questo modo dovreste avere un'apertura abbastanza grande da passarci attraverso.»

«Potrebbe funzionare-»

«Aspetta, cosa? Hai detto attiro?» chiedo rapida, ricapitolando il suo piano nella mia testa. 

«K, è l’unico modo per non finire ammazzati tutti e cinque-»

«Non se ne parla neanche, sei andato fuori di testa?!» Nonostante io stia parlando a bassa voce mi sembra di urlare e mi accorgo del perchè: Elyse e Calum non stanno cercando di fermarlo e ribattere il suo piano. «Voi siete d’accordo?» chiedo agli altri due incredula, con gli occhi fuori dalle orbite. Calum abbassa lo sguardo, incrociando le braccia al petto. Alzo gli occhi al cielo frustrata. Alcune volte mi chiedo se sia l’unica ad avere un po’ di buon senso qui dentro.

«Ha ragione, Kayla. E più ci pensiamo, più tempo perdiamo. Non siamo più solo noi tre.  Un'intera comunità conta su di noi, adesso.» Elyse si passa più volte le mani tra i capelli, tenendo lo sguardo fisso su di me, facendo di tutto per evitare quello di Wayne.

«Morirà, nella migliore delle ipotesi-»

«Grazie per la fiducia» mi interrompe proprio il diretto interessato, ridacchiando di seguito, come se fossimo nel bel mezzo di una bella chiacchierata tra amici. 

«Nessuno potrebbe mai farcela con un’orda di queste dimensioni, neanche il più folle al mondo» ribatto, ferma sulla mia posizione. Non voglio perdere anche lui e soprattutto, non voglio che si sacrifichi per noi. Non lui, che è l’anima più pura rimasta in questo mondo.

«So che sei spaventata, so che lo siete tutti. Ma fidatevi, per favore. Ho imparato dai migliori, dopotutto.»

Mi viene da gridare,  da piangere, da prendere tutti quanti per le spalle e scuoterli per riportarli alla realtà dei fatti, per far entrare un po’ di senno nelle nostre menti. Prendo un respiro profondo, alzando la testa verso il cielo e chiudendo gli occhi, cercando di ritrovare la calma. 

«Lo conosci anche tu, ormai. Sai che nessuno di noi due glielo farebbe fare, se non fossimo convinti che potrebbe farcela» dice Calum, appoggiandomi una mano sulla spalla, facendomi tornare al duro momento presente. Mi scanso involontariamente ed impreco più di una volta.

«Se muori, giuro che ti uccido.» Punto l’indice contro il suo petto, cercando di risultare intimidatoria, anche se in realtà il mio intero braccio sta tremando.

«Credo di avere più paura di te che dei Morti lì davanti. E di Elyse. Quindi, credo questo basti per non farmi ammazzare» scherza, di nuovo ridacchiando come nulla fosse. Cazzo, quanto lo odio quando vuole fare l’eroe. Il fatto è che lui nemmeno se ne accorge, farebbe di tutto senza battere ciglio pur di aiutare gli altri, anche e soprattutto a suo discapito.

«Prendetevi cura di voi altri, qua fuori, qualsiasi cosa succeda.»

«Qualsiasi cosa succeda» ripete Calum, deglutendo subito dopo, cercando di nascondere le sue emozioni. Poi lo stringe in un abbraccio forte e quando lo lascia andare, Elyse fa lo stesso. Non hanno perso il senno improvvisamente, mi ricordo solo ora che per loro Wayne è come un fratello; loro sono solo più bravi di me a nascondere le proprie emozioni e a pensare a sangue freddo. Ora capisco più che mai l’ultimo consiglio di mia madre. 

Non ti legare emotivamente a nessuno e ce la farai.

Cazzo, vorrei fosse così semplice.

Chiudo le mie braccia attorno alle sue, stringendolo forte a me e nascondendo il viso nell’incavo del suo collo. Devo convincermi più volte a lasciarlo andare e pensare che ce la può fare, anche se la mia mente si rifiuta di crederci.

«D’accordo. Allora… Diamo fuoco a qualcosa, che ne dite, amici?» Ci fa l’occhiolino prima di recuperare un ramo caduto sul ciglio della strada, trascinandolo dietro di sé. Sprechiamo quattro fiammiferi prima che Calum riesca ad attaccare la scintilla al legno umido, facendo salire in alto una scia di fumo nero dall’estremità del ramo.

«Al tre lo solleviamo e lo lanciamo.» Wayne si volta verso i cavalli. «Leon, dacci una mano.» Il ragazzino, di cui mi ero completamente dimenticata l’esistenza fino a pochi istanti fa, fa una corsetta e ci raggiunge, arrotolando le maniche della sua enorme felpa a scoprire le sue esili braccia fino al gomito.

«Uno, due,» ci chiniamo tutti e cinque in contemporanea, mettendo le mani sotto al ramo, facendo leva sulle gambe, «tre!» Facciamo qualche passo per darci una spinta e poi vediamo il legno infuocato scomparire in mezzo ai corpi.

Ci lanciamo in una corsa disperata verso i cavalli, salendoci in fretta e furia, pronti a fare lo scatto. Non riesco a vedere oltre la terza fila di Morti da quanto sono ammassati tra di loro e non vedo nessuna apertura. Che il ramo si sia spento con l’impatto?

Passano istanti di tensione silenziosa in cui non accade ciò che sarebbe dovuto succedere. I minuti scorrono lenti, i nostri muscoli si irrigidiscono sempre di più, mentre l’aria sembra diventata di piombo. Non riesco nemmeno a capire se sto imprecando oppure pregando che accada qualsiasi cosa. Lancio uno sguardo sconfitto ad Elyse al mio fianco, stringendo tra le mani le briglie, sentendo il cuoio freddo sfregare duro sulla pelle del palmo. 

Poi, improvvisamente, si comincia a levare un fumo nero come l’oscurità di una notte senza stelle e senza luna, e una minuscola apertura comincia a intravedersi tra la ressa di membra, teste e corpi davanti a noi.

«Ah, sì!» esulta Wayne, facendomi trasalire per il suo tono di voce che rimbomba nello spazio come se fossimo al chiuso. «Addio, amici miei, ci vediamo dall’altra parte!» urla mentre comincia il galoppo per attirare i Morti lontano da noi e verso di sè. 

Non c’è tempo per le lacrime, non c’è tempo per gli addii. Così come Wayne ha fatto la sua parte, non possiamo lasciare che tutto ciò vada perso invano: Elyse, Calum con Leon ed io diamo ordine ai nostri cavalli di virare sulla terra del campo al nostro fianco per attutire il rumore degli zoccoli, mettendo un metro di distanza dai primi Morti scampati dal fuoco che inseguono Wayne, che emette fischi e versi a tutto fiato pur di allontanare la loro attenzione da noi. 

I miei occhi si spalancano nel vedere l’enorme portata dell’orda che si sta sfaldando pian piano: sono ovunque in una massa che non ha fine. I corpi che stanno prendendo fuoco lo danno di conseguenza anche ai Morti che gli finiscono addosso nolenti, riescono appena a fare qualche metro prima di cadere a terra in una palla di fuoco e fumo tetro. Mi copro naso e bocca con il braccio, tentando di stare in equilibrio sul cavallo mentre non riesco a far altro che guardare la figura di Wayne venire inseguita da una scia di morte.

Vedo sfrecciare Elyse davanti a me: si è creata la nostra via d’uscita. Preparo il coltello nella mano, prendendo le briglie con l’altra e poi parto anche io, Calum e Leon subito dietro di me. 

Elyse entra nell’apertura nell’orda brandendo il fucile dalla parte della canna, usandolo come bastone e lancia per scansare e staccare le braccia troppo vicine al suo corpo. Mi giro per vedere il volto di Calum per infondermi coraggio e per ricordarmi per cosa vivo e combatto, prima di seguire Elyse dentro al passaggio. D’un tratto mi sento claustrofobica in mezzo a tutti questi corpi terrificanti, alle loro dita che riescono per pochi millisecondi a toccare i miei pantaloni, tentando di aggrapparsi ma senza risultati.

Sento il cuore tuonare nelle orecchie e battere così forte contro la cassa toracica, quasi come voglia uscire dal mio petto, ma il mio sguardo è infuocato e puntato sulla schiena di Elyse, che si sta facendo strada a colpi di calcio del fucile. Non posso permettermi di guardare indietro, di  vedere come se la sta cavando Calum, posso solo sperare nelle sue capacità di brandire la katana.

Ci muoviamo controcorrente nella massa di Morti all’inseguimento di Wayne per minuti interminabili, con l’adrenalina a mille e le braccia che cominciano a far male per lo sforzo. Pianto il coltello dentro al cranio di un Morto troppo audace e troppo vicino alla mia gamba, trancio mani e braccia, senza volerlo ma per il solo impatto con le gambe del cavallo, che sembra terrorizzato tanto quanto me. Il disgusto mi percuote ogni volta che sento gli schizzi del loro sangue finire sul mio corpo e sulla mia faccia.

Riporto l’attenzione davanti a me e finalmente vedo Elyse fuori dall’orda, a distanza di qualche metro, il suo giubbino intriso e imbrattato di schizzi di sangue, ma fortunatamente è tutta intera. Ci guarda con occhi determinati ed infuocati della battaglia appena conclusa per lei e mi fa un semplice cenno secco del capo: il suo modo per dirmi: “falli a pezzi”.

E così faccio. Impugno l’altro coltello nell’altra mano e con le braccia spianate ai miei lati, come se fossi un uccello in procinto di prendere il volo, uno dopo l’altro i Morti che entrano in collisione con le lame affilate vengono tranciati e si riversano a terra, mentre le mie mani fino ai polsi vengono ricoperte da strati sempre più spessi di sangue e tessuti ceduti all’impatto.

Manca poco.

Conto i secondi mentre il battito del mio cuore riempie i miei timpani.

Sto già lasciando andare il respiro, le gambe anteriori del cavallo fuori dalla mischia, quando sento il verso di un animale imbizzarrito. Guardo frenetica davanti a me: sono ancora in groppa al mio, quello di Elyse è tranquillo a pochi passi da me.

Cazzo.

Appena uscita dall’orda, mi volto in uno scatto repentino per vedere subito il cavallo di Calum in piedi sugli zoccoli posteriori, gli occhi fuori dalle orbite e un nitrito terrificante che esce dal suo muso spalancato. I Morti vengono attratti come calamite dal suo verso impaurito, cominciando a chiudere la già stretta via d’uscita, mentre Calum cerca disperatamente di riprendere controllo del suo cavallo.

Senza accorgermi completamente di ciò che sto facendo, ritorno dentro alla schiera di corpi. Sento Elyse imprecare coloramente, per poi emettere un fischio sonoro.

I Morti si chiudono sempre di più su Calum e Leon, mentre l’animale schiaccia con i suoi zoccoli i Vaganti che gli finiscono sotto. 

«La katana!» urlo con tutto il fiato nei polmoni, cercando di farmi sentire sopra a tutta la baraonda, facendo cenno a Calum di lanciarmela. Lo sento gridare qualcosa di incomprensibile a Leon e poi vedo l’arma volare in aria. La afferro per un pelo, sentendola quasi scivolare tra le dita. La sfodero, facendo finire la custodia in mezzo alla calca.

«Leon!»

Alzo lo sguardo appena in tempo per vedere il ragazzo cadere da cavallo, mentre l’animale stesso comincia a subire i primi attacchi dei Morti, che chiudono le loro fauci attorno alla sua carne. Non ho il tempo di pensare, non sto nemmeno capendo cosa sta accadendo intorno a me.

So che non voglio perdere nessun altro.

Con la katana ben stretta in mano, falcio via dal mio percorso questi esseri immondi di cui mi sono veramente stancata. Ne ho avuto abbastanza. Vedo Calum che riesce a recuperare Leon, ma non gli resterà comunque molto da vivere se non abbandonano il cavallo, che sta ormai cedendo ai morsi e graffi dei Morti, che lo stanno tirando a terra colpo dopo colpo.

Hanno fame e non possono aspettare un secondo di più il loro tanto agognato pranzo.

«Saltate!» Grido e questa volta tiro fuori la pistola. Sparo al primo corpo che si para tra Calum e me, mentre i Morti rimasti in piedi attorno a me cadono uno ad uno. Elyse.

Calum salta a terra, Leon proprio dietro di lui e io continuo a tirare a segno i proiettili, neutralizzando le minacce. Afferro il braccio di Calum e lo aiuto a tirarlo su;  subito dopo lui stesso aiuta Leon. Finalmente raggiungiamo Elyse e, senza perdere altro tempo, fuggiamo il più lontano possibile dal massacro alle nostre spalle.

Solo quando ci rendiamo conto di essere lontani dall’orda rimasta dietro di noi, permettiamo ai nostri cavalli di rallentare il passo per poter riprendere fiato. Noi quattro compresi.

Ci fermiamo per qualche istante per metabolizzare il tutto. Scendo da cavallo, felice di sentire ancora ogni parte del corpo e mi rendo ora conto di essere ricoperta da capo a piedi di sangue - fortunatamente non mio -. In un accesso di disgusto, prendo l’acqua e me la butto in faccia, strofinando la pelle. Sputo più volte a terra, provando ad eliminare ogni rimasuglio di liquido organico. Mi viene da vomitare al solo pensiero.

«State tutti bene?» chiede Elyse dopo istanti interminabili, in cui gli unici rumori a rompere il silenzio erano i nostri respiri spezzati dall’agitazione.

Annuisco, sputando un'ultima volta prima di rimettere via l’acqua. Calum risponde in modo affermativo, provando a controllare il tremolio della sua voce. Elyse fa un cenno positivo, cominciando già a ripulire le armi utilizzate.

«So di essere un guastafeste...» Leon socchiude gli occhi con un sorriso da ebete sul viso, «… ma io non mi sento molto bene.» 

Alle sue parole, sposto lo sguardo sul suo corpo, notando le mani insanguinate che stringono la sua coscia e il sorriso che si tramuta in un ghigno sofferente, mentre scopre la gamba. 

«Sono stato morso.»

   
 
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