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Autore: Ghost Writer TNCS    21/11/2020    0 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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20. L’Araldo dell’Apocalisse

«Oh, con voi mi divertirò!» esclamò Kerberosz, felice di poter affrontare la polizia della colonia occidentale.

Gli agenti puntarono le loro armi, ma nessuno osò prendere l’iniziativa. Tutti quanti sapevano che, appena premuto il grilletto, anche il loro nemico si sarebbe scatenato.

D’Jagger fece comparire una granata, ma anche lui rimase immobile. Fino a quel momento era stato relativamente facile affrontare gli sgherri del Sindaco, ma ora le cose erano cambiate. Il tartariano lì davanti era un avversario estremamente temibile: c’era il serio pericolo che li uccidesse tutti con le sue mani.

Kerberosz scattò in avanti all’improvviso. Raggiunse l’agente più vicino, colpì la sua pistola e gli tirò un calcio al ginocchio. Il rumore delle ossa spezzate e il grido di dolore destarono gli altri poliziotti, che quasi all’unisono aprirono il fuoco. Il tartariano si tuffò in avanti, incurante dei proiettili grazie alla sua armatura energetica. Disarmò un altro agente, gli ruppe un braccio e lo calciò via.

La teriantropa di tipo ghepardo provò a coglierlo di sorpresa con la sua velocità e lo colpì con una raffica di pugni. In un primo momento parve funzionare, ma poi Kerberosz riuscì ad afferrarla per un braccio e la scaraventò a terra.

«Odio i velocisti!»

Sollevò un piede e le calpestò la schiena con tutta la sua forza. Le vertebre andarono in frantumi e la poliziotta urlò di dolore.

D’Jagger aveva combattuto tante volte, ma in quel momento si sentì sopraffatto. Vedeva i poliziotti cadere uno dopo l’altro, del tutto inermi, e lui se ne stava lì imbambolato con la sua granata.

Kerberosz afferrò l’ennesimo poliziotto, lo sollevò e senza fatica lo scagliò contro il goblin. D’Jagger venne investito in pieno e la granata gli sfuggì di mano. Improvvisamente lucido, tirò al riparo l’agente, troppo stordito per muoversi. L’esplosione gli fece tremare il petto, vicinissima: se non combatteva, sarebbe morto sul serio.

Fece comparire una granata stordente.

«Flash!»

Lanciò l’ordigno contro il tartariano. Questi si riparò con le braccia, ma il lampo lo accecò ugualmente.

«Tu sei il prossimo!» imprecò.

Freyja capì che era il momento di agire: gettò a terra la sua pistola, del tutto inefficace, e impugnò il manganello. Colpì Kerberosz con forza e la scarica elettrica danneggiò seriamente il suo scudo d’energia. Colpì ancora, e poi ancora, riuscendo ad annullare la sua barriera. Al quarto attacco, il tartariano bloccò il manganello con la mano. Afferrò Freyja e la sollevò. Un subdolo sorriso fece capolino sulle sue labbra prima di lanciarla fuori dall’edificio. L’orchessa attraversò in volo tutta la strada e si schiantò contro il palazzo di fronte.

I pochi colleghi ancora in piedi la videro stramazzare a terra, ma non c’era tempo per soccorrerla.

Mantina riprese a sparare, sperando di riuscire a guadagnare un po’ di tempo. Aveva inviato il segnale di emergenza, ma ci sarebbe voluto un po’ prima che i colleghi arrivassero. E lei non era sicura che sarebbero riusciti a resistere abbastanza a lungo.

Lunaria, terrorizzata da quello che stava succedendo, volò verso Freyja. Non le importava dei poliziotti – D’Jagger era stato l’unico a fare qualcosa per proteggere le fate dai cacciatori – tuttavia l’orchessa era stata gentile con lei. Non voleva che morisse.

Era pronta a usare su di lei la sua magia curativa, ma Freyja si tirò su da sola. «No» esalò. «Aiuta gli altri.»

La fata provò a insistere, ma l’orchessa le mise una mano davanti, quasi con forza. «Ti prego» la implorò, «non lasciarli morire.»

Lunaria esitò: anche Freyja era messa male, l’impatto era stato molto violento e sanguinava dalla testa. Ciononostante annuì e tornò verso la fortezza.

L’orchessa trasse un profondo respiro e chiamò a raccolta tutta la sua concentrazione. Serrò i pugni, liberò la mente dal dolore e rievocò i ricordi del suo addestramento.

«Ehi, stronzo!»

Kerberosz, che stava tenendo per il collo il commissario Mantina, si voltò.

«Tutto qui quello che sai fare?»

Il tartariano sorrise. Lasciò cadere l’insettoide e uscì in strada. «Sai, mi piacciono le donne forti» ammise. «Spero riuscirai a farmi divertire.»

L’orchessa gli rivolse un sorriso di scherno. «Scusa, ma non sei proprio il mio tipo.»

Kerberosz parve cogliere la battuta, ma un istante dopo era già all’attacco. Freyja deviò il pugno e lo colpì sullo zigomo. Gli tirò un sinistro allo stomaco e poi un destro sul mento.

Il tartariano indietreggiò. «Sei più forte di quanto sembri» ammise. «Bene!»

Tornò all’attacco con impeto ancora maggiore. Riuscì a far breccia nella difesa dell’orchessa e le assestò un violento pugno sulla mandibola. Le prese la testa fra le mani e la colpì con una ginocchiata, così forte da farla volare all’indietro.

Freyja sentiva il sangue che scendeva dal naso, ma quella era probabilmente la meno grave delle sue ferite. Il suo piano era di guadagnare tempo, ma se non combatteva con tutta sé stessa sarebbe morta prima dell’arrivo dei rinforzi.

Si rialzò. Le sue gambe sembravano sul punto di cedere, ma si mise ugualmente in posizione di guardia.

Kerberosz, che non aspettava altro, si avventò su di lei. Caricò il pugno, ma Freyja lo anticipò con una manata alla gola. Il tartariano, che non si aspettava un colpo del genere, rimase un attimo immobile e l’orchessa poté rifilargli un violento pugno sull’occhio. Il criminale indietreggiò, stordito, ma la poliziotta non si fermò. Lo destabilizzò con un calcio al ginocchio, gli afferrò un polso e gli torse il braccio.

Un simile attacco avrebbe fatto saltare il gomito a chiunque, ma non a un tartariano. Kerberosz riuscì a liberarsi dalla presa e la fece cadere con una spazzata di gamba. Provò a bloccarla a terra, ma Freyja si dimenò con forza e riuscì a scaraventarlo via.

L’orchessa vide con la coda dell’occhio i colleghi che raggiungevano i veicoli. Doveva guadagnare ancora un po’ di tempo, e poi sarebbe potuta fuggire con loro.

Il criminale intanto si era già rialzato. L’ultima serie di attacchi avrebbe dovuto danneggiarlo, invece sembrava ancora in ottima forma.

«Spero tu non sia già stanca» commentò. «Dovrai fare molto meglio di così per fermare l’imminente nuovo Sindaco» aggiunse mostrando un sorrisetto saccente.

Scattò di nuovo, rapido come se lo scontro fosse appena iniziato. Caricò il pugno, ma all’ultimo cambiò tattica. L’orchessa riuscì a leggere il suo placcaggio e d’istinto spiccò un balzo. In genere gli orchi non sono dei buoni saltatori, ma lei riuscì a sollevarsi come una gazzella, proiettò le gambe verso l’alto e con una mano afferrò la più lunga delle due corna di Kerberosz.

Il tartariano, troppo stupito per contrastare quell’attacco, si inarcò all’indietro. Freyja tese i muscoli e lo lanciò con tutta la forza che aveva. Questa volta fu il tartariano ad attraversare in volo tutta la strada e a schiantarsi contro la parete della fortezza, scalfendone lo spesso rivestimento antiproiettile.

Kerberosz cadde carponi, stordito, ma sicuramente non sconfitto. Ansimando leggermente guardò la sua avversaria, ma qualcosa si frappose fra loro: un veicolo dotato di mimetica ottica.

Un paio di agenti aiutarono Freyja a salire e poi si allontanarono a tutta velocità.

Il tartariano si rialzò. Gli sarebbe piaciuto dare il colpo di grazia alla sua avversaria, ma anche in condizioni normali avrebbe avuto grandi difficoltà a inseguire un mezzo invisibile.

Poco male: avrebbe avuto di sicuro altre occasioni per affrontarla.

La vera guerra era appena cominciata.

***

Rimuovere tutta la terra si era rivelata un’impresa più impegnativa del previsto. Non solo per via dei mezzi molto limitati a loro disposizione, ma anche e soprattutto per via della quantità di materiale interessato.

Già dopo il primo giorno di scavo la dottoressa Mwanda era riuscita a capire che quello che avevano davanti era uno spesso portone, tuttavia man mano che procedevano era diventato evidente che era molto più grande del previsto. Ora che quasi tutta la terra era stata rimossa, davanti a loro svettava un enorme ingresso largo quasi venti metri e alto più di quindici.

«Qualsiasi cosa ci sia qui dentro, deve essere bella grande» commentò Priscilla.

Il rumore aveva attirato qualche animale, ma niente che i sei cacciatori e gli altri uomini della sorveglianza non fossero in grado di gestire. Questi ultimi erano stati spostati lì dal laboratorio così da concedere al Branco un po’ di riposo.

«Avete qualche idea per come aprirlo?» chiese Warren, la voce smorzata da una punta di imbarazzo. In quei giorni i suoi compagni si erano impegnati molto per farlo avvicinare alla dottoressa Mwanda, inventando ogni scusa possibile per farli stare insieme e dare loro spunti di conversazione.

«Non ho mai visto una tecnologia simile» ammise la sauriana, che sicuramente aveva capito il piano dei cacciatori, ma che per il momento stava facendo finta di niente. «L’interfaccia è molto diversa da quelle in uso. Anche solo questa serratura è una scoperta straordinaria: se è antica come penso, potrebbe appartenere a una civiltà antecedente all’Yggdrasill.»

Il gigantista vide i suoi compagni che lo incitavano a proseguire.

«È… È molto interessante» dichiarò, ma il suo tono non risultò molto convincente.

«Ho ultimato la schermatura per la lama a flussi di plasma» intervenne Albion. Non era solo curioso di scoprire cosa ci fosse all’interno di quel bunker, per lui era stimolante anche solo riuscire a forzare lo spesso battente rimasto chiuso da chissà quanto tempo. Il fatto che probabilmente era stato costruito da un’antica civiltà estremamente avanzata era poi il culmine della sua eccitazione.

Un clangore improvviso risuonò nella foresta, seguito dal silenzio: nessuno osava parlare, perfino gli animali sembravano essersi zittiti.

Si udì come un sospiro e poi il pesante battente cominciò a scorrere di lato, lento e solenne. Gli sguardi di tutti i presenti erano fissi sull’oscurità subito oltre, che lentamente veniva rischiarata dalla soffusa luce di Niflheim.

L’antico bunker si era aperto.


Note dell’autore

Ciao a tutti!

E così siamo arrivati a (circa) metà di La frontiera perduta O.O

In questo capitolo ricco di azione abbiamo visto all’opera Kerberosz, che di sicuro ha tenuto fede alla sua fama. Ma anche Freyja ha dimostrato di essere parecchio tosta: se il suo avversario non fosse stato il tartariano, probabilmente sarebbe riuscita a spuntarla.

Alla fine la polizia è stata costretta a ritirarsi (e possono ritenersi fortunati a esserci riusciti), ma si lasciano dietro una bella grana da risolvere. E i commenti di Kerberosz non lasciano sperare nulla di buono, anzi…

Il pezzo finale è stato un po’ più tranquillo, ma di sicuro non meno importante: finalmente gli scienziati hanno aperto il bunker (o forse è meglio dire “si è aperto”?). In ogni caso ora non resta che scoprire cosa nasconde.

Nel frattempo vi ricordo che il Sindaco è ancora in fuga, quindi non perdete il prossimo capitolo.

A presto ^.^


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