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Autore: Annapis    21/11/2020    0 recensioni
Raccolta di one shot in collaborazione con DevilLight.
Dai capitoli:
•"se poteva avere la sua ragazza tutta per se per qualche ora avrebbe sopportato di tutto."
Erik×Silvia
•"Era davvero bella, forse la più bella ragazza che avesse mai visto, e ne aveva viste, lui, di bellezze nei suoi diciassette anni di vita."
Harley×Victoria
•"Quella divisa, poi, lo rendeva un bambolotto d'esposizione."
Mark×Nathan
•"Però, aveva un culo niente male, la ragazza."
Byron×Hayden
•" -Perché per me ogni tuo lavoro è sensazionale- "
Jordan×Xavier
•" -Voglio di nuovo giocare con loro-
-E con me no?-"
Caleb×Jude
•"-Certo che io non lo avrei mai detto che saremmo finiti così-"
Axel×Shawn
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Axel/Shuuya, Caleb/Akio, Jude/Yuuto, Mark/Mamoru
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You call my name.
chapter. 6: soccer.
Caleb×Jude

 
Una delle cose che amava fare quando era frustrato, era visitare i luoghi che avevano segnato la sua infanzia. Tra questi vi era il campo da calcio, teatro delle infinite sfide tra la Inazuma Japan, squadra di cui faceva parte, e le altre infinite squadre di calcio che cercavano di eguagliarla. Decise così, dopo aver cenato, di uscire di casa per andare a fare un paio di tiri nel vecchio campo. Aveva capito che la soluzione per non pensare era prendere una boccata d'aria. Si avviò con passo svelto verso il campo, vestito semplicemente con una tuta bianca e una maglia azzurra. Arrivato in prossimità del campo notò che era deserto.
"Che strano" pensò Caleb, mentre si avvicinava ad una delle due porte "Di solito sono felice di stare solo con i miei pensieri. Invece oravorrei proprio che ci fosse qualcuno con cui fare qualche tiro, pur di passare delle ore senza pensare". 
Lasciò cadere il pallone che fino a quel momento aveva tenuto sotto il braccio e sorridendo toccò con una mano l'erba del campo.
Erano anni che correva per quel campo, anni che cadeva e rotolava tra quell'erba, anni che calciava un pallone in quelle porte, un tantino arrugginite dal tempo.
Eppure ogni volta era speciale, non si sarebbe mai stancato di ciò, non si sarebbe mai stancato del calcio.
Inizialmente provó un paio di dribble difficilissimi, passandosi la palla tra un piede e l'altro senza toccarla con la punta, e cercando d'imitare quei passaggi difficili dell'Italia o del Brasile.
Inutilmente.
Poi cominció a correre; le ginocchia che anche se piegate riuscivano a sostenerlo magnificamente, poiché allenate.
Calciava il pallone valutando ogni centimetro, ormai perfettamente abituato.
La sua testa registrava perfettamente quanto lungo dovesse essere il passaggio.
Arrivó poi a calciare, frutto davanti alla porta, completamente solo.
Alzó la palla con un veloce movimento della gamba, per poi piegarla, alzarla e calciare in pieno il pallone col piede destro.
La palla roteo su se stessa più e più volte, per poi mancare totalmente la porta di parecchi centimetri. Esattamente come successe poco tempo prima, in una delle partite più importanti che abbia mai giocato.

"Lo stadio di Monaco esplose in un boato assordante. I tifosi bavaresi gridarono di gioia in preda all'euforia, mentre i sostenitori del Giappone rimasero seduti, immobili, presi dallo sconforto. Caleb si girò e vide la palla in fondo alla rete. L'arbitro decretò la fine della partita con il triplice fischio. L'Inazuma Japan si alzò dirigendosi verso il tunnel che portava agli spogliatoi, desideroso solo di svegliarsi per accertarsi che il suo era stato solo un sogno. Anzi no, un incubo. Un incubo in cui la giovane speranza giapponese aveva regalato la vittoria alla squadra rivale."

Caleb la ricordava quella partita, ricordava la delusione dei suoi compagni e quanta rabbia abberghasse sei loro cuori.
Solo Mark aveva sorriso ed era riuscito a salutare gli avversari, loro no.
Loro, sicuri al buio degli spogliatoi, si erano dati le colpe a vicenda.

"Jude s'incamminò verso il pullman della sua squadra.
-Una cosa Caleb-, si voltò per guardare il giapponese. -Shawn e Axel mi hanno detto di portarti i loro complimenti-, continuò, -E dì ad Austin che mi dispiace di averlo provocato. Ci siamo incontrati prima e abbiamo chiarito, però non ho avuto il tempo di spiegargli una cosa. Digli che le amicizie, quando gioco, le lascio fuori dal campo-, proseguì, -Sicuramente sarà arrabbiato con se stesso per aver lasciato l'Amburgo vincere. Digli che non è colpa sua se abbiamo perso... Non che la colpa sia tua ovviamente-, si affrettò ad aggiungere sperando che l'amico non avesse frainteso le sue parole. Caleb sbattè più volte le palpebre.
La partita l'aveva così sfiancato che non aveva voglia di fare niente, neanche parlare, ma la sua reputazione non sarebbe stata intatta se, prima di voltarsi senza far cenno di aver compreso, non avesse aggiunto:-Ovvio che non è colpa mia-. In realtà, a pensarci bene, avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro, come "è colpa tua", ma all'ultimo la voce gli venne meno. Non era necessario scrutarlo in faccia per sapere che il centrocampista aveva la sua solita espressione di arroganza mista a sicurezza. Era tornato quello di sempre."

 -Forza, fammi vedere quello che sai fare-
-Questa volta non riuscirai a parare!-
Caleb si svegliò di soprassalto. Aveva udito delle grida e delle risate. Dall'altra parte della metà campo un uomo correva verso la porta difesa da qualcuno. 
Il giovane giapponese scattò in piedi e prese ad avvicinarsi ai due. 
Nel frattempo l'uomo con la palla stava raggiungendo con una rapidità impressionante la porta. Giunto al limite dell'area di rigore alzò il pallone con la punta del piede sinistro e lo calciò con l'esterno del destro. La sfera fu lanciata con uno strano effetto verso l'angolo in basso alla sinistra del portiere.
Caleb pensò che non ce l'avrebbe fatta a parare, ma poi dovette ricredersi.
Il portiere si lanció all'ultimo secondo e bloccó la palla con il palmo della mano.
Una sola mano.
In realtà, non era la parata più spettacolare che avesse mai visto, ma raramente qualcuno riusciva a sorprendere.
Eccetto Mark.
I due sembrarono notarlo, il ragazzo che aveva tirato la palla si illuminò di colpo e gli si avvicinò. -È un piacere conoscerti Caleb Stonewall-, sorrise e allungò la mano per stringere quella del giapponese.
Il povero ragazzo dopo aver riacquistato un po' di colore, sbiancò nuovamente e per poco non svenne. -Come fai a sapere chi sono?-.
Il calciatore si limitò a ridere. A quel puntò parlò l'altro calciatore scrutando l'amico-rivale, -Ti conoscono tutti... Eri un grande calciatore-.
-Ero?- sbottó, piuttosto offeso.
Perché sì, Caleb era permaloso.
-Io sono ancora un grande calciatore- borbottó ostinato, stringendo i pugni nascosti nelle tasche e spiaccicandosi un sorriso sfacciato in faccia.
-Ma questo voi non potete saperlo-
-Oh- fece il suo interlocutore, ridendo allegramente -Non ne dubito.-
Nel frattempo, una figura li stava spiando da fuori campo e a quella frase se ne uscì con un sorriso. -Bhe non è importante, rimandiamo a dopo le chiacchiere. Che ne dite di una sfida?- disse Jude uscendo dall'angolo in cui si trovava.
Lo sguardo di Caleb valse più di mille parole.
L'attaccante partì dal centrocampo cominciando a correre verso la porta. Sembrava una saetta.
"È velocissimo", pensò Caleb, "Forse quanto Thor ed ha un controllo di palla eccezionale".
Arrivato a pochi metri dalla lunetta dell'area di rigore fece partire un bolide diretto alla destra di Caleb. Quest'ultimo si distese e bloccò la sfera diretta verso l'alto.
Il viso gli si contrasse in una smorfia, visto che gli ci era voluta più forza del previsto per bloccare la pallonata.
Cominciò a correre, facendo leva sull'effetto zig zag per poi effettuare un passaggio lungo e passare la palla a Jude.
L'avversario, il calciatore, gli inseguiva, e Caleb riusciva a sentirlo annaspare, per lui doveva essere faticoso.
-Caleb!- lo chiamó il rasta, una volta che fu in prossimità della porta.
Caleb fece tornare la palla al ragazzo che al volo, eseguì una sforbiciata. Il giovane portiere si alzò e si gettò a sinistra in un tuffo disperato. Sfiorò con la punta delle dita la sfera che oltrepassò il braccio disteso e finì sul palo.
Il moro si girò a guardare il castano con un'espressione interdetta. L'altro ricambiò lo sguardo rimanendo impassibile.
Caleb recuperò il pallone e rifletté sul suo compagno, era da tanto che non lo vedeva giocare, "Si muove velocemente, ha un'agilità fuori dal comune ed ha doti acrobatiche pari ad un funambolo. Inoltre sa tirare con precisione di testa e con entrambi i piedi ed ha un tiro molto potente. Quello sbruffone mi ricorda una tigre. Sì il soprannome è giusto."
-Ve la cavate niente male- si complimentó l'attaccante avversario, pulendosi col braccio il sudore dal viso.
Contemporaneamente, l'amico portiere si rialzó, il petto che si alzava e abbassata freneticamente, e si esibì in un piccolo sorriso.
Poi si congedarono entrambi, senza troppo penambroli.
Caleb provó a seguirli con lo sguardo, ma il buio troppo fitto glielo impedí.
-Ma che ore sono?- chiese, più a se che non al compagno.
Jude si guardò lentamente intorno e poi scrollò le spalle, sempre coperte dall'immancabile mantello. Stettero un po' in silenzio, finché non fu Jude a rompere il silenzio -Potrebbero davvero diventare più forti di qualsiasi altro giocatore-, poi puntando scherzosamente l'indice contro Caleb -Han Samg... qualcosa, l'uomo che superò il piu grande centrocampista-. Esplose in una risata -Sì, suona bene-.
Caleb sorrise amaramente, -Non sono riuscito a conservare il posto in squadra dopo il mio maledetto errore. Come potevo essere il migliore di sempre se in seguito ad uno sbaglio perdo la fiducia della società?-.
Il rasta prese il pallone dalle mani del collega e si mise a palleggiare. -Tu sai cosa ho combinato durante la mia partita d'esordio?-.
Caleb lo guardò, senza però esprimere a parole la propria curiosità.
Jude non era mai stato un ragazzo facile da leggere, un po' per via di quelli dannati occhialini, un po' perché era proprio così di carattere.
-Dovevo sostituire il centrocampista titolare che si era precedentemente infortunato. Ero molto emozionato. L'estremo difensore della squadra rivale effettuò una rimessa lunga e il pallone arrivò fino alla linea che delimita l'area di rigore. Scattai in avanti per prendere la palla, ma mi scontrai con un compagno e la sfera rotolò in rete-.
Caleb non credeva alle sue orecchie. Jude nella prima partita aveva subìto un gol da 70-80 metri! 
-I miei compagni mi incoraggiarono e soprattutto-, continuò accigliato, -la società mi diede fiducia. Non capisco perché l'Inazuma Japan non l'ha fatto. Considerando che giochi per loro da quando hai quindici anni-.
-Infatti è questo che fa male-, ripassò la palla che il centrocampista gli aveva lanciato. -Sono molto giovane eppure sono sullo stesso livello dei veterani del calcio. Malgrado ciò, la squadra in cui sono cresciuto, mi ha sbattuto le porte in faccia. Non faccio che pensare a quello stramaledetto cazzo di gol, che se devo essere sincero, mi ha fatto dubitare di me stesso durante le partite per le qualificazioni. A causa della mia imprudenza ho perso il posto da titolare, quindi pensavo che se avessi sbagliato anche con la Raimon sarei stato trattato allo stesso modo. Ero riuscito a riprendermi quasi immediatamente dopo quella partita, poi quando ho capito che era venuta a mancare la fiducia dell'allenatore e del club, sono sprofondato in un vortice di paura e insicurezza.-
-Questo è grave. Ogni incontro deve essere affrontato pensando che non esiste né un passato né un futuro-, lo ammonì il rasta mentre palleggiava di testa, -Ma sei un ragazzo giovane, con una grande responsabilità sulle spalle, quindi è normale dopo il tuo primo vero errore, perdere un po' di sicurezza nelle tue capacità-. Fece una pausa -Scommetto che hai pensato che era meglio far giocare il secondo attaccante, dico bene?”- domandò.
-Sì-, ammise Caleb -Mark non ha reagito bene quando gli ho chiesto se voleva essere titolare al mio posto, per poco non mi stendeva-.

“-Lo sai cosa penso di te, Caleb? Penso che tu sia un codardo!-, disse avvicinando il viso a quello dell'attaccante. 
Solitamente, il punk avrebbe reagito, eccome se lo avrebbe fatto, tant'è che alcuni ragazzi della squadra si avvicinano, pronti a fermarlo. Ma lui non lo fece. Lui mise su uno dei suoi sguardi più taglienti, uno di quelli che aveva imparato a fare quando gli parlavano di suo padre, uno di quelli che lasciava intendere quanto gliene fregasse.Ma non dovette venirgli molto bene, perché negli occhi scuri come la cioccolata di Mark balenó un'ombra di tristezza. Di pena.
-Tempo fa me lo avevi proposto perche avevi fiducia in me, ora mi proponi di giocare solo perché ti senti insicuro. È questa la differenza, lo capisci Caleb!-."

 -Quel ragazzo è molto saggio... è riuscito a capire il problema-, sentenziò Jude, capendo dove erano persi i pensieri di Caleb. -Ho sempre pensato che se non sei tormentato dopo aver fatto un errore, non sei un grande giocatore. In quel momento, non importa quello che hai fatto in passato, perché sembra non avere futuro-.
-È una delle mie frasi preferite-, lo interruppe il giovane.
-Ma il mio pensiero è circoscritto alla sola partita, se diventa un'ossessione non riuscirai mai a giocare con tranquillità-.
-Ah, il centrocampista... il ruolo degli stupidi e...-, intervenne l'attaccante.
-Degli oppressi- scherzó Jude, guardando il compagno mezzo sdraiato sull'erba ed imitandolo.
-Hai intenzione di rientrare?-gli domandó con un tono a metà tra lo speranzoso e il curioso.
Caleb avrebbe voluto rispondergli che avrebbe davvero voluto tornare.
Giocare con loro, giocare con lui.
"Ho intenzione di rientrare?", ripeté nella mente Caleb, "Ha ragione lui. I ragazzi della Raimon mi hanno dimostrato in queste partite di qualificazione di avere completa fiducia nelle mie capacità. Devo concentrarmi e solo dopo penserò al resto. Se l'Inazuma Japan non mi vuole cercherò un altro club. Sarà da lì che ricomincerà la carriera di Caleb Stonewall. Ripartirò da un club in cui avvertirò lo stesso spirito che aleggia intorno a me quando sono con i miei amici. Lo spirito della spensieratezza e del divertimento. Non vedo l'ora di rivedere Scott, quel pazzo di Mark e anche quell'antipatico di Shawn. Con loro e con me in campo saremo al completo e nessuno ci potrà battere"
Il rasta lo guardò con un mezzo sorriso.
-Voglio di nuovo giocare con loro- si lasciò sfuggire il punk, lo sguardo verdastro perso tra il cielo blu.
-E con me no?- lo provocò Jude.
Caleb rise e si scusò, -Non lo so... Te lo dico se riesci a fare goal-, si alzò di scatto e lasciò cadere il pallone dalle mani e lo calciò di destro al volo.
Jude si posizionò sulla linea del centrocampo e alzò il viso per poter seguire la traiettoria a parabola della sfera. -Merda, non posso vedere-, imprecò. Una luce lo aveva costretto a chiudere gli occhi e nonostante gli occhialini risultava impossibile anticipare il movimento della palla.
Non aveva notato che un piccolo quadrifoglio era rimasto attaccato al pallone.
Giocarono per un po', rubandosi la palla a vicenda, ma alla fine fu Caleb a segnare.
Ben tre volte.
 A difesa di Jude c'era da dire che il punk aveva deciso di giocare sporco, ostinandosi a sorridere per tutto il tempo.
Ed il suo sorriso era davvero meraviglioso.
-Cos'ha oggi il grande Jude Sharp?- lo derise, tornando il solito sfacciato saccente.
   
 
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