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Autore: anonimo_21    22/11/2020    1 recensioni
Questa fanfiction riguardante il mondo di Percy Jackson è una Percabeth, composta da 7 capitoli di diversa lunghezza (in realtà è molto più breve di ciò che sembra) È ambientata all’inizio de “il Marchio di Atena”, l’unica differenza è che durante la missione con Frank ed Hazel, Percy non ha avuto contatti con il mondo greco, di cui non ricorda nulla. Con questa fan fiction volevo mettere alla prova le mie abilità narrative, accetterò tutti i vostri commenti e giudizi. Anonimo_21 vi augura una buona lettura e vi ringrazia!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frank Zhang, Hazel Levesque, Percy/Annabeth, Reyna
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Tutto sommato stava andando tutto bene fino a quel punto. Era riuscito a superare le sfide della lupa, l’arrivo al Campo Giove, coloro che lo evitavano poiché figlio di Nettuno, aveva accettato di accompagnare Frank nella missione affidatagli da suo padre Marte, ed insieme a Frank e Hazel avevano sconfitto il gigante, liberato Thanatos e recuperato l’aquila simbolo della dodicesima legione fulminata. Erano tornati in tutta fretta al campo giove e il loro contributo era stato fondamentale per respingere l’immenso esercito di mostri che si era presentato quella notte.
Poi vi erano stati i festeggiamenti, e Percy era stato eletto pretore senza grandi cerimonie per le incredibili prestazioni sul campo di battaglia, e ne era contento. Era acclamato come il successore di Jason Grace, pretore scomparso da mesi, proprio nel periodo del suo arrivo. Poi tutto questo era svanito quella stessa notte dopo la battaglia. Mentre Percy passeggiava sulla riva del Piccolo Tevere, una singolare coltre di fumo colorato si era raccolta sul fiume, ed era apparsa l’immagine di un centauro dall’aria sapiente. Questi aveva potuto solo dire al figlio di Nettuno: “Di non preoccuparsi” e che: “i suoi amici sarebbero venuti a prenderlo”. Tutto era durato poco secondi, poi la coltre di fumo era svanita, lasciando Percy allibito. Fino a quel momento il ragazzo non si era reso conto della sensazione di vuoto che lo opprimeva da mesi, ogni giorno di più. Quel messaggio lo aveva segnato. Era come se si fosse rotta una barriera nella sua mente e ora momenti del suo passato potevano tornare a fargli visita di notte, sotto forma di incubi terribili, ma dei quali non restava nulla il mattino dopo. Tutto ciò che ora ricordava erano due magnifici occhi grigi, ma non ricordava a chi appartenessero. Milioni di dubbi lacerarono da subito le certezze di Percy a cui era bastata una sola notte (la stessa dopo il messaggio) per decidere che ne aveva abbastanza. Non era più sicuro di niente. L Aveva deciso di rinunciare alla carica di pretore, e questo aveva stupito tutti i romani, che se prima lo guardavano con rispetto assoluto, ora parevano quasi offesi dal suo aver rifiutato il pretoriato della dodicesima legione fulminata. Anche per questo molti stentavano a credere alla storia del messaggio. Il pretore Reyna pareva stupita e quasi delusa dalla decisione di Percy di lasciarla a dirigere il campo da sola, ma non aveva dubitato della veridicità delle sue parole (in questo i suoi cani metallici avevano aiutato molto).
Ora le giornate scorrevano piatte e spaventosamente monotone. Grazie agli Dei Hazel e Frank non avevano abbandonato Percy, con il quale passavano tutte le ore del giorno, su concessione anche di Reyna, che si era accorta del singolare allontanamento dei legionari da Percy.Quei due erano stati una vera ancora di salvezza per il ragazzo, diventato inavvertitamente insicuro e ansioso. La sua paura più grande era ora quella di ricordare il suo passato smarrito. Non ricordare nulla di chi fosse gli toglieva il sonno, non risparmiandolo neanche quella sera, mentre si rigirava nel letto, cercando di capire se gli avrebbe fatto più male non dormire o un’altra notte di sonno eclissato dagli incubi.
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Nonostante tutto il domani arrivo lento ed inesorabile. Quello era il giorno di riposo della maggior parte delle persone, ragion per cui il Foro era perfino più trafficato del solito. Percy, Frank ed Hazel avevano deciso di passare lì la mattinata, passeggiando e chiacchierando. Frank e Hazel si erano accorti del costante malessere di Percy e facevano del loro meglio per distrarlo. I tre ormai conoscevano quasi tutto delle vite dei compagni, ovviamente ciò non poteva accadere per Percy, perciò spesso glissavano sull’argomento.
Tutt’a un tratto il distratto il parlare della folla di romani nella piazza aumentò di volume. Una moltitudine di braccia si alzò per indicare il cielo sopra le colline di Berkeley, dove ora era visibile una triremi volante di un metallo sconosciuto(Percy credeva si chiamasse bronzo celeste, ma non aveva idea di come facesse a saperlo) lunga almeno sessanta metri. Da tutta Nuova Roma si alzarono voci perlopiù allarmate mentre l’immensa imbarcazione volante sorvolava l’acquedotto in direzione del centro della cittadina. Più si avvicinava e più Percy notava dettagli che prima non erano visibili: gli alberi, la forma dello scafo e molti altre finezze tecnologiche incomprensibili degne del miglior figlio di Vulcano...
Quest’ultimo pensiero inquietò particolarmente, ma nemmeno lui riusciva a spiegarsi il perché di questo fatto. Fu in quel momento che Percy notò e riconobbe la polena della nave: la testa di un drago di bronzo con due occhi rossi come rubini...
Un ricordo colpì la memoria di Percy come un fulmine: la figura di un ragazzo diciottenne, scuro di pelle e con due enormi mani ricolme di calli. Aveva l’impressione che quel ragazzo fosse stato qualcuno importante per lui. Quando nella memoria di Percy riapparve anche il volto di quel ragazzo, Il suo respiro aumentò vertiginosamente di volume. All’improvviso lo raggiunse la consapevolezza che quel ragazzo era morto, seguita subito da un enorme senso di colpa che annebbiò ulteriormente la sua mente. Gli parve di ricordare il nome di quel ragazzo, poteva essere Charles?. Si era Charles, figlio di Vulcano… (o Efesto?) La sua morte era davvero stata colpa sua? Percy sentiva di sì e temette di star impazzendo. si rese conto di star tremando, la sua espressione in quel momento doveva essere orribile, ma nessuno sembrava averci fatto caso. Hazel fu la prima ad accorgersene e ad intuire che c’era qualcosa che non andava:-Che succede, Percy?-. In quel momento un potente ruggito raggiunse la piazza, proveniente dalla testa di drago della nave, che sbuffò fumo dalle narici. Altri flash riempirono la mente del figlio di Nettuno: Il ragazzo su di un carro da guerra totalmente meccanico, poi di nuovo lui paralizzato in una grotta ricolma di ossa, e infine Percy si vide abbandonare quel ragazzo su una nave immacolata gettandosi nel mare, l’esplosione che ne era seguita pareva aver scosso il pianeta. Qualcosa dentro di lui si ruppe. Non resse più e scappò via, cercando la solitudine e la quiete, lasciandosi la nave, la folla e tutto il resto alle spalle.
   
 
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