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Autore: Ilsognodiunascrittrice    22/11/2020    0 recensioni
Audrey è una ragazza di 18 anni, abita a Notting Hill, un quartiere di Londra insieme ai suoi genitori. La sua vita non è stata semplice sin dal primo giorno della sua nascita. La sua unica colpa è stata nascere con gli occhi rossi e i capelli neri.
È sempre stata la pecora nera della famiglia, a scuola le hanno sempre affidato il nome “figlia del diavolo”, ma alle superiori è riuscita a farsi un’unica amica, che è diventata la sua migliore amica, ovvero Connie. È stata l’unica persona ad andare oltre le apparenze, volendo conoscere Audrey.
La sua vita procede bene nonostante le difficoltà, finché in una sera fredda di Londra, Audrey è costretta a uccidere suo padre, per legittima difesa.
Da quel momento è costretta a cambiare identità. Scappando da una città all’altra quando viene scoperta, con l’aiuta di Connie.
Si stabilisce ad Astoria un quartiere di Mahnattan, decisa a provare ad avere una vita normale mentre costruisce la sua innocenza. Inizierà a frequentare la scuola, conoscerà nuove persone, stringerà nuove amicizie che la porteranno ad essere più determinata nel dimostrare di essersi solo difesa, e quando inizierà a riaprire il suo cuore all’amore, la sua permanenza ad Astoria sarà messa a
Genere: Drammatico, Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Yato
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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AUDREY
 
Chiudo la porta della nuova casa. Alla fine, siamo riuscite a trovare una casa non tanto costosa. Ognuna ha una sua stanza. Un bagno, un salotto e una cucina. Il giardino sarà utile per quando vorrò starmene un po’ da sola.
Connie ha organizzato tutto in ogni minimo dettaglio. Entrambe abbiamo cambiato colore di capelli. I miei da lunghi fino a metà schiena sono diventati corti che toccano a malapena le spalle, e da neri sono diventati viola scuro.
Quelli di Connie sono diventati da lunghi fino alle spalle, a corti che le toccano le spalle e da marroni li ha fatti biondi.
Userò le lenti a contatto azzurre, mentre Connie non ne avrà bisogno, per fortuna nessuno l’ha mai vista, ma lei ha voluto cambiare almeno pettinatura.
Sarà difficile per la polizia trovarci, ma dobbiamo comunque stare attente. Connie ha pensato anche ai nostri documenti. Ora mi chiamo Rose, mentre Connie si chiama Rachel.
Purtroppo per quanto sia più esposta io di lei, è fondamentale che tutte e due diventiamo altre persone.
Si è occupata anche dei documenti della patente e ha pensato anche a due nuove carte di credito. Senza di lei sarei dietro a delle sbarre. L’unica cosa a cui dobbiamo pensare, è quella di trovare un lavoro.
Per quanto abbiamo dei soldi che ci permettono di poter vivere, prima o poi finiranno e non possiamo pagare le bollette e fare la spesa senza un lavoro.
Connie mi avverte che esce un attimo per andare a fare un po’ di spesa, annuisco e salgo di sopra. Apro la porta della mia futura stanza e appoggio zaino e borsone sul letto. Abbiamo scelto una casa già arredata. La stanza in cui sono capitata mi piace molto.
Il letto è coperto da un piumone viola a fantasia con sopra stelle e lune. Ai suoi piedi ci sono due pouf, entrambi a pua, ma uno rosa e uno azzurro.
Di fronte al letto è presente una scrivania bianca con cassetti. Di fronte alla scrivania è posizionata una sedia bianca. Ai lati del letto sono presenti due comodini, su uno di essi è posizionata una lampada. Sopra la scrivania è presente una televisione.
L’armadio è sistemato contro il muro tra il letto e la scrivania. Le tende appese alla porta del balcone sono di colore viola.
È presente una libreria bianca contro il muro di fianco al balcone, vicino ad essa è presente una poltrona a righe nere e viola.
Al centro della stanza è presente un tappeto a scacchi viola con sopra un tavolino con un vaso.
Le pareti sono di colore viola scuro. Apro lo zaino e prendo il mio pc portatile. Lo appoggio sulla scrivania per poi mettere nel cassetto di essa carica batterie e mouse.
Apro il borsone e tiro fuori i pochi vestiti che ho. Apro l’armadio e li sistemo. Sospiro e prendo il cellulare. Si sono fatte le quattro del pomeriggio.
Siamo venute a Manhattan. Non ci sono stati problemi con il volo perché Connie ha preferito prima poter fare avere ad entrambe delle nuove identità.
Sono state dieci ore di viaggio, ma almeno adesso sono in uno stato in cui sarò meno ricercata, almeno finché la ricerca non sarà estesa anche qui.
Dovrò coprire ancora meglio le mie tracce, ma il fatto che abbia stravolto del tutto la mia identità è un passo importante.
Mi dispiace solo per Connie che ha dovuto fare questo sacrificio. Spero che riesca ad ottenere la vita che aveva lì, anche qui.
Dobbiamo iscriverci anche all’ultimo anno di scuola, ma Connie ha detto che provvederà lei a tutto, ma per il lavoro dovrò trovarmelo da sola.
Sento il telefono vibrare, segno di un messaggio. Lo prendo. È Connie, mi dice di farmi una doccia, prepararmi che saremmo andate a fare un po’ di spesa non avendo nulla in casa.
Prendo dall’armadio dei jeans neri, con una maglia nera a mezze maniche. Mi sarei messa una giacca di jeans sopra, e poi la giacca.
Mi dirigo in bagno e mi faccio una doccia veloce. Mi asciugo i capelli, essendo corti, ci metto poco ad asciugarli. Per mia fortuna non si gonfiano quando sono asciutti, almeno non devo passarmi la piastra. Mi vesto, vado in camera per mettermi delle scarpe della ginnastica nere.
Prendo il telefono e la borsa. Scendo di sotto. Accendo il telefono e vedo il messaggio di Connie. È fuori casa.
Per il momento non disponiamo di una macchina, però Connie provvederà a prenderne una, appena inizieremo a lavorare.
Decidiamo di andare al Zabar’s Broodway. Si trova solo a dieci minuti da casa nostra. Non avendo la macchina e non potendo prendere il pullman per risparmiare i soldi che ci siamo portati dietro. Non ha trovato altri supermercati vicini dove poter andare a prendere le cose che magari ci mancavano.
Durante il tragitto parliamo del più e del meno. Ha deciso di iscriverci in una scuola a venti minuti da casa nostra. Scelta più che giusta.
Una volta arrivate, prendiamo lo stretto indispensabile. Una volta ritornate a casa, mettiamo la spesa in ordine e decidiamo di metterci un po’ tranquille in salotto.
 
<< Che prospettive hai di questa nostra nuova vita? >> Connie si siede sul divano.
 
<< Non ho prospettive.Non voglio farmi speranze che potrebbero risultare false. Ho una situazione difficile da portarmi sulle spalle. Finché non si risolve, non posso avere speranza >> so che penso in negativo, ma non posso farci molto. Con la situazione che ho, non riesco ad avere pensieri positivi.
 
<< Lo so, ma devi anche avere una piccola speranza. Cerca di credere in te stessa. Riuscirai a dimostrare che è stata semplice innocenza. Incomincia a lavorarci, ma ti prego di non fissarti. Hai la possibilità di farti una nuova vita>> la guardo. <> nei suoi occhi brilla la speranza, come sempre. <> sorride e allunga la mano. << Dammele le metto a disinfettare in un posto sicuro >> me le tolgo e gliele do.
 
<< Grazie, senza di te sarei persa >> i miei occhi si devono un attimo abituare al cambiamento.
 
Connie mi dà un bacio sulla testa e si alza. Penso le metterà in bagno. Lei sa nascondere bene le cose che non vuole far trovare, come sa trasmettere un sacco di speranza alle persone.
È una delle cose che ho sempre preferito di lei. Quando ci siamo conosciute, mi ha dato la speranza di poter trovare qualcuno che mi accettasse così come sono, senza avere la paura che il mio aspetto e le bugie che venivano dette su di me, potessero influenzare la persona che mi stava parlando.
Lei è quella persona che mi ha fatto andare avanti nella vita senza farmi cedere, quella che mi ha fatto sperare in un miglioramento di essa.
Mi ha sempre detto che un giorno sarebbe arrivato il momento in cui potevo essere felice. Forse ha ragione, magari il fatto di aver cambiato Stato è un segno del destino, magari è davvero la mia opportunità per poter essere felice.
Forse devo concordare con lei anche sul fatto che non posso stare troppo fissata sul mio obiettivo, ma essere in grado di conciliarlo provando a fare una vita normale.
Prendo il telefono e apro la fotocamera. Mi guardo. Sono diversa. Nonostante i miei occhi rossi, è quasi impossibile associarmi alla persona che è scappata da Londra.
Mi sento diversa. È come se questo cambiamento mi abbia dato una botta di vita, come se mi avesse cambiata, facendomi dimenticare la persona che ero prima, quella che mi ha sempre causato problemi e che gli ha causati alla mia famiglia.
Chissà se un giorno potrò sapere che cos’è successo a mia madre. Forse è scappata, e se l’avesse fatto, non la biasimerei e non me la prenderei con lei.
Infondo, viveva una vita d’inferno, tra un marito con cui non riusciva a ragionare e una figlia come me, non dev’essere stato per nulla facile.
Le vorrò sempre bene, perché tra i due, è sempre stata quella che mi ha mostrato affetto e che non mi ha mai incolpato della loro mancanza di amici, ma era troppo soggetta a mio padre, e questo ha reso impossibile a lei di ribellarsi.
Ci ho sperato fino in fondo che un giorno succedesse, ma ogni volta che entravo in camera con la mia razione di cibo, mi rendevo conto sempre di più che non sarebbe mai successo.
 
<< Fai una foto? Voglio unirmi. Immortaliamo questo momento. L’inizio di una nuova vita >> Connie appare dietro di me. La sua faccia sorridente è vicino alla mia.
 
Ci mettiamo in posa. Io seduta con la schiena contro la spalliera del divano. Connie con le mani appoggiate sulle mie spalle, abbassata, con il viso vicino al mio, quasi guancia su guancia e sorridente.
Sorrido anche io, premo il pulsante per scattare la foto. Ne facciamo quattro. Una dove sorridiamo, un’altra dove facciamo facce buffe, un’altra dove Connie mi dà un bacio sulla guancia e l’altra dove glielo do io a lei.
Imposto quella dove sorridiamo come sfondo, mentre quella dove le do un bacio sulla guancia come blocco schermo.
Connie invece, una volta che glielo inviate su Whastapp, ci fa il collage, in modo che può far rientrare tutte e quattro sia come sfondo che blocco schermo.
Guardo la foto e sorrido. Che la nuova vita abbia inizio e la speranza di Connie mi aiuti a non mollare mai.
 
 
 
 
 
   
 
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