Sento qualcuno che mi scuote la spalla, mi risveglio cercando di
mettere a
fuoco. Tutto mi torna in mente limpido e concreto. Non è un
sogno. Holmes, il
mio presunto padre, è lì di fronte al camino, la
sua voce è gentile. Mi fissa
dall'alto, sembra preoccupato.
"Forza ragazzo, bevi del
tè,
poi ti faccio vedere la tua camera, non puoi passare la notte qui."
Brontolo insonnolito, poi mi rendo
conto che ho dormito quasi un'ora. È stato premuroso, sono
avvolto da una
morbida coperta, il camino è ancora acceso.
"Grazie." Mormoro,
prendendo il tè che mi porge, lo ha riscaldato. Arrossisco
per essermi lasciato
andare così. "Mi scusi, sono crollato."
Ha un tono distaccato, ma la voce
è dolce. "L'ho visto, ma ora sarebbe meglio che ti facessi
una doccia
prima di metterti a letto. Ti rilasserai e ti sentirai meglio."
Si gira senza aggiungere altro.
Porta in cucina il vassoio e rimette in ordine, maniacalmente. Non si
è cambiato,
è sempre perfettamente vestito.
Finisco il tè e ripongo
la tazza,
poi lo seguo. Saliamo una scala di legno levigata dall'uso.
Di sopra c'è un altro
corridoio
con dei tappeti di pregio, le pareti intervallate da quadri. Lui apre
una delle
porte dove scorgo la sua camera da letto ordinata e con pochi mobili.
La mia
camera è di fronte alla sua, è confortevole ed ha
un bagno privato, un vero
lusso.
Entra nella sua e fruga nei
cassetti, mi porta della biancheria intima e qualcosa per la notte.
Tutto profuma
di bucato fresco.
"L'intimo è nuovo, il
pigiama
no, ma è pulito e comodo. Gli asciugamani sono in bagno."
Prendo tutto in
mano e rimango fermo, aspettando un suo segnale, un gesto, una parola.
"Beh, spero dormirai
bene." Abbassa il capo e afferra la maniglia della porta.
È incerto, ma riprende
il
controllo, si gira senza guardarmi, scompare nella stanza. Capisco che
non è
tipo che si perde in smancerie come quelle banali di augurare la
buonanotte.
"Beh, signor Holmes, grazie
di tutto." Sbadiglio rassegnato e chiudo la porta. "A domani e grazie
ancora."
Avrei voluto un gesto
rassicurante, ma ho capito che lui non è quel tipo di
persona. Sono perplesso.
Che genitore potrebbe diventare un uomo così distaccato, che
non si è mai fatto
una famiglia? Come si comporterà con un figlio come me, uno
che nessuno
potrebbe desiderare?
Sorrido mestamente, non voglio
farmi illusioni, però nel mio cuore ho già
seminato la speranza che lui sia
veramente mio padre e prego di riuscire ad amarlo, qualunque persona si
dimostri di essere.
Mi spoglio ed entro nell'ampia
doccia, un lusso che non vedo da tempo.
Lascio scorrere l'acqua bollente,
mi rilasso come ha detto Holmes.
Il mio corpo magro è
segnato da
diverse cicatrici, le ripasso con dolore, me le hanno lasciate i
genitori adottivi,
presi dal sacro fuoco dell'educazione giusta, ma severa. Un'esperienza
finita
prima ancora di cominciare.
Mi ripasso le braccia e vedo quei
buchi che saranno difficili da spiegare.
Non mi faccio da un po', ma ci
ricado sempre con facilità. Finisco, mi asciugo, mi rivesto
e filo sotto le
coperte in un letto vero, caldo e accogliente e per ora questo mi
basta.