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Autore: rocchi68    22/11/2020    1 recensioni
Dawn era sempre stata una ragazza che, anche dinanzi alle difficoltà più disparate, affrontava il tutto con un sorriso e una dolcezza disarmante.
Una sera, però, si era ritrovata davanti a un’amara sorpresa.
Non aveva amiche, non aveva un posto in cui stare, era stata tradita dal proprio fidanzato nel momento di massimo splendore ed era frustrata da tutti quei fallimenti in rapida successione che potevano sancire la sua completa rovina.
Poteva spegnersi, cercare una scappatoia per la felicità oppure chiedere un ultimo disperato consiglio all’unica persona che mai l’aveva abbandonata.
Sempre che quest’ultimo fosse d’accordo…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Zoey | Coppie: Duncan/Gwen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Prima che la notizia potesse circolare e potesse preoccupare i ragazzi della gita, Duncan aveva accompagnato a casa i suoi compagni di viaggio.
La scelta più saggia sarebbe stata quella di scaricare prima Scott, per poi dirigersi verso casa delle ragazze e, quindi, fare ritorno all’appartamento che divideva con Zanna.
Il caro squalo, così veniva chiamato dal punk, aveva ben altro cui badare che fare la guardia a uno squallido appartamento periferico. Aveva, per esempio, da passare in banca per prelevare qualche dollaro e poi farsi una scampagnata fino alla villa dove vivevano i suoi genitori.
Era stato abbandonato questo lo ricordava bene.
Era stato scaricato in uno schifosissimo orfanotrofio e solo perché, stanco di subire i soprusi del fratello minore, lo aveva picchiato con una tale foga da causargli la gogna mediatica.
Una famiglia illustre non poteva permettersi che la società li denigrasse per una testa calda che non accetta di abbassare il capo e per questo accettarono di scacciare quel ragazzo che ora fissava lo stupido George, oltre il cancello, impegnato a fare quattro passi in giardino con la sua ragazza.
Potevano essere più diversi di così?
Se il guardiano si fosse fermato e li avesse fissati intensamente, avrebbe dubitato che fossero fratelli e che erano divisi da soli tre anni di differenza.
Quello che andava a ramengo e che era rimasto per pochi minuti all’ombra di una quercia era il primo erede: quello denigrato e diseredato. Al contrario, quello più educato, più tranquillo e che aveva dimenticato il maggiore non sapeva dell’odio profondo provato da chi era diventato feccia.
Zanna era rimasto lì per pochi minuti, aveva ghignato e aveva alzato gli occhi verso il cielo, allargando le braccia e ritornando sui suoi passi, colto da una sensazione di libertà che mai avrebbe accarezzato se fosse rimasto succube di quella famiglia disgustosa.
Era stato dimenticato.
E lui non aveva né desiderio, né tantomeno volontà d’incrociare lo sguardo severo del padre o il sorrisetto ironico e fastidioso della madre.
Era nato per essere una stella, ma era diventato un’ombra.
 
Duncan si era avviato, quasi fosse in combutta con Mike, verso l’appartamento delle ragazze.
Scese Gwen e le altre con il moro che aveva accettato di fermarsi alla loro fermata per aiutare Dawn a salire le rampe di scale, il punk aveva acceso una sigaretta ed era ripartito con nonchalance.
Guardando alla sua destra, notò come Scott fosse perso nei suoi pensieri e come non avesse intenzione di spiccicare parola.
“Le ragazze e Mike sono già scesi.” Esordì, facendolo annuire.
“Sì.”
“E questo viaggio di ritorno è stata una bella rottura di palle.”
“Aha.”
“Io e Gwen pensavamo di tornarci un giorno e magari di visitare anche più rifugi.”
“Ok.”
“Pensavamo che gli alieni avessero una qualche base segreta e che alcuni visitatori fossero scomparsi per degli strani esperimenti governativi.”
“Interessante.” Borbottò laconicamente.
“E domani chiederò a Chef di promuovermi a capo barman.” Seguitò pacifico.
“Certo.”
“Posso sapere cosa ti è successo o intendi continuare così?” Domandò nervoso, sbuffando seccato per l’essere stato ignorato fino a quel momento e tirandogli una sberla sulla testa per fare in modo di ricevere la sua attenzione.
“Lei mi odia, Duncan.” Piagnucolò, tenendosi il capo e rivolgendo all’amico un’occhiata assassina.
“E la cosa ti stupisce?” Borbottò serio, rallentando prima di arrestarsi all’inizio di una rotonda.
“Ho provato a parlarle, perfino a baciarla, ma non mi ha nemmeno considerato.”
“Un momento…l’hai baciata?”
“Eravamo da soli nel rifugio, l’avevo medicata il meglio possibile e lei ha attaccato con i suoi soliti monologhi. Ero stanco di sentirla parlare e così ho preferito rischiare, prima di pentirmene.”
“E lei?”
“Mi ha colpito e ha confermato i miei sospetti: lei, come ti dicevo, mi odia.”
“Sicuro?”
“Quanti significati conosci dell’odio?” S’informò stanco, sedendosi un po’ meglio.
“Non l’ha detto per scherzare?”
“Il suo tono non ammetteva repliche.”
“E tu?”
“Ci ho provato, ma devo rinunciare.” Mugugnò triste.
“Ma…”
“Mi sento così stanco…” Sospirò pesantemente, abbandonando la testa sul vetro del finestrino e chiudendo lentamente gli occhi.
“Perché non ti allontani e poi ritorni a farti sotto?” Tentò, sperando che lui cogliesse quel consiglio spassionato.
“Non cambierebbe nulla.”
“Ne sei sicuro?”
“È così fredda che non si accorgerebbe nemmeno della mia assenza e se facessi come mi hai consigliato, ne approfitterebbe per rinfacciarmi di non esserle stata vicina.” Ammise, dischiudendo gli occhi e stropicciandoli con insistenza prima di essere sicuro di non vedere sfocato.
“Mi spiace.”
“Sarebbe così sfacciata d’ammettere che non ha sentito la mia mancanza.” Sorrise forzatamente.
“E ora farai come ci hai promesso al Pahkitew.”
“Anche se non sembra, mi conosci meglio di chiunque altro.”
“Sarebbe stato bello uscire tutti insieme.” Replicò il punk, facendolo sospirare.
“Senza dubbio.”
“Tra Mike e Zoey si è tutto sistemato.”
“Lo sapevo che Dawn stava per fare un buco nell’acqua.” Soffiò amaro, scrollando le spalle.
“Perché deve essere così cocciuta?”
“Perché se non fosse così, non sarebbe Dawn.”
“Dopo quello che ti ha fatto, dopo quello che hai sopportato a causa sua, e non parlo solo degli ultimi mesi, tu continui a proteggerla. Perché Scott? Perché sei così convinto che lei guarisca e possa ritornare sui suoi passi, quando dimostra al contrario di non tenere minimamente a te? Chi ti dà la certezza che lei un giorno capisca, che possa chiederti scusa e che tutto questo sia dimenticato? Se non lo sai, ma credo che tu sia abbastanza empatico da capire, trovo i tuoi tentativi privi di senso.” Spiegò, facendo fuoriuscire tutta l’amarezza che aveva accumulato durante le ore in auto.
“Sei un dannato ficcanaso.” Commentò divertito.
“In cuor tuo, sai che non ti perdonerà mai e questo perché non possiede ciò che speravi.”
“Nessuno sa cos’ha nel cuore.”
“Parla con me e non riciclare le frasi dei cioccolatini.”
“Lei è così perché ha sempre sofferto.”
“Per me esageri nelle tue considerazioni, Scott.” Replicò Duncan, facendolo negare impercettibilmente.
“Se la proteggo e se cerco di arginare le vostre insinuazioni, è solo perché non voglio che lei si ferisca inutilmente.”
“Però accetti di soffrire al suo posto.”
“Non posso fare diversamente.”
“Ti preoccupi tanto di non vederla soffrire, ma lei si preoccupa di non ferire te?” Chiese Duncan, facendogli avvertire un nodo in gola che di solito anticipava le rare lacrime d’amarezza che gli rigavano il volto scavato e pallido.
“A me sta bene qualsiasi cosa, anche essere gettato via come una scarpa vecchia, ma non voglio che lei possa subire ancora.”
“Un’altra ragazza si getterebbe subito ai tuoi piedi, Scott.” Ammise, facendolo sospirare di nuovo.
“Lei è l’unica che voglio al mio fianco e se non l’accetta, sto bene anche così.”
“La cosa che mi dà più fastidio, oltre al vederti ridotto così male, è la considerazione che potevamo essere tre coppie felici, prive di ogni forma di gelosia o invidia.”
“I sogni, quelli veri, non si realizzano mai.” Ammise il rosso, notando come mancassero pochi metri al raggiungimento del suo appartamento.
“Ma…”
“L’impegno tradisce i sogni. Continuo a soffrire e a spaccarmi la testa pur di coronare il mio desiderio, ma ho ottenuto solo un mare di sensi di colpa.” Ringhiò nervoso, mentre Duncan si fermava e girava verso la stradina che li avrebbe condotti all’appartamento.
“A quanto pare…”
“Il lato positivo? Ti sembrerà strano, ma anche in questa faccenda ce ne sarebbe uno.”
“Quale?” Chiese il punk, fermando la sua auto e aspettando che il rosso scendesse dalla sua auto e recuperasse le sue borse.
“Nessuno brontolerà mai per il mio disordine.” Minimizzò, strappando una risata a Duncan e avviandosi barcollante verso il suo appartamento.
 
Era solidarietà maschile o era un semplice sesto senso che Duncan aveva coltivato per puro caso?
Poteva essere una domanda scema, ma era questo ciò che si chiese Mike mentre aspettava Zoey per il loro appuntamento.
Durante il viaggio in auto, avevano discusso su quale locale visitare e dopo attenti studi, avevano optato per un pub dei Gerry&Pete.
Sarebbe stato un affronto e Mal se la sarebbe presa a morte, se avessero fatto un giretto per il bar dei McLean.
Tutti, ma non loro.
Potevano andare anche alla peggiore bettola di quella città, ma non dovevano sognarsi nemmeno minimamente di pagare sette dollari per un panino poco farcito e altri tre dollari per una Coca Cola mezza ghiacciata.
Probabilmente non avrebbero scelto nemmeno il Pahkitew, poiché il moro temeva d’essere avvelenato dal gemello che, pur d’intascarsi l’eredità senza dividerla con nessuno, era capace di mandarlo alla fossa con un po’ di cianuro.
Mai aveva accettato, e di certo non avrebbe cominciato quella sera, un qualcosa preparato dal gemello malvagio.
Preferiva morire di fame piuttosto di mettere sotto i denti qualcosa dalla dubbia provenienza e che poteva essere scaduta da chissà quanti giorni o mesi.
Perso nei suoi pensieri e strettosi nel suo giubbino primaverile, trasalì non appena avvertì una mano sfiorare la sua.
Nel girarsi verso destra, sgranò gli occhi e sorrise verso Zoey, la quale si era agghindata come se dovesse andare a una qualche cerimonia della massima importanza.
“Sorpreso di vedermi?”
“Credevo mi avresti fatto aspettare un’altra mezzora.” Ammise senza fronzoli, ottenendo un sorriso per risposta.
“Ero così felice di uscire che non avevo troppa voglia di farti aspettare.”
“Vorrà dire che la prossima volta mi congelerò per chissà quanto tempo.” Mormorò divertito, facendola sorridere.
“Non è stata una giornata molto semplice.” Commentò Zoey.
“La tua amica è strana forte.” Confermò il moro, credendo che la rossa difendesse, in segno di solidarietà femminile, la povera Dawn.
“Non sei il primo a farmelo notare.”
“Immagino che ti abbia fatto storie per quest’appuntamento.” Brontolò il moro.
“Avrò anche il diritto di uscire ogni tanto e poi sapeva benissimo a cosa andava incontro, scontrandosi con me.”
“Credevo fossi una brava ragazza.”
“A quelli che provano a rubarmi qualcosa, impartisco sempre una sonora lezione.” Replicò infastidita dalla piega che stava prendendo la conversazione.
“La cosa mi fa piacere.”
“Credevo ti facesse paura.”
“Adoro le ragazze come te.” Ammise, prendendo la mano della giovane.
“Lo so.”
“Con l’Università che non ci lascia tregua, speravo che la gita mi permettesse di capire cos’hai intenzione di fare terminati gli studi.”
“È una domanda?” Chiese, seguendolo nel suo cammino.
“Forse.”
“Non posso garantirti che i miei attuali progetti possano essere gli stessi di domani: purtroppo cambio idea in continuazione.”
“Come tanti altri.” La rassicurò.
“Pensa che la scorsa estate ero partita con l’idea di rimanere a casa e fino a metà luglio ero rimasta così, ma poi sono andata in montagna con mia madre e i miei propositi sono andati a farsi benedire.”
“A volte capita.”
“Mi piacerebbe, finito il mio corso, viaggiare per qualche settimana, magari all’estero e poi iniziare un tirocinio abilitativo.” Esordì, dando voce a una delle ultime idee che aveva colto mentre si faceva un bagno rilassante qualche settimana prima.
“Ma…” Soffiò Mike, intuendo che aveva anche altro che le ronzava per la testa.
“Mi piacerebbe anche aiutare Gwen a scrivere il suo romanzo o un qualcosa di simile e diventare, quindi, famosa.”
“Non sapevo avessi l’anima della scrittrice.”
“A volte, invece, medito di proseguire con il percorso di studi e di accedere a un Dottorato alla ricerca.”
“Poche idee, ma confuse.” Commentò il moro.
“E tu Mike?”
“Mi mancano una ventina di esami e poi cercherò lavoro.”
“Tutto qui?”
“Quando mi sentirò pronto, vorrei una famiglia.” Soffiò convinto.
“I tuoi genitori ne sarebbero felici.”
“Anche tua madre ne sarebbe contenta.” Ammise, girandosi a fissarla.
“Guarda che abbiamo appena cominciato e forse stai correndo un po’ troppo.” Obiettò, riportandolo con i piedi per terra.
“Se le cose dovessero andare bene, perché darci dei limiti?” Domandò, abbozzando un sorriso che la fece arrossire.
“Forse hai ragione.”
“Tu che cosa desideri Zoey?”
“Hmm?”
“Hai tante idee che ti vorticano attorno, ma non sei abbastanza lucida da decidere con calma.”
“Vorresti darmi una mano?” S’informò, facendolo annuire.
“Diciamo che vorrei darti una mano a dipanare i tuoi dubbi.”
“Io…”
“Purtroppo non posso scegliere anche per te e semmai dovessimo tracciare due vie divergenti, un giorno potresti odiarmi e, di conseguenza, augurarmi le peggiori cose possibili.” Spiegò, avvertendo un suo sospiro sommesso.
“Se la vedi così, come pensi di aiutarmi?”
“Ti farò una semplice domanda: ti piace la nostra città?” Chiese a bruciapelo, alzando lo sguardo a fissare il tramonto.
“Io…”
“Non è una domanda difficile.”
“Anche se dicessi che l’adoro, non vedo come possa tornarci utile.”
“Invece ti tornerà molto utile.”
“E come?” Domandò incuriosita, stringendosi al suo braccio.
“Hai appena bocciato la tua idea di diventare famosa.”
“Perché?”
“Una persona famosa, anche se porta nel cuore la sua città natia, non si sognerebbe mai di rimanere in un posto così piccolo.”
“Ma…”
“E di solito i tirocini abilitativi li organizzano a una trentina di miglia da casa.” Brontolò Mike.
“Hai paura di non vedermi più?”
“Ho paura che tu possa perdere di vista i tuoi veri sogni. Ami questa città, non vuoi andartene e non sembri entusiasta d’iniziare già a lavorare. Cos’è che ti preoccupa veramente?”
“Non ti si può nascondere nulla.”
“Così come odio restare nell’oscurità e non conoscere le intenzioni dei miei amici più cari, allo stesso modo non posso accettare che tu non dia voce al tuo desiderio più grande.”
“Sai che mia madre fa i salti mortali per pagarmi l’Università.” Brontolò dispiaciuta.
“Sei disposta a fermarti per non inseguire il tuo sogno e poi tra qualche anno ti sentirai in colpa. Sai vero che, qualificandoti al primo posto nel tuo attuale corso, hai ottime possibilità di entrare come principiante nel Dottorato cui tanto aspiri?”
“Sul serio?”
“Mio padre è un grande amico del nostro Rettore e questa vecchia volpe tende nascosto questo segreto fino all’ultimo.”
“Io…”
“Hai sempre preso ottime valutazioni in questi anni?” S’informò Mike, fermandosi per un istante e pensando a cosa ordinare.
“Dal 25 in su.”
“Ora che conosci questo segreto, puoi impegnarti e andare tranquilla.”
“Il Dottorato sarà mio.” Affermò entusiasta, sfoggiando un sorriso che il ragazzo aveva visto solo raramente.
“Abbiamo tutta la serata per parlare di questo e di molto altro.” Borbottò, aprendo la porta del locale e facendola entrare per prima.
Dentro quell’ambiente, stranamente tranquillo, e fissandosi intensamente negli occhi, discutendo di tanti argomenti, di certo non si aspettavano di ricevere, da lì a poche ore, una notizia che avrebbe rovinato a posteriori quella bella serata.
 






Angolo autore:

Pubblichiamo il seguito dopo un mese di assenza, ma abbiamo fatto qualche piccolo cambiamento alla trama.
Niente di così ecclatante, ma mi piace che tutto sia lineare, prima di pubblicare strafalcioni.

Ryuk: Non ci piace, chiamatela pignoleria, scrivere tanto per senza avere tutto già stabilito.

Speriamo solamente che la storia continui a piacervi e mi auguro che non ci siano altri inconvenienti.

Ryuk: Anche questo è un record...abbiamo pubblicato più in questa settimana che in un mese.

Manco agli esordi avevo così tanta voglia di scrivere, si vede che sto entrando nel periodo natalizio dove odio e fastidio si uniscono e mi spingono a sfogarmi sulla scrittura.

Ryuk: Ottima scusa!

A presto!
 
   
 
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